Classe - Guerriero: Ruolo nel mondo
In questo articolo analizzerò le varie figure di guerriero nelle Toplakar Nai, dagli urbani ascari ai fanatici Mujahidin, dai professionali Mamluk ai Giannizzeri. La trattazione dell’arte della guerra nailiana nelle sue forme più esatte è complessa e sarà svolta a suo tempo. Questi guerrieri avranno dei supporti meccanici, sebbene di tipi diversi, come già preannunciato a suo tempo (vedi qui alla voce "Guerriero")
Ascari
Gli ascari sono i guerrieri più comuni delle Toplakar Nai, nonché il soldato tipo, e sorgono spontaneamente negli insediamenti permanenti di ogni dimensione. Intelligenti e sociali, sono la pietra angolare del sistema di difesa delle Terre di Nai. Il grosso dei combattenti parte e rimane ascaro, il cittadino abile nell’uso delle armi che protegge la propria città. La maggior parte di essi rimane allo stadio di guardiano semi professionista, ma i più talentuosi possono sfruttare la carica per arrivare a ruoli più elevati e professionisti (e affrancarsi dal legame morboso con la città). Dall’ordine degli ascari provengono molte delle altre categorie di combattenti, come i Faris (ne parlerò in seguito, sono la cavalleria nobile delle Toplakar Nai) e i Mujahidin. Ogni insediamento permanente porta con sé ascari, che provengono dal popolo e da esso vengono direttamente stipendiati (in genere arrotondano come guardiani notturni, di carovane e altre mansioni); difendono la città dai pericoli esterni, ma sono anche il braccio armato dei cadì e della magistratura. Il loro ruolo è regolarizzato dalla Bandiera, così che sono diventati ormai una milizia statale gestita dalle singole città. Gli ascari non sono semplici guardie cittadine, sono eroi del popolo: nella mente di un popolano, nessun esercito supera in organizzazione la propria milizia cittadina e nessun eroe può essere più abile dei propri ascari. Agiscono da padroni, forniscono protezione e copertura, mandano in delirio le folle, sono disposti ad ascoltare confidenze e a risolvere affari scottanti; alcuni sono più influenti e importanti di altri, ma tutti vengono considerati meritevoli di rispetto; in molte città sono delle figure chiave, a volte più importanti dei governanti. Anche i diretti interessati hanno un’alta opinione di sé e ciò li porta ad un atteggiamento provinciale e sciovinista. La maggior parte degli ascari pone la propria città su un piedistallo e reputa tutte le altre inferiori, comportamento che infiamma le rivalità tra città che spesso sfociano in violenze reciproche. Raramente gli ascari lasciano la città: in genere sono i più bravi, che vanno a specializzarsi e a diventare grandi guerrieri (almeno sperano), alcuni lasciano temporaneamente la città per prender parte a conflitti locali (non è detto che tornino); i traditori vengono scacciati in malo modo, qualora non eseguiti sul posto, e raramente potranno trovare altrove un impiego onorato (il popolo è molto sensibile, e le voci corrono). Si può diventare “ascari d’adozione”, ma per esserlo realmente bisogna essere diventati una figura importante nella città.
Gli ascari una volta andavano a comporre i piccoli eserciti regionali e una parte importante dei grandi eserciti che solcavano le Terre di Nai, ma con la progressiva “magicizzazione” della guerra è venuto sempre meno il bisogno di ingenti quantità di carne da cannone, buona solo a saturare l’area di una palla di fuoco, mentre è salita la richiesta di soldati professionisti che operassero negli eserciti califfali, sultanali o in quelli di società private come la Hayal. Tutto ciò ha portato ad un abbassamento del numero e della qualità degli ascari, che rimangono confinati nelle sole città e non vengono più impiegati su larga scala (mentre rimangono centrali nei conflitti locali).
La tradizione degli ascari resiste in tutte le Toplakar Nai: è prevedibile nelle Terre Continentali, lente a cambiare, ma anche nella Penisola di Saros, e perfino nell’Arcipelago Lunare (qui la tradizione è radicata pure più che in altri posti poiché le Isole hanno sempre avuto la tradizione di città-stato politicamente indipendenti l’una dall’altra), regioni altrimenti progressiste, il fenomeno degli ascari non accenna a cessare. Gli altri umanoidi non hanno questa abitudine: presso gli Akiri non esiste la figura precisa del protettore in quanto tutti, anche i bambini, sono addestrati a combattere; i Popoli Mostruosi si presentano troppo sparpagliati e differenti per ciò e i Peri, altezzosamente liberi dal giogo della mitizzazione della realtà quotidiana, rifiutano l’idea. Ciò non toglie che i loro I geni non hanno città da dover proteggere.
