Wolf Inviato 10 Maggio 2005 Segnala Inviato 10 Maggio 2005 Lentamente si sedette a terra. Poggiò la schiena contro la parete dell'edificio che sembravano essere le cucine, visto il buon odore che ne usciva, e si rilassò. Aveva ancora male in ogni parte del corpo, e ci avrebbe messo ancora un po' a guarire. Si sentiva stanco e spossato e, oltretutto, fuori posto. Erano arrivati in questa roccaforte umana, tutta pareti, pietra e autodifesa e Ariaston non si sentava assolutamente a suo agio. In realtà al suo interno c'era anche del verde, alberi piantati ovunque. Ma non era un bosco! Erano in attesa di un attacco dei draghi, dei draghi malvagi risvegliati dalla Dea malvagia, e se ne stavano rinchiusi in quella scatola di pietra. Durante il viaggio aveva avuto modo di ripensare a se stesso, di ricordarsi cosa voleva e cosa doveva fare, al suo scopo, e ora si stava chiedendo perchè rischiare la vita contro i draghi. Non era il suo obiettivo. Certo, il mondo sarebbe cambiato se la Dea avesse avuto la meglio. Ma all'elfo non interessava! Lui non viveva per il mondo, come il mondo non viveva per lui. Lui aveva il suo obiettivo.
Joram Rosebringer Inviato 11 Maggio 2005 Segnala Inviato 11 Maggio 2005 Aixela girava gli immensi corridoi della fortezza ammirando ogni singolo mattone, ogni singolo quadro e arazzo. La sua mente tornava alla sua vita nella locanda, a quel sogno coltivato sin da bambina, dopo la morte del padre. Non riesce a ricordare un momento della sua vita in cui non avrebbe voluto diventare membro dei Cavalieri di Jamalièl. Anche dopo l'uccisione del precedente Capo Supremo, anche dopo essere stata rifiutata per via della sua diversità, aveva sempre lo stesso desiderio. Provava per loro un amore che sfumava nell'odio. Ed ora era lì, nella loro sede più grande. Dicevano che stavano attendendo l'attacco dei draghi malvagi, ma lei sapeva che non potevano aspettare. I piani di Ashling erano chiari: svegliare i draghi e poi i morti della pianura di Kraansand. Una volta svegliati i morti, avrebbero avuto pochissime speranze. Si sentiva confusa. Quanti giorni erano stati sotto il mare? Non lo sapeva. Ricordava che, quando si era teleportata (ma come aveva fatto? Non le era mai successo volontariamente) sulla nave attaccata dal demone, la sua compagna aveva ormai raggiunto i monti Kylionberg, dimora dei draghi cromatici. Forse era giunta a destinazione la sera stessa o forse il giorno dopo. Ma lei non riusciva a capire quanto tempo avessero passato tutti sotto il mare. L'unica cosa che sembrava rassicurante era l'assenza di notizie di attacchi da parte di draghi. Ma se fosse perché ancora non erano stati svegliati o perché non vi erano sopravvissuti per raccontarlo non lo sapeva. Si fermò davanti alla porta della Grande sala, il luogo in cui stava avendo luogo la riunione per decidere un piano d'azione. Il piatto forte di tutto sarebbe stata proprio lei, assassina assolta del vecchio Capo Supremo dell'Ordine dei Cavalieri di Jamalièl e compagna di viaggio della dea che stava per distruggere il mondo. Avrebbe dovuto raccontare tutto il suo viaggio con Ashling, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe mai rivelato il passato di lei e le sue azioni omicide effettuate durante il loro cammino. Volevano informazioni sui piani della dea. Basta. E lei avrebbe riferito solo quelle. Entrò nella sala e sentì subito gli occhi di tutti addosso. Il lunghissimo tavolo era pieno di cavalieri in sfavillanti armature, tutti con il mantello colorato e ricamato che indicava il loro grado elevato all'interno della gerarchia. Ad un'estremità sedeva il Capo Supremo Nyloc Horsemaster, seguito lungo i due lati da personaggi che non erano affatto cavalieri. Riconobbe subito Paltron e Ariaston che la fissavano. Di spalle riconobbe i profili di quella fredda guerriera elfa (Iskra'? Non lo ricordava...) e di Lirian, sedute ai lati di uno sgabello rialzato sul quale troneggiava appollaiato Sturmir. Con la coda dell'occhio vide Fizban appoggiato al muro, intento a giocherellare con quella che sembrava una piuma. Nyloc le fece cenno di avanzare verso di lui. Lei si inchinò ed eseguì il comando, notando al suo avvicinarsi che vi era una sedia vuota proprio accanto a lui. Sorrise amaramente. Aveva un posto d'onore nel raccontare la sua vita con Ashling. Giunse allo sgabello e attese ordini in piedi. «Benvenuta, Aixela Ashsword.» Esordì Nyloc. «Aspettavamo proprio te. Siamo tutti ansiosi di sentire cosa hai da