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[Geki D&D 3.5] - Scelte


geki

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Francis si sentiva orgoglioso che finalmente qualcuno volesse sentire qualche parola da lui diversa da una preghiera o un "Sì, signore", così, anche se un po' infastidito dall'epiteto di ragazzino datogli da Kat, continuò, non senza imbarazzo: "veramente non lo so, so che muoiono quasi tutti i compagni di Taradan, pietrificati dallo sguardo assassino del basilisco." continuava a raccontare mentre con i compagni si accingeva a proseguire il cammino "So che di fronte alla bestia restano solo lui e la bella Siram, ma poi c'è una pagina strappata, i due comunque sopravvivono, perché la pagina successiva si legge che sono distesi sul campo senza vestiti, immagino lacerati dal basilisco che deve aver ridotto i due talmente male che ci devono aver messo un po' a recuperare le forze..." una risposta decisamente ingenua.

Il vecchio diacono doveva, chiaramente, aver apportato delle censure ai libri (seppur di materia mitologica) cui Francis poteva avere accesso.

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Il gruppo si addentrò nella foresta. Connar apriva la fila, Francis si affannava dietro di lui. Kat, visto che sia Mikail che Jakob l'avevano affiancata, si spostò a fianco del diacono, dopo aver sussurrato qualcosa agli altri due

@Jakob, Mikail

Spoiler:  
Scusate, ragazzi, ma non possiamo lasciare non protetto il nostro religioso porcellino - scoccò ai due un sorriso radioso

Il sentiero si inoltrava nel folto del bosco, sempre più scuro.

La luce del sole ormai alto non riusciva a penetrare le fronde fitte e i ragazzi si muovevano nella penombra. Improvvisamente, si sentì un ringhio cupo e feroce.

Veniva da qualche parte più avanti, ma ci sarebbe voluto un gatto, per distinguere qualcosa in quella macchia oscura

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Francis si sentì molto ferito dall'arroganza di Jakob, ma non fece in tempo a esternare i suoi sentimenti: appena sentito il ruggito, infatti, calò il silenzio e il giovane si sorprese a recitare con la mente una vecchia preghiera. Senza fiatare muoveva le labbra, accompagnando i suoi pensieri:

Pelor, non mi abbandonare: rendi forte la mano che impugna il tuo brando.

Pelor, non mi abbandonare: rinsalda il braccio che regge il tuo scudo.

Pelor, non mi abbandonare e schiaccia con la tua forza la testa del mio nemico,

illuminando nelle tenebre la strada del tuo servo fedele.

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MIkail strinse più saldamente la mazza con le mani sudate. Fare lo spaccone era facile, ma l'ignoto che avevano di fronte, concretizzatosi nel ruggito appena uditosi, nel profondo lo terrorizzava. Fece un cenno a Connar sussurrandogli di proseguire con prudenza, mentre anch'egli avanzava un poco, il più silenziosamente possibile.

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si, quella cosa sa che siamo qui. lo sa. lo sa e lo sa. vai francis, inizia a correre urlando. attiralo fuori da bravo. fece jakob, non che lo intendesse veramente, o forse si? sta di fatto che nel nervosismo soleva parlare rapidamente e a bassa voce

ora esce ora no ora esce, ora ringhia ora cammina ora va sul terreno dove è dove diavolo è? jakob si guardava attorno cercandolo...non terrorizzato, ma di certo non rilassato.

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Francis sentiva i rivoli di sudore colargli dalla fronte, poi fece un bel respiro: non è questo il momento di farsi prendere dal panico, Francis!

Le sue carni abbondanti, fino a pochi istanti prima tremebonde, repentinamente si placarono e ogni suo muscolo si tese come se anche le sue braccia, le sue gambe, il suo ventre cercassero di udire qualche altro rumore sospetto nella macchia.

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Magari è andato in bagno! sarebbe il caso di dargli la sua privacy no? costatò Jakob

oppure è semplicemente in attesa del primo fesso che intenda andare a cercarlo sussurrò a bassissima voce e solo a sè stesso più che altro

Magari è andato a cercare qualcosa di più tenero da mangiare? azzardò come ipotesi

perchè non sto mai zitto? pensai

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MIkail non disse una parola, nè degnò Francis o Kat di uno sguardo. Diede invece un occhiataccia al ciarliero Jakob, ma era ovviamente più irritato con sè stesso per aver perso la calma che con lui.

Seguendo Connar, si diresse nella direzione da cui in precedenza erano venuti i ringhi.

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  • 2 settimane dopo...

Connar aveva appena messo piede nella parte più scura della foresta, quando venne assalito da una belva gigantesca.

Il muso zannuto era allungato, come quello di un lupo, ma molto più massiccio. Gli occhi scintillavano rossi e i canini sporgevano di almeno cinque centimetri dal labbro dell'essere. Il collo era largo come un orcio e le zampe erano massicce e allungate, rispetto al cinghiale o al lupo medio.

Il pelo ispido e nero sembrava aver vita propria, agitato da un vento levatosi all'improvviso.

Connar venne urtato e atterrato, ma le pericolose zanne lo mancarono. La bestia interruppe la sua corsa, si girò e si preparò a caricare nuovamente il giovane

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