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J.T. Volture


Selvaggio Saky

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Questo è per un PbF di VTM che si è spento subito, ebbene si, lo stesso di Loth

J. T. Volture

Gli occhi neri erano fissi sul libro che sfogliava da settimane, ogni tanto passava la mano tra i corti ed ispidi capelli scuri, e sorrideva mostrando denti bianchi e arricciando leggermente il naso aquilino decisamente spropositato per il sottile viso pallido e lungo.

Sembrava che la vita andasse bene ultimamente, J. T. stava finendo la laurea in medicina, mancavano il tirocinio e la tesi.

Il corso della polizia inglese era un altro impegno, in pochi mesi la sua vita sarebbe cambiata, basta con lo studio, in pattuglia a Wigan e poi, se tutto andava nel verso giusto, era pronto a diventare un medico legale.

Quella sera stava in macchina, davanti ai magazzini della zona industriale, girava spesso la zona spinto dalla voglia di diventare un poliziotto in tutto e per tutto.

Mentre leggeva guardava movimenti sospetti e annotava tutto sul taccuino che si portava dietro, per ora solo un paio di persone erano passate, un ubriaco ed un uomo, ancora con la tuta da lavoro, uscito da un officina poco distante.

Improvvisamente una macchina sbucò da una strada poco più avanti a passo d’uomo e si infilò in un garage a circa duecento metri di distanza.

Ecco il momento, lo aspettava da molto, cosa ci faceva una mercedes di grossa cilindrata a quest’ora di notte in un posto del genere?

Scese dalla macchina, la sua vecchia mini cooper era troppo rumorosa per avvicinarsi, e si avviò verso il garage. Senza fiatare sbirciò da una fessura nel portone lasciato socchiuso e annotò il numero di targa, poi uno sparo gli fece saltare il cuore in gola e corse come un pazzo verso la sicurezza della propria vettura sgommando dal luogo il più velocemente possibile, se l’avessero inseguito.....ma chi erano?

Il giorno seguente arrivò al corso della polizia senza aver chiuso occhio per l’adrenalina che ancora scorreva nelle vene, sui giornali non v’era notizia di alcun omicidio e doveva parlare con qualcuno, e quale posto migliore se non la stazione centrale della polizia di Wigan?

Durante la pausa pranzo si avvicinò all’istruttore capo, Sgt Mike Mc Cormick .

“Ho assistito a qualcosa di sospetto ieri notte, signore” le parole uscivano a fatica, non era facile spiegare l’avvenuto. “Credo che una persona sia stata assassinata nella zona industriale”

“E come fai a dirlo? Come ti chiami........Volture vero?”

Stare sotto lo sguardo del sergente rendeva tutto ancora più difficile...

“Stavo in macchina, a volte mi metto a girare di notte e.....diciamo che non vedo l’ora di diventare un poliziotto e........ero in pattuglia per conto mio........”

Con uno sguardo così autorevole da poter comandare la stessa regina del Regno Unito “E come ti sei permesso, lo sai i rischi che corri? Lo sai che la prima regola è mai andare in pattuglia da solo?”

“ Lo lo...lo so signore e chiedo scusa, ho preso il numero di targa della macchina, non ho visto nessuno....era una mercedes grigia di grossa cilindrata e poi ho sentito uno sparo all’interno di un capannone......5 Agate Close è l’indirizzo......non mi buttate fuori, vi prego, non lo farò più signore”

Pensava di fare l’eroe e, con una mossa da deficiente, ora rischiava di buttare all’aria tutto.

Dopo pochi secondi di riflessione McCormick gli mise una mano intorno alle spalle e con fare piacevole disse “Non ti butto fuori.....vieni con me, per rilassarsi non c’è niente di meglio che due tiri al poligono.”

Ritrovato il buon umore si avviò con l’istruttore –Che fortuna, mi sono accattivato il vecchio- pensava J. T..

Al poligono Mike gli porse una pistola a tamburo.

“Ma non è la pistola d’ordinanza signore”

“Non la possiamo usare, questa è mia e dopo che hai finito puoi tenerla, credo che te la meriti. Ora vado a mangiare qualcosa, ci vediamo tra quindici minuti esatti in aula” e si allontanò con fare svelto.

Finito di sparare il giovane si incamminò tutto felice verso la classe quando vide da una finestra il Sgt Mike McCormick che usciva dal garage interrato sulla mercedes della notte precedente.

Sotto shock si rese conto che era stato incastrato, addirittura gli era stata data in mano l’arma del delitto –Stupido, stupido, sei un idiota J. T. ora che fai?-era in preda al panico, la sua parola contro la parola di uno dei Sgt della polizia locale e prove schiaccianti in sfavore.

Corse a casa, prese i risparmi, il passaporto, salutò la madre in fretta dicendole che non poteva spiegare nulla e che doveva andare via dal paese.

La madre, italiana, non fece domande e gli consigliò di andare a Milano, da suo zio Carlo e che tutto sarebbe andato bene.

Arrivato a Milano in serata, trovò lo zio ad aspettarlo con un aria seria.

Parlava bene l’italiano, la madre era insegnante della lingua a Wigan e lui l’ aveva studiato da sempre.

