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[Wiggly] "Antiqua Vitae" (Vampiri: The Masquerade)


Wiggly

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Rintocca l’Anno Domini 1512 a Bologna, l’inverno avvolge la città nel suo manto bianco e la notte porta quella pace e quella tranquillità innaturali che rendono il girare per le vie ancora più pericoloso di quel che realmente sia. Le osterie brulicano di gente e la piazza è attraversata in tutte le sue direzioni da figure strette in pesanti cappe per proteggersi dal rigore della notte, sembrando esili pedine che si muovono su di una enorme scacchiera sotto gli occhi degli attenti palazzi che circondano il foro.

L’orologio del palazzo comunale rintocca dieci volte, severo, e lentamente le figure che fino a poco prima avevano popolato le vie, si ritirano pigramente nelle loro case, lasciando quella sensazione di festa finita sotto i portici e tra i palazzi della città. Rimangono solo alcuni individui nei vicoli a fare da triste contorno, più simili a statue o addobbi di un presepe in decadenza che a veri esseri umani, chi seduto contro una colonna ubriaco, chi spettro notturno e solitario che inquieto vaga senza meta. Un gruppo di gente spezza la monotonia del silenzio con delle grida e degli schiamazzi ubriachi, che riecheggiano per minuti in tutta quella pace quasi a torturare la staticità degli edifici.

Presto la calma riconquista il suo trono, ammantandosi di nuovo della cortina di neve che pigramente scende dal cielo sfumando il paesaggio e anche gli umori, già sonnolenti, dei pochi superstiti ancora in giro.


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Inviato

Quando le lancette del possente orologio toccano ridondanti le undici, due carrozze scure, come lupi in caccia, scivolano silenziose per i viottoli del centro, convergendo decise verso la loro meta comune. Senza esitare, i cocchieri esperti fanno danzare le redini dei loro animali guidandoli con sicurezza per strette vie; con la maestria di uno spadaccino, schioccano e fanno sibilare le loro fruste a tempo con il virare e l’accelerare dei cavalli. Gli scuri calessi e i loro passeggeri finiscono la loro corsa dinanzi ad un pesante portone, incontrandosi, questi si apre dinanzi a loro e ne abbraccia il passaggio coi suoi spessi battenti che si richiudono alle loro spalle, cingendoli in uno spazioso cortile dove i trasporti si fermano.

Dalle carrozze scendono tre individui dal portamento elegante, aiutati dai servi a cassetta e dai valletti venuti ad accoglierli. I servitori si inchinano con reverenza davanti ai loro ospiti e chiedono loro di essere seguiti dentro la ricca ma tuttavia sobria magione. Il gruppo silenzioso, preceduto dal maniscalco in testa e seguito dai forestieri ancora abbottonati nelle loro pesanti cappe invernali, percorre rapido l’elegante ingresso e le spaziose scale che portano al piano superiore, supera diverse sale abbellite da dipinti e arazzi, attraversa lussuosi corridoi debolmente illuminati da lampade ad olio, con il loro acre odore di bruciato, giungendo dinanzi ad una sfarzosa porta di legno adornata con stucchi dorati e borchie di bronzo e argento.

Il maniscalco scuote il lavorato batacchio di ferro a forma di fiore, che pesantemente compie il suo lavoro, emettendo un rintocco lugubre ma armonioso e caldo al tempo stesso, e con fare timido e reverenziale socchiude la porta facendo segno al suo seguito illustre di entrare con un profondo inchino.

I tre individui entrano nella pomposa ma pur sempre severa sala da ricevimento. Sul fondo spicca una pesante scrivania di quercia appartenente ad altri secoli e dietro di essa si innalza un possente e magnifico trono, interamente intagliato da un enorme blocco di granito, dove le venature porpora della roccia sembrano animarsi e danzare al ritmo delle fiammelle poste alle pareti e sul soffitto, in immensi lampadari.

Il trio avanza tranquillo ma determinato verso la figura seduta sul trono e le antiche sedie in palissandro che sono state predisposte con cura davanti alla regale postazione. Arrivati al cospetto della imponente quanto seria figura di Prendiparte, i tre si calano i cappucci sulle spalle mostrando i loro visi, una di queste rivelando una ordinata capigliatura femminile, si profondono in un elegante inchino di riverenza , e prendono posizione senza aprire bocca sugli scranni lavorati.

