Supermoderatore Ithiliond Inviata 27 Gennaio 2010 Supermoderatore Segnala Inviata 27 Gennaio 2010 Salve a tutti, ultimamente sono stato colto da un pizzico di ispirazione ed ho scritto il background di un personaggio che sto per giocare (in un pbf qui nel forum) in forma di racconto, quindi ho pensato di riportarvelo qui e chiedervi cosa ne pensate e che consigli potete darmi, soprattutto per quanto riguarda la punteggiatura e i discorsi diretti. Il racconto lascia molti eventi in sospeso o poco approfonditi, un po' per dare la possibilità al DM di gestire la cosa come meglio crede, un po' per mancanza di tempo e non allungare troppo il brodo; allo stesso tempo do per scontate alcune conoscenze del lettore, che dovrebbe sapere ad esempio che il Cuore del Dweomer è il piano di esistenza della Signora dei Misteri (Mystra, anche detta Madre di tutta la Magia), o che i pixie possono leggere nel pensiero. Questo è il post originale, dove ci sono descrizioni, personalità e eventi esplicativi. Il personaggio si chiama Shadri Sphaerideion, come si legge anche nel testo, ed è una paladina della libertà. Spoiler: «Ci siamo Madre, questa è la volta buona che dovrai accogliermi nel tuo Cuore» pensò Shadri. Il ronzio prodotto dal tremare dell’acciaio aleggiava ancora nell’aria, mentre due figure confuse assestavano il colpo successivo. Nella penombra di un vicolo illuminato soltanto dalla luce di Selûne sarebbe risultato difficile distinguere le due forme con lo sguardo, se non fosse stato per la chioma di lunghi capelli bianchi. Un uomo e una donna si stavano affrontando, armi in pugno, quasi danzando al ritmo del cozzare delle loro armi. L’ultimo colpo andato a vuoto aveva aperto la difesa di entrambi, e nessuno di loro aveva perso l’occasione. «Oh per mille dweomer! Non può finire così…» *** Il cielo era terso come un lenzuolo, una coperta celeste distesa dolcemente sulle cime degli alberi del Bosco d’Argento. Shadri era sempre sorpresa dall’improvviso mutamento del paesaggio, mentre si addentrava per l’ennesima volta nella selva di quel bosco che da fuori appare fin troppo inospitale. Come al solito, aveva seguito alla lettera le istruzioni di Jhaumrithe, e lei si era fidata; del resto se non poteva fidarsi di una ninfa, per giunta sua amante, di chi avrebbe potuto farlo? Improvvisamente, senza che Shadri avesse avvertito il minimo rumore, due braccia esili ma decise le cinsero la vita. Nel voltarsi, Shadri aveva già in mente i perfetti lineamenti e le curve della sua amata. Una donna bellissima dalla carnagione chiara, con una lunga chioma ramata coronata da due eleganti orecchie a punta; il fisico snello, formoso e perfetto era messo ancor più in risalto dall’unico velo trasparente che quella donna sembrava indossare, mentre i suoi occhi blu ghiaccio sembravano scrutare Shadri fin dentro la sua anima. «Dovresti fare più attenzione, sir; questo luogo non è abitato soltanto da dolci fanciulle» sussurrò la ninfa con tono di scherno. «Più che fanciulle direi spie; sei così silenziosa che conoscendoti, mi avrai seguito sin dal limitare del bosco» Entrambe le donne si guardarono per un fugace istante. Poi iniziarono a ridere. Si baciarono. La ninfa di nome Jhaumrithe ruppe il silenzio: «Vieni, andiamo nel mio stagno. Anche in questa parte del bosco potrebbero esserci pericoli» Detto questo le prese dolcemente la mano, e la guidò verso un albero enorme, probabilmente vecchio di secoli. Al contatto con la pelle della ninfa, la corteccia dell’albero emise un lieve bagliore verde che si spense in un istante, portando con sé le due donne. --- Una piccola stella luminosa si alzò in aria. Era il segnale. Shadri e l’arpista Eruid entrarono nello scantinato dell’edificio, silenziosi come ombre. Di fronte a loro si profilava un’ampia sala buia, con strani simboli sui muri, in cui aleggiava un nauseante fetore di morte. Al piano di sopra, l’irruzione dei