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Classi - Barbaro: Ruolo nel mondo


La brutalità è uno stile di vita nelle regioni meno progredite, nelle sparute tribù delle aspre distese della Desolazione come in molte città. Alcuni popoli hanno trasformato la loro brutalità in un'arte di guerra. Essi sono noti come "bruti", "barbari" o "guerrieri ferini" e portano questo appellativo con orgoglio. Empi ma superstiziosi, astuti e spietati, senza paura e tenaci, hanno forgiato una delle più importanti tradizioni marziali. 

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Fenomenologia dell’ira

I saggi ritengono che il potenziale della ferocia sia in ogni anima. E’ infatti noto che ogni emozione porta ad alterazioni fisiche: il depresso non mangia più, l’imbarazzato arrossisce, lo spaventato gronda sudore. I moti dell’animo sono connessi a modificazioni della struttura corporea per il principio della Creatività: l’emozione sblocca parte del potenziale Creativo dell’anima, che va a modificare il corpo in maniera diversa a seconda del tipo di emozione e di persona coinvolta. I barbari quindi non sono semplici guerrieri che combattono mentre sono arrabbiati, bensì una categoria di combattenti che riescono ad attivare il potenziale Creativo della propria anima sfogandolo sul proprio corpo. L’ira porta ad alcuni cambiamenti dalle applicazioni interessanti in ambito militare, dal momento che rende il barbaro più forte, più resistente, con più intuito negli scontri. Queste ire lasciano i barbari senza fiato; all’inizio essi hanno soltanto l'energia per poche esibizioni spettacolari al giorno, ma quelle poche ire sono di solito sufficienti. Malgrado l’origine lo accomuni alla magia, questo fenomeno non viene percepito come tale, sia perché il barbaro non altera vistosamente il proprio aspetto (non si Hulkizza, per intenderci) sia perché questo “adattamento combattivo” è presente in misura minore in ogni essere vivente. Tutti i combattenti in battaglia provano emozioni che li migliorano (per esempio, l’aumento del battito cardiaco, la maggiore reattività al pericolo), semplicemente i barbari sono coloro che basano tutto il loro addestramento per ottimizzare questo incremento. Il legame Creativo che intercorre tra ira e potenziamento fisico può essere affinato ed utilizzato anche per altri scopi; alcuni barbari sono noti perché durante l’ira riescono anche a manifestare alcuni incantesimi, che si legano intrinsecamente ai loro corpi.  

Nel gergo dei maghi (perché ovviamente ogni barbaro usa un termine diverso), andare nell’ira barbarica viene chiamato “risvegliare la bestia”.

[NdDM. La capacità di ira funziona in un campo antimagia: è vero che il CAM blocca ogni alterazione degli elementi, ma il rapporto tra anima, Feveres dell’uomo e corpo materiale è più potente del semplice legame tra Feveres e sua rappresentazione materiale – ed è il motivo per cui alcuni incantesimi funzionano solo sugli oggetti.]

 

Stato sociale dei barbari

Per i motivi sopraesposti i barbari non sono per forza gente ignorante e rozza. Le tecniche usate per “risvegliare la bestia” richiedono una natura brutale e aggressiva che mal si sposa con il controllo e la posatezza degli studiosi, ma non è strettamente necessario: esistono numerosi casi di persone normali che tuttavia combattono come barbari. La classe di per sé non obbliga a una vita ferina, ma lo strato culturale da cui provengono la maggior parte dei barbari origina persone brutali. Infatti le tecniche per “risvegliare la bestia” sono insegnate negli ambienti più arretrati, dove l’ira è più efficace dello stile di combattimento classico, dove non si dispone facilmente delle conoscenze per far funzionare bene altri stili. In generale, i barbari sono i combattenti provenienti dagli strati sociali più disagiati che non hanno potuto avere (o non si sono potuti permettere) un addestramento regolare (questo li accomuna, vedremo, ai ladri), oppure sono nomadi che sono rimasti attaccati alla loro tradizione guerriera (le due cause non si escludono a vicenda). La classe del barbaro include molti dei combattenti disagiati, dagli schiavi da combattimento ai tagliagole di strada, dai nomadi del deserto ai mercenari più infimi. Esistono alcuni combattenti che hanno fuso l’impeto dirompente della “belva” con la tecnica fine dei guerrieri, ma sono delle rarità, spesso grandi spadaccini la cui bravura passa alla storia. In generale a parità di fatica, fisica e mentale, conviene più concentrarsi su uno dei due stili piuttosto che essere versato in entrambi. I barbari possono sorgere solo tra razze che hanno una predisposizione emotiva: gli umani tutti, i Popoli Mostruosi (in particolare gli Yakidi, per nulla i Nasnas) e alcune categorie di geni (solitamente quelli più connessi al fuoco, come gli Afrit). I Peri rifuggono abbastanza la “bestia”, con l’eccezione dell’etnia Simdi, che vede in essa l’espressione del vero sentimento dei Peri verso le altre razze. I carnichi sono in assoluto i più predisposti, mentre gli Akiri preferiscono forme di combattimento meno dispendiose di energia.

