Vai al contenuto

Disordine e Morte. (per gilga)


Arohn

Messaggio consigliato

L'animale non ebbe tempo ti allontanarsi troppo che gia varg lo rincorreva follemente, con la bava alla bocca. in poco tempo il mezz'orco fu sulla bestia, ancora ignara. Ancora correva, quando un piccone calò sul suo fondoschiena, e si uncinò, arrestando la corsa del cinghiale che grugnì di dolore. Perse il ritmo dei suoi passi, inciampò e cadde a terra. Rotolò su se stesso, poi rapidò si rialzò sulle sue zampe e si volse minaccioso, grugnendo stridulamente, contro il suo avversario: Varg. La natica destra dell'animale sanguinava copiosamente.

(siete in corpo a corpo, gli hai fatto 7 danni, il suo round lo ha perso ad alzarsi. tocca a te.)

Link al commento
Condividi su altri siti

  • Risposte 58
  • Creato
  • Ultima risposta

Agli occhi di Varg, il cinghiale appariva già inflilato su uno spiedo, arrostito e aromatizzato con erbe selvatiche.

Sbavando di eccitazione, il mezz'orco cercò di piantare i picconi sull'animale come se fossero coltello e forchetta, anche se, va detto, non era solito utlizzare le posate.

(se ho il talento ira extra entro in ira e faccio un attacco completo, altrimenti solo attacco completo. Riesci a inviarmi la mia scheda 3.5 via email o mp che non la trovo più :()

Link al commento
Condividi su altri siti

(inviata con MP, non hai il talento)

Il barbaro aveva il sangue agli occhi, ognuno dei suoi picconi tracciò nell'aria un attacco ben preciso, e ognuno dei suoi picconi si scontrò con la carne della bestia. il primo al collo, il secondo in piena fronte. (hai fatto il massimo a entrambi i tiri, il secondo critico. culo esagerato. insomma in tutto co st'attacco hai fatto 38 danni +i 7 di prima: defunto)

Il cinghiale stava per partire con un morso al braccio di varg proteso per l'attacco, ma si ritrovò ben presto con la lingua all'aria, e il cranio frantumato da un piccone che scavava con la sua punta nel cervello. I due attacchi micidiali non avevano lasciato scampo alla bestia che cadde in terra in preda alle convulsioni.

Il piccone che aveva fracassato il cranio dell'animale uscì fuori con l'estremità sporca di sangue misto a frammenti di cervello. l'altro invece era come al solito completamente rosso. Solo altro sangue, sul sangue gia rappreso degli sfortunati che avevano incontrato varg prima di allora.

Link al commento
Condividi su altri siti

Nel giro di pochi minuti il grasso ungulato, attraversato da parte a parte da un ramo nodoso e messo sul fuoco, era pronto per essere mangiato.

A dire il vero, anche gli avventori della più lurida bettola si sarebbero rifiutati di cibarsi di carne di cinghiale cruda ricoperta di peli anneriti dal fuoco, ma Varg non dava troppo peso a simili pedanterie.

Il mezz'orco divorò l'intero animale e, dopo essersi svuotato del gas che aveva in corpo, decise che aveva voglia di farsi una bella dormita.

Si sdraiò in terra accanto ai resti del banchetto e si abbandonò al sonno.

(grazie per la scheda)

Link al commento
Condividi su altri siti

Il sole era tramontato da un pezzo dietro alla sagoma scura e frastagliata del monte Fern.

Fuori dalla vecchia miniera, Varg sapeva cosa lo attendeva: freddo, e pioggia.

All'interno, il fetore della carcassa di un grande orso bruno e dei cadaveri di quattro uomini sarebbe stato insopportabile per chiunque. Ma gli odori, per quanto acri e sgradevoli, di solito lasciavano il mezz'orco indifferente.

Con una mano strappò un altro brandello di carne dall'animale morto, e lo scaraventò vicino al fuoco.

La carne dell'orso era un po' stoppacciosa, ma almeno soddisfava una delle sue tre ragioni di vita: mangiare.

Il mezz'orco azzannò il boccone e lo trangugiò con avidità. Poco dopo un fragoroso rutto sovrastò per un attimo il ronzio dei mosconi.

Quanto alla sua seconda ragione di vita, il sangue, il mezz'orco era stato ugualmente fortunato.

La notte precedente uno sparuto gruppo di uomini aveva cercato riparo nella miniera abbandonata che da da quasi un mese lo ospitava. Varg si era avventato su di loro con la schiuma alla bocca... Prima che gli fosse conficcato un piccone nel cranio, l'ultimo a restare in vita aveva mormorato qualcosa a proposito di una città poco distanze, verso ovest... Up-Comr... Urp-Corm... qualcosa del genere.