A interrompere il silenzio imbarazzante che stava nascendo ci pensa lo sbattere di una porta laterale della sala che lascia entrare un’alta figura dal portamento tanto nobile che può paragonarsi solo alla tanto spietata crudeltà del suo sguardo. L’uomo lentamente si avvicina al gruppo che non smette per un attimo di fissarlo, e senza degnare di un cenno i nuovi arrivati saluta molto rapidamente e senza troppe cerimonie il Principe di Bologna, sempre impassibile nella sua posa dominante, sistemandosi infine a lato degli astanti.

“Ben arrivati.” – tuona Prendiparte, accigliato e per nulla felice delle cose che probabilmente l’inizio nottata ha portato in dono.

“Vi ho fatti convocare perché anche voi siate informati delle parole del qui presente Von Zell, a nome del clan Tzimisce e di quella nuova fazione da loro rappresentata che si fa chiamare Sabbat. Egli è stato inviato dal suo sire o da chi per lui al fine di proclamare e rendere partecipe il mondo vampirico dell’esito che ha avuto il Concilio di Spine, nonché della scissione dei vampiri in due fazioni, il Sabbat e la Camarilla. Io posso solo prendere atto di quello che c’è scritto nella lettera che egli mi ha mostrato poco fa, firmata da Hardestadt in persona e da Rustovich, e mi limito per ora a recepire la cosa.”. Un accenno di furia trapela sul volto di Prendiparte, scacciata subito dopo da un profondo respiro artificioso.

“E’ indubbio che ciò avrà delle enormi ripercussioni sullo stato di pace ed equilibrio che ho faticosamente ottenuto in questa città dopo secoli di fatica e diplomazia, ma come solito succede, le cose non durano mai per sempre, anche se è indubbio che il cambiamento sarà lento a instaurarsi. Non oso neppure immaginare quanto possano queste notizie richiamare sul volto di Asinelli quel suo scaltro e subdolo sorrisetto...!” e il suo pugno si abbatte furioso sul largo braccio del trono facendo vacillare quello che fino ad ora era sembrata una struttura più stabile e inamovibile della Terra stessa!

“Ma ora vi lascio in compagnia del nostro ospite al fine che egli possa illustrarvi ciò che è venuto a riportare, io ho altri affari urgenti che mi attendono, spero che usiate con saggezza e discernimento le parole che vi verranno dette, scegliendo la parte giusta in cui stare” – dice alzandosi e lanciando una profonda e minacciosa occhiata verso Giacomo Pepoli – “siete una buona coterie e sarei veramente deluso dal dovervi allontanare, o peggio, nel caso i vostri comportamenti dovessero distanziarsi troppo dalla mia politica illuminata! Buona serata signori... l’uscita dopo la conoscete!”... e se ne va a larghe falcate verso la porta che sapete condurre ai suoi appartamenti.

Una pesante cappa di tensione ricade sulla stanza nel momento stesso in cui la porta si richiude violentemente dietro le spalle dell’antico signore e un gelido clima di preoccupazione si diffonde negli spazi prima ariosi dell’enorme salone. La nobile figura al fianco del gruppo si gira verso il trio seduto, mostrando un diplomatico sorriso costruito, e con voce calma e tranquilla, perfettamente contrastante con l’empatia che ancora echeggia nella stanza, si presenta ai suoi interlocutori “Klaus Von Zell, esponente del clan Tzimisce, piacere di conoscervi in un’ora così lieta!”...

Inviato

Mi metto davanti alle tre figure per poter parlare a tutti e avere la loro attenzione, mi sistemo i lunghi capelli neri e parte della ricca veste, tengo all'immagine in una così formale occasione. Li guardo uno ad uno prima di parlare con voce ferma, in un italiano perfetto ma col forte accento germanico.

"Vengo da Thorns, sede del Concilio come già sapete, e le parole del Principe Prendiparte corrispondono a verità: alcune... divergenze... e momenti che potrei definire quasi divertenti, hanno portato a certe divisioni nella società dei Fratelli.

Si può dire che siano nate due grandi famiglie, in cui non tutti i clan hanno deciso di trovare propria casa. Il buon Hardestadt e i suoi allegri Ventrue, per non venir meno alla tradizione, comandano quella che hanno chiamato Camarilla. Oh, non sono unici a farne parte, ovviamente: in verità, quasi la metà dei clan che noi conosciamo hanno aderito alle sue regole. Brujah, Tremere, Gangrel, Toreador... persino Nosferatu e Malkavian, anche con la loro tendenza a farsi riconoscere, vero?