Lo zio Carlo però non si comportò come previsto, lo portò in una zona sporca e malfamata della città e lo fece scendere “So che sei nei guai e , per quanto mi riguarda non ne voglio, quindi ora ti devi arrangiare. Non mi interessa che sei figlio di Marta, non è più mia sorella da quando ha sposato quel nullafacente inglese di tuo padre, ed ora vai, e non farti vedere vicino a casa mia o chiamo la polizia.”

Solo e con le lacrime agli occhi guardò la fiat dello zio che si allontanava e vagò per un po’ prima di essere esausto e addormentarsi sulla panchina sporca di un parco che era tutt’altro che rassicurante.

In poco tempo si trovò senza un soldo, era un senzatetto, solo, affamato e pieno di rancore verso le autorità, anche in Italia era stato trattato male da queste, percosso e umiliato nelle notti insonni e fredde della città lombarda.

Poi la svolta, un tipo strano si avvicinò di notte, aveva gli occhi gialli con fessure nere, come quelle di un gatto. La paura lo attanagliò, quella non era una persona, almeno non completamente.

“Cosa vuoi da me? Vattene, vattene ti ho detto.” Urlava alla figura che si avvicinava mentre cercava riparo.

“Voglio mangiare, ora, ho fame........e se fai il bravo, magari non ti uccido dopo” rideva, questa cosa voleva mangiare, voleva mangiarlo.

“Ora stai fermo e, soprattutto, smetti di sbraitare come una bambina, ho assaggiato sangue di donne che dimostravano più dignità” disse con una voce profonda.

-Sangue??Ha detto sangue fuck, ma allora- “Tu sei un vampiro!!!!Shit, un vampiro” usò gli indici per fare una croce, come aveva visto fare nei film e l’altra figura rise ancora più forte “Troppi film su di noi, e nessuno dice la verità ahahahahahahah”

“Ok, va bene, ti farò mangiare, ma ti prego, ho fame anche io, non è che avresti qualcosa?” Sopravvivere, ecco cosa importava ora, ma chiedere ad un vampiro?-Ma cosa stai facendo?Sei impazzito?Fai l’elemosina a questo coso?Fuck-

“Se quando mi serve nutrimento ti fai trovare disponibile, si può fare, ma adesso stai zitto e fammi mangiare in pace”

Per un po’ le cose andarono meglio, “Il Gatto”, così si faceva chiamare il vampiro, spuntava dal nulla, di tanto in tanto, mangiava e lasciava qualche soldo e roba da mangiare a J. T..

Una notte il ragazzo fece una domanda “Credevo che se vieni morso da un vampiro lo diventi, come funziona realmente?” La domanda aveva un secondo fine, se poteva diventare un vampiro le cose sarebbero diventate molto più semplice e, sembrava, che “Il Gatto” avesse capito subito le sue intenzioni.

“Il procedimento è facile, ma non sperare che butti via un pasto sicuro come te, se me ne trovi un altro, forse, potrei anche farlo. Poi però allontanati da qui, questa è la mia zona di caccia” Dicendo questo le dita del vampiro diventarono lunghi artigli, la dimostrazione che il vampiro era pronto ad uccidere per difendere il territorio dagli altri e che, anche se J. T. gli poteva essere simpatico in qualche maniera, non era immune a questa legge.

Poche settimane dopo il futuro Gangrel presentò al Gatto una ragazza, era una satanista che viveva per strada ed era convinta, dalle parole dell’italo-inglese, che lui era un emissario e poteva avvicinarla al diavolo con un rito particolare. Per un po’ i due si trovavano agli appuntamenti del vampiro per farlo mangiare, dopo di che Gatto prendeva in disparte J.T. per introdurlo alla non vita o non morte, questo non era chiaro.

Il dieci gennaio 1987 il vampiro incontrò J. T. in un paesino fuori da Milano, nel parchetto dietro la chiesa vi erano due persone tramortite “Queste ti serviranno” con un sorriso che non toccava gli occhi da felino.

Quindi “abbracciò” il nuovo entrato nel clan gangrel, lo fece mangiare, gli spiegò le ultime cose e si allontanò “Ricorda, non venire a cacciare nella mia zona, ma se hai già mangiato, vienimi a trovare” e con la sua andatura elegante sparì nella notte.

Come promesso restò nella periferia della grande città dormendo nelle fogne di giorno e attaccando la gente nella notte per nutrirsi. Andava a trovare il Gatto una volta ogni tanto, aveva molto da chiedere e il suo “sire” era abbastanza disponibile, anche se per poco tempo ogni volta.

Aveva raccolto un po’ di soldi, rubati ai suoi pasti, e girava circospetto nelle zone che riteneva sicure, così gli aveva detto il Gatto, sempre pronto a scappare nel caso incontrasse un altro vampiro.

Spesso si divertiva a fare il vandalo, la sua esperienza lo aveva portato ad odiare le autorità e, sentendosi ormai superiore ai normali esseri umani, ne approfittava con questi gesti.

I cani randagi della zona venivano da lui regolarmente, erano la sua compagnia, si sentiva bene. Meglio non morto che morto si ripeteva.

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