loro compagni stava facendo rumore sufficiente da renderli sicuri di non essere uditi, così avanzarono più velocemente verso la sala successiva. Alla fine del corridoio una figura incappucciata era immobile di fronte ad un’altare. Un enorme cerchio nero con una corona viola era dipinto sulla parete di fronte a loro, e due grandi statue raffiguranti una donna avvenente erano situate sui lati. Improvvisamente la figura incappucciata iniziò ad applaudire. «E così ci avete scoperti, i miei complimenti» la voce era femminile, e glaciale «Grazie, ma ti consiglierei di risparmiare gli applausi per quando ti avremo catturata, o uccisa, in base alle tue reazioni» rispose Shadri sguainando la spada. Eruid non perse tempo, puntò l’arco, incoccò una freccia, e lanciò. La sacerdotessa incappucciata si mosse abilmente con una piroetta evitando il colpo, e mentre Shadri si muoveva a velocità impressionante per intercettarla. I primi fendenti furono bloccati abilmente da uno scudo della sacerdotessa, mentre questa lanciava un sortilegio sulla paladina. Shadri sentì le budella che le si contorcevano, ma si concentrò e l’effetto si interruppe. Mentre la donna era ancora sbalordita, una freccia le si conficcò nella spalla. Shadri incalzò la sharrana, menando fendenti da ogni angolazione. Ad un certo punto udì Eruid imprecare. C’era qualcuno nascosto nell’ombra, che non avevano notato. Con velocità sorprendente, Shadri sferrò un calcio alla sacerdotessa facendola rovinare sul pavimento, e si spostò verso il nuovo arrivato colpendolo con la sua lama. «Ehi pezzente, scommetto che non sei in grado di colpire una donna nemmeno se ce l’hai di fronte» esordì Shadri, menando un altro fendente. Lo sharrano la prese in parola, assestandole una pugnalata vicino al collo con movimento improvviso. Si era scoperta troppo. Il colpo la fece traballare, ma restò in piedi cercando di difendersi con lo scudo. Il colpo successivo non arrivò mai, a causa di una lama che era improvvisamente comparsa nella gola del suo avversario. Poi un’oscurità soprannaturale calò su di loro. «Cosa sono questi trucchetti da due soldi, sharrana. Tutto qui quello che sai fare?» Shadri si mosse, lateralmente verso la parete, sentendo Eruid che si muoveva nell’altra direzione. Un istante dopo sentì un’ampolla infrangersi seguita da una fiammata che incendiò l’area da dove si era mossa. La ferita continuava a sanguinare, ma non le impediva i movimenti. Ansimante, uscì allo scoperto, urlando. «Sono qui, stupida idiota! Tutta questa oscurità deve averti annebbiato la mente, oltre che la vista» La donna non attese oltre, impugnò un chakram e si lanciò alla carica. Attaccò con insolita ferocia, tanto che per Shadri fu impossibile attaccare. Continuò a bloccare la furiosa serie di colpi della donna, quando ad un certo punto questa si fermò e guardò dietro di sé. Dalla schiena della sharrana spuntava una freccia, e l’istante successivo Eruid trapassò la donna con il suo stocco. «Ce ne hai messo di tempo, ancora qualche attimo e mi avrebbe colpita» Eruid si chinò porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. «Non avrai dubitato di me, avevo la situazione in pugno sin dal primo momento» rispose l’Arpista, ammiccando. «Si, infatti ho visto come tenevi a bada quello lì» indicando un punto vago all’interno dell’area di oscurità magica. Nel frattempo i rumori al piano superiore erano calati di frequenza e intensità. «Vieni Shadri, andiamo di sopra, qui non è più compito nostro» «Si un attimo» La Fiamma d’Argento si chinò verso la sacerdotessa, le strappò via il simbolo sacro e lo mise in un fazzoletto di seta. Dopo averlo sistemato si passò una mano sulla ferita, mormorando una preghiera per richiuderla. Poi seguì il suo amico. --- Quella sera Selûne era alta nel cielo, e altre sette stelle particolarmente luminose le aleggiavano intorno. Shadri le vide e sorrise, consapevole che nessun’altro, tranne