La mente del mezz'orco si sforzò di ricordare... da tempo viveva nelle terre selvagge, cacciando, uccidendo e derubando le proprie vittime: umanoidi, o deboli avventurieri.

...una città ...mmrghhhh

Varg aggrottò le sopracciglia e rilasciò parte del gas che si era accumulato nel suo intestino.

Una cosa in effetti gli mancava: una femmina, o quantomeno un elfo... era stufo di doversi accontentare di animali per appagare il proprio vorace appetito sessuale.

Varg si alzò, infilò i picconi nella cintura, si avvolse nel pesante mantello di lana, orinò sui cadaveri e lasciò la miniera. Diretto verso la meta. Le mosche, come sempre, lo seguirono.

4 Aphete

Dall'alto dei picchi di Fern il Mezz'orco sembrava avere il mondo tra le sue possenti mani.

Varg guardava il panorama mozzafiato ed in lontananza a circa un giorno e mezzo di viaggio, la sua meta: Upr Cormr. che maestosa costruzione, delle possenti mura in pietra circondavano la città a protezione di essa.

Era troppo lontano per vederne i particolari, ma poteva comunque immaginare che splendore fosse quella città.

Dalla sua posizione gli risultò relativamente facile vedere e studiare la zona ai suoi piedi.

In mezza giornata sarebbe riuscito a scendere dalla montagna, per poi ritrovarsi in braccio alla foresta del lato est della città: un intricato groviglio di rami che forse non avrebbero permesso nemmeno ad un raggio di sole di attraversarli e toccare il suolo.

Quella foresta era senza dubbio secolare; alberi robusti e dal tronco molto grande erano infatti la caratteristica dominante della zona. La foresta sembrava arrivare fino ad una decina di chilometri di distanza dalla città.

Era certamente estate, ma l'aria mattutina della montagna e del nord era sempre fredda e pungente, il cielo sembrava essere minaccioso con nuvoloni che forse si sarebbero spostati verso nord entro il pomeriggio, se non si fossero scaricati prima con una leggera pioggia.

Mentre osservava la città, Varg si strofinò con foga le parti basse.

Sentiva proprio il bisogno di compagnia.

Dopo essersi tolto con un po' di catarro e sporcizia dalle narici larghe e pelose, il mezz'orco si leccò le dita e sputò in terra.

Finalmente si mosse, diretto a grandi passi verso la foresta.

Un cinghiale bello grasso sarebbe stato perfetto per uno spuntino. L'eccitazione dovuta al pensiero che presto si sarebbe sfogato gli aveva fatto venire di nuovo fame.

Era l'alba quando cominciò a scendere da Fern, l'aria diventava meno umida e fredda man mano che scendeva, ma già dopo poche ore il suo stomaco brontolava al pensiero del cinghiale che sperava di trovare sul suo cammino, che però non si presentava.

Il terreno sotto ai suoi piedi cominciava a diventare meno roccioso man mano che scendeva e il paesaggio cominciava a colorarsi anche di verde. Piccoli alberelli ancora non uccisi dal freddo dell'altitudine di Fern erano sparsi qui e là.

Il viaggio proseguiva senza intoppi fino a metà del tragitto, che sperava di concludere prima di fermarsi a mangiare... o meglio, a divorare, qualcosa.

Un orso bruno attraversò la strada a circa una ventina di metri da lui. Sembrò non notarlo, in quanto, incurante, si avvicinò a quello che sembrava essere l'albero più grande della zona: il veterano della flora di quell'altitudine.

Forse, secondo l'orso quell'albero poteva conservare qualche generoso alveare.

Svogliato, a quattro zampe, si dirigeva a passi pesanti in cerca di cibo. Dalle dimensioni della bestia, Varg poteva intuire che non era certamente un cucciolo, ma non era nemmeno un adulto.

Sembrava inoltre non portare cicatrici evidenti, che gli avrebbero mostrato esperienze passate con gli umani. Insomma era un animale certamente giovane.

Approssimativamente in piedi avrebbe misurato sui due metri.

Il paesaggio nei dintorni era ancora rado. Grossi massi erano disseminati un pò ovunque, a terra un prato rovinato dava segno che la foresta non era lontana. La visuale tra lui e l'orso era completamente sgombra, così come la strada che avrebbe potuto unirli in linea retta.

Nella vorace e contorta mente del mezz'orco si fece strada l'idea che avrebbe potuto abusare dell'orso.

In passato aveva provato vacche e muli, senza tuttavia trarne particolare soddisfazione.

Dubitava che il peloso plantigrado sarebbe stato meglio, ma la città era ancora lontana.

In ogni caso, prima bisognava abbatterlo.