D'altra parte, le richieste del Sangue Blu non hanno incontrato il favore del mio clan e dei Lasombra, che hanno fondato l'opposta setta del Sabbat. Richieste molto umilianti, se posso esprimere la mia opinione." Aggiungo a bassa voce, quasi in tono confidenziale.

"Gli altri... beh, si sono mantenuti distanti da nostre divergenze, non hanno espresso alcuna preferenza e non fanno parte di alcuna setta.

Per quel che mi riguarda, condivido le idee di Sire Rustovich e di altri Tzimisce, e la loro decisione verso il Sabbat, ma non implica che tra i clan debba esserci un'accesa rivalità. È solo questione di intendersi.

L'onorevole Principe Prendiparte farà sicuramente la sua scelta per il bene della città, e confido che potrò svolgere il mio compito di informare il territorio italico nel modo migliore."

Mi fermo e aspetto, in caso ci siano domande o qualsiasi altra cosa vogliano dirmi i tre Fratelli davanti a me.

Inviato

Durante l'arringa di Prendiparte tengo gli occhi bassi, come è mio solito fare quando qualcuno più importante di me mi parla.

Noto i "velati" accenni che il Principe rivolge al mio indirizzo, ma fingo di non vedere, tenendo lo sguardo fisso alle scarpe del Signore e il volto apparentemente immobile ed inespressivo.

Non appena Prendiparte esce dalla stanza il mio sguardo si sposta ai piedi del nuovo arrivato e da li risale la figura dello Tsimisce, soppesando la ricchezza dell'abbigliamento e le fattezze delle vesti, la sua corporatura e il suo portamento fino a fissarsi, curioso, dritto nei suoi occhi.

Quando il nuovo arrivato si riferisce ai Ventrue e alla loro posizione all'interno della Camarilla, un angolo della bocca mi si incurva in un sardonico sorrisetto, che subito svanisce.

Non appena Klaus termina il suo discorso prendo parola:

"Messere, quelle che voi portate sono notizie alquanto sconvolgenti! Comprendo adesso l'agitazione che poc'anzi attanagliava il nostro Signore.

Se quel che dite è vero, e non ho motivo di pensare il contrario, si preannunciano tempi assai turbolenti!

Non mi stupisce che il Principe sia pieno di cose da fare, adesso!

Mi incuriosisce, in realtà, la natura delle pretenziose richieste dei Sangue Blu, dei motivi per cui costoro hanno concesso ad uno di quelli che pare essere loro oppositore l'onore di annunciarci la novella e quale sia, allo stato attuale, la modalità del rapporto tra i vari Clan.

Sarei ben lieto di discuterne con voi in privata sede, qualora i miei compagni non fossero accesi da simile interesse e, soprattutto, per non approfittare eccessivamente dell'ospitalità del nostro buon Prendiparte."

Nel dire questo faccio per incamminarmi verso l'uscita, ma mi blocco in attesa di reazioni ed eventuali domande dei miei compagni.

Inviato

Dopo aver osservato ed ascoltato bene lo Tzmische mi alzo rivolta a Giacomo Pepoli "Vedo che hai fretta, hai intenzione di conferire con il nostro ospite da solo? Sarebbe scortese. Forse anche Prendiparte vuole sentire la nostra discussione senza bisogno di rintanarci da qualche parte. E' vero che stanno per arrivare momenti turbolenti, quindi vediamo di stare tranquilli almeno noi....." dico mentre osservo uno ad uno i miei compagni con aria superiore.

Inviato

"Mia cara Victoria, al solito quando parlo, voi mi fraintendete - dico con un ampio sorriso e abbozzando un inchino nei confronti della dama - la vostra presenza è sempre più che ben accetta. Avevo solo scrupoli, giacchè tediarvi con noiose chiacchiere di politica mi sembrava scortese.

Credo inoltre che il nostro amato Principe avrà parecchie commissioni da sbrigare, stanotte, ed oltretutto non lo credo incline ai pettegolezzi di bassa lega che avevo intenzione di discutere col nostro nuovo amico..."

Sorrido apertamente all'indirizzo dello Tsimisce, poi torno a rivolgermi a Victoria. Nel parlarle è come se fossi intimorito, lo sguardo sempre umilmente rivolto verso il basso...

"...qualsiasi vostra idea in merito è più che ben accetta, milady (si dice così dalle vostre parti, no?) - accenno un sorriso mentre la guardo negli occhi - ma resto dell'idea che continuando a parlare in questa sala potremmo dar fastidio a Prendiparte..."

