FeAnPi Inviata 2 Ottobre 2009 Segnala Inviata 2 Ottobre 2009 Ripensando per l'ennesima volta ai libri dell'Eneide su cui ho preparato l'esame, e rileggendo il Silmarillion come "lettura rilassante", ho forse trovato la soluzione alla questione "delle ali" (ovvero: i balrog come li intendeva Tolkien hanno o no le ali? la menzione compare poche volte, e non sembra che usino le ali). La soluzione che ho trovato non nasce dalla logica discutibile di chi usa in senso reale i termini quando conviene a lui e viceversa (per dirne una, nel passo delle ali Gandalf dice ai membri della Compagnia "fly!": che è, Boromir aveva le ali anche lui? o avevano mangiato fagioli nanici?), ma dal confronto con uno dei maestri dell'epica. Nel passo del Signore degli Anelli dove si parla di "ali" riferendosi al balrog (La Compagnia dell'Anello, libro 2°, capitolo V) mi sa proprio che è presente una raffinta citazione da Virgilio (Eneide, II 15 e successivi). Il verso virgiliano suona così: "instar montis ecum diuina Palladis arte". Traduzione rozza: grande come un monte un cavallo con la divina arte di Pallade. Si riferisce al cavallo di Troia creato dagli Achei. Ora, nei versi successivi Virgilio fa riferimento a seconda dei casi al ventre del cavallo o alle "cauernas", "caverne". Il cavallo NON ha caverne, ma metaforicamente è un monte e quindi ci sta che sia descritto in questo modo. Una immagine molto ardita, ma segno di grande arte. Ora, il passo in cui Tolkien accenna sul serio alle ali è: "and the shadow abot it reached out like two vast wings"; tradotto: "e la tenebra attorno ad esso si estese come due ampie ali". La frase è riferita al Balrog. Notate una certa similitudine formale? In seguito, per tutto il passo Tolkien usa ora "ali" e ora "tenebra" o altri sostantivi equivalenti per riferirsi all'oscurità che accompagna il Balrog, così come Virgilio nel II libro dell'Eneide parla ora di "ventre" e ora di "caverna" pur riferendosi sempre a un cavallo (che a rigord di logica caverne non ne ha). Altro che una certa similitudine: recupero bello sostanzioso del testo virgiliano da parte di uno dei massimi autori epici moderni! Se si aggiungono altri passi interessanti, e il fatto che Virgilio non può non essere stato un riferimento quantomeno formale per Tolkien (come per buona parte degli autori posteriori, in effetti), mi sa che il mistero si può dire svelato. Il fatto che si riveli essere una ripresa da uno dei capisaldi dell'epica e della letteratura occidentale supporta decisamente la tesi della similitudine (quasi un rupaka, in effetti) e affossa, a mio parere, qualsiasi obiezione: so come ragionano gli studiosi di letteratura! :lol: ... sì, lo so, sono un comparatista pazzo. 2
Cyrano Inviato 3 Ottobre 2009 Segnala Inviato 3 Ottobre 2009 Io ho sempre pensato che il balrog fosse l'Efrit biblico che se non sbaglio essendo di genesi luciferica anziché satanica come il Leviathan doveva avere le ali nell'iconografia. Ma la tua versione mi piace assai di più... ^^ Sull'ultimo Fenix ho retto un riferimento al Sil con una comparazione gnostica che faceva veramente pietà e quelli li pagan pure per scrivere... Fatti assumere di corsa!!!! Complimenti ^^
pieceverde@hotmail.it Inviato 3 Ottobre 2009 Segnala Inviato 3 Ottobre 2009 Mmmh.... potresti spiegarti meglio per uno "stupido" come me? non riesco a capire se hai effettivamente detto che tolkien ha omaggiato Virgilio o cosa?
FeAnPi Inviato 3 Ottobre 2009 Autore Segnala Inviato 3 Ottobre 2009 Grazie Cyrano. Effettivamente, da quel che ho notato gli studi su Tolkien degli appassionati subiscono il grande controeffetto della "scienza superba TM": nessuno metterebbe un filologo a gestire una centrale nucleare o un comparatista a studiare il DNA, ma un ingegnere, un programmatore e un biologo privi di adeguata preparazione sono ritenuti capaci di disquisire e pontificare riguardo alle questioni letterarie. A ciascuno il suo. Specialmente perché pensare a un riferimento gnostico da parte del cattolicissimo Tolkien mi sembra improbabile: uno, perché vivente Tolkien dello gnosticismo si sapeva ancor meno di oggi, ovvero moooooooolto poco, due perché appunto un cattolico non può costituirti una mitologia basata su quella che considera un'eresia. Di contro, Virgilio è stato oltre che Il modello per l'epica successiva (ho l'idea che anche l'epica nordica mutui qualcosa da quella latina nella sua formulazione... servirebbe avere testi precedenti all'età cristiana, ma ho notato che con la letteratura epica dell'Urbe condivide un gusto per l'allitterazione che manca in altre forme artistiche) un autore molto amato dal cattolicesimo. Per spiegarmi meglio con quanti non sono del ramo, in pratica penso che il fantomatico "passo delle ali" (i balrog hanno ali? le usano? volano? non volano?) possa essere spiegato benissimo alla luce di quel passo virgiliano. Tolkien recupera qui un passo di Virgilio, in una situazione molto adatta: la morte apparente di Gandalf recupera il materiale del libro dell'Eneide relativo alla caduta di Troia; in entrami i casi, la similitudine viene fatta fra i due mezzi della caduta (cavallo e balrog) e in entrambi i casi ciò che cade risorgerà molto più potente di prima (Gandalf come Gandalf il Bianco e Troia come Roma). Perciò, le ali dei balrog possono essere definite dal punto di vista letterario con ogni probabilità solo figurate. Per il resto, se ne dovessi mai avere il tempo vorrei confrontare Tolkien con Omero e Virgilio per rintracciare tutte le citazioni disseminate nei suoi testi più "alti": già c'è una descrizione dell'alba molto "sospetta", e penso che uno studio del genere evidenzierebbe bene il legame fra i maestri dell'epica antica e il padre dell'epica contemporanea.