Certo di non essere stato notato, Varg contrasse i possenti muscoli e in modo scomposto si avventò a testa bassa contro l'animale.

L'orso si girò verso il mezzosangue quando fu abbastanza vicino, ma fu tardi, in quanto riuscì a reagire solo dopo che il piccone nemico fu piantato nella spalla della sua zampa anteriore destra. Ruggì di dololore in risposta e tentò di allontanarsi per riprendere le distanze dal barbaro assalitore che sembrava guardarlo con sguardo ferino.

L'orso furioso si scostò bruscamente per far perdere la presa del piccone che era piantato nelle sue carni, ma non vi riuscì. la presa del mezzosangue era molto forte. Quando il piccone uscì fuori dalla sua carne fu accompagnato da uno schizzo di sangue che diede molto piacere alla vista di Varg. L'orso di nuovo urlò per il dolore, si alzò su due gambe come per incutere timore all'avversario con la sua statura, ma in piedi era poco più grande del barbaro che non aveva per niente timore e gia immaginava se stesso mentre seviziava il cadavere.

L'animale tentò di colpire la bestia semiumana con una zampata. Ma Varg esembrava essere assai più esperto in combattimento del suo avversario che se fosse stato umano sarebbe stato poco più di un novellino. Tuttavia dovette sollevare il braccio sinistro, e col gomito intercettare la zampa dell'orso, deviandone la traiettoria. per un pelo l'animale mancò la testa del barbaro.

Bava scendeva dal suo rabbioso muso che si muoveva mostrando i denti.

Certo della propria superiorità, con un ghigno il mezz'orco si preparò a conficcare entrambi i picconi nel ventre esposto della creatura.

Link al commento
Condividi su altri siti

Il primo attacco fu semplice da portare. Il suo braccio sinistro era già stato sollevato per deviare il colpo dell'animale, e il piccone era già caricato quindi dietro la testa di Varg. Ciò che dovette fare per completare l'attacco fu semplicemente descrivere un arco con la sua arma che poi sarebbe calata sull'orso dall'alto verso il basso.

Varg aveva forse sottovalutato il suo avversariocercando una soluzione semplice all'incontro, ma veloce. L'orso infatti, per tutta risposta ringhiò e con la zampa destra schiaffeggiò il braccio teso del barbaro, deviandone la traiettoria.

Il mezz'orco non ripetè lo stesso errore e senza perdere nemmeno per un attimo la sua speranza di poter seviziare quel nuovo futuro amante, con il piccone che aveva nella mano destra, sferrò un colpo dal basso verso l'alto con tutta la ferocia che aveva in corpo. Sembrava veder combattere un orso contro un altro orso, era impressionante la ferocia dei due, impressionante era anche il ringhio di dolore del vero animale, quando il piccone di Varg arrestò la propria corsa nel ventre del plantigrado. il piccone scavò crudelmente un buco profondissimo nello stomaco dell'orso, che cominciò a barcollare.

Rivoli di sangue gli cominciarono a scendere dal muso; il respiro dell'orso cominciò a diventare irregolare e affannoso, le zampe posteriori lo reggevano a fatica. Con la zampa sinistra appena usata per deviare il primo colpo di Varg, cercò di schiaffeggiare il volto del rivale.

Il colpò andò a segno. L'animale sembrava averci messo tutto se stesso in quell'attacco. Il dorso della zampa colpì come previsto il volto di Varg, lasciandogli profondi segni sulla guancia sinistra e un taglio profondo poco sopra l'occhio. Quelle cicatrici sarebbero state un vanto per lui in futuro.

Il mezzosangue riuscì a tenersi in piedi, nonostante la forza bruta dell'animale l'avesse costretto a piegarsi. Il sangue gli colava sull'occhio sinistro, costringendolo a chiuderlo, ma con l'altro occhio vide l'animale di fronte a lui sbilanciato dalla sua stessa forza, le gambe non riuscirono a tenerlo, quindi cadde rumorosamente a terra prono. Respirò più velocemente per qualche secondo, ed ogni respiro era un lamento o un rantolo, poi cominciò a rallentare, e infine cessò.

Il bruciore della profonda ferita al volto aveva ulteriormente eccitato il mezz'orco.

Varg tirò via con la mano il sangue che cominciava a rapprendersi sull'occhio. Ancora in preda alla frenesia scatenata dal combattimento, si leccò le labbra e fissò con voluttà il grande animale privo di sensi.

Doveva fare in fretta, prima che la carcassa della bestia cominciasse a raffreddarsi.

Fece ciò che voleva, e una volta concluso fracassò la testa dell'orso con il piccone, facendo sprizzare sangue e materia cerebrale all'intorno.

Quindi, provato dall'esperienza, si coricò accanto al grosso albero per riposare.