forse Elthiriam, le aveva notate. Chinò il capo inginocchiandosi per sottoporsi alla cerimonia, mentre una cascata di capelli argentei le copriva il volto. In seguito una brezza le sfiorò dolcemente il viso, mentre il suo capo era chino. «… ti proclamo Fiamma Argentea dell’Ordine del Fuoco Mistico» l’imponente cavaliere ritrasse la sua lama dalle spalle della ragazza. Shadri si alzò in piedi e ringraziò «possa la Madre di tutta la Magia guidare i miei passi; grazie lord Aravilar» un applauso la interruppe. Qualcuno più lontano, forse sir Barrington, ordinò di dare inizio ai festeggiamenti e subito i presenti si fiondarono sulle cibarie e sul vino. La conversazione continuò nonostante la confusione di sottofondo. «Non ringraziare me, giovane Shadri; se sei arrivata fin qui il merito è tuo e del tuo maestro Elthiriam; non siamo dei Cavalieri, ma il nostro percorso è più angusto e rischioso, e grazie alla tua perseveranza e agli insegnamenti di Elthiriam ora sei pronta per affrontarlo» «Sono sicura di esserlo, Aravilar» poi si voltò verso Elthiriam, baciandolo rapidamente sulla guancia «Grazie Elthy». Aravilar le lanciò un’occhiata oblicua, e sospirò. «Fortunatamente ti ha addestrata lui, io non credo che sarei riuscito a sopportarti; comunque basta smancerie, o farai arrossire il nostro Elthiriam ancor prima che inizi a bere» «Non preoccuparti lord, nessuno noterà la differenza» rispose Elthiriam sorridendo. Aveva un bel sorriso, pensò Shadri, c’erano pochi uomini che le faceva quell’effetto. Non aveva molta importanza in quel momento. «Bene, ora non mi chiamerai più “ragazzina”; sono una Fiamma Argentea io» lo stuzzicò mentre lui le cingeva le spalle, dirigendosi nel mezzo della folla. «Giusto, dovrò chiamarti sir Ragazzina allora» risero entrambi buttando il capo all’indietro. «Hai notato le stelle, Elthy?» «Come potrei non averle notate, succede sempre; a dir la verità ho avuto allievi migliori di te, quindi temevo che questa volta non sarebbero comparse» Shadri si ritrasse dalla presa del maestro, mostrandogli la lingua mentre tratteneva a stento un sorriso. Poi si voltò, decisa a godersi la festa il più possibile prima di scendere al Bosco d’Argento a passare il resto della notte. Forse avrebbe danzato, giusto per vedere l’effetto che poteva avere sui suoi nuovi pari-grado. --- «No Shadri, non credo che uscirai dalla Sede, tantomeno andrai a quella festa, finché non avrai terminato il compito che padre Urnest ti ha assegnato; lui si aspetta che glielo consegni dopodomani» Shadri esitò, fissando Elthiriam con diffidenza «Mi hai sempre detto che, a parte il rispetto e la disponibilità, non esistono regole degne di questo nome» «Certo Shadri, infatti questa non è una regola, né un’imposizione; le lezioni di padre Urnest sono necessarie affinché tu possa comprendere l’importanza del ruolo di una Fiamma Argentea e imparare ad essere degna di tale nome – mentre parlava, Elthiriam si avvicinava alla ragazza – e poiché mi sembri interessata a far parte del nostro ordine, credo che tu possa utilizzare parte del tuo tempo per un buon fine» «Ma mi ha chiesto di stilare una lista completa delle leggi delle Marche d’Argento ed esporre i miei commenti, non ci potrei riuscire neanche nel doppio del tempo!» rispose Shadri con aria frustrata. «E allora parlane con padre Urnest, è anziano ma disponibile e gentile, saprà tener conto delle tue motivazioni se ti dimostri diligente e interessata; d’altro canto sei liberissima di fare come credi, ma uscendo da quella porta proverai a me quanto a te stessa che anteponi il tuo divertimento personale all’apprendimento – fece una breve pausa, guardandola negli occhi – e non si tratta di apprendere una ricetta di cucina, ma del ruolo che vorrai ricoprire in futuro, ruolo che richiede assunzione di responsabilità» finito di parlare Elthiriam attese una risposta dalla ragazza, fissandola con aria seria. Dopo