pieceverde@hotmail.it Inviato 4 Ottobre 2009 Segnala Inviato 4 Ottobre 2009 Grazie ora è più chiaro. Auguri con i tuoi confronti!:-D:-D
FeAnPi Inviato 27 Aprile 2014 Autore Segnala Inviato 27 Aprile 2014 A diversi anni di distanza, e con molta più competenza da un lato e parecchia più umiltà dall'altro ("soluzioni definitive", ormai, non penso più di averne né in testa né in tasca), sono tornato su questa mia riflessione. Ne è nato un pistolettone di immane dimensione che ho pubblicato sul blog, e che sul forum si tradurrebbe in un muro di testo di incredibile mole, ma per gli interessati penso che possa essere una lettura piacevole. In breve? In breve, secondo me, Tolkien non si immaginava i Balrog come alati, ma oggi come oggi i più se li immaginano dotati di ali per tanti fattori, alcuni anche precedenti al lavoro di Tolkien! ^^ 1
MattoMatteo Inviato 27 Aprile 2014 Segnala Inviato 27 Aprile 2014 Dopo aver letto il tuo "pistolettone" (lungo ma estramamente affascinante), ti propongo la mia idea: balrog (notare l'iniziale minuscola) con "ali" (notare le virgolette). Ma non ali reali, bensì metafisiche... un pò come il fuoco e le tenebre cha avolgono il suo corpo, le ali non sono materiali (quindi non sono usabili per volare), ma una semplice manifestazione visiva del suo potere (un pò come la famigerata "aura" di certi cartoni giapponesi); a questo punto non è nemmeno necessario che prendano effettivamente l'aspetto di ali, ma è soltanto la mente dell'ossevatore (i membri della Compagnia) a vederle come ali, in mancanza di untermini più accurati per descriverle.
FeAnPi Inviato 27 Aprile 2014 Autore Segnala Inviato 27 Aprile 2014 Ti ringrazio per il commento e per la reputazione. Indubbiamente, la tua ipotesi è molto più plausibile della "vulgata" in cui le ali del balrog sono composte da qualcosa di materiale o, ancor peggio, dalle fiamme e non dalle ombre. Per come me lo immagino io, il balrog era appunto una figura umanoide "alta" (direi poco oltre i due metri e qualcosa, non assolutamente gigantesca: deve passare da una porta nanica e camminare su un ponte stretto e sottile senza fare il funambolo) circondata dall'oscurità come Gandalf il Bianco è circondato dalla luce. Ovviamente, l'oscurità che circonda la figura si estende e dispiega in spazi maggiori "suoi", e dunque il paragone con delle ali dispiegate ci sta tutto. Il problema, appunto, è che per i più il livello metaforico si concretizza, e quella che potremmo definire "aura" (non per forza nipponica: aureola e sfondo dorato sono dopotutto cose tradizionali dell'iconografia occidentale di un certo periodo) estesa a mo' di ali attorno a un corpo umanoide diventa un tutt'uno col corpo. Questo perché, a livello mentale, il balrog viene "registrato" come un diavolo e al diavolo deve corrispondere anche a livello iconografico. Un po' quando vedi una persona che assomiglia molto come viso e atteggiamenti al tuo conoscente Gino (nome a caso), e per te quella persona deve per forza chiamarsi Gino e anzi resti stupito se salta fuori che (putacaso) odia la musica suonata da Gino. Insomma, per come la vedo io non è che il "Balrog" avesse "ali metafisiche", ma potere oscuro tangibile che si estendeva, col dovuto spazio, appunto così come si estendono delle ali.
MattoMatteo Inviato 28 Aprile 2014 Segnala Inviato 28 Aprile 2014 Insomma, per come la vedo io non è che il "Balrog" avesse "ali metafisiche", ma potere oscuro tangibile che si estendeva, col dovuto spazio, appunto così come si estendono delle ali. (il grassetto è mio) In pratica stai dicendo che l'oscurità generata dal Balrog (manifestazione visibile ma non materiale del potere irradiato del mostro, così come la luce lo è per Gandalf) si estendeva come un mantello (o delle "ali", appunto) dal suo corpo? No, perchè in tal caso stiamo dicendo la stessa cosa... prima, molto probabilmente, mi ero espresso male come mio solito.
FeAnPi Inviato 28 Aprile 2014 Autore Segnala Inviato 28 Aprile 2014 Esatto e no, stavo solo rimarcando la veduta comune. Magari, ecco più che "metafisiche" le avrei descritte come ali puramente metaforiche di tenebra trascendentale, ecco.
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