dirci.» «Non vi farò attendere oltre, Signore. La storia, al contrario di quello che possono pensare i presenti,» i suoi occhi andarono ai compagni. «non è lunga. Tralascio i motivi che mi hanno spinto a seguirla... tanto sapete già che l'ho fatto o non mi avreste chiamato proprio qui vicino a voi per rivelare i piani di attacco della dea.» Guardò fisso Nyloc che annuì gravemente, accennando però un sorriso cordiale. «Posso solo dirvi che ho scoperto che sarebbe andata ai monti Kylionberg per svegliare i draghi cromatici e dirigersi quindi verso la pianura Kraansand per svegliare i morti che giacciono lì dalla Guerra dello Spirito.» Un mormorio di disappunto si levò dall'aula. Nyloc zittì tutti con un gesto, poi guardò Aixela: «Quello che dici è molto grave, ragazza. Un esercito del genere sbaraglierebbe chiunque. Solo se riuscissimo a radunare tutti i nostri cavalieri sparsi a presidiare altre città potremmo sperare di sopravvivere. Anche se non ho idea di come sopravvivere ad una dea. Forse ci potrebbero dare una mano i maghi della Corporazione.» Si arrestò un attimo, portando la mano al mento, pensoso e preoccupato. Poi alzò la testa e chiese a bruciapelo: «Come si chiama questa dea?» Fizban bruciò la ragazza sul tempo: «Si chiama Alissa.» Aixela sgranò gli occhi. Come poteva conoscere il nome della sorella di Ashling? «Non è possibile: Alissa è morta, uccisa da... da... un pugnale. La dea si chiama Ashling.» «Ti sbagli, ragazza.» «L'ho seguita per tutto questo tempo, vuoi che non lo sappia?» Aixela sentiva la rabbia montare dentro di lei. Chi era questo vecchio che conosceva il nome della sorella di Ashling? Chi era per mettere in dubbio quello che lei aveva vissuto? «Be', se non ci credi... chiedilo a lei.» Disse Fizban con semplicità. «E come potrei...» In quel momento entrò un cavaliere trafelato. Nyloc gli fece cenno di parlare. «Signore, una ragazza e due uomini vorrebbero entrare. Dicono che hanno notizie importanti riguardo i draghi.» «Potrebbe essere una trappola. Ti sei fatto dare le loro credenziali?» «Hanno detto solo di essere avventurieri. Gli uomini si chiamano Burk e Furm e risultano essere due banditi di bassa categoria. La ragazza ha detto di chiamarsi Ashling.» Nyloc guardò Aixela, che a sua volta fissò stupita il vecchio.
Wolf Inviato 11 Maggio 2005 Segnala Inviato 11 Maggio 2005 Eccola dunque. Era arrivata, ma non come tutti si aspettavano. Non era giunta cavalcando draghi spietati, con eserciti di non morti a seguirla come servi. Era giunta a cavallo, accompagnata solamente da due mezzi banditi. Ariaston sorrise. Questa storia si faceva sempre più complicata, e quel vecchio ne sapeva sempre una in più di quanto ci si aspettasse. E la parte più strana era che nessuno si chiedeva chi fosse, e come facesse. E daltronde nemmeno l'elfo ne era interessato. Si spostò lentamente verso il fondo della sala, alle spalle degli altri cavalieri, e si appoggiò alla parete inosservato. Nyloc si alzò dallo scranno, seguito da Aixela e da tutti gli altri presenti. Ariaston rimase dietro, ad osservare la folla che si inseguiva verso l'uscita. Poi strofinò il suo amuleto, scomparve nell'ombra e si mosse leggero vicino alle tende e agli arazzi, ombra della folla. Non era interessato da farsi vedere immediatamente dalla donna al cancello, perchè se era ancora la Dea potente che era sempre stata, allora non sarebbe stato un felice incontro il loro. Lo stupore generale creava abbastanza confusione da coprire tutti i suoi movimenti, e riuscì a seguirli invisibile fino alle porte della città. Quando erano quasi arrivati ad incontrare la dea, qualcosa attirò la sua attenzione. Due figure, due membri dei cavalieri che stavano parlottando stando sulla destra, si staccarono dal gruppo e andarono verso un altro edificio, senza farsi notare dagli altri. Ariaston rimase a guardarli, da dietro un albero, seduto a terra. Arrivarono alla porta, si diederò una rapida occhiata attorno, e poi entrarono in una porta chiudendosela alle spalle. L'elfo fu più incuriosito da loro due, che dalla dea, e decise che la finestra poco più in alto sarebbe stata il suo prossimo obiettivo.. oh mi sto inventando una cosa, e poi seguirò anche Paltron
Joram Rosebringer Inviato 17 Maggio 2005 Segnala Inviato 17 Maggio 2005 oh mi sto inventando una cosa, e poi seguirò anche Paltron Ricordati comunque che Paltron e il PG di Serghuio (del quale non ricordo assolutamente il nome) sono i due personaggi portati sulle barelle.