qualche attimo di esitazione, Shadri rispose sconsolata «… hai ragione Elthiriam, io … grazie per il consiglio» e voltatasi, si incamminò verso i suoi alloggi. --- I singhiozzi della ragazza si perdevano nella notte, attutiti dal leggero sottofondo della pioggia. «Amaevelith, dove sei! Ti prego non andartene» la voce affranta della giovane Shadri non doveva arrivare molto lontano, ma in quel bosco inospitale forse era un bene. Improvvisamente, la ragazza si rese conto di qualcosa che la stava seguendo. Si girò speranzosa, guardando in basso aspettandosi di incrociare il volto del suo amico pixie, ma non vide esattamente ciò che si aspettava. Una creatura muscolosa, deforme e verde, alta più di due metri, si stagliava su di lei. I suoi artigli affilati promettevano una morte certa, e il suo sguardo omicida non contribuiva a confortare l’animo della malcapitata. Doveva essere arrivato sottovento, perché altrimenti il suo tanfo nauseabondo l’avrebbe quantomeno allertata. Con la determinazione di chi non ha più nulla da perdere, Shadri estrasse la scimitarra e aspettò stoicamente l’attacco, che non si fece aspettare. Il colpo dell’enorme troll fu abilmente bloccato dal buckler della ragazza, che però non riuscì a reggere la forza dell’impatto, frantumandosi istantaneamente; nel contempo la scimitarra di Shadri colpì l’addome del troll, che non sembrò affatto risentirne. Il secondo colpo le arrivò in pieno petto, e Shadri fu sbalzata indietro di almeno 3 metri, rovinando malamente ai piedi di un imponente albero, che doveva vantare parecchi secoli. Chiuse gli occhi, aspettando il colpo di grazia. Aspettò per vari secondi, quando udì dei suoni strani, un misto tra un gorgoglio e lo scoppiettare del fuoco nel camino. Riaprendo gli occhi notò che il troll era letteralmente in fiamme nonostante la pioggia, con la gola trafitta da ben due frecce. Più avanti, una figura armata di arco si stava avvicinando, forse una donna, probabilmente un’elfa. Il tanfo di troll bruciato riempiva l’aria, ma Shadri rimase immobile, seduta ad attendere il suo salvatore. Quando si avvicinò abbastanza la vide, una donna bellissima, forse una dea, con indosso un’elegante armatura di cuoio che lasciava scoperta buona parte dei seni e delle gambe in modo talmente provocante da non riuscire a toglierle gli occhi di dosso. Quando il troll smise di dimenarsi, la donna si chinò verso Shadri, prendendole una mano e parlandole con voce dolce e rassicurante. «Non aver paura, è tutto finito ormai» Shadri strinse la mano e si lanciò nel suo abbraccio, scossa dai tremiti di lacrime che non potevano essere più trattenute. Non si accorse del bagliore verde proveniente da dietro di lei, né della magia che la trasportava, assieme alla sua salvatrice, in un altro luogo. --- La città era illuminata da un flebile bagliore lunare, proveniente sia da Selûne che dal magico ponte collegante le due metà di Silverymoon. Edifici imponenti ed eleganti creati all’interno di enormi alberi ricoperti di vetro colorato si profilavano ovunque, spesso collegati da ponti sospesi su cui vagava qualche allegro passante. Una musica lontana pervadeva l’aria riempiendola di serenità e allegria. Quando Shadri e Amaevelith si presentarono all’ingresso dell’edificio, si sentirono sollevati come non erano mai stati sin dalla loro partenza da Waterdeep. La costruzione che avevano di fronte era una enorme sequoia cava circondata da un discreto giardino; sul perimetro, un elegante intreccio di radici faceva da recinzione, rinforzate da un modesto muretto di pietra con inferriate dello stesso colore della chioma dell’albero. Il cancello d’ingresso aveva delle incisioni che recitavano in modo originale parte del dogma della Signora dei Misteri – “Amami come sono, ma non usarmi come un’arma per cambiare il mondo a tuo piacimento. La vera saggezza è nel sapere quando non usare la magia”. Non appena Shadri e