Sarà stato che l'orso era stato un avversario che gli aveva dato fastidi, sarà stato per il fatto che fosse ancora quasi vivo quell'animale, ma l'orso gli diede un certo senso di soddisfazione.

Dopo un paio d'ore fu gia pronto per ripartire. Le ferite erano profonde, ma il dolore era parte integrante della vita da barbaro che il mezzosangue aveva scelto. Ancora molto sangue sarebbe dovuto essere versato, prima che questo dolore lo portasse al cospetto di Grummsh.

I tagli erano ancora aperti, ma il sangue rappreso impediva che ne fuoriuscisse dell'altro.

L'occhio di Varg era senza dubbio fuori pericolo, ma le tre cicatrici che avrebbe avuto sarebbero state indubbiamente motivo di gran vanto per lui.

Il mezz'orco avanzò deciso verso la città, attraverso l'antica foresta.

Aveva fame, e bestemmiava gli dei per non essersi cibato dell'orso. Quel dannato animale avrebbe potuto essere ancora più utile.

In ogni caso, nella foresta qualcosa avrebbe trovato... se non un cinghiale, almeno un elfo o uno gnomo.

Camminava baldanzoso, e più o meno all'ora in cui era abituato a mangiare qualcosa trovò: inciampò infatti in una corda forse nascosta che era sfuggita alla sua attenzione. Quando col corpo toccò terra, si rese conto che si trovava in una trappola per conigli, solo che era progettata per esseri umanoidi. Infatti fu sollevato da una rete che lo teneva prigioniero.

Contemporaneamente il meccanismo rudimentale sembrava aver innescato con reazione a catena la caduta di una ampolla, da un albero a un metro da Varg. L'ampolla cadde a terra e si ruppe e il liquido che ne fuoriuscì cominciò subito ad evaporare, lasciando un disgustoso olezzo puzzolente.

Le narici di Varg si arricciarono, ma sembravano essere gia abituate a un odore così forte e nauseante. Infatti la puzza di quel liquido era appena appena più forte di quella che emanava lo stesso Varg.

La trappola non era fatale, sembrava essere lo scherzo di un burlone. A giudicare dallo stato della corda della rete che lo imprigionava era li anche da molto tempo.

Il mezzosangue era sollevato da terra a circa tre metri, grazie ad una corda instabile che manteneva la rete. il ramo che funzionava da carrucola scricchiolava sotto il peso del mezz'orco. Probabilmente doveva mantenere pesi minori di quello, oppure il costruttore della trappola aveva fatto male i calcoli.

Il mezz'orco, appeso a testa in giù, era molto molto irritato.

"Porca *****, ****** ******, se ti trovo sdradico un albero per infilartelo nel ****" borbottò digrignando i denti.

E intanto agitava grasso e muscoli per spezzare con il proprio peso il ramo che lo sosteneva.

Il ramo non resistette molto. infatti scricchiolava ad ogni movimento del pesante mezzosague.

Dopo meno di 30 secondi si spezzò, e Varg cadde pesantemente a terra. Scoprì con orrore, che forse quella mossa era stata preventivata. Infatti si sporcò non poco... non di terra.

Del letame era stato accuratamente posto sotto al punto in cui la preda sarebbe caduta nel caso in cui si fosse comportata come il mezz'orco. Certo sarebbe stato più divertente tenerlo appeso come un sacco di patate, ma anche vederlo nel letame come un maiale non era male.

Nella contorta mente di Varg si fece strada un pensiero stranamente coerente: da qualche parte qualcuno rideva di lui.

Non fu difficile distinguere tra i rumori della foresta la voce sommessa di qualcuno che sghignazza, ma cerca di trattenersi.

All'improvviso, il mezz'orco con grandi falcate si avventò verso la fonte delle risa.

Mentre correva, le sue mani cercarono i picconi che teneva legati alla cintura. Li estrasse, trasportato dall'eccitazione per lo scontro imminente.

Nella frenesia e nell'eccitazione del sangue che stavano per bere i suoi picconi, Varg non si rese conto di cosa pestava, fin quando un suo piede non andò a vuoto.

Un'altra trappola rudimentale era posta a cinque metri tra il barbaro e il simpatico burlone che le aveva piazzate. Varg si rese conto troppo tardi di aver appena messo un piede su un pezzo di stoffa teso e mascherato da fogliame e terriccio, che sotto il suo peso si era strappato agli angoli incui era ancorato al terreno per mezzo di picchetti.

Il barbaro tentò di sbilanciarsi istintivamente in avanti, per superare quell'ostacolo. Ma la sua reazione fu inutile. Cadde per tre metri su uno strato di morbido, melmoso e freddo fango.

