Airon Inviato 11 Febbraio 2005 Segnala Inviato 11 Febbraio 2005 entri nella storia già narrata, con un personaggio tuo, come abbiamo fatto noi. ci puoi mettere anche un paio di post in più a raggiungerci, ma comunque il filo logico della trama dev'essere quello.
Wolf Inviato 11 Febbraio 2005 Segnala Inviato 11 Febbraio 2005 E' come un gdr. Ti crei in testa un tuo pg, e inizi a raccontarne le gesta all'interno della storia che si sta creando. All'inizio puoi anche essere altrove, e introdurre il pg come vuoi, ma poi di solito ci si unisce, altrimenti è meno divertente inizia inizia poi vedrai che è semplice...
nhemesis Inviato 11 Febbraio 2005 Segnala Inviato 11 Febbraio 2005 sto iniziando pure io... anche se al momento devo andare a rintracciare quell'accecato di strike...( te lo avevo detto che troppe ippe fanno male agli occhi!!! )
Strikeiron Inviato 11 Febbraio 2005 Segnala Inviato 11 Febbraio 2005 Bravo, sai proprio usare il ridimensionatore dei caratteri Adesso vengo io a pescarti....Mwhahahahaha
Mandingo Inviato 11 Febbraio 2005 Segnala Inviato 11 Febbraio 2005 non era stata una delle migliori giornate per mandingo, il quale dopo aver affrontato da solo due puzzolenti bestie (di cui ignorava il nome) durante il suo cammino, vagando alla ricerca di una pozza d'acqua si imbatte in un villaggio, del quale sconosceva l'esistenza. statte pochi minuti a distanza dalla porta principale, perchè voleva essere sicuro che la taglia messa su di lui non fosse stata portata da qualche paladino fin in questo sperduto villaggio, ma dopo un po, vedendo che non c'era nemmeno una guardia alle porte si prese di coraggio ed entro a spalle alte in città. Non era molto grande, e in poco tempo trovò una locanda dacente dove finalmente fermarsi a bere un boccale di birra. Entrò dalla porta aperta e si sedette al primo tavolo libero che vide. La locanda era piena di persone delle razze piu strane, ma c'erano soprattutto uomini e nani, che ubriachi intonavano canzoni a squarciagola, e sicuramente l'oste non ne era contento. Questo arrivò poco dopo al suo tavolo e un po spazientito chiedette cosa desiderava da bere. L'uomo era abbastanza alto, molto grasso e soprattutto odorava di un acre puzza di ascelle, così in fretta dissi:-una birra grazie, anzi due-disse alzando lo sguardo, e luomo guardandolo in modo strano se ne andò. In quel momento l'umano non si sentì tanto bene; gli girava la testa e aveva molto sonno. era come ipnotizzato mentre di sottofondo sentiva i canti degli ubriachi e i loro rutti che risuonavano per la stanza, quando una pesante mano gli si posò sulla spalla, lo tirò su e sentì un'altra mano che gli sfondava prima la pancia e dopo che gli colpiva la faccia. Cadde a terra inerme, e subito tre uomini gli furono addosso, lo immobbilizzarono mentre una seconda voce diceva:-lo porteremo noi dalle guardie, grazie per l'aiuto- allora sentì qualcosa di duro colpirgli la nuca, e dopo... niente... Si risveglio in seguito, aveva un mal di testa bestiale, il labbro gonfio e la testa che sanguinava, ma quando aprì gli occhi capì che quello non era niente, perchè aveva mani e piedi legati ed era stato chiuso in una cella. A quel punto l'unica cosa che poteva fare ere aspettare, e pregare che qualcuno venisse a liberarlo.
