Vai al contenuto

Messaggio consigliato


  • Risposte 10
  • Creato
  • Ultima risposta

Principali partecipanti

Inviato

d'accordo, lavoriamo allora con il caro vecchio Cut & paste

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se c'è né uno, è quello

che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando

insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a

molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo

più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui:

cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è

inferno, e farlo durare, e dargli spazio. "

Italo Calvino - Le città invisibili

Era un cervello che galleggiava nel vuoto assoluto, non c'era più nessun

rapporto con il mondo esterno, tutto era buio, silenzioso, intangibile, né

caldo, ne freddo, ogni sensazione completamente inibita, il nulla nella

sua più completa essenza. Ma stava pensando, quindi non poteva essere

nulla? C'era quel filosofo dei tempi antichi che diceva: " cogito ergo sum

" quindi doveva essere vivo.

Un dubbio atroce lo attanagliava, poteva "essere", ma non sapeva con

certezza se era vivo o morto. In fondo nessuno era mai tornato dal mondo

delle anime per raccontare ai vivi come era veramente l'aldilà. E se la

fine era questa? Anche il tempo era difficile da decifrare in quello

stato, i suoi pensieri potevano durare meno del battito d'ali di una

farfalla o una singola affermazione vedeva imperi sorgere e crollare, chi

poteva saperlo?

Non riusciva a capire le sue stesse emozioni, paura, curiosità, angoscia,

stupore, si intrecciavano nella sua tormentata anima. Improvvisamente,

come se qualcuno aveva tirato una leva magica dentro di lui ( o lei, non

si ricordava con precisione), iniziò a sentire una vaga sensazione, come

di torpore... aveva delle gambe! E delle braccia! Doveva essere sdraiato

su una sorta di letto, coperto da un lenzuolo di una stoffa molto ruvida,

aveva freddo e un dolore alla spalla destra che sembrava strinta da una

fasciatura.

Lentamente il nulla si sciolse, i ricordi e le sensazioni iniziarono ad

inondarlo. Era una droide, si trovava in una città, quando... adesso c'era

di nuovo il buio... però riusciva a percepire un sapore metallico nella

sua bocca, sangue ... si, aveva ricevuto una discreta quantità di colpi

sul viso. Ora era la volta dell'olfatto, respirò profondamente per

cacciare dentro il naso più aria e odori possibili... sangue, erbe

medicinali, legno bruciato, olio da lanterna e tutta una nutrita serie di

puzze indescrivibili ma di chiara origine organica. Sudore... correre...

paura... scappa... dolore... frammenti di antichi ricordi riaffioravano

come pezzi di una nave dopo un naufragio sulla superficie agitata della

sua memoria. Le orecchie reclamarono la sua attenzione con un fischio

acuto che gli trapanò la testa da parte a parte, tutti i suoni gli

arrivano distanti come da dietro un muro di ovatta, distingueva a malapena

lamenti, grida di dolore, il tossire rauco di qualcuno, il pianto di una

donna disperata, un bambino che strillava ... le parole erano però, ancora

un borbottio sconnesso e indecifrabile.

Amiril... corri... scappa... se ci prendono ci venderanno al sindacato...

ammazzeranno... Amiril... Ecco il suo nome, Amiril ed i suoi compagni

stavano scappando da qualcuno... chi? Semplici popolani desiderosi di

farsi giustizia da soli? Soldati di guarnigione? Futuristi? Mercenari

dell'artiglio? Altri droidi traditori? Mutanti sul piede di guerra?... Non

dovevano... non avrebbero dovuto rifilare quella fregatura al mercante,

avevano disperatamente bisogno di soldi, Kemow... prima che si accorga

saremo già dall'altra parte di Jadraw... I mutanti... erano stati loro, il

piano non aveva funzionato ed il mercante gli aveva mandato contro i suoi

scagnozzi. Ci fu uno scontro ed ora... - ... sospettano che sia una droide

- Non riuscì a cogliere la frase nella sua interezza, tuttavia, quelle

poche parole bastarono a renderla ancor più agitata e nervosa. Ma certo!

