khandra Inviata 14 Aprile 2008 Segnala Inviata 14 Aprile 2008 Questo è un background che ho scritto per un gruppo da torneo, un po' modificato e senza parti aggiunte per il puro scopo di descrivere meglio i personaggi. A me piace abbastanza, anche se ovviamente potrebbe essere ben più "limato". Vedrò quello che posso fare in seguito.
khandra Inviato 14 Aprile 2008 Autore Segnala Inviato 14 Aprile 2008 La notte era tiepida e silenziosa. Dalla finestra aperta entrava una lieve brezza che le accarezzava il viso e muoveva appena il velo che le scendeva delicato sulla guancia sinistra. Le piaceva vegliare in silenzio nel buio della notte perché si potevano udire rumori che sarebbero sfuggiti in qualunque altro convulso momento della giornata. Mizra guardò la luna piena riflettersi sulle due lame ricurve e aggrottò le sopracciglia in una rapida smorfia: aveva visto un’ombra incrinare la perfezione della tenue luce. Sorrise tra sé mentre con un gesto tanto silenzioso quanto rapido si coprì la parte inferiore del viso con il velo. Con un elegante movimento del piede toccò il cane che dormiva in terra e si mosse per posizionarsi tra il letto a baldacchino e la finestra, pronta a far saettare le spade. Il cane aprì gli occhi in assoluto silenzio e la sua forma cambiò in quella di un uomo dalla pelle scura, alto e secco. Mizra aveva imparato a sue spese ad non sottovalutare Yasir il nero, la sua calma e la sua tenacia, ma se avesse potuto non avrebbe scelto di viaggiare con lui. Attese qualche istante e sorrise di nuovo quando udì del rumore provenire dalla stanza vicina: sapeva che gli incantesimi di Abdallah non fallivano mai e l’allarme magico era tra questi. Mizra apprezzava molto lavorare con lui: lei e l’eunuco avevano un approccio simile nell’affrontare i problemi. Intanto la figura nel letto pareva non essersi accorta di nulla, e riposava indisturbata sotto le preziose coltri ricamate. Il qadi Farid al Ahmad le aveva salvato la vita e lei non avrebbe esitato a fare altrettanto tutte le volte in cui sarebbe stato necessario. In più, Mizra amava uccidere e stare a fianco del qadi le offriva molto spesso questa opportunità. Con la coda dell’occhio la rakasta intravide la sagoma del suo avversario entrare dall’ampia finestra. Solo allora si accorse che erano almeno in tre. In quel momento, la porta della stanza venne aperta con forza, lasciando entrare una lama di luce, incrinata dall’ombra di una figura umana alta e imponente. “Mio signore, destatevi vi prego!” La voce dell’uomo dai capelli scuri e gli occhi blu era alta e tonante, la voce sicura di un uomo che ha visto molte cose e ha scelto la sua strada. Mizra rabbrividì di piacere nell’udirla, Rashid era uno dei pochi uomini che riuscissero ad entusiasmarla. O forse qualcosa di più, si diceva talvolta. Fu svegliato dal lieve tocco di un morbido stivale. Sapeva che apparteneva al sinuoso corpo di Mizra e che la donna gatto non lo avrebbe disturbato per una sciocchezza. La prima cosa che vide fu il pelo argenteo della rakasta che si spostava silenziosa e letale, la seconda il giovane Farid che riposava indisturbato nel letto. Yasir sapeva quanto Mizra potesse essere crudele con i nemici. Non la approvava, ma rispettava la sua abilità in combattimento, era stata più che utile nel salvare il qadi. Il druido trattenne un sospiro pensando al bambino che ancora vedeva nel qadi, quello stesso bambino ingenuo che aveva iniziato a educare, ormai molti anni prima, e che aveva accompagnato nel lungo esilio dall’oasi di Abbashan . Alcuni rumori soffocati nella stanza accanto gli fecero capire che anche l’eunuco Abdallah ibn Nuri sapeva, e presto sarebbe accorso. Yasir rabbrividì pensando al grasso corpo dell’uomo che rispecchiava perfettamente il suo carattere mellifluo e manipolatore. Il druido sospettava che l’influenza di Abdallah sul qadi fosse molto pericolosa, ma desiderava che il suo allievo imparasse a difendersi da solo. Quando la porta della stanza si aprì di scatto, Yasir vide i tre sicari avvolti dall’ombra. “Mio signore, destatevi vi prego!”. Non poteva che essere la forte voce di Rashid, quella stessa voce che li aveva condotti attraverso le corti più infide di Darokin e Karamiekos, una voce di cui si fidava. L’incantesimo di allarme risuonò nella sua testa violento, strappandolo al sonno ristoratore. - Qualcuno è arrivato da Farid! - pensò subito Abdallah, quasi soffocato da una mostruosa sensazione di pericolo. L’eunuco scosse con violenza il braccio dell’uomo alto che dormiva nel letto poco distante. Non ci volle molto per svegliare Rashid, era abituato a viaggiare con compagnie pericolose. Abdallah si fidava di lui, sapeva che non avrebbe mai fatto nulla che potesse nuocere al principe - E quindi neppure a me! - rifletté soddisfatto. - Nell’altra stanza c’è Mizra - ricapitolò tra sé cercando di rassicurarsi - e la gatta non lascerà che quacuno si avvicini al qadi. Sa essere letale e sa capire quando è il caso di agire. L’eunuco iniziò a sfregarsi le mani l’una con l’altra quasi le stesse pulendo da una inesistente lordura. - Il qadi è il mio passaggio per il potere! Diventerà emiro, e così potrò vendicarmi