L’ascaro sarà una variante di classe per il guerriero standard (che continuerà a esistere).
Mammalucchi
La schiavitù è parte integrante della cultura delle Toplakar Nai e per questo se ne esplorano tutte le possibilità garantite dalla Legge di Nai. Un’importante tipologia di schiavo è il Mammalucco (o Mamluk). I mammalucchi sono soldati di origine servile inquadrati, una volta cresciuti, in gruppi militari al servizio dei i potenti delle Terre di Nai. I Mamaluk sono schiavi catturati o acquistati in tenera età sottomessi ad un duro esercizio militare e mentale per renderli perfetti combattenti. Vengono acquistati quando ancora non hanno dieci anni ed entrano in scuole (tibàq) speciali dove vengono impartiti loro un puntuale addestramento alle arti belliche e alla ferrea disciplina da parte di istruttori, spesso eunuchi, ai quali i mamelucchi restano poi sempre legati da sentimenti di rispetto cameratesco. Al termine dei lunghi anni di addestramento teorico e pratico, i mammalucchi non sono solo versati in combattimenti e tattiche, ma anche in servizi civili e edili; in guerra più volte è capitato che abbiano dovuto gestire le burocrazie di intere città, oppure che abbiano dovuto ricostruire città distrutte con la forza delle loro braccia. Fuori dalle tibaq i Mammalucchi entrano nei corpi militari veri e propri, al servizio dei più potenti signori delle Toplakar Nai, e acquistano maggiore libertà, godendo ora di pieni diritti civili (prima i loro maestri erano i loro padroni) e religiosi (prima era vietato prendere gli ordini ecclesiastici).
Non tutti quelli che escono dalle tibaq si mettono al servizio dei corpi militari: non costituisce un obbligo, per quanto è consigliato (dopotutto l’addestramento di un mamluk è sufficientemente a tutto tondo da non precludere nessuna via). Se entrano nei corpi specifici non possono sposarsi, e in genere viene vietato l’imamato così come l’esercizio della Legge. I mammalucchi inquadrati nelle organizzazioni mammalucche vere e proprie portano tatuaggi facciali che ne indicano l’appartenenza e il grado: più sono elaborati, più sono avanzati in grado. Nessun civile può portare tatuaggi simili, pena la prigione. Queste organizzazioni assomigliano a corpi mercenari e sono ingaggiati sia per far guerra che per servizi civili. Alcune Bandiere hanno una serie di corpi mammalucchi “statali”, come il corpo di Caliban della famiglia Osman.
In passato i mammalucchi erano la chiave per il potere militare dei privati, che potevano facilmente ottenere acquistando (o noleggiando) corpi militari mammalucchi; chiunque avesse avuto sufficiente denaro poteva imporsi sullo scacchiere internazionale. Con l’avvento dell’elementalismo e della riunificazione delle Terre di Nai i mammalucchi sono decaduti nel potere militare che politico: la magia ora è la componente più importante degli eserciti su larga scala e la presenza di forze unificanti impedisce l’autonomia che molti territori aveva raggiunto con l’intervento dei mammalucchi. Nella Bandiera Osman tuttavia la questione dei mammalucchi non si è mai risolta: a partire dal Venerando Al-Mu’tasim, il primo dei sultani Osman, i nemici storici dei Nailah hanno fatto dei mamaluk il fulcro del loro esercito e spesso dell’amministrazione; costoro, grazie ai posti occupati nell'amministrazione civile e militare, formarono eserciti privati di nuovi Mamelucchi con i quali cementarono un rapporto rigidamente gerarchico ma anche di intenso cameratismo, sottolineato da ottime paghe, prebende e privilegi di ogni genere. Grazie a ciò si creò una forza militare che riuscì a scalare il potere all'interno del sultanato non appena il sultano al-Mu’tasim venne a morire. Alla sua morte infatti, malgrado egli stesso fosse stato a suo tempo mamelucco e a capo di un personale esercito, il potere era occupato di fatto da quei suoi collaboratori mamelucchi che riuscivano ad imporsi grazie ai loro uomini. In tal modo le qualità e le doti militari erano sempre coltivate e considerate virtù somme e strutturalmente legittimanti. Tutt’oggi la Bandiera Osman è in mano ai mammalucchi, che spadroneggiano nell’Arcipelago. Lo stesso Sultano Acrux ha ricevuto un addestramento da mamluk, e ne rappresenta gli interessi. Questo potere dei mamluk si evidenzia in un’anarchia di fondo, causata anche dal non totale superamento della tradizionale struttura a città stato indipendenti, tipica della storia della Bandiera Osman.
