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[Pathfinder] Risalire Dal Baratro


Irrlicht

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Alle parole dell'altro un debole e tirato sorriso apparve sul volto di Azhael. Si vedeva che non era mai stato abituato a sorridere, anni ed anni di guerre nell'Abisso e nell'Inferno avevano cancellato in lui anche il ricordo del sorriso. Si sforzò però di farlo. In fondo dovevano proseguire in quel viaggio assieme e non avrebbe senso rimanere scontrosi a lungo. E poi anche l'altro sembrava un seguace di Elvetkiel...

Soppesò quella specie di lancia più volte, maneggiandola un po' per abituarsi al peso ed alla portata. Non era certo l'arma migliore che avesse usato, ma era sempre meglio di rimanere senz'armi. Aveva altri assi nella manica comunque.

Sono d'accordo con Galaron disse quindi, sempre guardando la propria nuova arma Ma prima controllerei se negli altri due corridoi sono presenti altre celle. Uscendo dalla mia ero troppo attento a non farmi cogliere di sorpresa per farci caso. Se ce ne fossero altre potrebbero esserci altri prigionieri che possano venire con noi...

Ancora non stava capendo cosa stava succedendo ma la sua mente pratica aveva capito che era giunto il momento di darsi una mossa...

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riflettendo un attimo sulle parole dei suoi nuovi compagni assuendo una posa pensosa aprì di nuovo bocca

sì krazc è una buona idea, quindi abbiamo deciso la nostra meta no? nel caso che le celle siano vuote torniamo qui e prendiamo l'altro corridoio, quello ancora inesplorato

e così impugnando il suo nuovo mazzafrusto mi inizio a dirigere verso la meta prestabilita mettendomi in testa al gruppo

gente vado avanti io se non vi dispiace, sono un guerriero, almeno lo ero nella mia vita precedente, ma lo sarò ancora per il momento, visto che sò fare solo questo, combattere

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Colui che aveva detto di chiamarsi Galaron aveva deciso di mettersi in prima fila. Un guerriero diceva... Azhael non poté trattenere un sorriso. Anche lui un tempo si sarebbe definito tale... ma ora come poteva definirsi? Più ci pensava più era consapevole di essere morto ad un certo punto della sua vita, ucciso da un Arcangelo per sigillare l'Inferno e l'Abisso, eppure era lì... conscio di essere vivo.

Non disse nulla, lasciò che l'uomo partisse per primo, seguito dal mezz'orco. In fondo lui era quello messo peggio no? Niente armatura, una lancia troppo pesante... sarebbe rimasto in centro, almeno finché non avesse trovato qualcosa di più serio come equipaggiamento, ed avrebbe aiutato i compagni con l'aiuto degli dei...

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Bene, io starò in coda, vi guarderò le spalle al meglio che posso.....conclude Padre Al.

Poi si ferma un attimo prima di seguirli, cade per un attimo in uno stato di sovrappensiero, probabilmente dovuto alle parole dei suoi nuovi compagni e cercando di capire la loro pericolosità, cercare di dare una forma alla motivazione per cui quei rettili erano stati uccisi, come mai le celle si erano aperte in quel momento, insomma per capire il motivo di tutto ciò che stava accadendo....ma le informazioni raccolte non erano ancora sufficienti, nonostante la sua saggezza, a dare un motivo a tutto ciò....per ora poteva solo seguire il gruppo e con zelo, meditare su ciò che era avvenuto e su cosa poteva prostrarsi dinnanzi....

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mentre continuo ad avanzare mi rivolgo ai miei compagni

oi ma queste celle sono un'infinità..... che facciamo le esploriamo tutte? altrimenti possiamo dirigerci al corridoio ancora inesplorato

mi fermo un attimo scrutando avanti a me e poi riprendo

ma se pensate che sia meglio vedere cosa c'è dentro queste celle allora sbrighiamoci, e poi magari ci troveremo qualche oggetto utile,sempre sperando di non trovarci rogne

alzando il mazzafrusto

ma il quel caso saranno le rogne ad aver trovato una morte certa

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Ardeal (e gli altri)

Spoiler:  

Quando provi ad inserire una chiave nella prima porta ti rendi immediatamente conto che è già aperta; la sola pressione della chiave, prima ancora che essa entri nella serratura, è sufficiente a muoverla. La cella, tuttavia, è vuota. L'olezzo che ne esce è lo stesso che se fosse ricolma di cadaveri, ma è del tutto vuota, non diversamente dalle celle di Azhael e Krazc.