Wolf Inviato 24 Maggio 2005 Segnala Inviato 24 Maggio 2005 Scese dalla finestra cercando di essere più leggero possibile, nonostante i suoi movimenti fossero resi goffi dall'indollenzimento del corpo. La battaglia con il demone, e le ferite subite, avevano provato duramente la sua agilità, ma si stava riprendendo. Cadde sul pavimento, urtando una cassa di legno vicino al muro. Il rumore fatto fece scappare un gatto, e i due uomini lo maledirono pensandolo causa del rumore. L'elfo si trovava all'interno di un edificio buoi, una specie di magazzino di merci di qualche mercante. C'erano arnesi da contadino, zappe e vanghetti, qualche morso per buoi, e casse di legno piene di corde e altri utensili. C'era molta polvere e ragnatele, segno che era tutto inutilizzato da tempo, ma si vedeva chiaramente una specie di percorso sul quale più piedi erano passati di recente, ed era esattamente quello che stavano seguendo i due uomini. Ariaston sfruttò il proprio amuleto per fondersi con l'ambiente circostante, e attese qualche secondo che i due uomini proseguissero. Poi si mosse silenzioso dietro il loro percorso. Improvvisamente si accorse che era disarmato. La sua daga era andata distrutta nello scontro contro il demone sulla nave, ed era rimasto solo con il suo bianco pugnale, arma che preferiva utilizzare il meno possibile e che, oltretutto, sarebbe stata inadatta ad uno scontro contro un avversario abile e ben armato. Capì di dover fare molta attenzione e non farsi scoprire, altrimenti se gli uomini avessero avuto cattive intenzioni si sarebbe potuto trovare in seria difficoltà. Continuò a seguire i due uomini, che dopo un po' si arrestarono di fronte alla parete opposta a quella da cui erano entrati. Uno dei due si abassò, tracciò un segno per terra, che si illuminò e aprì una botola nel terreno, dalla quale scendeva una scala. I due uomini scesero, e l'elfo li laciò proseguire un po'. Si stava per infilare in un imbuto, e questo non gli piaceva neanche un po'. Respirò a fondo, si avvicinò all'entrata, e quando fece per entrare questa scomparve. La sorpresa lo lasciò disarmato. Si guardò attorno, cercò di rintracciare il tracciato fatto dall'uomo sul terreno, ma sembrava essere scomparso, nonostante la polvere. Provò a battere con il pugno per terra, ma sembrava terreno solido e nulla rivelava la presenza di una botola sotterranea. Cercò leve sul muro, qualcos'altro che potesse aprire il passaggio, ma vari minuti di ricerca lo lasciarono deluso. Imprecò contro se stesso, per essere stato cosi indeciso e per aver tentennato nel seguirli. Se si fosse mosso in fretta ce l'avrebbe fatta. Stava per uscire, quando si ricordò di poter provare ad utilizzare la poca magia che conosceva. Si inginocchiò a terra, e insinuò piccole lingue di potere nel terreno. Subito un ondata di magia lo respinse, proteggendo il terreno contro le intrusioni. Fece forza, e tentò di forzare la magica protezione del passaggio, ma ricevette una spinta magica molto potente, che lo lasciò seduto sul sedere e con il fiatone. Riprese forze, e riprovò, questa volta evitando di forzare, ma cercando di passare inosservato. Riuscì a penetrare un po' più a fondo, e mentre iniziava a capire la natura del passaggio e del segno che probabilmente l'avrebbe liberato un altra ondata lo intrappolò. La sua mente non riusciva a sfuggire alla presa magica che lo avvolgeva, e non riusciva a tornare al mondo reale. Si divincolò, cerco di trovare un passaggio mentale per la superfice e per tornare in se stesso. Spinse con tutta la forza, e dopo minuti di paura e panico, finalmente riuscì a sgusciare fuori dalla terra, fiondandosi come una scheggia nella propria mente. Aprì gli occhi di colpo, ansante. Fece solamente a tempo a vedere l'ombra sulla parete, e il braccio che calava verso di lui. Poi un tepore si diffuse sul suo cranio, innondandogli il collo e tutto divenne nero.