Lascio il discorso in sospeso, ma senza togliere lo sguardo dagli occhi della dama.

Inviato

Sposto lo sguardo da uno all'altro e faccio per schiarirmi la voce.

"Vi prego, Fratelli, questo non è necessario. Comprendo vostre motivazioni", dico all'indirizzo di Giacomo, "ma del resto il Principe Prendiparte ci ha concesso la sua magnanima ospitalità". Poi mi rivolgo agli altri. "Tuttavia, è vero che mia missione comprende di informare anche il Vescovo Asinelli, quindi propongo di giungere a un punto d'incontro e di continuare la nostra conversazione in carrozza, in caso vogliate essere così gentili da accompagnarmi alla sua dimora."

Torno a rivolgermi a Giacomo.

"Per quanto riguarda il vostro dubbio, il mio è un incarico diplomatico, la lettera è firmata sia da Hardestadt che da Rustovich... non mi stupirei se giungesse qualche "collega" della Camarilla a svolgere il mio stesso compito, con la medesima lettera, portando ciò che il suo sire vuole far sapere a questo territorio... Ora, se siamo d'accordo col recarci dal Vescovo, sarei lieto di seguirvi: sono appena arrivato e non conosco vostra città."

Attendo una risposta guardandoli tutti uno per uno.

Inviato

"Per me va bene parlare in carrozza se proprio vi disturba farlo qua dentro!" dico evitando lo sguardo di Giacomo e fermandomi a guardare il nostro compagno rimasto in silenzio tutto il tempo.

Inviato

Sono l'ombra del mio signore. Rimango in disparte, lui è più portato di me in questo campo. Mentre gli altri conversano, la mia mano va più volte verso la manica ove è nascosto il mio lampo. Ma sento che non è tempo nè luogo perchè egli veda la luce. Credo sia il tempo di aprire la strada verso l'esterno. Il mio signore ha espresso il desiderio di proseguire questa discussione lontano da queste mura.. e sono convinto che per fare una richiesta simile un motivo deve esserci.

"Messeri, credo sia cosa più che mai corretta informare il nostro vescovo dei fatti riportati da questo messaggero."

Mi dirigo verso la porta, la apro e faccio cenno agli altri di varcare la soglia. "prego signori.."

lancio un'occhiata alla donna e con un sorriso, aggiungo " madama. La carrozza ci attende"

Inviato

Faccio un impercettibile cenno di intesa al buon Richizo, da sempre impulsivo quel tanto che basta da dirimere certe situazioni di stallo, mentre invito con una riverenza Victoria e Klaus a varcare la porta.

Non appena chiusa la porta alle nostre spalle, mentre ci dirigiamo verso le carrozze riprendo la conversazione con Klaus da dove l'avevo lasciata:

"Perdonatemi la franchezza, mio caro Klaus, ma debbo farvi questa domanda...sono certo che dell'esito di Spine se ne parlerà per lungo tempo e non mi dispiacerebbe esserne informato adeguatamente, poter parlare a corte con cognizione di causa di un argomento può essere la chiave per il successo...ma sto divagando...

Ditemi: se diamo per scontate le effettive decisioni prese e contenute nella lettera in merito allo scisma che ci annunciate (perchè proprio uno scisma pare), quali fatti dovrebbe illustrarci diversamente da voi il messo della Camarilla?"

Inviato

Dopo aver superato la porta, mi porto a fianco di Giacomo seguendolo verso l'uscita, ben sapendo che gli altri due Fratelli sono dietro di noi e a portata d'udito. Tuttavia aspetto di essere quasi fuori dall'edificio prima di esprimere il mio pensiero.

"Come certamente saprete, tra il clan Ventrue e il nostro non corrono buoni rapporti. Non escludo che un messo di Sangue Blu o maghi Tremere possa essere altrettanto onesto, ma nemmeno resterei sorpreso se annunciasse che noi Tzimisce, insieme ai Custodi Lasombra, abbiamo contrastato le idee di Hardestadt per i nostri fini. Da secoli, millenni, si preoccupano di gettare i Metamorfisti nella luce più sgradevole additandoci come Demoni, quando in realtà non siamo tanto diversi. Siamo solo più coerenti, legati a nostre tradizioni quanto loro.