A differenza degli ascari, i mammalucchi, più o meno inquadrati, sono di ogni razza. Al limite i Peri tendono a non essere schiavizzati facilmente, o comunque gli schiavi Peri raramente sono bambini o usati per combattere (perlopiù schiavi sessuali o concubini/e). Tutte le razze schiavizzabili sono adatte (ricordo i Carnichi dell’esercito della salvezza).
Per i mammalucchi ho in mente di ideare un talento che sottolinei l’addestramento nelle tibaq (e forse altri di conseguenza) e classi di prestigio per le organizzazioni più importanti.
Giannizzeri
Tra le società mammalucche spiccano i Janisser, o Giannizzeri, l’armata personale del califfo. I guerrieri che fanno parte del corpo dei Giannizzeri sono l’elite della classe combattente, imbattibili per i soldati normali, e rispondono solo a Kaitos. Il loro stile di combattimento, fatto di attacchi imprevedibili, difese impossibili e resistenza a effetti magici li rende ostici per chiunque li fronteggi. La loro forza deve essere tenuta in considerazione da chiunque effettui negoziazioni col califfato poiché hanno sempre vinto tutte le battaglie alle quali hanno partecipato. Come tutti i mammalucchi padroneggiano sia le arti belliche che quelle amministrative. A differenza degli altri mammalucchi non portano tatuaggi facciali, ma un paio di baffi caratteristici. Il divieto di matrimonio dei membri non permette la creazione di linee ereditarie al proprio interno.
Il Califfo ha a propria disposizione 20.000 soldati organizzati in 165 Orta (letteralmente “cuore”, equivalenti a un reggimento). Il Califfo è il comandante supremo dei Janisser, ma questi vengono organizzati e controllati da un Agà (“generale”). Il corpo si divide in tre reparti: i Jeemat, le truppe di frontiera, utilizzate per porre fine a conflitti locali, con 101 orta, i Beuluk, guardie della sicurezza del Califfo e dell’aristocrazia, con 40 orta, e gli Ajami, gli apprendisti, con 24 orta. I titoli utilizzati per i vari gradi militari sono analoghi a quelli usati dai servi di cucina o dai cacciatori, per ribadire la subordinazione dei Giannizzeri al Califfo. Il tibaq dei Janisser è curato dal Segretario del Corpo, denominato Yeniceri Katip, che svolge anche le attività di istruzione ed addestramento a livello organizzativo generale delle 24 orta di apprendisti. I Giannizzeri tradizionalmente usano asce e sciabole yatagan. In tempo di pace gli è concesso portare solo mazze e scimitarre, a meno che non appartengano a sezioni di frontiera o di zone calde.
Il vessillo del Corpo ha colori gialli e rossi con il Zulfiqar (la leggendaria scimitarra del Primo Imam) al centro; quando c’è il Califfo al comando viene anche usato lo Stendardo di Nailah, di colore verde (oppure nero), sempre con il Zulfiqar. Le compagnie alla loro volta presentavano i propri simboli alla sommità dei vessilli (solitamente animali come il cammello, l’elefante e il leone ma anche oggetti come l’ancora, l’arco e le chiavi). Le uniformi dei Janisser variano dai lussuosi abiti di seta dei generali alle semplici uniformi da combattimento dei soldati. L'aiutante di un Agà indossa una tradizionale uniforme color bronzo ed oro, mentre un capitano o un soldato semplice indossano una semplice uniforme da campo nera e grigia. Le caserme sono dei veri e propri “monasteri” per dimensioni e rigore delle condizioni di servizio, un’ eccezione rispetto alla tendenza diffusa nel resto delle Toplakar Nai di alloggiare gli eserciti nei quartieri urbani. Inoltre le caserme sono provviste di proprio tempio e anche di vere e proprie fabbriche per oggetti di uso quotidiano espressamente per i giannizzeri, dove lavoravano gli stessi (in genere quelli in punizione). Precisi canali di approvvigionamento forniscono generi alimentari quali carne e biscotti.
Le manovre sul campo vengono organizzate tramite grandi tamburi e cimbali che hanno anche funzione di terrorizzare il nemico con suoni cupi, ritmici e minacciosi.