Joram Rosebringer Inviato 26 Maggio 2005 Segnala Inviato 26 Maggio 2005 Il portone era veramente immenso. Per tutta la cavalcata fino a quelle mura, Ashling non si era mai chiesta se stesse facendo al cosa giusta, ma soltanto cosa diavolo stesse facendo. Nessuno sapeva che ormai la dea era sua sorella. Ma, d'altro canto, nessuno sapeva che i draghi erano stati risvegliati e che ci fosse una dea a guidarli. Quindi avrebbe semplicemente riferito la sua storia, magari cambiandola un po', omettendo la sua parte. Alissa doveva fallire, doveva cadere ai suoi piedi. E forse gli unici che potevano contrastarla erano proprio i tanto odiati Cavalieri di Jamalièl. Con questi pensieri era arrivata al portone, dicendo il suo nome e quello dei suoi due compagni, increduli di trovarsi in quel luogo, quando solo pochi giorni prima lottavano per la sopravvivenza in una valle anonima. Avrebbe parlato al Capo Supremo, sperando che lui le credesse. Se avesse voluto fare su di lei la Prova della Verità... be', avrebbe capito tutto quello che era successo, ma almeno avrebbe saputo che vi era un pericolo mortale. Non le importava quale sarebbe stato il suo destino. Le interessava soltanto sapere che avrebbero fatto di tutto per fermarla. Assunse una posizione eretta e fiera appena udì il cigolio del portone che si apriva. Vide Burk e Furm fare la stessa cosa ed un leggero sorriso divertito le si disegnò sulle labbra. Ma appena il portone si aprì, non seppe più se piangere o ridere. Gioia e disperazione si accavallarono in lei, fondendosi nella sua mente fino a creare un unico pensiero. Vedendo Aixela avanzare a piedi verso di lei, sola, si accorse che i Cavalieri sapevano già tutto. Distolse a difficoltà lo sguardo dalla ragazza che avanzava sicura di sé e vide i riflessi lucenti dei draghi metallici. Quindi era iniziato tutto. «Ciao.» Disse Aixela, fermandosi sotto il suo cavallo, gli occhi freddi, ma leggermente lucidi. Ashling non rispose immediatamente. Sentiva che quello che le sarebbe uscito fuori avrebbe assomigliato ad un rantolo. Inoltre capì che, appena avrebbe aperto bocca, sarebbe scoppiata a piangere. Si limitò a fare un cenno della testa, mordendosi un labbro. Devo scappare... poi continuo... 1
Serghuio Inviato 31 Maggio 2005 Segnala Inviato 31 Maggio 2005 la nave viaggiava nella notte senza stelle, il mare era piatto, tutto era pace....LAMPO! Gli occhi di Shamaryel si spalancarono e si rizzò a sedere. Dov'era? intorno a lui una piccola stanza dalle mura di pietra era illuminata soffusamente ed un vecchio era ai piedi del suo letto. <<Vi siete risvegliato combattente>> non lo degnò di uno sguardo. <<La mia spada, dov'è lo stocco!?>> il suo unico bene non si vedeva nella stanza. <<devi calmarti, altrimenti peggiorerai le tue condizioni, ti hanno trasportato in barella, sanguinante e spezzato, ho fatto del mio meglio..ah, la spada dev'essere in armeria>> sebbene non molto rassicurato si decise a calmarsi ed a ridistendersi sui morbidi cuscini. Iniziava a ricordare...il demone l'aveva ignorato, d'altronde non avrebbe potuto fare molto contro una tale bestia, quindi si era spostato verso paltron, dietro di lui poteva ancora vedere Sublummoc il monaco affrontare il demone, ma non aveva tempo, si stavano avicinando al gorgo ed il chierico poteva avere bisogno di aiuto. i suoi ricordi si fermavano in corrispondenza di un forte colpo al corpo che lo aveva chiuso in una morsa contro la murata della nave. Chissà cos'era successo e cos'era stato dei suoi compagni di viaggio. il vecchio sembrava appartenere a qualche sorta di ordine, forse quello che comandava il forte in cui si trovava, ma avrebbe chiarito più avanti. <<mi dispiace per il tuo braccio>> esordì improvvisamente l'uomo, ma quando sei arrivato non c'era più ninte da fare. Sham spalancò gli occhi e ruotò lentamente la testaverso il braccio destro, tenendo sempre gli occhi sull'interlocutore. infine li girò...e preferì non averlo mai fatto. Al posto del forte braccio vi era...la manica vuota della vestaglia. Inorridì alla vista dell'accaduto...non riusciva a pensare....cosa avrebbe fatto, come avrebbe potuto riprendere in mano la spada....come come come...crollò. i suoi occhi guardavano il soffitto, ma vedevano altrove, le isole , i duelli, le avventure di una vita, destinate a rimanere un trito ricordo....chiuse gli occhi agognando la fine di tutto. <<Non ti disperare, a tutto c'è rimedio, troverai una soluzione, non mi sembri un fesso, io ora ti devo lasciare. ritieniti fortunato di essere sopravvissuto ad un colpo del genere alla tua età spadaccino. ti verrò a visitare più tardi, ho altri pazienti.>>. Sham caddè in un sonno inquieto, carico di incubi e paure..... ce l'ho fatta, Serghuio is back...Happy?
