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Smeraldi di fuoco


Black_Angel

Messaggio consigliato

Questo l'ho scritto tempo fa ed avevo piacere di farvelo leggere. Ammetto che l'ho scritto di getto senza mai staccare gli occhi dal foglio, quindi non è un grande lavorone, ma spero comunque che lo troviate interessante.

Buona lettura! :bye:

“Io non ricordo nulla.”

Su queste parole si addormentò. Dormì per ore; su un fianco ed affannosamente. Sul viso vi erano ancora i segni di ciò che era successo. Il suo corpo era zeppo di bruciature che avevo coperto con un telo appena bagnato per affievolire il dolore. Le sue vesti erano logore.

Quando si svegliò, sembrava tranquillo. I suoi occhi verdi erano contornati da uno spesso strato di rosso e risplendevano come smeraldi di fuoco.

“Io non ricordo nulla.” ripeté. La sua espressione cominciò a cambiare. Si sforzava di ricordare, ma nella sua mente era solo buio. Eppure sapeva che qualcosa era successo e che lui era lì quand’era successo.

“Eri lì quando l’accademia prese fuoco. Lo ricordi?” gli chiesi. Mi guardò confuso, poi il suo volto scivolò su un braccio e la sua espressione si trasformò in un brivido di terrore. Attesi in silenzio.

“Ricordo il fuoco e alcuni studenti che si contorcevano. Uno seduto in un angolo in silenzio, mentre le lacrime brillavano di dolore; una ragazza che mi parlava, ma io non ascoltavo. Io non ascoltavo. Ricordo il fumo, le porte bloccate. Era l’inferno.” fece una pausa. “Annegavano nell’abisso, come morti galleggianti sui mari del mondo. Erano diversi, in ogni cosa, ma tutti erano gli stessi mentre piano piano la loro mente perdeva coscienza e si annebbiava tra le nubi incostanti. Provavano solo un’emozione: l’angoscia. Avevano dimenticato chi erano, perché erano lì. Avevano dimenticato che stavano morendo.”

“Tu dov’eri?”

“Io ero lì con loro. Li guardavo morire.”

“Cosa?”

“Una ragazza si aggrappò alla mia tunica. Io gliela strappai di mano. Non sentivo il fuoco. Mi bruciava, ma non sentivo dolore. Li guardavo morire. Era così naturale quando si lasciavano bruciare la carne. La mia non è pazzia. In un soffio il fuoco non cancella solo la vita; cancella l’umanità, cancella i ricordi, cancella la storia.”

“Perché non sei scappato?”

“Mi piaceva guardare la cenere. Mi piaceva riempirmi la mano e annusarne il profumo: odorava di morte.”

“Godi nel vedere la gente morire?”

“No. Non è piacere. E’ pura semplicità. E’ Dio. Qualcuno forse direbbe che io meritavo di morire insieme a tutti loro. Sono d’accordo con chi lo pensa. Sono vivo solo perché sono insensibile. Sono insensibile alla vita stessa. Dio mi ha concesso di vivere per raccontartelo.”

“Allora dopo avermelo detto, Dio dovrebbe darti la morte.”

“E lo farà. Dio mi ucciderà con la mia stessa insensibilità. Potrebbe concedermi di vivere, ma non imparerei mai ad apprezzare la mia vita. Merito di morire: per questo, per aver spazzato via quelle vite innocenti, per averle guardate consumarsi in un bagliore di fuoco. I loro occhi non hanno mai conosciuto Dio. I loro occhi erano avvolti dal velo del terrore. I miei saranno rivolti a lui, ora; soltanto a Dio.”

Fissò un punto preciso, un punto su cui quando io mi girai, non vidi nulla di particolare; un punto che nella sua mente era Dio. Quando mi rigirai, il suo capo era reclinato all’indietro e i suoi occhi erano immobili, circonfusi da una tenue linea rossa che sembrava di fuoco.

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