nhemesis Inviato 12 Febbraio 2005 Segnala Inviato 12 Febbraio 2005 ooops... sai una cosa strikkio... ho sbagliato topic per mettere quella frase... era relativa al lnsupereroi... (altro che caratteri... )
Joram Rosebringer Inviato 16 Febbraio 2005 Autore Segnala Inviato 16 Febbraio 2005 Il villaggio reagì con un silenzio carico di sussurri all'arrivo di due uomini che trainavano un cavallo sul quale sedeva una giovane donna, vestita solo di un mantello nero con il cappuccio bordato di viola calato sul viso. Joram si guardava intorno con la paura di dover fuggire di nuovo. Si toccò il petto e si ricordò che tra poche ore la ferita maledetta si sarebbe riaperta, capendo che non avrebbe avuto alcuna possibilità di fuggire. Si trattava comunque di morire. A lui la scelta di farlo per mano di un'arma o per dissanguamento. Cinque applicazioni corrispondevano ad altrettanti giorni di vita e, da quel che sapeva, il villaggio più vicino che poteva avere le erbe era a più di una settimana di viaggio a piedi. Troppo. Guardò il suo attuale compagno e spostò lo sguardo sul cavallo, prendendo per un attimo in considerazione l'idea di rubarlo. Ma sapeva del legame tra un paladino e la sua cavalcatura. Inoltre non era un ladro. Non quando poteva evitarlo. E, come se non bastasse, c'era questa ragazza da portare in salvo, da accudire. Si fermarono davanti al palazzo della milizia, sede del reggente del villaggio. La sua mente gli urlava silenziosi sensi di colpa, ma sapeva che non poteva entrare in quel luogo, che non poteva rischiare. Preferiva lasciare tutto in mano al paladino: lui sarebbe stato creduto. Un mezzelfo vagabondo invece avrebbe avuto meno possibilità. Il suo compagno sembrò capire la sua scelta ed entrò nel palazzo della milizia da solo, portando la ragazza sconvolta in braccio. Joram li guardò entrare con una tristezza profonda che gli invadeva gli occhi, rischiando di straripare in lacrime. Ma la diga che aveva eretto con gli anni si era fatta più forte e riusciva ad arginare bene quel fiume... anche se una parte di lui si chiedeva quanto avrebbe retto ancora. Entrò nella prima locanda che vide. La sua insegna lo fece sorridere amaramente: "Al Pugnale Avvelenato". Si toccò la cicatrice al petto, giurando di sentirla pulsare come un essere vivente, ed entrò. L'accoglienza che gli fu data era fin troppo prevedibile: gli occhi si girarono a guardarlo in silenzio per lunghi attimi, scrutandolo come se volessero vedere dentro la sua naima. Poi il vociare riprese e la vita sembrò continuare a scorrere normale. Ringraziò i suoi capelli lunghi che gli nascondevano le orecchie discriminanti e si chiese per quanto quella normalità sarebbe rimasta tale, una volta che fosse giunta la notizia di quel massacro. Si sedette ad un tavolino ed ordinò da bere la solita birra. Ormai era lei la sua compagna. Lei e le sue venti amiche sigarette.
Mandingo Inviato 18 Febbraio 2005 Segnala Inviato 18 Febbraio 2005 fu svegliato bruscamente dall'arrivo di qualcuno dentro la stuttura dove era rinchiuso, e ancora un po assonnato ma con molto timore di cosa gli poteva accadere si mise accovacciato all'angolo piu lontano dall'entrata della cella e aspettò. Sentì dei bisbigli provenire dalla sala accanto, ma anche se si mise ad acoltare nel massimo silenzio, non riuscì a capire nemmeno una parola di quel che veniva detto, fino a che non calò il silenzio, e dopo pochi secondi senti dei passi di diverse persone che si avvicinavano verso la sua cella. si affacciò