Joram Rosebringer Inviato 20 Giugno 2005 Segnala Inviato 20 Giugno 2005 Il portone era veramente immenso. Per tutta la cavalcata fino a quelle mura, Ashling non si era mai chiesta se stesse facendo al cosa giusta, ma soltanto cosa diavolo stesse facendo. Nessuno sapeva che ormai la dea era sua sorella. Ma, d'altro canto, nessuno sapeva che i draghi erano stati risvegliati e che ci fosse una dea a guidarli. Quindi avrebbe semplicemente riferito la sua storia, magari cambiandola un po', omettendo la sua parte. Alissa doveva fallire, doveva cadere ai suoi piedi. E forse gli unici che potevano contrastarla erano proprio i tanto odiati Cavalieri di Jamalièl. Con questi pensieri era arrivata al portone, dicendo il suo nome e quello dei suoi due compagni, increduli di trovarsi in quel luogo, quando solo pochi giorni prima lottavano per la sopravvivenza in una valle anonima. Avrebbe parlato al Capo Supremo, sperando che lui le credesse. Se avesse voluto fare su di lei la Prova della Verità... be', avrebbe capito tutto quello che era successo, ma almeno avrebbe saputo che vi era un pericolo mortale. Non le importava quale sarebbe stato il suo destino. Le interessava soltanto sapere che avrebbero fatto di tutto per fermarla. Assunse una posizione eretta e fiera appena udì il cigolio del portone che si apriva. Vide Burk e Furm fare la stessa cosa ed un leggero sorriso divertito le si disegnò sulle labbra. Ma appena il portone si aprì, non seppe più se piangere o ridere. Gioia e disperazione si accavallarono in lei, fondendosi nella sua mente fino a creare un unico pensiero. Vedendo Aixela avanzare a piedi verso di lei, sola, si accorse che i Cavalieri sapevano già tutto. Distolse a difficoltà lo sguardo dalla ragazza che avanzava sicura di sé e vide i riflessi lucenti dei draghi metallici. Quindi era iniziato tutto. «Ciao.» Disse Aixela, fermandosi sotto il suo cavallo, gli occhi freddi, ma leggermente lucidi. Ashling non rispose immediatamente. Sentiva che quello che le sarebbe uscito fuori avrebbe assomigliato ad un rantolo. Inoltre capì che, appena avrebbe aperto bocca, sarebbe scoppiata a piangere. Si limitò a fare un cenno della testa, mordendosi un labbro. Devo scappare... poi continuo... «Sarei una bugiarda se ti dicessi che ti stavamo aspettando.» Comincià Aixela, carezzando il collo della cavalcatura della donna in nero. «Come sarei una bugiarda se ti dicessi che non sono contenta di vederti... e di aver scoperto che non hai portato a termine il tuo piano.» Ashling inghiottì l'amaro della nostalgia e assunse un'espressione fiera e sprezzante. «Non è dipeso da me.» Strinse le redini e guardò oltre, verso il cancello. Le sembrò per un attimo di vedere il riflesso di scaglie metalliche. Scosse la testa. «Sai quali erano i miei piani... e ormai penso che li sappiano anche questi signori, vero?» Aixela annuì. «Quindi sapranno anche tutto di me. Avrai detto loro tutto quello che...» «No, non l'ha fatto, signora.» Proclamò una voce con calma. Ashling guardò oltre le spalle di Aixela e vide il Capo Supremo che avanzava verso di loro, fermandosi a pochi metri per fare un inchino rispettoso. «Sapiamo solo dei suoi piani, che ora non sono più suoi.» «E come fate a sapere che non sono più i miei?» La voce rivelava una sincera curiosità, mista a qualcosa che nessuno di quelli che l'avevano vista si serebbe mai sognato di vedere: paura. Seguì gli sguardi di tutti e vide un vecchio appoggiato con noncuranza al cancello. Era vestito come un mago ed indossava un bizzarro cappello a punta. Ma la cosa che la colpì era il fatto che stesse giocando con una piuma. Dalla sua espressione si accorse che non era molto sveglio, eppure quando puntò gli occhi su di lei vi lesse un'infinita saggezza. «E lui... chi è?» «Si chiama Fizban. Ci ha aiutati a uscire da sotto il mare e a svegliare i draghi.» Rispose Aixela. «Anche se ho la sensazione che ci stia aiutando da molto più tempo.»