Una vocina sottile partì in una fragorosa risata stridula da fuori la buca.

Link al commento
Condividi su altri siti

Se prima era soltanto un pochino irritato, ora il mezz'orco era davvero furioso.

Il tronco, probabilmente, non sarebbe bastato...

Senza perdere un solo istante, Varg conficcò i picconi nella parete di terra, e tentò di arrampicarsi fuori dalla buca.

Quei tre metri Erano nulla per il mezz'orco che era gia alto quasi due metri. Fu per lui infatti immensamente facile rimettere la testa fuori dal buco e guardare chi effettivamente stava ridendo.

Un piccolo essere umanoide era nascosto tra le fronde e le ombre di un cespuglio, e rideva con le lacrime agli occhi. Era un piccolo gnometto vestito di verde, forse per mimetizzarsi meglio con la natura e compiere le sue malefatte nell'ombra... quando riusciva a non farsi scoprire a causa dell'incontenibile risata che ogni volta gli era procurata dai suoi intrattenitori non consenzienti.

Smise di ridere quando si accorse che Varg stava rapidamente uscendo dal buco.

"Ops" disse, girò i tacchi e cominciò a correre verso nord ovest.

"Ehi nanetto, vieni qui che ti insegno un giochino nuovo..."

Varg chiuse i pochi denti marci che gli restavano in quello che voleva sembrare un sorriso, e subito si lanciò all'inseguimento del piccolo gnomo.

Lo gnomo muoveva veloce le sue corte gambette, evitando gli alberi che beccava sul suo cammino.

Il ladruncolo era veloce, ma Varg era paurosamente veloce. Faceva grosse falcate come un cavallo da tiro leggero al galoppo. Tuttavia lo gnomo sembrò scegliersi un percorso in cui gli alberi erano piuttosto vicini tra loro, costringendo il mezzosangue a tenere un'andatura leggermente ridotta, ma inesorabilmente continuava a guadagnare terreno ai danni del nanerottolo che probabilmente in quel momento avrebbe voluto avere un semplice umano alle calcagna, non il tenace barbaro che prometteva solo morte, non punizioni...

Corsero per pochissimo ancora, prima che Varg vedesse lo gnomo fare un passo leggermente più lungo dei normali passi della sua corsa. Aveva indubbiamente fatto un saltello, ne era certo.

L'esperto occhio del barbaro studiò in un istante la zona. Qui il movimento gli era più libero, volendo avrebbe potuto riacchiappare lo gnomo in meno di dodici secondi, infatti gli alberi erano più distanziati tra loro, rispetto al tratto precedente.

Le gnomo era passato perfettamente in mezzo a due alberi, ed era diretto verso un cespuglio alto quanto lui. Voleva forse saltarlo?

Il mezz'orco cercò di allungare ulteriormente la possente falcata e con un grande balzo oltrepassò il terreno che lo gnomo aveva superato con un saltello.

Il piccoletto non l'avrebbe nemmeno raggiunto, il cespuglio. Varg ne era certo. Ma non l'avrebbe ucciso subito, aveva altre idee...

Il gigante spiccò un salto, mentre era in volo si accorse di una corda tesa che aveva appena saltato... ma a che scopo? Farlo cadere non l'avrebbe rallentato di molto...

Varg capì tardi lo scopo di quella corda tesa. Quando atterrò, infatti, incappò in un altra trappola. la terra sotto i suoi piedi non era terra, ma bensì ramoscelli che, potendo reggere massimo trenta chili si spaccarono immediatamente sotto il peso del mezz'orco unito alla forza di gravità. I pezzetti di legno, ovviamente, nascondevano sotto di loro un'altra buca. Varg tentò di aggrapparsi al bordo del baratro, ma si trovò con un pezzo di terra in mano, continuando a cadere, e altra terra che gli franò in testa. Anche qui cadde per soli tre metri. Non si fece danni, ma l'ira saliva, e crebbe ancor più quando udì nuovamente lo gnomo ridere, poi allontanarsi.

Di nuovo, Varg si arrampicò per uscire dalla buca.

Era così furioso che non riusciva a decidere che cosa avrebbe fatto allo gnomo se fosse riuscito a metterci le mani sopra. Se...

Mentre conficcava le mani nella terra per tirarsi fuori dalla trappola, ebbe un'improvvisa visione... un piano.

Avrebbe cambiato strategia, certo.

Raggiunta la superficie, si finse stremato e si accasciò a terra, sibilando rantoli di dolore.

Grazie al sangue rappreso e all'orrenda cicatrice inflitta dallo scontro con l'orso, la messinscena poteva essere verosimile.

Quindi attese, immobile, il massiccio corpo scomposto sul terreno con le mosche che ronzavano intorno.