allora al muro sempre strisciando per terra e scorse tre uomini abbastanza alti e robusti che si avvicinarono alla porta dalla cella scortati da un altro omino pero piu basso e gracile, e una volta aperta la suddetta, i quattro entrarono e con aria disgustata pronunciarono le parole che non avrebbe mai voluto sentire: "così questo squinternato varrebbe 50 monete? te ne do al massimo 30". "Ma no ti assicuro che è un ottimo lavoratore e che è solo un po malridotto. Vedrai dopo un bagno come si rinvigorirà." L'uomo che aveva parlato prima allora stette un po a fissare la figura rannicchiata sul pavimento, e dopo un po disse:"te ne darò quaranta, e ritieniti fortunato. Voi due prendetelo". Non poteva certo restare li a far nulla, e appena lo toccarono, si comincio ad agitare come un pesce attaccato all'amo, e comincio anche ad urlare fino a che non gli venne tappata la bocca con qualcosa che non capì bene cosa fosse. lo portarono con fatica fino al salone d'ingesso, e cascò diverse volte, ma quando vide l'uomo di prima pagare il basso essere, si imbufalì e piantò un calcio ad uno dei due uomine cadendo pesantemente a terra. Dopo quel gesto, tutti e tre gli furono addosso, e cominciarono a riempilo di pugni, quando la porta sbattè violentemente e una spada si conficco sul tavolino davanti a loro provocando un forte rumore metallico. i tre si fermarono, e Mandingo vide che l'uomo che era appena entrato era niente di meno che un paladino, che sorreggeva una ragazza molto sciupata in viso ma carina. Ci fu un silenzio imbarazzante, ma dopo un po il paladino formulò sprezzanti parole contro i malviventi intimandoli ad andarsene e a non tornare. Allora correndo i tre schizarono fuori dalla porta allontanandosi di li a gran velocità. Effettivamente il pensiero di Mandingo fu:"di male in peggio" ma il paladino stranamente non si comporto come si aspettava lui, ma lo accolse con parole dolci e quasi affettuose dicendogli che lo conosceva, e sapeva per cosa lottava e che in realtà il suo cuore era puro. Lui non capi subito quelle parole, ma quando gli propose di fare un giro lui non volette rifiutarsi e lo seguì. Fecero il girodella città parlando dei viaggi di Mandingo e di cosa lo aveva portato la, ma quando arrivarono alla locanda sentì un brivido lungo la schiena che probabilmente la persona al suo fianco notò, ma il paladino subito gli disse di non preoccuparsi, e che avrebbe pensato a tutto lui. Così i due entarono nella locanda e Mandingo, che sapeva che i suo passato non era senza macchia si chise cosa c'era sotto a quello strano paladino.
Airon Inviato 27 Febbraio 2005 Segnala Inviato 27 Febbraio 2005 eh...Mandingo...oggi ho letto i pezzi tuoi e di Joram per proseguire...diciamo che forse hai un po' esagerato nel manovrare Cuwainin, il mio paladino non si sarebbe comportato proprio così...vedo se riesco a metterci una pezza ...
Mandingo Inviato 1 Marzo 2005 Segnala Inviato 1 Marzo 2005 eh...Mandingo...oggi ho letto i pezzi tuoi e di Joram per proseguire...diciamo che forse hai un po' esagerato nel manovrare Cuwainin, il mio paladino non si sarebbe comportato proprio così...vedo se riesco a metterci una pezza ... 'cusa... ma dovevo pur continuarla un po la storia, e non conoscevo abitudini e usi del tuo personaggio...
Joram Rosebringer Inviato 2 Marzo 2005 Autore Segnala Inviato 2 Marzo 2005 Potreste postare razza, classe ed una qualche descrizione fisica dei vostri personaggi? Inserite il tutto in "La nostra storia: supporto hardware".