 

Schiavitù

Una delle categorie sociali dove ci si imbatte in molti barbari è quella degli schiavi, sia per la predisposizione emotiva dei soggetti che per la facilità di apprendimento della “bestia”.

Un principio, talvolta inevaso, vuole che lo statuto originale di un essere umano sia la libertà; così, per esempio, un bambino trovato per strada e del quale non si sappia nulla è presunto libero. Lo statuto dello schiavo è misto: per certi aspetti è un uomo che gode di alcuni diritti e doveri inerenti a questa qualifica; per altri riguardi è una merce che, al pari di ogni altra mercanzia, si presta a tutte le operazioni commerciali. La tendenza di tutte le Toplakar Nai è di ridurre ogni anno il numero di schiavi, per quanto sia frequente imbattersi in schiavi nelle Terre Continentali e a sorpresa nella Bandiera Osman.

Si può diventare schiavi in vari modi: chi non accetta o trasgredisce la Legge di Nai, a prescindere dal credo, è considerato un nemico dei nailiani e come tale deve essere combattuto e processato. Una delle condanne possibili è appunto la schiavitù, temporanea o indeterminata. Questa costituisce la fonte maggiore di schiavi, visto che sono soggetti a questa pena non solo gli infedeli bellicosi, ormai rari, ma anche i criminali comuni. Il figlio di uno schiavo, a prescindere dalla religione e dai comportamenti, nasce comunque schiavo, ma in molti casi viene liberato. La schiavitù per debiti è permessa, ma è costume solo nell’Arcipelago Lunare, e sconosciuta altrove. Gli schiavi sono una merce regolarmente commerciabile e la Legge di Nai va a regolamentarne la compravendita.

Per ovviare ai problemi di carattere morale e legale, alcuni schiavisti consacrano il proprio gregge di schiavi ad altre religioni, così che si possano utilizzare e vendere senza problemi. Gli Yakidi sono i massimi esercitatori di questa pratica esecrabile. Il loro modus operandi consiste in tendere un’imboscata a ignari viaggiatori, derubarli dei beni, rapirli, “sbattezzarli” e consacrarli ai loro Dei Dimenticati, smerciarli nei posti giusti, solitamente nella Città Libera di Nirkana e infine lucrarci sopra. I corsari delle Isole Lunari seguono procedure simili, ma anziché paganizzare si limitano a falsificare lo status sociale delle vittime per rivenderle come schiavi per debiti.

Nessuno schiavo è totalmente privo di diritti: la Legge di Nai sancisce chiaramente che ogni umanoide è superiore a tutti gli oggetti e tutte le altre creature, quindi non può essere considerato come tali; un uomo può invece essere inferiore a un altro uomo (specie un pagano in confronto a un fedele di Nai) ed è il caso della schiavitù. Tutti gli schiavi hanno perciò diritto alla proprietà privata e ai diritti legali minimi stabiliti dalla Legge, ovvero la possibilità di difendere la propria causa se arrestati e alla denuncia di violenze gratuite. Tutti gli schiavi hanno anche il diritto (regolamentato) all’emancipazione: chi è schiavo per debiti può essere rilasciato, una volta saldata la somma dovuta, e chi è schiavo per condanna può ricucire i rapporti con l’Umma ottenendo la liberazione. Gli schiavi godono pienamente dei diritti e doveri militari: i migliori corpi d’elite sono d’altronde costituiti da schiavi (i Janisser califfali stessi sono schiavi); non possono invece mai arrivare ad avere pieni diritti familiari e religiosi: solo gli uomini liberi possono sposarsi, mentre gli schiavi nailiani (il problema non si pone nel caso degli infedeli) non possono officiare riti importanti e non possono scalare la piramide ecclesiastica (sebbene possano assistere gli imami nelle funzioni minori). Alcuni schiavi vengono addestrati al combattimento nelle arene; tali incontri sono clandestini, e abbondano nel Libero Stato di Serendib (per soddisfare la rivalsa dei geni verso gli uomini), nella Bandiera VJ (i Peri sono GLI schiavisti: l’innato senso di superiorità, unito alla non totale accettazione della Via di Nai, non gli fa provocare nessuna pietà verso gli esseri inferiori, specie se sono delle etnie Bagal e, in misura minore, Simdi) e presso gli Yakidi. Alcuni di questi incontri clandestini sono organizzati in grande stile: talvolta il Sultano Osman riserva alcune isole dell’Arcipelago alle lotte tra schiavi, che assumono connotati di grandi tornei, con partecipazione anche di uomini liberi volenterosi, ai quali assistono più nobili di quanti il senso comune sospetti. Tra questi schiavi, “risvegliare la bestia” è l’opzione più efficace e preferita dal pubblico (soddisfa il sadismo dei geni, la superiorità di Peri e Yakidi, la voglia di emozioni dell’aristocrazia annoiata).