Amaevelith furono abbastanza vicini, una delle guardie all’ingresso si fece avanti. «Salve signori, questa è la sede delle Fiamme Argentee dell’Ordine del Fuoco Mistico qui a Silverymoon. Desiderate qualcosa in particolare?» «Siamo qui per vedere sir Elthiriam, se possibile. Ci manda suo fratello Vimoun» esordì Amaevelith, ora nella solita forma di elfo della luna. «Vado subito a controllare se Elthiriam è disponibile sir, attendete qualche momento» detto questo la guardia si dileguò all’interno del giardino. Shadri e Amaevelith si scambiarono delle occhiate d’intesa. Quel posto sembrava meraviglioso, probabilmente nessuno sharrano era mai giunto a Silverymoon. Dopo qualche minuto, la guardia tornò accompagnata da un altro uomo. Avvicinandosi si presentò educatamente. «Salve signori, sono sir Elthiriam Morieth in carne ed ossa, mi hanno detto che vi manda il vecchio Vimoun; cos’ha combinato questa volta?» esordì il nuovo arrivato. Elthiriam era un uomo prestante, sulla trentina, con una folta barba castana e una corta chioma arruffata dello stesso colore. Il suo sorriso era gioviale e rassicurante, ma i suoi occhi grigio acciaio tradivano determinazione e diffidenza. Amaevelith parlò per primo. «Non più del suo dovere, sir – fu la repentina risposta di Amaevelith – ci ha mandati qui per sfuggire ad un assalto diretto di un gruppo di sharrani, e tutt’ora non abbiamo sue notizie» fece una breve pausa per dare al suo interlocutore il tempo di realizzare il pieno significato delle sue parole «noi due ci siamo già incontrati, io sono Amaevelith, il pixie; questa bella e irrequieta adolescente invece è Shadri Sphaerideion, può darsi che tuo fratello te ne abbia già parlato» «In verità no, non me ne ha ancora parlato – sospirò cambiando discorso – immagino che non ci sia modo di sapere cosa sia accaduto a Waterdeep se non recandosi di persona sul luogo; se mio fratello sta bene, mi manderà certamente un messaggio per informarmi» mentre parlava, Elthiriam gettò soltanto qualche fugace occhiata alla ragazza «comunque entrate, immagino siate provati dal lungo viaggio, vi presenterò i miei compagni e mangeremo assieme questa sera, se per voi va bene» «Certamente sir, ti siamo grati per l’ospitalità» rispose Shadri repentinamente «Non chiamarmi sir, sono solo Elthiriam, va bene?» sorrise Elthiriam «D’accordo Elthiriam» rispose Shadri sorridendo Attraversavano il giardino notarono che era tenuto con grande cura. Davanti alla porta di ingresso dell’edificio, Elthiriam fece entrare la giovane aasimar per prima, poi attese qualche momento fermando Amaevelith. «Immagino che finché non avrò notizie di mio fratello dovrò prendermi cura di lei» riprese la Fiama Argentea. Amaevelith annuì. «Io rimarrò qui per qualche giorno, poi mi ritirerò; questa non è la vita che fa per me» rispose il pixie «Capisco» annuì Elthiriam «la tratterò bene, non temere; forse potrebbe entrare a far parte dell’ordine» «Se riesci a domarla, certo potrebbe anche, ma dubito che ci riuscirai; una volta che si sarà ambientata sarà difficile tenerla ferma un momento» sorrise Amaevelith. «Non temere, più è refrattaria alle regole e alla disciplina, meglio è» Elthiriam ricambiò il sorriso. --- «Scappa Shadri! Non restare qui!» Il clangore dell’acciaio che si incontra riempiva l’aria, e colpo dopo colpo Shadri era sempre più insofferente per non poter partecipare allo scontro per aiutare Vimoun e i suoi adepti. «Amaevelith, porta via Shadri! Andate da mio fratello, lui saprà prendersi cura di lei» gridò il cavaliere mentre bloccava un fendente del sacerdote enorme che aveva di fronte. «Non avete alcuna speranza, scappare non servirà a niente» il sacerdote di Shar incalzò, sfondando la guardia di uno dei cavalieri adepti di Vimoun e tranciandolo in due per lungo, a partire dalla spalla. «Anche uccidendo noi, la Vergine della Luna continuerà la sua opera» incalzò Vimoun, mentre la sua