Joram Rosebringer Inviato 2 Marzo 2005 Autore Segnala Inviato 2 Marzo 2005 dov'è? http://www.dragonslair.it/forum/viewtopic.php?t=1698
Joram Rosebringer Inviato 18 Marzo 2005 Autore Segnala Inviato 18 Marzo 2005 Joram era seduto all'angolo della locanda, il solito posto che usava ovunque andasse per ripararsi le spalle e tenere sott'occhio tutto quello che accadeva intorno a lui. Quindi notò senza fatica l'arrivo del paladino che aveva incontrato al fiume, accompagnato da un'altra persona. Non aveva idea di chi potesse essere ed il suo istinto di sopravvivenza gli diceva che era meglio lasciarli soli e non farsi notare. La sue mente gli urlava che forse quel suo sgattaiolare fuori sarebbe stato interpretato come sintomo della sua colpevolezza nel massacro cui aveva assistito in parte, ma era ormai abituato a sobbarcarsi sulle sue spalle colpe non sue. Inoltre doveva individuare al più presto l'erboristeria che riforniva i templi dell'Ordine del Fuoco Fatuo per fare scorta di quelle erbe che per lui significavano vita. Sempre che si potesse chiamare vita una fuga senza meta. Raccolse le sue poche cose e approfittò di una momentanea discussione accesa tra due avventori nell'angolo opposto al suo per entrare nella cucina. Con tutte le sue doti di recitazione finse di cercare il bagno, sapendo benissimo che si trovava all'esterno, chiedendo se potesse usare quello che avevano loro, visto che gli altri erano occupati. Gli indicarono l'uscita sul restro, dove c'erano i servizi privati. Si inchinò rispettosamente, fingendo imbarazzo, e si avviò. Passando tra pentole ribollenti e odori speziati, uscì dalla cucina verso l'esterno, scavalcando non visto il recinto e ritrovandosi in un vicolo dal quale sbucò dopo essersi assicurato che nessuno lo notasse. Decise che la prima cosa da fare era trovare il tempio dedicato a Fuoco Fatuo, uno dei grandi dei del passato. Di solito bastava seguire l'erborista mentre tornava al suo negozio. Poi era solo questione di trovare uan via d'accesso facile, anche se per lui, notò quasi con tristezza, ormai vi erano ben poche vie d'accesso che potessero ancora considerarsi difficili. Stava per svoltare per l'ennesima stradina quando vide un uomo che indossava una veste dell'Ordine del Fuoco Fatuo. Entrava in un piccolo edificio. Joram lo guardò ed un sorriso gli illuminò il volto per la prima volta da giorni: sopra la porta campeggiava a chiare lettere la scritta "Erboristeria del Sacro Fuoco". Stavolta la fortuna sembrava essere dalla sua parte. Cominciò a passare davanti all'edificio, cercando la solita falla nel sistema di difesa. E la trovò. La solita grata considerata inespugnabile nella quale avrebbe diffuso la solita mistura di erbe narcotizzanti che avrebbero fatto addormentare la solita guardia ignara. Guardò nel suo zaino e trovò ancora delle fiale di Olio del Sonno. Ce n'erano in abbondanza per un'altra decina di furti, quindi non avrebbe dovuto rubare anche quello, alleviando un po' il suo senso di colpa. Si ritrovò a pensare di essere contento di sentirsi ancora in colpa, perché forse significava che per lui il crimine non era diventata un'abitudine piacevole. O forse era solo una scusa per giustificare a se stesso le sue azioni. Meglio non pensarci. Trovata l'erboristeria, era solo questione di cercare una locanda distante da quella in cui era stato ed in cui, molto probabilmente, avrebbero alloggiato il paladino e quel suo nuovo compagno. Eppure aveva la sensazione che lo stessero cercando e che le loro ricerche li avrebbero portati proprio nel luogo dove lui sarebbe andato, ovvero lontano da loro. Gli tornò in mente il pensiero che in questo modo, non facendosi trovare, si sarebbe quasi accusato di quel massacro, pur non avendo nessuna colpa. Ma non era sua intenzione rimanere in quel villaggio, essendo solo una tappa di passaggio per rifornirsi di erbe vitali e cercare un posto più tranquillo. Dopo quello che era successo sulle rive del fiume, non poteva certo aspettarsi della tranquillità. Sentì del trambusto poco lontano e capì che era stata data la notizia del massacro. Le guardie cittadine sarebbero andate al fiume e con esse anche gran parte dei parenti e degli amici delle vittime. Guardò dalla parte opposta, verso i monti. se loro andavano in una direzione, lui sarebbe andato in quella opposta, passando la notte alla diaccio o almeno parte di essa. Doveva penetrare in quell'erboristeria. Con un ultimo sguardo verso il vociare della folla, si incamminò lungo ilo viale per raggiungere il bosco.