La curavano per poi venderla come concubina di qualche sultano del regno

di Sarum spacciandola per umana e tagliandole la lingua per evitare ogni

possibile noia. Doveva fuggire ad ogni costo da quell’ospedale, raccolse

tutte le forze che gli rimanevano in corpo, cercò di alzare le palpebre,

pesanti come serrande di piombo, il mondo gli appari di nuovo, attraverso

una lente sfocata, i contorni di cose e persone erano difficili da

definire e tutto sembrava danzare vorticosamente di fronte a lei in

un'amalgamarsi di figure colorate. Tentò di alzarsi ma riuscii solo a

sollevare lievemente la schiena dal giaciglio.

- No, non alzarti, sei ancora troppo debole - consigliò una voce carica di

gentilezza genuina al suo fianco, poi una mano forte la spinse

delicatamente a sdraiarsi di nuovo sul letto. Cercò di mettere a fuoco la

figura al suo capezzale, socchiuse gli occhi, ma non riusciva a credere a

quello che vedeva tanto era strano. Era un mutante dalla pelle rosso

fuoco, vestiva in maniera molto semplice, un paio di pantaloni marroni e

una camicia rattoppata in più punti, sporca qua e là di sangue, sulla

fronte aveva un terzo occhio, un rubino lavorato sicuramente da un

artigiano della sua stessa razza. Sul suo muso affusolato (perchè di muso,

e non di viso si trattava) da mustelide sorrideva ad Amiril, aveva dei

grandi occhi verdi e un piccolo naso nero. Ma la cosa più particolare di

tutti erano i "capelli", no i mutanti non hanno peli del corpo, questo lo

sapevano tutti, ma dai lati del suo cranio penzolavano come una sorta di

"tentacoli" una dozzina in tutto, dello stesso colore della pelle, che

ricadevano fin oltre le spalle, di forma conica leggermente affusolata

decorati qua e la con anelli d'oro.

Amiril rimase a fissarlo per un pò meravigliata, poi in un impeto di fuga,

tentò di alzarsi di nuovo per scappare, ma non fece quattro passi che

crollò a terra, le gambe non riuscivano a sorreggerla, in un ultimo

disperato tentativo cercò di uscire dalla stanza trascinandosi con le

braccia, ma fu tutto inutile, il mutante la prese se la caricò sulle

spalle per poi distenderla sul letto. - Non scappare, siamo qui per

aiutarti, appena ti sarai rimessa in sesto, potrai anche fuggire, ma con

queste ferite sei una preda fin troppo facile - disse il mutante,

controllando che le fasciature sulla spalla non si fossero spostate nella

colluttazione. Amiril non rispose, chiuse gli occhi e spostò lo sguardo

verso il muro, non si fidava delle parole di questo animale, era troppo

gentile, troppo ben disposto, sicuramente se lo faceva era per ottenere

qualcosa in cambio.

Inviato

Il mutante sospirò - Io mi chiamo Malachi, tu sei Amiril, giusto ? - La

droide si girò di scatto e chiese con tono sprezzante - e tu come fai a

saperlo, bestia? - Malachi rispose imperturbabile - Me lo ha detto il tuo

amico Kemow... - ma fu interrotto da Amiril che trattenendo a stento le

lacrime domandò - Dove è? Sta bene? - Il mutante rise sguaiatamente - Come

fino a un attimo fa ero una bestia e adesso pendi dalle mie labbra?

Comunque lo abbiamo portato in un'altro ricovero, da quanto mi hanno detto

si riprenderà in fretta, sempre se non scappa prima - Amiril venne

confortata da questa notizia, ma nuovi dubbi l'assalirono: doveva essere

più fiduciosa nei confronti del suo interlocutore? Cercava forse di

estorcergli con la gentilezza invece che con le torture i nomi di altri

droidi? Voleva alimentare la sua speranza in modo da farla guarire prima

per poter venderla?