mazza spappolò il cranio dell’unico altro sharrano rimasto in vita. «La Sgualdrina della Luna vorrai dire, quella sottospecie di pu***na non è in grado di addestrare neanche un ordine decente di Cavalieri» esclamò lo sharrano mentre la sua lama separava la testa dal collo dell’ultimo adepto. Amaevelith comparve, nella sua vera forma. Shadri lo aveva visto spesso in quel modo, ma ne rimaneva sempre sorpresa. Le labbra del folletto pronunciarono poche parole in una lingua sconosciuta, e improvvisamente Shadri era pronta a dimenticarsi di Vimoun per seguire Amaevelith ovunque volesse andare. Lasciando la stanza visualizzò per l’ultima volta le fattezze dello sharrano che aveva massacrato le uniche persone che amava in quello strano mondo: un viso affilato, una folta chioma corvina, due sopracciglia spesse e un sorriso beffardo. Non le avrebbe mai dimenticate. Seguì Amaevelith attraverso vari cunicoli di Waterdeep, per tutta la notte. Poi presero due cavalli, qualche provvista, e partirono per il nord. Quando Shadri si rese conto di quello che era successo, sgridò Amaevelith in un impeto di rabbia, pronunciò parole che non aveva mai pronunciato prima; quando smise, Amevelith era ancora lì che le cavalcava a fianco in silenzio. «Come hanno fatto a trovarci, Vimoun aveva la protezione dei Lord!» esclamò Shadri dopo essersi calmata. «I lord non possono sempre stare dalla nostra parte; il nostro operato infrange numerose leggi di Waterdeep, probabilmente avranno avuto le mani legate» «Ma se non fosse per Vimoun, Waterdeep pullulerebbe di sharrani!» la voce affranta di Shadri era prossima alla disperazione «A cosa serve avere delle leggi per salvaguardare una città, se non fanno altro che favorire i malintenzionati? Non ho mai visto uno sharrano processato, quanto pensano possa durare questa farsa? Ogni legge ha la sua scappatoia, se vogliono veramente il bene della città devono agire e non tergiversare con inutili rotoli di pergamena!» Amaevelith rimase in silenzio. Per Shadri la sua espressione seria era qualcosa di terribilmente triste e sbagliato «un pixie sorride sempre – le disse una volta Amaevelith – anche quando non c’è più nulla di divertente» evidentemente le aveva mentito. Ma allora perché non piangeva? «Vimoun non vorrebbe che lo facessi» esordì inaspettatamente Amaevelith. Shadri lo fissò per un'istante con aria dubbiosa, poi comprese qualcosa e si voltò a guardare la strada davanti a sé. Passarono il resto della giornata in silenzio. --- La spada di legno di Vimoun la colpì nuovamente sul costato. «Sei troppo scoperta, Shadri! Non puoi pensare soltanto ad attaccare, devi anche saperti difendere, o al primo scontro ci lascerai la pelle!» esclamò Vimoun mentre la incalzava con un altro fendente. L’ultimo colpo di Vimoun le tolse il fiato, ma la sua spada di legno lo aveva raggiunto sul petto. «Almeno con la spada sei rapida e hai una buona mira, cosa che non puoi certo vantare con l’arco e la balestra» riprese Vimoun in tono serio. Notò che Shadri quasi ansimava per la fatica. «Bene direi che per oggi può bastare, da domani inizieremo l’addestramento con lo scudo, forse così ti sarà più facile difenderti» «Si Vimoun» rispose Shadri. Il maestro Vimoun sospirò, cancellando la serietà dai suoi lineamenti. «Ora che l’addestramento è finito, volevo donarti questo» le porse un braccialetto d’oro bianco con alcuni simboli appesi, di ottima fattura. Shadri lo prese e lo indossò, ringraziandolo. «Sono i simboli di Eilistraee, Mystra e Selûne, in onore dell’alleanza tra i Cavalieri della Luna Blu e le sacerdotesse della Promenade che ti hanno salvata» la voce di Vimoun era tornata calda e serena come sempre «ora va da Amaevelith, ti sta aspettando per le sue lezioni. Almeno nel suo addestramento te la cavi» portò la mano sulla sua chioma bianco-argentea, spettinandola. «Grazie Vimoun» la giovane Shadri abbracciò il maestro e poi corse