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Inviata

Redgar mosse leggermente la testa, stava recuperando i sensi. Per primo sentì il dolore alla testa, tanto forte da annullare per qualche secondo tutto il resto. Tentò di voltarsi, ma senti la testa rimbombargli, come se fosse piena di schegge di vetro che strusciano l’una sull’altra. Il dolore rendeva tutto confuso… cos’era successo? Finalmente aprì gli occhi e tra le nubi della vista annebbiata riuscì a scorgere un soffitto illuminato dalla luce di un fuoco.

Era steso e tentò di tirarsi su a sedere, ma si accorse di essere totalmente bloccato, riuscì a vedere con la coda dell’occhio una cinghia di pelle che gli stringeva la gola, togliendogli il respiro; altre cinghie gli immobilizzavano il resto del corpo.

Sentiva pungente un forte odore di carne bruciata.

Voltò la testa con sforzo, ma vide solo mattoni rossi e sporchi di una parete e sempre a fatica si voltò nell’altra direzione.

Vide un altro ripiano di pietra di fianco al suo, sopra svenuta Lidda con il volto tumefatto era bloccata come lui, il braccio sinistro le penzolava di fianco alla roccia totalmente ustionato.

Due passi sommessi fecero tremare la sala.

Una grossa mano lo prese per la mascella e gli torse il volto costrigendolo a guardare diritto negli occhi il suo proprietario.

“Finalmente, spadaccino, morivo dalla voglia di fare due chiacchiere con te.” Disse con un accento gutturale l’immenso orco che si stava divertendo a giocare con loro. I suoi occhi rossi erano piccolissimi in confronto alla mole di grasso e zanne che riempivano il suo grugno.

Lasciò Redgar e arretrò di qualche passo, si voltò e tirò fuori dalla brace un lungo ferro arroventato con il manico d’osso. “La tua amichetta non mi è stata molto d’aiuto, non ha voluto collaborare…” Avvicinò la punta ardente al volto di Redgar tanto che lui poté sentire l’immenso calore che spigionava consumargli la pelle.

“A giudicare dai calli, tiri con la desta. Bene, allora cominceremo da qui.” Strinse Redgar per il braccio e gli aprì il palmo, puntando il tizzone.

Redgar tremava e si contorceva cercando di liberarsi dalla presa di ferro, ma quella gigantesca mano gli stava stritolando il braccio con il suo peso. Intanto il calore diventava sempre più intenso ed il ferro rovente si avvicinava sempre più a sfiorargli la pelle.

“Grud! Signore! Siamo sotto attacco!” Urlò una voce in orchesco sbattendo la porta della sala delle torture. Il volto di Grud tradì un notevole fastidio.

“Idioti! Che state combinando?!?” la voce di Grud si fece più lontana e quando la porta si chiuse le imprecazioni si affievolirono fino a scomparire poco dopo.

Dopo qualche secondo per riprendersi Redgar si voltò di nuovo a guardare Lidda. La sua compagna era in uno stato veramente grave e doveva muoversi a far qualcosa per il bene di entrambi.

Le cinte di cuoio erano spesse, ma gli anni di torture le avevano danneggiate con tagli e bruciature.

Redgar, dopo averle esaminate, fece un profondo respiro e diede fondo a tutte le sue forze. I suoi muscoli si gonfiarono schiacciando contro le cinghie e con un immenso urlo riuscì finalmente a tirarsi su strappandole.

Afferrò un accetta incrostata di sangue che stava poggiata al suo tavolo in attesa di far gemere un povero malcapitato. Tagliò le cinghie che gli bloccavano le gambe e saltò in piedi, lo sguardo preoccupato al volto di Lidda.

Liberò la sua compagna e la prese in braccio. Gli faceva male ovunque, ma per lo meno riusciva a strare in piedi. Aprì la porta lasciata accostata da Grud ed iniziò la loro fuga.

Lidda era davvero messa male, ma per lo meno era ancora viva. Entrambi indossavano solo stracci, chissà dov’era il loro equipaggiamento… chissà cos’era successo ai loro compagni… erano riusciti a salvarsi o erano stati catturati, o peggio…

Intanto i corridoi di mattoni rossi si susseguivano uno dopo l’altro e Redgar continuava a camminare, esausto e dolorante, spinto dal desiderio di scappare da quelle segrete. L’aria soffocante che si respirava non aiutava affatto.

Ad un certo punto un esplosione non lontana fece tremare le pareti.

Redgar si fermò un attimo a riprendere fiato e ad ascoltare, poi riprese a muoversi.

Salita una rampa di scale Redgar si ritrovò in un corridoio leggermente più grande, illuminato bene e con pareti più curate.

Era circa a metà quando la porta di fronte a lui sul fondo sussulto sotto l’effetto di un forte colpo. Redgar si fermò di botto. Qualcuno stava cercando di sfondarla.

Un altro colpo.

Altri due ancora e la porta cedette spalancandosi fragorosamente e portandosi dietro qualcuno che cadde in avanti sul pavimento.

Un uomo in armatura si mise in ginocchio dolorante, alzò lo sguardo e, vedendo Redgar correre verso di se, sorrise “Questo di solito è compito tuo.” Disse massaggiandosi la spalla.

“Jozan, tirati su.”

Dietro di lui una magra e sinuosa Mielee sorrideva, ma il suo volto era tirato dalle preoccupazioni e dalla stanchezza. “Come sta Lidda?” chiese.

“Fammi dare un occhiata.” disse Jozan e Redgar gli si avvicinò con la loro compagna in braccio.

Le mani di Jozan si illuminarono d’azzurro e le avvicinò al braccio ustionato di Lidda. A poco a poco le pelli cominciarono a riformarsi e il volto di Lidda riprese colore, con un mugolio aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto di Mielee vicinissimo passare da molto preoccupato a raggiante, un attimo dopo però il sollievo le si trasformò in terrore puro.

Redgar non vi aveva fatto caso prima, ma ora sentiva avvicinarsi nel corridoio passi che facevan tremare il pavimento.

“Grazie Redgar, mettimi giù ora, c’è la faccio.”

“Prendi questa, non sarà un gran che, ma sempre meglio di niente.” disse Jozan porgendo a Redgar una comune spada.

“È stato lui a farmi questo.” Disse Lidda con voce tremante, sollevando leggermente il braccio.

Tutti si erano voltati e fissavano attoniti Grud che con calma avanzava. Mai, in tutte le loro avventure, si erano trovati davanti un orco tanto grande e pochissimi avversari erano stati altrettanto rivoltanti. Terribile nella sua immensa forma, ma più spaventoso della sua mole era il ghigno malvagio con il quale sfidava gli avventurieri.

Ho scritto questa piccola parentesi delle avventure di Mielee, Lidda, Jozan e Redgar fondamentalmente perché questi personaggi mi fanno morire dal ridere ogni volta che li trovo menzionati, ed in secondo luogo per accompagnare un PNG che avevo creato, l'orco obeso che dovranno affrontare. Il PNG e la sua classe di prestigio che avevo creato sono postati qui per chi sia nteressato.

Il racconto mi sembrava carino in se e così ho deciso di postarlo anche qui.


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