Joram Rosebringer Inviato 1 Aprile 2005 Autore Segnala Inviato 1 Aprile 2005 La fine della strada maestra del villaggio sembrava dividere nettamente due mondi. La ghiaia ordinata e perfettamente tondeggiante lasciava il posto ad un viale di terra battuta con dei ciuffi d'erba che crescevano al centro, dove le ruote dei carri non toccavano spesso. Il viale sembrava polveroso e dava l'idea di essere soffocante a percorrerlo sotto il sole cociente. Ma ai lati, subito dopo l'ultima casetta di legno, iniziava un fitto bosco che sembrava sovrastare il villaggio. Guardando quegli alberi, Joram non sapeva se gli dessero una sensazione di pericolo o di protezione. Diede un'occhiata alle spalle, notando la totale assenza di ogni forma di vita, poi volse lo sguardo verso il sentiero che si snodava tra gli alberi. Sospirò, incamminandosi alla ricerca di qualsiasi sentiero che potesse inoltrarsi nella boscaglia. Sperava di non trovarne nessuno, in modo che si sarebbe potuto riposare inoltrandosi tra la vegetazione senza il rischio che qualcuno si imbattesse in una stradina nascosta e lo trovasse. Sapeva di andare incontro al rischio di trovare qualche animale feroce, ma ormai sapeva come evitarli e combatterli. Sempre meglio uno di loro che degli uomini che battevano i sentieri per dargli la caccia. Quando si rese conto che non vi erano sentieri che si inoltravano nel bosco, si guardò indietro notando con soddisfazione che il villaggio era ormai abbastanza lontano. Tornò er qualche metro sui suoi passi, poi sguainò la spada e cominciò a farsi strada nella fitta vegetazione, ripromettendosi di non tagliare rami o piante se non fosse stato strettamente necessario, in modo da non lasciare tracce. Ogni tanto volgeva la testa alle sue spalle, notando con soddosfazione che le piante sembravano come richiudersi dietro di lui, non lasciando traccia alcuna del suo passaggio, come se avessero acconsentito a proteggerlo... o a rapirlo? Represse un brivido di paura e scosse la testa per cacciare via quel pensiero. Nonostante non avesse più memoria delle notti che aveva passato in quel modo, veniva ancora assalito da dubbi e paure. Forse era normale. Forse. Scelse un piccolo spazio in cui cresceva sollo della soffice erba e vi gettò lo zaino, come se fosse una bandiera da infilare nel terreno per rivendicare un territorio. Con la spada alzata cominciò a muoversi in spirale intorno a quello spiazzo, controllando i dintorni. Poi con un movmento identico, ma inverso, tornò dove aveva lasciato il suo zaino. Prese una coperta e la sistemò a terra. Si sedette su di essa, sbocconcellando della carne secca e bevendo un po' di acqua. Prese poi le erbe dallo zaino e se le spalmò sulla ferita che cominciava a pizzicare. Con un triste sollievo sentì che il pizzicore svaniva lentamente. Gettò quindi via le erbe ormai priva della loro efficacia e sistemò quelle restanti. Con la mano toccò un contenitore di una delle tre rose. Sospirò, vedendo davanti a lui capelli biondi e pelle bianca. Chiuse lo zaino, sfregandosi poi gli occhi, come se volesse impedire loro di lacrimare. E iniziò ad aspettare.