via. Vimoun sospirò scuotendo la testa. Finché potevano beneficiare dell’appoggio di alcuni lord di Waterdeep, non avrebbero corso particolari rischi, e Shadri sarebbe stata bene. --- La piccola Shadri era sempre stata costretta a servire i suoi padroni drow, seguendo alla lettera le loro direttive. Era giunta a capire che ogni persona con la pelle d’ebano ed i capelli argentei poteva essere molto pericolosa se non la si trattava con il dovuto riguardo. Il suo padrone Ilmryn le aveva anche tagliato i capelli perché qualcuno dei suoi clienti avrebbe potuto invidiarne la colorazione e la bellezza. «Potrai farli crescere quando diventerai abbastanza grande da lavorare in un bordello» le aveva detto Ilmryn. «Cos’è un bordello, padrone?» rispondeva lei. Di tutta risposta riceveva uno sganascione talmente forte da farla cadere sul pavimento. Non le era permesso fare domande al padrone. Nonostante tutte le sue convinzioni sviluppate in un anno di schiavitù, a partire dal giorno in cui alcuni drow la rapirono per venderla ad Ilmryn, ebbene i drow che aveva di fronte erano delle brave persone. Stavano occupandosi delle sue ferite, e sembravano veramente preoccupati per la sua salute. «Come ti chiami piccola?» le chiese la donna che si stava occupando di lei. Indossava un cuoio borchiato, e al collo pendeva un ciondolo argentato, raffigurante una drow nuda dai lunghi capelli, che impugna una spada bastarda. Mentre le ripuliva il viso, le sistemò il suo gatto nero tra le braccia. «Shadri Sphaerideion mia signora» rispose lei, mentre stringeva forte il suo Pantoufle. «Non sono la tua signora, piccola Shadri, e non c’è più nessun signore da servire; sei libera ora» «Ma il padrone Ilmryn si arrabbierà» «Non preoccuparti - la drow sospirò, continuando a sorriderle - non potrà più arrabbiarsi per un bel po’ di tempo, né ti verrà a cercare; ora dovresti venire con noi, ti porteremo da qualcuno che potrà prendersi cura di te» la donna terminò la medicazione e le prese una mano accompagnandola fuori. Mentre camminavano per alcuni vicoli illuminati da un luce fioca particolare che disturbava la sua vista nell’oscurità, notò il cadavere di una delle guardie di Ilmryn. Per la prima volta dopo tanto tempo, poteva uscire e girare per Skullport in compagnia dei suoi nuovi padroni-amici. Pantoufle guardava la zona circostante del grembo della bambina, e sembrava quasi sorpreso quanto la sua padrona. «Da quanto tempo sei qui, piccola Shadri?» «Dovrebbe essere quasi un anno, Ilmryn ha un calendario» «E prima dove vivevi?» continuò la drow. Shadri rimase in silenzio per qualche secondo. «… Non me lo ricordo» *** Quando riaprì gli occhi, la testa le pulsava a tal punto da sembrare in procinto di scoppiare. Attese qualche secondo prima di mettersi a sedere. «Buongiorno Shadri, vedo che stai bene» era una voce familiare, ma ancora non riusciva a mettere a fuoco. «… Aravilar?» «Si Shadri, sono io; sei nel tuo alloggio ora, lo riconosci?» Shadri annuì guardandosi attorno. «Che cosa è successo?» «Ti abbiamo trovata priva di sensi in un vicolo, affianco ad un uomo nelle tue stesse condizioni» «… Lo avete già interrogato?» «Si, e sembra un onesto avventuriero. La sua storia è molto particolare, e a quanto pare vi siete fraintesi – fece una breve pausa per aiutarla a mettersi in piedi – la magia dei sacerdoti ha confermato le sue parole, ci si può fidare» Shadri rimase immobile qualche istante, in equilibrio incerto. Poi si mise una mano sulla fronte. «Forse ha ragione, quella sera ero sovrappensiero, mi era sembrato che mi seguisse, quando ho visto l’armatura chiodata, e mi sono lasciata suggestionare - attese qualche istante che il dolore si alleviasse - è stato un grave errore, e me ne dispiaccio» Aravilar annuì, poi le portò un calice pieno d’acqua. «Lo troverai in ambulatorio, forse dovresti parlarci; si chiama Claud»
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