Per questo, loro richieste per ammetterci nella neonata setta chiamata Camarilla erano semplicemente inaffrontabili. Il mio signore non pensa che si aspettassero nostro accoglimento, pensa siano state formulate per allontanare noi e i Custodi. Personalmente non mi occupo di queste cose, mio compito è solo informare i Fratelli italiani."

Faccio per avvicinarmi a lui in tono più confidenziale, a bassa voce.

"Da poche vostre reazioni nel discorso di Prendiparte e nel mio accenno ai Ventrue, posso osare supporre che apparteniate al Clan delle Ombre?"

Inviato

Su queste parole il gruppo fluisce nel freddo cortile innevato che li aveva accolti poco tempo prima. Le carrozze aspettano immobili sotto la neve che imperterrita scende a cascata ricoprendo ormai tutto con il suo soffice manto.

I servitori scattano scendendo da cassetta e aprono rapidi le porte dei mezzi, ormai quasi trasformati in appetitose montagne di panna. I cavalli sobbalzano al movimento improvviso, lasciandosi sfuggire un sommesso sbuffo, pronti al lavoro che li attende e ancora fumanti per la cavalcata precedente.

Pepoli, come se sovrappensiero non avesse udito le parole del nobile transilvano, fa accomodare la schiva figura del suo fedele Richizo nella carrozza attraverso la porticina aperta dall’attento servitore, dopodiché si rivolge con un sorrisetto complice all’indirizzo dello straniero: "Voi accomodatevi con la nostra bella dama, starete più comodo... e poi sono sicuro che la sua compagnia durante questo breve spostamento sarà molto più affascinate delle mie pressanti domande... per i nostri discorsi il tempo non manca di certo!” e sale anch’egli.

Le altre due figure si accomodano quindi sulla seconda carrozza e il corteo parte allo schioccare delle fruste. Uscito in strada, si infila veloce e fluido nel primo vicolo a sinistra, lasciando dietro di sé una lunga coda bianca cotonata, che lo fa assomigliare ad una cometa...

Inviato

Aspetto che la carrozza sia partita prima di fissare il nuovo arrivato con aria dubbiosa.

"Scusi la mia domanda indiscreta, ma quante cose che non ci ha detto dovremmo sapere? Sicuramente messaggeri come voi non dicono mai tutto subito!"

Inviato

Per molti secondi, mi concentro sulla splendida città innevata che scorre al ritmo degli zoccoli dei cavalli, ammirando la neve scendere e ricoprire le strade e le case. Respiro a fondo come se stessi annusando qualcosa, dando un'altra occhiata fuori. Rispondo senza guardare il mio interlocutore.

"È strana domanda, da una dama della notte di cui ignoro ancora persino il nome, per non parlare del lignaggio... Ma per rispondervi, temo ce ne siano ancora molte, dal momento che ho avuto poco tempo per riferire tutto. È questione molto... articolata, posso dire."

Concludo girando leggermente la testa per guardarla, aspettando una risposta (e sperando di soddisfare i miei interrogativi).

Inviato

Guardando tranquillamente chi mi sta davanti e guardando serenamente il mondo innevato che si prospetta fuori dalla carrozza rispondo placida alla domanda "Non volevo di certo offendervi, se così è stato me ne scuso e sà, di questi tempi non se ne sanno mai abbastanza. Sentivo la discussione con compagno Giacomo ed ero curiosa della risposta che le avevate dato e, comunque, io sono Victoria Welsh e spero che il vostro "soggiorno" qui sia dei miglioro..."

Inviato

Continuo a guardare fuori con noncuranza.

"Grazie, lo spero anch'io." rispondo con tono piatto, appoggiando il mento su due dita mentre con l'altra mano gioco nervosamente con l'orlo della veste, che in quel punto appare più consumato. Difficilmente dirò un'altra parola prima dell'arrivo al rifugio di Asinelli.

Inviato

Vedendo la reticenza da parte del fratello sospiro e guardo fuori sorridente "eeeggià già, non è bello tutto ammantato di bianco? Ma sono sicura che da dove venite siete abituato a questo panorama....già già...."

Inviato

Mi sistemo sul piccolo divanetto imbottito della carrozza e estraggo il mio pugnale. Giocherellare con il mio lampo mi rende più tranquillo. "Giacomo, secondo te è stata una buona scelta lasciare l'emissario con Victoria? Credevo che volessi la sua presenza nella tua carrozza.." per un'attimo guardo ammirato il mio signore. "..hai qualcosa in mente, è così?."

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