Le stesse cose si ripetono per almeno una decina di celle, fino a quando non ne aprite una in cui c'è un in ginocchio, appena sollevatosi da terra, con una mano sulla fronte come se avesse appena ripreso i sensi. I lunghi capelli cadono attorno a un viso barbuto che alza lo sguardo verso di te, indubbiamente sorpreso e forse spaventato.

Eristin

Spoiler:  

I secoli trascorsi sotto le nere ali di Halphas ti hanno allontanato dalla Luce, trasformando in un'ombra contorta tanto il tuo spirito quanto il tuo corpo.

Fino a quando la Luce stessa non è tornata a reclamare il suo figlio perduto.

Arconti risplendenti di gloria celeste, un esercito ce ne è voluto per sottometterti e condurti in catene alla corte dei Santi, dove ritrovasti la tua antica signora Talevi. In lei due fiamme contrastanti ardevano, quella che urlava di distruggere il traditore e l'altra che ne anelava il perdono. Ma fu l'amore antico a risollevare la tua sorte dal precipizio: Pamar, in pena per te, implorò la Guerriera di affidarsi alla Giustizia, Nua-Yuthi, perché il suo limpido giudizio potesse scorgere la via da seguire.

Così fu. Non fosti distrutto, né perdonato, ma condannato alla pena della mortalità. Questa punizione avrebbe deciso il tuo destino, restituendoti l'opportunità di salire ai Cieli, dove Pamar attende fiduciosa, ignara della falce che oscilla sopra il suo capo finche il rituale di Halphas persiste... oppure negandotela per sempre; tutto sarebbe dipeso da te.

Dopo l'emissione della sentenza ricordi solo Talevi, in silenzio, che ti imponeva il suo sguardo severo e compassionevole insieme mentre la sua luce ti inondava, prima facendoti ardere di dolore purificante e poi trasformandosi in un rassicurante tepore...

Poi il risveglio in un corpo mortale. Un buon corpo per un Umano, ma per te solo una pallida eco della potenza passata. Dalla finestra spalancata penetravano i deboli raggi lunari; eri in una stanza ben arredata per i canoni mortali, e a fianco del letto su cui eri steso c'erano abiti e diversi oggetti che sapevi istintivamente essere tuoi. Hai indossato l'armatura e le armi che ne facevano parte, e dopo aver raccolto il resto sei uscito per capire dove ti trovassi.

Sembrava una ricca abitazione, ma non era presente alcuno dei suoi occupanti, così sei uscito per la strada. Un tipico centro cittadino degli Umani. Era notte fonda e non pareva esserci nessuno in giro. Tranne forse l'unico individuo che non doveva. Senza riuscire a difenderti, ti sei visto far scivolare una corda attorno al collo da due braccia protette con un'armatura scura che rifletteva appena la debole luce lunare. Sei riuscito a scorgere anche la tunica cremisi del tuo aggressore, ma in un attimo hai perduto i sensi, scivolando in un agitato oblio.

Per la seconda volta ti sei poi risvegliato. Questa volta in un luogo assai meno ospitale, una piccola cella buia, e privo dell'equipaggiamento che avevi raccolto. A svegliarti sono state voci e rumori provenienti dalla porta. Ancora inginocchiato a terra, con una mano sul capo che ti duole leggermente, alzando gli occhi hai visto la porta di ferro che si apriva, e il vago rossore delle torce di fuori ha illuminato alcune figure, la prima delle quali, ora dinnanzi a te, è l'uomo con la tunica cremisi sopra l'armatura scura...

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guardo prima padre al e poi il tizio inginocchiato davanti a noi

insomma che stai aspettando potresti anche dargli una mano

e così mi avvicino di qualche passo a lui, senza però arrivare talmente vicino a lui da potermi prendere alla sprovvista e porgendogli la mia mano gli faccio

ciao mio barbuto amico, io mi chiamo Galaron, e sono qui per aiutarti, non voglio farti del male, poichè già troppo ne ho fatto....

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il mezzorco si mette in guardia attento ai movimenti del nuovo prigioniero trovato

"se è nelle nostre stesse condizioni non ce di che preoccuparsi... ma non mi fido comunque..." pensa

guarda attentamente l'uomo nella cella ma continua a prestare attenzione ad eventuali rumori provenienti dalla stanza dalla quale è uscito.