Se lo gnomo di fosse avvicinato a sufficienza, questa volta non avrebbe avuto scampo.

Dopo qualche minuto l'orco avvertì un leggero rumore dal cespuglio... forse il vento, o forse la sua preda?

Varg rimase immobile, e tese le orecchie per cogliere ogni piccolo rumore. Al di là del ronzio delle mosche, ovviamente...

Passarono altri dieci minuti. Il corpo del mezz'orco era immobile. Varg udì nuovamente il rumore delle foglie del cespuglio, come se venissero strattonate. Poi di nuovo il silenzio.

Come se nulla fosse accaduto, continuò a fingersi morto.

Dopo appena tre minuti dall'ultimo strattone lo gnomo non riuscì a contenere la sua curiosità: aveva davvero ucciso un'orco con le sue trappole scherzo? O forse l'orco gli stava tendendo una trappola, fingendosi morto? Noo, non puo' essere.. un orco non potrebbe mai pensare una cosa simile... e poi non hanno pazienza, è passato troppo tempo.

Mentre faceva questi pensieri, si era già avvicinato furtivo e silenziosissimo come la morte allo pseudocadavere. Con un bastone in mano, lo punzecchiò da lontano... per quanto lontano potesse essere per un pidocchietto col braccio di appena venti centimetri in tutto distava a quasi un metro da Varg.

Il tocco leggero del legnetto impugnato dallo gnomo fece fremere di eccitazione il mezz'orco.

Varg balzò in piedi, e con la schiuma alla bocca si mise a urlare.

Adorava spaventare i più piccoli...

Alzandosi, estrasse il piccone e tentò di piantarlo nello gnomo.

Link al commento
Condividi su altri siti

Lo gnomo vide una montagna innalzarsi di fronte a lui, rimase pietrificato per qualche istante, non aspettandosi minimamente quell'ammasso che di muscoli si rimettesse in piedi. Prima di fare qualsiasi cosa un piccone lo colpì alla spalla destra.

I danni furono piuttosto seri, il piccone entrò nella carne dello gnomo che urlò con la sua voce stridula di dolore. Ancora il mezz'orco si mosse, con l'altro piccone cominciò un altro attacco, che andava perfettamente a segno, nell'altra spalla, mentre l'altro piccone usciva fuori, lasciando dalla ferita uno zampillo di sangue.

"La bestia rossa ti ucciderà vendicandomi" - disse lo gnomo quasi tramortito, poi arrivò il colpo di grazia: il piccone appena estratto dalla ferita lo colpì violentemente con la mazza alla nuca.

Lo gnomo rimase appesto tramortito al piccone ancora uncinato nella sua carne, ma privo di sensi.

Nel profondo del suo animo, il mezz'orco aveva sperato che lo gnomo fosse più resistente.

Invece, tutto era finito troppo in fretta. Accadeva spesso, purtroppo.

E Varg non si era divertito granché...

Mosse il piccone, e il piccolo corpo inanimato si accasciò a terra.

Se non altro, aveva smesso di ridere.

Varg gli sferrò un poderoso calcio in faccia, per accertarsi del decesso.

Quindi si chinò sul cadavere per perquisirlo. Magari gli avrebbe trovato addosso qualcosa di utile, alcune monete, chissà.

La bestia rossa... - pensò -... suonava bene come soprannome. Certo però che per un vendicatore di gnomi era sprecato.

Lo gnomo aveva solo inutili cianfrusaglie per comporre rudimentali e stupide trappole: arnesi da scasso, una lenza per canne da pesca, una corda da sei metri con un capo probabilmente tagliato in fretta da un coltello poco affilato. Inoltre aveva quella che per lo gnomo sarebbe dovuta essere una spada corta, ma che per varg era poco più di uno stuzzicadenti. A sostegno del mantello verde con cappuccio, c'era una strana spilla in rame con un simbolo le cui sinuose lnee gli ricordavano stranamente il vento che soffia.

Varg mozzò un dito dello gnomo e lo legò insieme agli altri: la collana che indossava con orgoglio si era arricchita di un nuovo piccolo gioiello.

Quindi raccolse la spilla. Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto essere barattata per un arrosto grasso e unto.

Poi piantò la minuscola spada nel cadavere, gettò il corpo nella buca e ci orinò sopra.

Espletata l'ultima incombenza, il mezz'orco riprese il cammino piuttosto soddisfatto.

Appena riprese il cammino lo stomaco cominciò a brontolare... di nuovo.

In meno di un giorno, con la sua solita andatura, avrebbe tranquillamente raggiunto l'entrata est di Upr Cormr. poteva concedersi cinque minuti per saziare anche la sua fame, oltre alla voglia di sangue.

