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E vai di nonsense

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Pisenlov


piri

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Pisenlov, mi chiamo così e pratico il Verbo dell’Amore Cosmico.

Sono cresciuto a Wiidstick, nella comunità degli elfi di Frik’ton circonfuso di Amore e di Pace.

Le amorevoli cure degli elfi hanno fatto si che io crescessi sano e robusto, grazie ad una dieta completamente priva dei vizi della carne e degli alcolici e a tanto esercizio fisico. Allenamenti tutti i giorni e pasti vegetariani. Un toccasana. Ovviamente anche l’esercizio spirituale non è mancato. Ho un compito da svolgere, io.

Devo redimere la figura di mio padre ed espiare il male che ha fatto. Perché lui è un barbaro e ammazza le persone. O meglio, era.

Per capire la mia storia devo raccontarvi quella di mio padre, perché sono strettamente legate tra loro.

Lui è un nano delle montagne rocciose di Vath Ehl Ap’ Pesk e fin da ragazzo fu instradato verso il Male e la Devastazione da quella gente malvagia e potatrice di morte che lo ha addestrato ad uccidere. Si facevano chiamare i Sinunmori Taccid’Ih ed erano conosciuti come la più feroce banda di mercenari del sud.

Per entrare nella banda si doveva superare un violento rituale di ammissione, portando al capo le teste di tre individui indicati da lui. A quel punto potevi essere ammesso nelle fila del gruppo. Una volta arruolato ti affiancavano ad un membro più alto in grado che ti avrebbe accompagnato per tutta la vita, dell’uno o dell’altro. In quella banda infatti si moriva abbastanza alla svelta. Ma non mio padre e Donvit, il suo compare. In poco tempo furono infatti l’unica coppia che riuscì a restare unita per più di sei mesi. Diventarono i preferiti del Capo che li elesse suoi Pich’Oth’, le guardie del corpo personali.

Tra mio padre e Donvit si creò quel legame di profonda amicizia che unisce due persone che se la sono vista brutta e che si sono salvati vicendevolmente la vita una quantità innumerevole di volte. Erano più che fratelli. Se non che, un giorno che mio padre si radeva le sopracciglia (come era uso della banda, per aumentare la loro espressione di cattiveria) e Donvit gli reggeva lo specchio, a mio padre scivolò di mano il rasoio che colpì in pieno collo il suo amico, uccidendolo tra atroci sofferenze in una lunga agonia da dissanguamento.

Mio padre ebbe una profonda crisi di coscienza nonostante i ripetuti tentativi di Jennahr Cor Leho’n, il capo, di convincerlo che si trattava solo di un errore.

Fuggì dalla banda e vagò senza meta per anni, finché non fu accolto nella comune che mi ha allevato. Venne curato dalle ferite che si era procurato nel suo vagabondare, nutrito e spiritualmente risollevato. Gli furono insegnate le giuste dottrine della Pace e dell’Amore e, soprattutto della seconda, si fece portatore.

Addirittura divenne un insegnante per le giovani reclute e il fatto che fosse un nano lo rendeva assai attraente agli occhi delle giovani elfe che frequentavano il suo corso.

Tra di esse c’era anche mia madre che fece proprie le parole di mio padre sull’Amore ed iniziò a professare la retta fede dell’Amore Libero proprio con lui. Dalla loro unione nacqui io.

Vissi allevato da mia madre e da tutti gli elfi della comunità come se fossi figlio di tutti. Ognuno di loro aveva per me le amorevoli cure di un genitore e i più anziani mi elargivano dolci consigli da nonni. Crescevo robusto, forte e nella piena Luce della Pace e dell’Amore.

Avevo sei anni quando mio padre mi raccontò la sua storia e all’epoca mi parve di notare in lui un barlume di nostalgia nei suoi occhi. Infatti mi instradò subito all’arte della guerra, per farmi capire cosa dovevo combattere, diceva lui.

Via via che crescevo iniziavo ad accorgermi però anche delle cose che stanno dietro il comune essere dei corpi terreni. Mia madre continuava la libera professione del suo Libero Amore, mio padre iniziava a mostrare quegli aspetti che successivamente mi dissero essere manifestazioni di Gelosia, insana abitudine di chi non conosce il Verbo. Ebbene, decisi che mai in vita mia sarei stato geloso perché quel sentimento malvagio costrinse mio padre ad un’azione ignobile. Uccise mia madre in uno scatto d’ira provocato dal suo professare il Libero Amore col vecchio druido a capo della comune.

Per questo abominio fu allontanato per sempre da quel luogo di Pace e Amore e, come supplizio aggiuntivo, mi impedirono di andare con lui, cosa che lui avrebbe voluto con tutte le sue forze.

Io crebbi con l’idea continua di dover rimediare agli errori di mio padre, così forgiai il mio fisico secondo i suoi insegnamenti per sopravvivere alle avversità del mondo esterno, studicchiai i rudimenti per professare il Verbo per il mondo e partii dalla comune con lo scopo preciso di portare Pace e Amore ovunque andassi e, ove possibile, rimediare agli errori che mio padre commise in gioventù.

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