Angmasir Inviata 10 Gennaio 2010 Segnala Inviata 10 Gennaio 2010 Il Flagello di Durin, Balrog di Moria Disgiunta di un oscuro Balrog è l’ardente scorza tra fuoco e fiamme purpuree altresì amate adesso da molli creste adorne al pari d’un elfico ricamo che l’intreccio, fitto, dimena fra i lunghi vessilli smossi dal vento su un cinereo campo di guerra. Elfico il lamento, a muta voce, sì nell’accogliere della sua violenta frusta, il sorridente abbraccio, quando altrettante lingue poi con rubiconda furia ripetutamente anelano di un’elsa la presa sicura. Né una corazza o elmo o ancora un eroico scudo ad arrestar della fiamma di Udun l’antico rancore covato a lungo attraverso le remote cave di Moria dei nani tutti, perduto e sepolto paradiso nascosto sigillato dagli splendenti fregi in lega di Ithildin, quale lieto corpo alla lusinga di una pallida Luna. Ruggisce al di là del litico ponte di Khazad-Dum un longilineo staffile dalle molteplici maschere, ove quell’iracondo sguardo del Flagello di Durin presto, alimenta dell’unico anello la rapida fuga. Tu, non puoi… Passare! Questo, l’infuocato guaito di colui che s’appresta ineluttabile, a condividere con il più tetro Abisso le tinte profonde e finanche le prigionie tortuose. Come l’esporsi alla luce attraverso un buio varco addentro le cupe e sorde ombre di siffatte miniere, dispiegansi le imponenti ali di brace, così ferendo della notte i primi squarci d’un insolito fato, onde brilla del canuto bastone, il poderoso sfrigolio: Ambedue crollano giù solerti dall’infranto passo dello stregone la caviglia dapprima incatenando all’etereo cappio ora filato dalle demoniche dita. Le corna oblunghe, ben assesta nel debole torace del proprio nemico, finché esauste le calde froge di soffocante bruma, or vengono sfiancate a lutto. Un lieve sussulto, e di Glamdring, elfico flagello, risplende sottile la lama, la cui nomea sussurrata appena dal vento, nella belva apre la serica ferita. Sempiterna, risuona tale battaglia con Mithrandir il Grigio, sulle innumeri vette di un gelido colle Celebdil, questo il nome ovvero Argentacuspide, altresì combattuta su una coltre di velato incanto per ben dieci lunghissimi giorni dell’era mortale poiché per indole funesta, il Demone di Fiamma di valoroso Maiar, tenne ancora ribelle il ricordo. Adesso, sovviene il riposo e degl’Istari, lui solo, segue l’eterica scia di un altro dì, in nuove vesti.
Ricky Vee Inviato 18 Gennaio 2010 Segnala Inviato 18 Gennaio 2010 La mia impressione è che sulle parole e sul linguaggio un po' arcaicizzante non ci sia nulla da dire, mi sembra molto ben utilizzato, però è l'unica cosa. Non sono riuscito ad arrivare al fondo della poesia e penso che questo sia dovuto ad un mancato studio della metrica. Non vedo armonia tra i versi, l'andamento dei versi non è fluido e non segue alcun ritmo. Insomma, io penso sempre che il lessico non sia tutto nella poesia, anzi, ci sono cose ben più importanti 1
Madlefty Inviato 3 Novembre 2014 Segnala Inviato 3 Novembre 2014 La mia impressione è che sulle parole e sul linguaggio un po' arcaicizzante non ci sia nulla da dire, mi sembra molto ben utilizzato, però è l'unica cosa. Non sono riuscito ad arrivare al fondo della poesia e penso che questo sia dovuto ad un mancato studio della metrica. Non vedo armonia tra i versi, l'andamento dei versi non è fluido e non segue alcun ritmo. Insomma, io penso sempre che il lessico non sia tutto nella poesia, anzi, ci sono cose ben più importanti Concordo, una poesia lessicamente molto bella, e anche piena di sentimento, il problema è la difficoltà nel leggerla. Non c'è molta cadenza, né "balla" nella mente quando la si legge, diventa quasi difficoltosa!
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