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Mephistophelis


Ospite

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Un dolore mai provato prima, tanto forte da render folli i più saggi, da render pazzi, pazzi per la morte, tanto pazzi da desiderarla tutta per se, come un amante lussuriosa e proibita.

La mente non è fatta per sopportare una tale sofferenza, si ribella, invia al corpo urla e spasmi eppure, in quell'incubo, neanche questi erano concessi, non un fiato per alleviar l'angoscia, non un gesto per scampar al fuoco. Totalmente impotente Julian subì il martirio.

D'un colpo tutto cessò.

Finalmente libero, Julian diede sfogo a tutta l'angoscia con un urlo che a poco a poco gli si era accumulato in gola, come spinto da una molla tirata allo spasmo che nel rompersi libera l'energia d'un terremoto, cadde poi all'indietro con una forza tale da far volare via lontano lo sgabello su cui sedeva e ribaltar il pesante tavolo con tutto ciò che sorreggeva.

Tutto nella sala era come nuovo, dal legno alla polvere che lo ricopriva, dai vestiti dei presenti alle loro carni e ossa, dalla più bella fanciulla della sala allo scarafaggio che viveva nella parete, fin anche al grillo impagliato ed a tutto il Grillo Impagliato, per niente e nessuno nulla era accaduto, non una minima deviazione dalle tranquille aspettative della giornata.

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  • 3 settimane dopo...
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SONO TROPPO GIOVANE PER MORIRE!!

L'arcimago urlò disperato la sua supplica, mentre quel poco di vino che era fortuitamente arrivato a destinazione ruscellava dalla sua bocca fin sulla sgargiante tunica verde, creando inedite tonalità.

Tremava l'anziano coboldo, e si guardava intorno preso dal panico.

Il suo sguardo cadde su una donna seduta un paio di tavoli più in là: lui la fissò spaventato, un misto tra terrorizzata diffidenza e bisognoso aiuto; lei invece calò su di lui la disgustata occhiata di chi incrocia un beone già sbronzo la mattina presto.

Mosse qualche passo in avanti, spostando infine la sua disarticolata attenzione verso Aragas: guardare il suo volto fu come guardarsi in uno specchio.

Certo... con le dovute proporzioni.

Barcollante, lo raggiunse, gli strinse le manine rugose intorno al risvolto della giacca, e dopo qualche lungo istante di silenzio disse con voce strozzata:

E' ancora valido l'invito?

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Stava succedendo davvero. Il tempo si era fermato, e lo aveva fatto appositamente per farlo soffrire in un’agonia senza fine. Così sembrava, ad Aragas, mentre abbassava lo sguardo sulle proprie mani che prendevano fuoco, iniziavano ad arrostire lentamente e divenivano nient’altro che ossa annerite dal fuoco.

Il terrore era nei suoi occhi, la follia che si insinuava nella sua mente prima sempre così razionale e calma. Non riuscì trattenersi, e cercò di urlare. Urlare sempre più forte, ma dalla gola arsa non usciva alcun suono..e lui gridava, gridava..

..AAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

L’urlo irruppe nella locanda, nello stesso momento in cui il giovane dall’altra parte della stanza cadeva a terra rovesciando il tavolo e il vecchio gnomo cominciava a correre verso di lui che, nel frattempo, aveva sgranato gli occhi con ancora la cameriera di fronte a sé a guardarlo e aveva in viso una maschera di terrore. Non la poteva ascoltare, l'unica cosa che udiva era lo scricchiolio delle proprie ossa che bruciavano.

Badger cominciò ad abbaiare, tanto forte da spaventare alcuni fra gli avventori della locanda più prossimi a lui. Abbaiò come per scacciare un nemico che assaliva il suo umano, digrignando i denti e raschiando il legno del pavimento con le unghie.

Ancora visibilmente scosso, pallido ancor più di prima, quando l’Incredibile gli afferrò la giacca egli senza nemmeno guardarlo andò con la mancina a stringergli il polso con fermezza, a tirarlo via per fuggire da quel posto maledetto. Senza null’altro nella mente che dolore, morte e fiamme, Aragas si lanciò verso l’uscita della locanda cercando di combattere l’attacco di panico che lo stava assalendo, trascinandosi lo gnomo appresso e con il grosso cane al seguito che non accennava a smettere di abbaiare.

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