Fu comicò soprattutto il fatto che lo stomaco ruggì letteralmente, quando un cinghialotto abbastanza grassottello, attraversò, in tutta fretta, la strada. Chissà cosa stava caricando.

L'animale era a circa cinque metri dalla bestia e si allontanava a testa bassa in tutta velocità ragliando vivacemente.

Fosse stato devoto, Varg avrebbe ringraziato il dio Gruumsh per quel dono inatteso.

Ma Varg non era devoto, e in particolar modo non lo era quando aveva fame.

Non pensò quindi né a un dono divino, né a una fortunata coincidenza. Pensò soltanto ad affondare il prima possibile i denti nei muscolosi cosciotti del maiale setoloso che gli stava trotterellando di fronte...

L'animale non ebbe tempo ti allontanarsi troppo che gia varg lo rincorreva follemente, con la bava alla bocca. in poco tempo il mezz'orco fu sulla bestia, ancora ignara. Ancora correva, quando un piccone calò sul suo fondoschiena, e si uncinò, arrestando la corsa del cinghiale che grugnì di dolore. Perse il ritmo dei suoi passi, inciampò e cadde a terra. Rotolò su se stesso, poi rapidò si rialzò sulle sue zampe e si volse minaccioso, grugnendo stridulamente, contro il suo avversario: Varg. La natica destra dell'animale sanguinava copiosamente.

Agli occhi di Varg, il cinghiale appariva già inflilato su uno spiedo, arrostito e aromatizzato con erbe selvatiche.

Sbavando di eccitazione, il mezz'orco cercò di piantare i picconi sull'animale come se fossero coltello e forchetta, anche se, va detto, non era solito utlizzare le posate.

Il barbaro aveva il sangue agli occhi, ognuno dei suoi picconi tracciò nell'aria un attacco ben preciso, e ognuno dei suoi picconi si scontrò con la carne della bestia. il primo al collo, il secondo in piena fronte.

Il cinghiale stava per partire con un morso al braccio di varg proteso per l'attacco, ma si ritrovò ben presto con la lingua all'aria, e il cranio frantumato da un piccone che scavava con la sua punta nel cervello. I due attacchi micidiali non avevano lasciato scampo alla bestia che cadde in terra in preda alle convulsioni.

Il piccone che aveva fracassato il cranio dell'animale uscì fuori con l'estremità sporca di sangue misto a frammenti di cervello. l'altro invece era come al solito completamente rosso. Solo altro sangue, sul sangue gia rappreso degli sfortunati che avevano incontrato Varg prima di allora.

Nel giro di pochi minuti il grasso ungulato, attraversato da parte a parte da un ramo nodoso e messo sul fuoco, era pronto per essere mangiato.

A dire il vero, anche gli avventori della più lurida bettola si sarebbero rifiutati di cibarsi di carne di cinghiale cruda ricoperta di peli anneriti dal fuoco, ma Varg non dava troppo peso a simili pedanterie.

Il mezz'orco divorò l'intero animale e, dopo essersi svuotato del gas che aveva in corpo, decise che aveva voglia di farsi una bella dormita.

Si sdraiò in terra accanto ai resti del banchetto e si abbandonò al sonno.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 1 mese dopo...

SESSIONE 2

(preferisci altro topic apposito??)

Varg si svegliò dopo un bel pò di tempo dal suo ultimo pasto. Ormai era quasi buio, e come spesso gli accadeva si svegliò con una portentosa erezione. Si dannò di non aver seviziato il cinghiale prima di mangiarlo. Il sole stava per ingere il cielo di rosso, prima di scomparire dietro i picchi dai quali proveniva lui, la bestia, Varg. I picconi erano vicini a lui, come sempre a portata di mano.

Link al commento
Condividi su altri siti

Il cammino fu lungo. gli prese circa mezza giornata in totale. Si fermò unicamente per cacciare e mangiare un delizioso ma insoddisfacente coniglio.

Quando finalmente uscì dalla foresta vide finalmente in lontananza le mura della città.

La città, vista da fuori era imponente. Le mura si ergevano a più di 9 metri da terra, e promettevano di essere molto spesse, garantendo una degna protezione agli abitanti.

Una torre di guardia circolare era posta ogni 100 metri lungo il muro di cinta. L'entrata est della città era posta a nord-est di questa, vicino ad una torre diversa dalle altre, che faceva da angolo. Era più grande, le mura erano più spesse ed era leggermente più alta.

Link al commento
Condividi su altri siti

Eccola, finalmente.

Nel profondo della sua anima nera, Varg sentiva il forte bisogno di un po' di civiltà: fogne, risse, furti, stupri... tutte quelle piccole cose che tanto gli erano mancate nei mesi trascorsi nelle vastità selvagge alle pendici del monte Fern.