- I mutanti di solito impalano droidi e cyborg, quanto speri di guadagnare

dalla nostra vendita? - disse Amiril acida. Malachi scosse la testa

sbuffando e roteando le orbite verso il soffitto - No, non sono uno

schiavista, so che ti sembrerà assurdo ed in fondo posso capirti, ma io, o

meglio il popolo del nuovo sole, vogliamo solo aiutarvi, guarite, poi

potrete decidere se pagare il debito con il mercante e presentargli le

vostre scuse o scappare - La droide rimase colpita con quanta sincerità

parlava la bestia: sincerità, speranza, concordia, fiducia, compassione,

misericordia... ormai le sembravano parole buone soltanto per le favole e

inutili nel mondo reale, sembrava impossibile, eppure si sarebbe

abbandonata volentieri a queste semplici "parole delle favole".

- Tu non ti fidi di me, vero? - chiese Malachi - So cosa ti passa per la

testa, posso capirti, hai vissuto tutta la tua esistenza nella paura e

nella paranoia, adesso che qualcuno ti offre il sua aiuto non puoi... o

meglio non vuoi credere che non ci sia dietro una trappola, preferisci

pensare che io sia uno schiavista che ti venderà al miglior offerente? Beh

guardati intorno - e indico con un gesto circolare la stanza. Amiril alzò

lentamente la testa per vedere meglio, in un angolo una vecchia donna

piangeva sopra il cadavere di un bambino, al centro del locale un cyborg

ormai più nel regno delle ombre che in quello dei vivi riceveva l'ultima

benedizione da parte di un sacerdote di Mystral, sdraiati su pagliericci e

letti di fortuna c'erano diseredati d'ogni razza, età e sesso, alcuni

morti in attesa di essere portati via. La droide finì la sua triste

carrellata d'immagini e torno a fissare il mutante che disse puntando

l'indice verso i pazienti - Ti sembra questa merce buona per gli

schiavisti? Vecchi, malati e moribondi? - senza accorgersene Malachi aveva

alzato il tono della voce fino quasi ad urlare e ora tutti nella stanza lo

fissavano. Amiril si morse un labbro, tirando su con il naso, quel posto

così deprimente alla vista, era in realtà una stupenda oasi in un arido

deserto... non puoi... non vuoi... le parole del mutante riecheggiavano

nella sua testa, non sapeva cosa dire, tutto era così rincuorante (sapere

che c'è ancora del posto per la speranza) , ma così terribile (sapere che

tutto questo poteva sparire in un'incursione dei soldati), nel caos

imperante c'era qualcuno che si fermava a raccogliere i frammenti di una

società esplosa per poter ricomporla. Rimase pensierosa, in silenzio, lo

sguardo fisso sul cyborg morente, poi con un filo di voce chiese - Perchè

ci aiutate? Siamo droidi, siamo i vostri nemici - Malachi emise uno strano

verso, come un ringhio ferino soffocato, respirò profondamente e rispose

trattenendo a stento la calma - Perchè? Siamo poi così differenti?

Respiriamo la stessa aria, mangiamo e beviamo le stesse cose che Jadraw ci

dona, vogliamo vedere i nostri figli crescere sani e felici e viviamo

tutti sullo stesso pianeta... Nemici... E continuando a vedere nemici in

ogni angolo, a massacrarci per futili questioni che ci ricondurranno

all'apocalisse... se non peggio.

Le mani del mutante erano serrate a pugno, l'espressione in viso torva,

sembrava dover scoppiare in una furia omicida da un momento all'altro,

invece dopo aver fissato Amiril si rilassò distendendo i muscoli e

abbozzando un sorriso nervoso disse - Noi vogliamo un mondo dove tutti

possono vivere liberi e uguali, un mondo senza confini e barriere, senza

padroni e schiavi, dove la cultura sarà accessibile a tutti, un mondo dove

potremmo tutti dichiararci al tempo stesso unici e fratelli.

La droide rimase ad ascoltare con la bocca aperta, poi controbatté - Ma

questa è un'utopia irrealizzabile! - Malachi, strinse la mano di Amiril e

fissandola intensamente negli occhi disse - Ho letto un antico testo, è

arrivato a noi in condizioni terribili e solo alcune pagine sono

leggibili, non siamo ancora riusciti a capire di cosa tratta in effetti,

ma una frase ha sfidato tutti questi anni per arrivare a me: Chi non crede

in qualcosa per cui è disposto a morire, non è degno di vivere - strinse

ancor più forte la sua mano e continuò - è un'utopia, forse hai ragione,

ma io offro la mia vita per questo sogno. Poteva leggere negli occhi di

quel mutante che c'era una luce "strana", differente da tutte quelle che

aveva visto fino ad ora: c'era il sogno di una società migliore che magari

nemmeno i nipoti dei suoi nipoti avrebbero visto, ma lui era contento

così, sapeva di far parte di un progetto che poteva riportare Jadraw ad

una nuova epoca di splendori.