Questi sono gli schiavi che soffrono di più la propria condizione; sono quindi particolarmente inclini alla ribellione, facilitata dalle loro capacità belliche. Una volta liberi tendono a far gruppo e rifiutano la vita più magica e cittadina per la dura, ma ricca di principi morali, vita nel deserto. Queste tribù di ex-schiavi rifiutano qualsiasi cosa che somigli ad autorità, disciplina, ed organizzazione del Regno di Nai perché ricorda la schiavitù sofferta, così raramente sviluppano combattenti attenti alla disciplina, come quelli della classe del guerriero. Per tali ragioni i barbari svolgono i ruoli di cacciatori e guerrieri. I barbari che non hanno conosciuto la schiavitù non si fanno chiamare (e non sopportano di essere chiamati) barbari, ma guerrieri, invece i barbari delle tribù di ex-schiavi sono orgogliosi dell’appellativo. Queste tribù sono famose per essere inclementi verso le città in generale, oggetto di razzie, e spregiudicatamente xenofobi verso le altre razze. Molti barbari ex-schiavi dopo alcuni anni di scorrerie decidono di reinserirsi nella società, solitamente sotto diversa identità, comunque preferendo la vita di campagna e di avventura, e mantenendo lo stile di combattimento.

 

Ars bellica e barbari

I barbari hanno avuto una scarsa considerazione negli eserciti regolari: alcuni possono essere  onorevoli, ma la loro indole è selvaggia. Nel migliore dei casi, i barbari sono liberi e caotici. Nel peggiore, sconsideratamente distruttivi. Oltre a questa naturale spinta centrifuga, i barbari sono stati storicamente poco presenti negli eserciti perché mal si integravano con l’ordine, le strategie, la durata degli scontri, le pesanti protezioni e la tecnica raffinata che hanno permesso agli eserciti di Nai di conquistare gran parte di Dunya. Solamente quando il modello dell’esercito catafratto iniziò a decadere a causa dell’applicazione della nuova magia elementale i barbari sono andati in auge per il loro potenziale distruttivo, straordinariamente violento ma di breve durata, e per la loro mobilità. Sono adattissimi per singoli combattimenti, ma soffrono di evidenti problemi di tenuta mentale e fisica nelle lunghe campagne: la loro naturale propensione a malsopportare i vincoli li rende ancora difficili da manovrare in battaglia e nelle guerre, ma i generali che ci riescono sono tenuti ad aspettarsi grandi cose.

La presenza di una milizia di per sé forte senza necessità di particolare ricerca ha determinato un generale arretramento della guerra nelle Toplakar Nai. Sul breve periodo hanno vinto i popoli che hanno puntato tutto sulle capacità dei propri barbari, ma col passare del tempo la stagnazione tecnologica e strategica (i barbari non vanno d’accordo né con le armature e armamenti complessi né con le strategie) ha penalizzato queste società, premiando le popolazioni che invece investirono risorse nella ricerca bellica. Ogniqualvolta le società civilizzate subirono un’involuzione delle proprie capacità, i popoli “barbari” tornarono alla ribalta (è esattamente ciò che successe in ampie zone delle Terre Continentali e dell’Arcipelago Lunare). I popoli nomadi perciò hanno sempre costituito una costante minaccia militare e, in un certo senso, culturale, e ciò spiega come mai, malgrado secoli di civilizzazione, continuino a esistere in quantità significativa.

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