Wolf Inviato 20 Giugno 2005 Segnala Inviato 20 Giugno 2005 Si svegliò di soprassalto! Aprì gli occhi all'improvviso, sussultando sulla sedia e perdendo l'equilibrio. Un urlo gli usci dalla gola quando si rese conto di stare cadendo con la sedia, e di non poter fermare la caduta perchè le mani erano legate dietro di essa, e i piedi alle sue zampe. Urtò con il terreno, e il fiato gli uscì dai polmoni. Tossi e imprecò per la polvere che gli era entrata negli occhi. Pian piano riprese il controllo di se stesso. Sbattè più volte gli occhi, fino a vederci, e iniziò ad ascoltare. Sentiva un continuo pulsare alla testa, dietro l'orecchio destro, dove era stato colpito. Un dolore forte ne attannagliava tutta la carne attorno. Si osservò attorno, e notò di essere in una stanza di terra, senza finestre, e con un unica porta di legno solamente appoggiata alle pareti, senza cardini. L'aria era umida e stantia, e la stanza era illuminata da un unica torcia di legno appesa al muro. Ariaston la esaminò un po', e si rese conto che non sarebbe durata a lungo. Era già molto consumata. Nella stanza c'era soltanto qualche straccio in un angolo, straccio che riconobbe essere il suo mantello, e nient'altro. Non v'era traccia del suo pugnale, a meno che non fosse ancora dentro al mantello. Impegnò i suoi doloranti muscoli per far ruotare il proprio corpo e la sedia ancora distesi a terra. Dopo alcuni strattoni dolori per polsi, muscoli, e testa, riuscì a rivolgersi verso l'angono in cui era il suo mantello. Respirò a fondo per controllare il dolore e la stanchezza, e poi si concentrò. Qualche lingua di magia si allungò verso il suo obiettivo, e si insinuò alla ricerca dell'arma. Dopo qualche minuto di minuziosa ricerca si arrere: il pugnale non c'era. Un misto di rabbia e impotenza lo invase, e si agitò violentemente dentro alle corde. Si fermò solamente quando sentì il sangue scorrere sulle dita, segno che le corde erano penetrate troppo in profondità. Allora la testa cominciò a girargli, a mancargli il fiato, e dopo qualche istante, nonostante cercasse di opporsi, svenne di nuovo. Quando si risvegliò non capi quanto tempo fosse passato. Ne dallo svenimento, ne dalla cattura. In quella stanza era completamente privo di riferimenti temporali. Tranne il lento incedere dell'usura della torcia, che gli suggeriva essere passata solamente qualche ora. Ma non poteva esserne certo, perchè potevano anche averla cambiata nel frattempo o suoi carcerieri. Calmo, si impose di ragionare. Sfuriare per l'assenza della sua preziosa arma non sarebbe servito a niente, ne rimanere li disteso a terra. Cercò di muovere i piedi, e si accorse di poterli ruotare un po', dentro alla morsa delle corde. Li puntò a terra, malamente, e poi con un feroce e disperato colpo di reni cercò di rialzarsi con la sedia. Ci riuscì solo a metà, e si trovò in una posizione intermedia, con un piede puntato disperatamente a terra, e i muscoli di tutto il corpo tesi per manterere la quota raggiunta. Poi raccolse un po' di forze, e di volontà, e con l'ennesima spinta si rimise su quattro zampe. Riprese fiato, sorridendo per la comodità riacquistata. La spalla su cui era stato poggiato durante lo svenimento gli doleva, ora che il sangue tornava a scorrere copioso. Aspettò qualche minuto, e poi analizzò la sedia. Sembrava piuttosto vecchia, e la vernice era staccata da tempo. Sembrava consumata dal tempo, ma non solo da quello. Decise di volerla analizzare più a fondo, e penetrò con la sua magia il legno, alla ricerca di indizi, di suggerimenti. E trovò quello che cercava! Sorridente e gioioso impartì sfruttò la sua magia, lanciandola per tutta la sedia. Poi la espanse anche a tutta la stanza, sotto il pelo del terreno, verso la superficie delle pareti, e verso il soffito. Dopo una decina di minuti di laborioso utilizzo della magia, si concesse il lusso di tirare fiato, profondamente. Il sorriso sul suo volto era stampato e felice. Chiuse gli occhi abbandonandosi al sonno, certo che a breve sarebbe stato svegliato.