@gm

Spoiler:  
perception +4
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Fin da quando si era svegliato in quella ricca abitazione, Malael non aveva fatto altro che pensare alla sua Pamar. Aveva pensato al modo con cui avrebbe potuto tornare da dove era venuto, ma non gli era venuto in mente niente. Aveva seriamente pensato che ormai era tutto finito. Non avrebbe mai più rivisto la sua amata, non avrebbe potuto liberarla. E sperava che Halphas non fosse ucciso. Avrebbe addirittura combattuto per salvare il demone, tutto per permettere a Pamar di sopravvivere. Ma come poteva da mortale? Non avrebbe mai più combattuto per la patria. Sapeva di aver già perso la stima dei suoi simili e voleva assolutamente riconquistarla. Avrebbe voluto tornare nei Cieli per ridere insieme ai suoi amici di tutta quella faccenda.

Questi pensieri vengono immediatamente sopraffatti al momento del'ingresso di quelle figure.

Rimanendo in ginocchio, con una mano appoggiata sulla testa, Malel fissa negli occhi l'uomo in tunica cremisi ricordando gli ultimi momenti passati prima di arrivare in quella cella. Spaventato dalla presenza di quelle nuove persone, arretra fino ad arrivare a toccare la parete dietro di se con la schiena e pronunciando l'unica domanda che gli veniva in mente al momento.

Cosa volete da me?

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lo guardo fisso negli occhi e rispondo

vogliamo solo darti una mano, siamo una specie d fuggitivi anche noi, se vuoi venire con noi bene, altrimenti per quanto mi riguarda puoi rimanere a marcire qui, cosa che ovviamente non ti permetterò di fare, non in questa vita

e aspettando una sua risposta con ancora la mia mano tesa penso sul da farsi

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Malael quasi si era commosso ascoltando le parole di quell'uomo, Galaron gli sembrava che avesse detto di chiamarsi. Era da poco in quel mondo e già aveva trovato dei compagni, delle persone che volevano aiutarlo. Magari in compagnia avrebbe trovato un modo per riscattare le sue colpe, se così si potevano definire.

Afferrò la mano tesa di Galaron e si alzò in piedi. Aveva già deciso mentalmente che si sarebbe unito a loro, ma non voleva che sapessero già le sue origini. Non sapeva nemmeno se si sarebbe potuto fidare di loro. "Malael" non era il nome giusto in quel mondo, doveva inventarsene uno nuovo.

Mi chiamo Eristin Faradath. Mi piacerebbe molto unirvi alla vostra compagnia, anche perché non ho nessun luogo particolare in cui andare

Eristin. Gli piaceva quel nome.

Squadrò uno a uno i suoi nuovi compagni, soffermandosi su quello con la tunica cremisi, fissandolo con sguardo arrabbiato.

Tu, bastardo. Cosa mi hai fatto?

@GM

Spoiler:  
Mi puoi descrivere tutti i membri del gruppo?
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Descrizioni

Spoiler:  

Ardeal (Padre Al) è un Elfo con occhi azzurri e capelli bianchi lunghi fino a sotto le spalle. Indossa una corazza di piastre scura con sopra una tunica rossa ed ha una Morningstar. Non ricordo se al momento abbia l'elmo a coprirgli il viso o meno (specifica tu, Eagle Black), ma da un certo punto di vista ti cambia poco perché quando sei stato rapito non hai visto il viso dell'assalitore, solo armatura e tunica... che sono quelle che sta indossando lui.

Azhael, Galaron e Krazc al momento non riesco a trovarle (rimandatemele, per favore), comunque sono rispettivamente un Umano, un Mezz'Elfo e un Mezz'Orco, tutti e tre vestiti di stracci, ma Galaron e Krazc hanno anche delle armature di cuoio sporche di sangue. Azhael ha in mano una lancia lunga di metallo, gli altri due un mazzafrusto a testa.

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@tutti: descrizione

Spoiler:  
Krazc è un mezzorco alto più di un 1,80m. e robusto e muscoloso. ha grandi occhi gialli e capelli neri raccolti in treccine che scendono dietro la testa. al momento indossa degli abiti semplici ed un armatura di cuoio, nella mano destra ha un mazzafrusto
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