di tutti coloro che hanno osato non tenermi nella giusta considerazione… - Mentre Rashid si precipitava fuori dalla stanza, l’eunuco infilò i piedi grassocci in morbide pantofole e coprì il suo imponente corpo con una vestaglia ricamata. - Farid deve sopravvivere! E sarà bene che anche quel… quel… dannato nithiano si dia da fare! - Abdallah si incamminò con calma fuori dalla stanza, accarezzando la vipera che gli era scivolata silenziosa in mano. - Se solo potessi fidarmi di qualcun altro mi sarei già liberato di quel Yasir, ma è così difficile trovare persone degne della mia fiducia… In ogni caso è ormai anche lui una pedina del mio gioco e farà quello che dico io! E con loro attorno il qadi non può che essere al sicuro… - pensò Abdallah mentre udiva la voce di Rashid: “Mio signore, svegliatevi vi prego!” Una mano umidiccia lo scosse dal sonno leggero, trascinandolo fuori dal meraviglioso sogno in cui una donna lo allietava mostrandogli gran parte del suo morbido e candido corpo. Rashid sperava che fosse già mattina, temeva il cuore della notte, avevano scampato troppi pericoli per consentirgli il lusso di essere ingenuo. E invece era notte, il viso stravolto dalla preoccupazione di Abdallah riempì il suo campo visivo, mischiandosi alle residue gradevoli immagini di sogno che avevano invaso la sua mente fino a pochi istanti prima. L’eunuco andava trattato con cautela, era molto pericoloso, ma Rashid sapeva riconoscere un buon alleato quando lo incontrava. Non erano servite parole per fargli capire che poteva essere accaduto qualcosa al qadi: Mizra e Yasir erano con lui nella stanza, ma Rashid non intendeva correre alcun rischio. Soprattutto voleva evitare che la rakasta facesse a pezzi qualcuno di troppo, certe volte era troppo… irruenta. Aveva ormai intuito di avere un certo ascendente su di lei, ma cercava di non abusarne perché non amava farsi nemici. - Se sono riuscito a vivere così a lungo è perché so come mantenere in buoni rapporti con certe persone… - In pochi passi giunse davanti alla porta della stanza in cui riposava il qadi. Il ragazzo era troppo giovane per tutte le speranze che erano state riposte in lui e forse anche per tutto l’odio che si portava dentro. Aprì la porta con forza e osservò la scena per un istante: Farid al Ahmad dormiva sotto le coltri, Rashid distinse chiaramente il lieve respiro del ragazzo, Mizra era quasi invisibile tra le ombre e Yasir, a fianco del letto, fissava un punto preciso dall’altro lato della stanza. Il druido era calmo e pacato come sempre, ma non per questo meno attento. Rashid lo stimava, aveva fiducia in lui perché più volte aveva avuto riprova della sua immensa fedeltà al principe. Senza saperne bene il motivo, a voce molto alta, disse: “Mio signore, destatevi vi prego!” Camminava tra le ombre oscure di un mondo sconosciuto che fluttuava davanti ai suoi occhi in migliaia di frammenti di luce: persone dagli abiti più disparati, dai visi coperti o scoperti, alcuni scuri, altri meno. Farid cercava di afferrare qualcosa, qualsiasi cosa, per far smettere quel terribile vortice, ma non vi riusciva, ogni volta la figura si allontanava e la sua testa risuonava di una risata malevola che si prendeva gioco di lui. L’irritazione di Farid aumentava man mano che quel mondo – illusorio o reale – si allontanava. Iniziò a gridare… - Rashid, dì loro di fermarsi! - Farid lo vide poco distante, ma Rashid sembrava non udirlo né vederlo, come se fosse invisibile. - Impossibile! Rashid non mi hai mai deluso! Rashid parla con loro! Rashid li voglio, fai qualcosa! – La voce del ragazzo sembrava perdersi in quel vortice di colori e non giungeva a Rashid. - Yasir aiutami ad inseguirli! - Lo strano nithiano leggeva una pergamena poco distante, l’uomo dalla pelle scura che era stato il suo maestro devoto e paziente, colui che lo aveva allevato dopo l’allontanamento da Abbashan, ora lo ignorava senza rispondere al suo disperato richiamo… La rabbia di Farid cresceva a dismisura, sentiva il sangue scorrere violento nelle vene, pulsare nella sua testa… - Adballah, imprigionali! - L’eunuco certo gli avrebbe obbedito senza esitazione, l’eunuco avrebbe fermato tutte quelle persone, tutti i suoi sudditi… Farid sapeva che l’eunuco desiderava solo che lui tornasse al potere… Ma Abdallah accarezzava la testa della sua minuscola vipera senza degnarlo di uno sguardo. Farid sentì il suo corpo pronto a scattare, a uccidere, bramava solo di poter ridurre a brandelli con artigli che non aveva la carne di quelli che erano un tempo gli erano fedeli ma che ora non gli obbedivano! - Mizra distruggili! - La rakasta sembrava non udire la sua voce e lucidava le sue lame. Lei, proprio lei, che gli aveva giurato eterna fedeltà per averla salvata, lei sulla quale poteva contare per portare a termine qualunque vendetta silenziosa e efficace… “Mio signore, svegliatevi vi prego!” Il turbinio si interruppe, Farid aprì gli occhi, ancora pieno di rabbia e guardò il baldacchino del proprio letto, riccamente ricamato, cercando di tornare alla realtà e di calmare il battito del suo cuore che sembrava impazzito.
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