Fullmetal Alchemist: ovvero, come avere un soggetto fantastico e mandarlo in malora.
Torniamo a recensire, questa volta un'opera giapponese di discreto successo internazionale: Fullmetal Alchemist.
Premessa: nonostante io abbia visto tutta la serie animata denominata "Full Metal Alchemist: Brotherhood" non ho mai letto il fumetto originale. Tuttavia, diversi appassionati mi hanno detto che è abbastanza fedele all'opera originale sia nello svolgimento degli eventi che nell'atmosfera e nelle tematiche, quindi penso di poterne parlare con cognizione di causa.
Ora, la mia non sarà una vera e propria recensione. Sarà piuttosto uno sfogo, su come, secondo me, Full Metal Alchemist incarni perfettamente il concetto di "occasione sprecata".
Diamo un'infarinatura di cosa stiamo parlando a chi non dovesse conoscere l'opera: le vicende si ambientano nella nazione fittizia di Amestris, una sorta di federazione di più cantoni la cui capitale, Central City, ha un'architettura europea che potrebbe richiamare la Vienna dei primi del '900.
Oltre la nazione di Amestris, sono citate altre nazioni fittizie, quali gli stati di Drachma, Xing e altri ancora. La sensazione, quindi, è quella di trovarsi su una Terra alternativa, che nulla ha da spartire con il mondo reale e la sua storia.
In questa "Terra alternativa" esiste una forma di magia chiamata, all'interno della serie, in modo assolutamente improprio "alchimia" o, peggio ancora, "scienza".
Questo, per me, è stato il primo grande problema della serie: l'assoluta confusione in cosa consistesse davvero la presunta "alchimia" tanto decantata fin dal primissimo episodio.
Nella realtà, l'alchimia è stata un insieme di pratiche, per lo più misteriche e spirituali, che riguardavano presunte proprietà sovrannaturali della materia e delle sostanze. Gli alchimisti erano veri e propri iniziati di sette religiose, che credevano che gli astri e le congiunzioni astrali potessero influenzare determinate sostanze, così come credevano che vi fossero entità sovrannaturali che intervenivano nelle reazioni chimiche. Ancora ai tempi di Antoine-Laurent de Lavoisier (1743 - 1794) si riteneva che, nei fenomeni di combustione, intervenisse una misteriosa entità sovrannaturale chiamata "Flogisto", responsabile della scomparsa apparente della massa del combustibile. Fu proprio Lavoisier a dimostrare che non era necessario invocare la mediazione di un'entità sovrannaturale per spiegare il fenomeno e che, in realtà, la massa si conservava nei prodotti della combustione. Non a caso Lavoisier era un chimico, non un alchimista.
Cosa voglio dire con questo? Che l'alchimia NON è, come molti credono, una disciplina "antenata" della chimica. Era qualcosa di profondamente diverso: l'alchimia si basava su paradigmi concettuali antitetici a quelli della chimica. Era una pratica profondamente esoterica, nel quale si dava importanza a concetti astrusi e astratti, quali presunte "simpatie" o "antipatie" tra le sostanze, oppure degli effetti che i moti di Giove o Saturno potevano avere sui metalli o sulle persone.
Ora che abbiamo chiarito cosa fosse l'alchimia nel mondo reale, parliamo di cos'è l'alchimia in "Fullmetal Alchemist": una forma di magia del tutto arbitraria.
Eh sì: perché se è vero che l'alchimia non fu mai una scienza, in FullMetal Alchemist diventa vera e propria magia: gli alchimisti possono (apparentemente) fare TUTTO, tra cui: erigere muri di dimensioni arbitrarie, costruire ponti di dimensioni arbitrarie, costruire (dal pavimento di una stanza) una lancia, riparare con il solo tocco delle mani una radio o una carrozzina, dare fuoco all'aria o alle persone, fare esplodere gli arti umani al tocco, creare il ghiaccio dall'aria, curare ferite gravi (causate da armi da taglio o proiettili) senza che rimanga neanche una cicatrice, fondere insieme più creature viventi in orride chimere, vincolare un'anima a un oggetto per impedirne la morte, creare la vita, et cetera, et cetera.
Ovviamente, questo rende impossibile capire durante la serie cosa realmente i protagonisti (e i loro nemici) possano fare: perché, potendo fare tutto, lo spettatore non ha nulla a cui aggrapparsi per poter fare previsioni. Questo, dal mio punto di vista, ha spesso reso la visione dei momenti più salienti terribilmente noiosa: non solo non capivo mai la reale entità delle forze in campo ma sapevo anche che, qualora le cose si fossero messe male per i protagonisti, l'eccessiva flessibilità e "onnipotenza" dei loro poteri li avrebbe salvati in ogni caso. Cosa che, puntualmente, accadeva.
Ma la cosa veramente ridicola è che, nella serie, viene ripetuto continuamente che l'alchimia non solo "è una scienza" (?!) ma che è anche vincolata a un presunto principio di equivalenza, una forma distorta del principio di conservazione della massa di Lavoisier.
Questo non è mai tradotto in qualcosa di concreto all'interno della serie animata: nonostante questo presunto limite dell'alchimia venga ripetuto quasi ossessivamente, non si capisce mai quando un alchimista possa finire realmente "le risorse" a sua disposizione. In linea teorica, anche l'aria che respira potrebbe essere usata dall'alchimista come arma, perfino il suolo dove cammina o la sua stessa carne! E, ovviamente, è quello che puntualmente accade! Che senso ha, narrativamente parlando, inserire un presunto "limite" all'onnipotenza dell'alchimia se poi, a conti fatti, questo limite praticamente non sussiste e sembra non porre mai un effettivo vincolo alle azioni dei personaggi? Non so, io mi sono sentito preso quasi in giro, durante la visione.
La cosa ironica è che, nella serie, viene introdotta una pietra magica, la fantomatica "pietra filosofale", una sostanza rossa che può "apparentemente" violare il principio di equivalenza. Ogni personaggio che vi mette le mani sopra ne parla come se avesse in mano qualcosa che possa renderlo virtualmente onnipotente ma, in realtà, non è così: siccome il principio di equivalenza tanto decantato nella serie non ha MAI un effetto concreto su cosa possano o non possano fare i personaggi, anche la "pietra filosofale" che permetterebbe di violare questo principio diventa un oggetto narrativamente insignificante: è importante perché ci dicono che lo sia, non perché sia mai evidente che lo sia davvero. Ho trovato questa cosa quasi grottesca.
Che dire di FullMetal Alchemist: è una vicenda scritta da persone che non hanno idea di cosa sia stata davvero l'alchimia e che non sanno neanche come creare un "sistema magico" vagamente coerente. Ciò che ne risulta è una storia dove si susseguono eventi per lo più casuali, con svolte narrative al limite del demenziale.
Ah, ultima chicca: sapete che il protagonista della serie, un alchimista di stato, a inizio serie si professa ateo? Sipario.
Modificato da Le Fantome
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