Il mio primo personaggio di 4° ed. Tiefling Condottiero
La lunga guerra contro i draconiani volgeva al
peggio. L’impero dei tiefling si stava
disgregando di fronte alla forza militare dei più
terribili avversari che mai aveva affrontato.
“Andiamo Lucifer, è tempo di partire.”
“Per dove padre? Perché? La nostra casa è qui”.
Il giovane tiefling ancora non comprendeva
l’atrocità della battaglia, ancora viveva all’oscuro
di quello che sarebbe presto successo. Non vi
sarebbe più stata una casa sicura, l’esercito
nemico era prossimo alla capitale.
“Dobbiamo lasciare questo posto perché presto
non saremo più al sicuro qui. Vivremo felici
lontano da tutti.”
Il lungo viaggio portò Amon, sua moglie Lilith e
il piccolo Lucifer al di là delle alte montagne,
lungo valli erbose fino ai margini di una fitta
foresta, da cui usciva scorrendo lento un fiume
cristallino. Nessuno sembrava aver mai calpestato la morbida erba, mai aver riposato all’ombra
degli alberi.
“Ci stabiliremo qui. Ci sono animali da cacciare, pesci nel fiume, terra da coltivare. Non ci
mancherà nemmeno l’acqua. Staremo bene e nessuno verrà a cercarci”.
I mesi trascorrevano sereni come previsto da Amon. Probabilmente la capitale era stata presa da
tempo e nel resto del mondo forse i tiefling non erano più temuti e rispettati come una volta. Venuto
meno il timore per la forza del loro impero, restava solo l’odio e la diffidenza per la loro razza, il
sangue demoniaco ereditato dai loro progenitori ne faceva creature facili all’ira, di aspetto
inquietante e guardate con dubbio e disprezzo. Quello che Amon non sapeva era che occhi attenti li
avevano osservati per tutto il tempo, fin dal loro arrivo. La foresta che riteneva selvaggia e
disabitata nascondeva nelle sue profondità una città. Una comunità di eladrin che controllava il
comportamento della famiglia, temendone l’eredità di sangue.
Passarono un paio d’anni quando inaspettatamente un gruppo di questi nobili elfi si presentò ai
margini del bosco, avanzando con cautela in direzione della stupita famiglia, allarmata dal
comparire delle 10 figure. Sei di loro avevano l’arco pronto a tirare, seppur ancora puntato verso il
suolo e senza che fosse teso. Altri 2 erano più indietro, il viso nascosto dal cappuccio delle lunghe
vesti. I due rimanenti invece erano elegantemente vestiti e non sembravano rappresentare una
minaccia.
“Cosa volete? Chi siete?” chiese Amon agitato. “Viviamo
qui da 2 anni ormai e non abbiamo mai disturbato nessuno,
non meritiamo di essere minacciati dalle vostre freccie!”
“Stai tranquillo Amon, padre di Lucifer e marito di Lilith,
le nostre intenzioni sono pacifiche. Gli archi sono solo una
sicurezza, i membri rimanenti della vostra razza stanno
compiendo ogni genere di atrocità, fortunatamente non
tutti di voi si sono lasciati controllare dall’eredità
demoniaca che vi scorre dentro. Ci sono ladri, assassini,
spietati mercenari fra le vostre fila, alcuni di voi però
hanno abbracciato la via del bene e proteggono i più deboli
e i giusti, evitando che l’onore dei tiefling venga infangato
per sempre. Vi abbiamo osservato per tutto il tempo e siamo giunti alla decisione di credere che voi
siate parte dei giusti. Avete ucciso animali e piante nelle nostre terre, ma solo quelli che vi erano
necessari per vivere. L’alto consiglio vi manda i suoi saluti e vi porta l’invito a trasferirvi ai margini
della nostra città, che potrete percorrere liberamente come ospiti. Nessuno di buon cuore verrà
lasciato in solitudine dagli eladrin.”