Chissà se sarebbe stato così fortunato da trovare anche un elfo, in questa Urp-Corm, Upr-Crom o come diavolo la chiamavano...

Ghignò di soddisfazione e si diresse spedito verso l'ingresso principale. Un nugolo di mosce sciamava al suo fianco.

Link al commento
Condividi su altri siti

Si avvicinò tanto da poter distinguere le guardie a difesa del portone. Erano in due, entrambe umane. Parevano aver temprato i loro muscoli nelle battaglie dal momento che erano pieni di cicatrici. D'altro canto se erano li, ad accogliere i viandanti, non dovevano essere un granchè... forse si erano tagliati con i coltelli da cucina, pensò Varg ironico.

"Per lathander!!" esclamò con un filo di voce uno di loro quando vide il rozzissimo mezzosangue avvicinarsi. Era sporco di terra, merda, e non meno di sangue. Aveva due picconi che ormai erano rossi e incrostati di questa viscida sostanza purpurea che ci scorre nelle vene.

L'altro guardò in direzione del mezz'orco che si avvicinava, incuriosito dall'espressione del compagno.

Il mezzosangue non decelerava. si avvicinava imperterrito, e le mosche con lui.

Le due guardie si guardarono negli occhi, poi guardarono meglio il gigante. era pieno di cicatrici, e l'ultima che si era procurato: quella dell'orso sul viso, in alcuni punti ancora sanguinante, lo rendevano agli occhi dei due, una visione demoniaca. un diavolo spuntato fuori direttamente dai nove inferi di baator. un diavolo che ha visto e appreso atroci sofferenze da infliggere al prossimo.

Le due guardie non si guardarono una seconda volta, ma entrambe si capirono al volo. vedendo Varg ancora arrivare come un treno merci in stazione, pensarono bene di girare i tacchi, e lasciare che se ne occupassero, le più preparate guardie cittadine.

Nessuno vuole morire per dover dire "benvenuto ad upr-cormr"

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 settimane dopo...

Tanto attese quel momento e gustò ogni respiro varcata la soglia di quelle mura.

Attraversando l'arcata che era soglia d'entrata della città, Varg si rese conto che le mura, almeno su questo lato, erano più spesse di ordinarie mura cittadine.

Appena varcata la soglia, avanti a lui si presentava un paesaggio solare,, e nobile. una strada principale larga poco più di 6 metri, portava verso sudovest, curvando però di nuovo verso nord ovest. La visuale si perdeva, scontrandosi contro una nobile villa a due piani, con tanto di giardino privato. Tuttavia non era l'unica abitazione nobile che era possibile vedere. infatti, ai lati della strada, era possibile vedere l'inizio di veri e propri quartieri.

Una stradina larga circa 4 metri costeggiava le mura, facendo da argine orientale per la delimitazione di ciascun quartiere.

Ogni casa era separata da quella vicina, grazie a dei viottoli capillari, larghi circa 3 metri.

A giudicare dal localizzato vociare Varg potè immaginare che, probabilmente, dopo la curva, la strada portasse verso una grande piazza.

Il tutto era contornato dallo scroscio di acqua, forse un fiumiciattolo. Il rumore proveniva da nord, ossia dalla sua destra, eppure era certo che il fiume fosse molto più ad ovest, dalla sua attuale posizione..

Si voltò verso l'origine del rumore, ma di fronte a se aveva una imponente casa che, sebbene fosse più bassa delle mura di cinta, gli bloccava la visuale.

Per strada c'erano poche persone, che appena ebbero in vista il mzzosangue, pensarono bene di darsela a gambe, senza troppo farsi attendere.

Link al commento
Condividi su altri siti

Il rumore dell'acqua scrosciante scatenò in Varg una fisiologica necessità. Si piantò in mezzo alla strada, tirò fuori il suo arnese e cominciò ad orinare.

Il mezz'orco intanto meditava, solleticato dall'idea di aver raggiunto la meta: la città. Presto avrebbe potuto soddisfare tutti i suoi bisogni. Per prima cosa avrebbe cercato una locanda. Nelle locande non mancavano mai cibo, femmine e qualche testa da spaccare.

Link al commento
Condividi su altri siti

Quei pochi che non fuggirono alla vista del gigante rimasero in un primo momento esterrefatti, poi disgustati, infine pensarono che forse era meglio tacere, e allontanarsi prima possibile.

l'uomo medio, visibile in questa zona, era il tipico riccone, con la puzza al naso. il lettore potrà ben immaginare l'effetto che uno come Varg poteva suscitare in quei figli di papà.

Link al commento
Condividi su altri siti

Archiviata

Questa discussione è archiviata ed è chiusa alle risposte.

×
×
  • Crea nuovo...