Dedicato a Martin Luther King (1929 -1968)

Inviato

Veramente bello! :clap:

Mi è piaciuta molto l'atmosfera Cyberpunk e di decadenza che permea tutto il racconto, assendo anche un appassionato del genere. Ma la cosa migliore di tutto è la parte iniziale: bellissima la descrizione dei pensieri del personaggio, la sua presa di coscienza che ricorda molto Joyce e il suo Ulisse. Mi piace molto come da una riflessione passi ad un'altra con un semplice riferimento. Veramente ben scritto.

Un solo appunto lo faccio sulla punteggiatura, la quale risulta un po' troppo "monotematica", con l'uso di parecchie virgole anche dove ci starebbe bene qualche altro segno. Ma nel contesto comunque rimane un racconto godibile e che prende con la presa di coscienza del personaggio, i suoi dubbi e la sua scoperta dell'esistenza di sentimenti creduti estinti.

E un ulteriore applauso per la dedica! :clap:

Inviato

Benchè non ami molto il genere futuristico/apocalittico, devo dire che mi è piaciuto. Sei riuscito a rendere bene le emozioni dei due protagoniti (che poi in un racconto breve che si svolge in un dialogo è quello che conta). E' molto bello, in particolare, l'inizio, il senso di smarrimento.

Se devo fare un appunto (non prenderla come una critica, solo come un suggerimento), in alcuni punti è poco scorrevole a causa della punteggiatura, dovresti curarla un filo di più. Per il resto, oltre al contenuto fine a sè stesso, è anche scritto bene.

Inviato

Idem per qto già detto, ottime idee. Una introduzione meravigliosa (quella di Calvino intendo, ottima scelta) ed un inizio spiazzante che attira l'attenzione di chi legge. Prova a rileggere quello che scrivi pensando che abbia le pause di un dialogo quasi da film...ovvero prova ad esercitare l'arte oratoria (come a teatro) e vedrai che le virgole andranno al loro posto.

Bello, complimenti!

Inviato

Purtroppo una bella storia, interessante e ben inventata perde molto se la lettura diventa faticosa.

Purtroppo in questo caso è cosi, principalmente per la punteggiatura diffettosa e per alcuni errori di grammatica e ortografia (tempi sbagliati e accenti mancanti..).

Ma questo si può correggere tranquillamente, in una mezz'oretta.

Però bisognerebbe renderla anche un po' più scorrevole in alcuni passaggi un po' faticosi, rindondanti un po'.

Cmq la storia è bella, e l'idea è a "premiare". ;-)

Inviato

Grazie a tutti.

La storia nacque di getto molti anni fa' in un periodo abbastanza tormentato della mia vita, la scrissi in un'unica notte senza preoccumarmi di " dettagli " come punteggiatura o verbi. Doveva essere un racconto d'apertura per un MUD post-apocalittico (ora chiuso).

Cerchero' in futuro di controllare maggiormente ortografia e grammatica, non sono mai stati i miei forti.

Inviato

La storia nacque di getto molti anni fa' in un periodo abbastanza tormentato della mia vita, la scrissi in un'unica notte senza preoccumarmi di " dettagli " come punteggiatura o verbi.

Be', se è stata scritta di getto, allora è da premiare ancora di più. :clap:

Inviato

Grazie a tutti.

La storia nacque di getto molti anni fa' in un periodo abbastanza tormentato della mia vita, la scrissi in un'unica notte senza preoccumarmi di " dettagli " come punteggiatura o verbi. Doveva essere un racconto d'apertura per un MUD post-apocalittico (ora chiuso).

Cerchero' in futuro di controllare maggiormente ortografia e grammatica, non sono mai stati i miei forti.

Leggi molto ed ortografia e grammatica si metteranno a posto da soli... ;-)

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account e registrati nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.
 

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...