Serghuio Inviato 21 Giugno 2005 Segnala Inviato 21 Giugno 2005 Non ci voleva pensare. Non ci doveva pensare. No, assolutamente. Se si fosse concentrato ed avesse riflettuto su cosa significava per lui, primo spadaccino del Re, perdere un braccio….no doveva mantenersi calmo e ricacciare i demoni che lo tormentavano. La stanza era buia, probabilmente era notte fonda, ma lui non riusciva a prendere sonno. *Shamaryel…* L’uomo si girò di scatto, procurandosi un dolore lancinante al moncone ancora non cicatrizzato. *Vieni da me…* “Chi sei?” fece Sham, circospetto. *un amico…* La voce proveniva da dentro la sua testa…lo sentiva. “Cosa vuoi da me? Vattene, non ho tempo.” *io voglio il tuo bene spadaccino, ascoltami, ti posso aiutare* LA voce era suadente e gentile una voce maschile forse, ma era difficile dirlo, tuttavia Sham era disperato e solo ed un contato qualsiasi era sicuro l’avrebbe svagato, giovandogli, e poi non aveva nulla da perdere. “Cosa proponi spirito?” *Un’alleanza…io ti concedo forza e vigore a patto che tu mi ricambi* “ma io sono ancora forte, non ho bisogno di te!” *Apri gli occhi Shamaryel! Stai morendo, non hai possibilità, il tuo corpo potrebbe guarire, ma sei tu dal profondo che non vuoi, sai che essere inutile sei divenuto, l’unica cosa che potevi offrire, la tua lama, l’hai persa. Non siepi ù nulla…* “TACI! Non starò qui a sentire le tue menzogne!” *E dove andrai monco?* L’uomo sapeva quanto tutto ciò fosse vero, ma non voleva ascoltare, tuttavia dovette ammettere.. “Come ti dovrei ricambiare?” *beeenee…* sogghignò la voce *avrai mie istruzioni a breve, ed ora dormi, domani ti risveglierai rinvigorito e ringiovanito, tieni…* Nella mano ora Sham stringeva una moneta, ma non riuscì a focalizzarvi l’attenzione perché subito cadde i un sonno profondo e privo di sogni….
Strikeiron Inviato 2 Luglio 2005 Segnala Inviato 2 Luglio 2005 Perenor se ne stava in pieno giorno sui merli della fortezza, il cielo sopra di lui vorticante di draghi buoni che sfrecciavano sul sole. Era salito lassù per sgranchirsi un po' le gambe e soprattutto per chiarirsi un po' le idee...ultimamente non aveva capito molto di quanto stava succedendo. E gli eventi si affastellavano tra loro in un ritmo sempre più vorticoso e frenetico...verso un'unica inevitabile soluzione. Erano tutti concordi che ci sarebbe stata una guerra. Guardando il profilo delle montagne laggiù in fondo il giovane chierico rabbrividì, di paura, o forse soltanto un brivido gelido. Laggiù in mezzo alla foschia sembravano come alzarsi dei pennacchi di fumo...
Joram Rosebringer Inviato 4 Luglio 2005 Segnala Inviato 4 Luglio 2005 «Andiamocene!» Aixela lasciò cadere lo zaino a terra, stupita da una simile esclamazione. Lo raccolse immediatamente, poggiandolo sul letto della sua camera. Poi restò ferma lì, a guardarlo come se da esso potesse estrarvi qualche soluzione magica che avrebbe risolto tutti i problemi. Si girò verso Ashling e la vide in piedi davanti alla finestra, intenta a fissare affascinata io draghi metallici che volteggiavano intorno alla fortezza. Voleva risponderla, ma non sapeva cosa dirle. Così restò in silenzio, continuando ad riordinare la sua camera. «Mi hai sentita? Ho detto "andiamocene"!» Ripetè la ragazza mora. «Ti ho sentita.» Sospirò, chiudendo lo zaino con una sorta di tristezza. «Ma non possiamo. Tu ormai sei sotto la mia custodia. Se non ti hanno arrestato è solo perché ho detto loro che la tua e la mia mente erano state possedute da tua sorella.» Ashling trasalì nel sentir nominare Alissa. «Mi spiace.» Si scusò Aixela. «Non volevo.» «Tranquilla... è il mio fardello.» Si girò verso la camera, appoggiandosi con la schiena alla finestra. Guardò le pareti con attenzione, studiandone ogni piccolo particolare, ogni rifinitura. Non che ci fosse molto da vedere, visto che erano in fredda pietra scarna e priva di decorazioni. Ma almeno non la faceva pensare ad altro. «Cosa pensi di fare?» Chiese all'improvviso, alzando il suo sguardo penetrante verso la sua compagna. «Vorrei poterti dire che voglio fermare Alissa, che voglio fermare l'invasione del male... e tante cose del genere. Vorrei poterti dire che alla fine usciremo vittoriosi, che festeggeremo nelle taverne più costose, ridendo su quello che è successo e lodandoci a vicenda. Ma sai anche tu che non è così.» Prese lo zaino e lo mise in un armadio, chiudendo poi le ante. Rimase così, carezzando il legno. «La verità è che voglio che tutto finisca... nel bene o nel male. Sono stanca di questo mio potere incomprensibile, di questa tensione. Ho perso il mio più grande amico... e poi io stessa ho dato morte.» Si voltò verso Ashling. «E la cosa che più mi spaventa è che non sento rimorso. Provo orrore verso di me, ma non provo pietà verso quelli che ho ucciso. Be', so bene che alcuni di essi se la sono meritata... ma ho sterminato un intero villaggio, capisci? Quanti di essi erano colpevoli? Quanti?» Diede un pugno al legno, poi si inginocchiò iniziando un pianto liberatorio. Ashling avrebbe voluto andarsene e sbattere la porta. Invece si inginocchiò accanto a lei, carezzandole i capelli. Abbassò lo sguardo e vide una vaga luminescenza provenire dalla spada. E improvvisamente un piano le balenò nella mente. Un piano ed una consapevolezza.