“L’onore che ci fate è grande, accetteremo con gioia”. La fiera e minacciosa espressione di Amon si
sciolse in un ampio sorriso, velato da un’ombra di tristezza. “Così è successo quello che pensavo, la
nostra capitale è caduta. Non avevo avuto più notizie da quando mi ero esiliato qui con la mia
famiglia. Che ne è stato della mia gente? Lo sapete?”
“Oramai la vostra razza vive in piccoli gruppi, non esistono più le terre dei tiefling. Come detto
molti di voi hanno ceduto alla rabbia e alla malvagità. Venite, raccogliete le vostre cose e seguiteci,
il viaggio non è breve.”
“Sono così felice Amon mio, d’ora in avanti Lucifer avrà
compagni della sua età con cui parlare e divertirsi, e noi non
saremo più soli.”
“Speriamo Lilith, ancora non sono certo che saremo accolti
da tutti con amicizia, ancora sono incredulo che ci sia
qualcuno disposto ad accettarci nonostante la nostra nomea”
“Non penso che avrebbero fatto la fatica di venire fin da noi
per invitarci a vivere in pace con loro se non fossero sinceri
nelle loro intenzioni. Avrebbero potuto continuare a
ignorarci senza che noi scoprissimo mai della loro esistenza,
in 2 anni non avevamo avuto il minimo sospetto che la
foresta non fosse disabitata.”
“Hai ragione mia amata, la mia natura diffidente ha preso il sopravvento ma credo che non ci vorrà
molto perché impari a fidarmi degli elfi”.
Tutto andò per il meglio, nonostante i dubbi che molti eladrin avevano sulla bontà della famiglia di
tiefling, ben presto non furono più ospiti tenuti d’occhio ma compagnia gradita. Il giovane Lucifer
poi era entusiasta di poter frequentare altri ragazzi come lui, anche se questi in realtà contavano
molti più anni dello stesso Amon, visto il diverso scorrere del tempo delle vite degli elfi. Oltre a
questo il giovane tiefling assisteva con interesse ed entusiasmo alle esercitazioni dei guerrieri,
ammirando la danza delle lucenti lame, la precisione delle letali freccie. Seduto in disparte, sempre
in silenzio, con il timore di disturbare i combattenti che tanto ammirava. Sempre così… fino a un
giorno in cui involontariamente, quasi senza pensare, uscirono parole dalle sue labbra, rivolte a un
amico che aveva intrapreso la via marziale.
“Selinas… se tu prima ti fossi mosso verso destra invece che verso sinistra avresti ottenuto una
posizione più vantaggiosa con il tuo avversario, invece ti sei ritrovato gambe all’aria”.
La risata dell’amico risuonò allegra per il campo d’addestramento “Ah ah ah Lucifer, è troppo più
forte di me, io sono solo un novizio… e tu nemmeno quello. Non penso che tu sia in grado di
potermi dare consigli, per quanto ti stimi per la tua forza fisica e ti ritenga un giovane simpatico e
intelligente!”
“Ah ah ah scusa Selinas, non so cosa mi sia passato per la testa per pronunciare quella frase.
Quando hai finito andiamo a stenderci in riva al fiume?”.
Un’occhiata d’intesa dall’amico era già un conferma sufficiente. Lucifer osservò l’allenamento fino
alla fine e si alzò, dirigendosi verso l’abitazione della famiglia ma sentì una mano che gli si posò
sulla spalla trattenendolo. Era il maestro di spada. Non gli aveva mai rivolto la parola prima di
allora, Lucifer era intimorito dalla presenza dell’abile combattente. “Avevi ragione. Se si fosse
spostato a destra avrebbe messo in difficoltà l’avversario. Sembra che tu abbia un naturale talento
per la battaglia. Nessuno senza esperienza avrebbe mai potuto notare ciò che tu capito. Forse è stao
un caso, o forse un giorno potresti davvero diventare un buon guerriero.”
Camminando verso casa le parole del maestro continuavano a riempire i suoi pensieri. “Ha ragione,
forse un giorno diventerò un condottiero e con le mie gesta giuste e coraggiose riporterò lustro alla
mia gente, riabilitando il nostro nome”
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