I giannizzeri al di fuori delle campagne e della rigorosa disciplina sono soliti farsi allietare da spettacoli eseguiti con fantocci organizzati da un’unità di Giannizzeri detta Meydan Orta, presente in ogni compagnia. La prostituzione è severamente punita, così come tutti gli altri eventuali eccessi, e dunque c’è l’usanza che un certo numero di cadetti (maschi) di particolare bellezza eseguiscano i compiti delle prostitute (in pratica una sorta di omosessualità tollerata in caserma). I prostituti però sono anche agenti della polizia militare ed eseguono compiti di pattuglia notturna in aree urbane e sono particolarmente detestati dalla società. I giannizzeri che non sono assegnati al Califfo in generale sorvegliano le prigioni più importanti e le fortezze dei governatori più potenti. Le fortezze maggiori hanno una guarnigione solitamente di 50 giannizzeri assistiti da una trentina di ausiliari e sono il principale strumento per i governatori locali per reprimere le rivolte in loco. Fungono anche da polizia, dove vigilano anche sulle attività di mercato nelle piazze per contrastare truffe e raggiri. I Janisser sono di ogni razza, purché meritevoli (tranne i Carnichi, ovviamente, troppo impuri per il compito anche secondo Kaitos).
I Janisser sono rappresentati nel gioco da una variante di classe che sfrutta alcune meccaniche del Tome of Battle.
Mujahidin
I Mujahidin sono i combattenti al servizio della Spada di Nai. Nati per combattere gli infedeli, in tempi di carenza di proseliti di altre religioni svolgono il ruolo di difesa dei luoghi e delle persone sacre, oltre ad essere il braccio armato della Legge di Nai. A differenza dei normali soldati, i Mujahidin sono infiammati da un forte fervore religioso, che guida la loro mano in battaglia e il loro cuore nel giudizio. Le loro guerre sacre non erano combattute solo per espandere il nailismo in altri territori, ma era occasione di catarsi e di redenzione spirituale: se avessero combattuto bene, le loro anime avrebbero guadagnato il favore di Nai. In assenza di guerre sante svolgono altri ruoli armati, ovvero la protezione dei confini, la cattura di criminali violenti, la sorveglianza nelle prigioni, la difesa delle persone e dei luoghi sacri e in generale dell’Umma (la comunità dei nailiani) da pericoli esterni. I Mujahidin partono come semplici guerrieri, ascari o mammalucchi, successivamente quando sentono il fuoco che li infiamma allora decidono di andare a ingrossare le fila dei Combattenti di Nai. Il loro non è un addestramento specifico: a distinguerli non è la tecnica di combattimento, ma il cuore che ci mettono. Il movimento è sorto dal caos e non si è sviluppato diversamente: la maggior parte dei combattenti minori non sono inquadrati in nessuna organizzazione specifica e vanno semplicemente a arricchire l’eterogeneità della base combattente. Solo salendo in grado, diversamente da ascari e mammalucchi, si incontrano ordini sempre più organizzati, che annoverano nelle fila anche Faris (ne riparlerò dopo).
I Mujahidin non sono semplici accoliti senza cervello guidati da una fede accecante e violenta (o meglio, alcuni sono così, ma non è il comportamento più comune né quello incoraggiato; la devozione non deve negare il ragionamento, fulcro del nailismo) ma sono campioni della fede e dell’Umma, in quest’ordine: prima viene l’autorità religiosa poi quella civile. In teoria le due coincidono, ma i Mujahidin costituiscono una grande minaccia per l’attuale Califfo Kaitos, il cui operato è imperniato sulla separazione tra sfera religiosa e sfera legislativo-giudiziaria. I Mujahidin sentono il dovere morale nei confronti dell’Umma di portare un esempio di vita per la popolazione normale. La volontà di morire per la loro causa fa parte di questa ispirazione. Sono comunque un gruppo armato troppo grande per non spaziare tra le diverse personalità: nei Mujahidin militano sia i combattenti che tendono a scoppi di violenza che i razionali pianificatori di scontri e azioni che i leader carismatici. I Mujahidin si mettono al servizio del clero di buon grado e molti trovano impiego come loro guardie del corpo e protettori dei templi. Alcuni Mujahidin sono intolleranti verso la rigidità di una parte del clero, facendo sorgere alcune discordie interne al gruppo e con il clero stesso, e non mancano divergenze d’opinioni in materia di fede, così che capita di sentire un Mujahidin dimostrare ad un altro che le sue idee religiose sono più virtuose delle sue. Tutte le razze nailiane possono diventare Mujahidin; Peri, solitamente restii ad abbandonarsi totalmente al Nailismo, e Popoli mostruosi non sono molto religiosi, così che raramente lo diventano. Gli Akiri invece sono la razza dal furore più eroico, quindi lì i Mujahidin sono di casa.
I Muhajidin sono espressi meccanicamente con una variante di classe; per i Faris che ho citato en passant una classe di prestigio
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