Joram Rosebringer Inviato 21 Aprile 2005 Autore Segnala Inviato 21 Aprile 2005 Trovava ormai difficile tenere aperti gli occhi. Dalla posizione attuale della luna, intuì che doveva essere passato parecchio tempo da quando si era seduto lì. Tese le orecchie per percepire qualsiasi rumore proveniente dal villaggio, ma il vento gli restituiva soltanto il sussurro delle foglie. Si alzò in piedi di scatto, come a volersi svegliare del tutto. Dopo una rapida occhiata intorno, si stirò, sbadigliando silenziosamente. Poi prese la sua roba e si mise in cammino, rifacendo la stessa strada che aveva fatto all'andata. Arrivò al sentiero in un tempo che gli sembrò brevissimo, chiedendosi subito se fosse una sua percezione distorta del tempo o se magari era stato incauto e si era messo ad aspettare in un punto troppo vicino. Scacciò questi pensieri fastidiosi dalla mente e si incamminò in silenzio lungo il centro del sentiero, calpestando l'erba per non fare rumore. Stavolta il percorso per tornare al villaggio gli sembrò esageratamente lungo, pur se capì di essere lui stesso ad andare piano, i sensi perennemente all'erta per captare qualsiasi segno di vita. Raggiunse la ghiaia, fermandosi proprio sul ciglio. Si guardò intorno per vedere qualche movimento o qualche finestra che ancora mostrasse la luminosità tipica di chi era ancora sveglio. Nulla. Rinfrancato, lasciò subito la strada principale per inoltrarsi dentro il labirinto di viette secondarie, più buie e nascoste.
Joram Rosebringer Inviato 22 Aprile 2005 Autore Segnala Inviato 22 Aprile 2005 Trovò l'erboristeria con una facilità che lo rese triste. Ormai era diventato bravissimo a rintracciare ediici muovendosi silenziosamente tra di essi. Ma, conoscendo i fini per cui lo faceva, la cosa non gli dava gioia. E si chiese ancora una volta perché mai insistesse nel sopravvivere. Si affacciò cauto da un angolo di una casa adiacente e vide quello che si aspettava: una guardia ritta in piedi davanti alla porta d'entrata ed una luce da una grata che dava al sotterraneo, segno di un'altra presenza all'interno. Prese un profondo sospiro e incominciò a fare un largo giro silenzioso tra vari vialetti bui, fino ad arrivare alle spalle dell'erboristeria, proprio sopra la grata illuminata. Tenendosi attaccato al muro, gli occhi che vagavano alla ricerca di un minimo movimento, sfilò dallo zaino la solita pozione di Olio del Sonno che aprì, versandone parte del contenuto in una mezza sferetta di vetro, che poi richiuse con un'altra metà. La agitò fino a quando il liquido interno divenne gassoso, rendendo il tutto opaco. Poi la gettò attraverso la grata. E attese i soliti suoni. Rumore del vetro infranto. Cigolio della sedia sulla quale la guardia interna russava beatamente. Tonfo di un corpo a terra e di nuovo un sordo ronfare. La porta d'entrata che si apre. Passi frettolosi verso il sotterraneo. Una leggera esclamazione di sorpresa. Un altro tonfo pesante di un corpo. Joram sorrise. Un sorriso amaro. Silenzioso come la notte stessa che percorreva, entrò dalla porta principale, trovando subito la saletta interrata dove giacevano le due guardie a terra, addormentate. La sua sciarpa imbevuta di oli gli impedì di cadere addormentato mentre frugava tra gli scaffali, prendendosi le dosi necessarie di quell'erba che per lui significava vita. Mise il tutto ordinatamente nello zaino, afferrando anche un paio di pozioni di Olio del Sonno. Prima di uscire si fermò sull'uscio, guardingo. Le sue orecchie stavano attente a qualsiasi rumore, così come i suoi occhi penetravano l'oscurità alla ricerca di ogni presenza vivente. Quando si accorse che soltanto lui ed un gatto che passeggiava lì accanto, diffondendo il suo canto d'amore, erano gli unici ad essere svegli, scattò verso il bosco. La sua figura si muoveva sinuosa atraverso i vialetti, fino a giungere alla distesa di alberi, dove cercò un altro nascondiglio, nel caso quello vecchio fosse stato scoperto. Dopo le solite operazioni di sicurezza, gettò lo zaino a terra e, stringendo l'elsa della spada nella mano destra, chiuse gli occhi appoggiandosi ad un albero. E finalmente si addormentò.
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