Wolf Inviato 1 Agosto 2005 Segnala Inviato 1 Agosto 2005 Quando riaprì gli occhi fu a causa dell'urto contro il terreno, mentre la gamba posteriore sinistra della sedia aveva ceduto. Si ritrovò a scuotere la testa per riprendere il controllo, dopo il sonno. Quando fu in se capì che la sua idea aveva avuto successo: ora era libero, mentre centinaia di tarli continuavano a nutrirsi della sedia secondo i suoi ordini. Si liberò dalle corde che lo tenevano stretto, e velocemente si diresse verso il suo mantello, non ancora rassegnato all'idea di essere senza il suo pugnale. Quando lo sollevò capì subito dal poco peso, che l'arma non c'era. Lo lasciò cadere a terra, sollevando un po' di polvere, e si rassegnò all'idea. Controllò al collo, e notò di essere anche senza l'amuleto che lo avrebbe aiutato nella fuga. Imprecò mentalmente, e si diresse verso la porta. Decise che era il caso di procedere cautamente, lentamente, sia per non commettere errori, sia per non affaticarsi troppo visto le lesioni alle caviglie e ai polsi. Controllò la ferita alla testa e senti di essere tutto incrostato di sangue rappreso. Era gonfio e la ferita gli pulsava, richiedendo cure immediate. Arrivò alla porta, e sbirciò dietro di essa alla ricerca di rumori o pericoli. C'era un corridoio lungo e poco illuminato, da torcie che stavano finendo. Ma non c'era nessuno. In fondo v'era un altra parete verticale, senza porte, e non notava altre stanze. Decise di percorrere quel corridoio, per capire meglio dove si trovasse. Si mosse silenziosamente e lentamente, fino in fondo, senza trovare anima viva. E a quel punto il panico si impadronì di lui. Era in un vicolo cieco, senza uscite ne altre strade da seguire.Il soffitto di terra si estendeva sopra lui, e nessun altra possibilità si presentava davanti, tranne quella di tornare nella stanza precedente. Per la prima volta si senti completamente perso.
Wolf Inviato 17 Settembre 2005 Segnala Inviato 17 Settembre 2005 (uppo...siamo fermi da un pezzo qua.. )
Joram Rosebringer Inviato 19 Settembre 2005 Segnala Inviato 19 Settembre 2005 Che ne dite di un riassunto di quello che stanno facendo i personaggi, soprattutto quelli di Serghuio e di Wolf?
Wolf Inviato 19 Settembre 2005 Segnala Inviato 19 Settembre 2005 Ok. Ariaston è prigioniero di alcuni "malviventi" che hanno a che fare con Alissa (mi ero inventato tutta una cosa da far combaciare con la dea malvagia). L'avevo inventata un po' per togliere Ariaston dai piedi perchè avevo poco tempo per postare e non volevo bloccarvi tutti, e un po' per creare una storia secondaria e collegata per rendere tutto ancora più interessante. Cmq presto ne uscirà e si ricongiungerà a voi. E' sempre in città cmq. Tra le altre cose io non ricordo neanche cosa sta facendo Strikeiron, Serghuio, Deedlith (scrive ancora?) e Aixela/Ashling. Cioè mi serve un riassunto generale.
Joram Rosebringer Inviato 19 Settembre 2005 Segnala Inviato 19 Settembre 2005 Strikeiron/Perenor è nella città-fortezza dei Cavalieri di Jamalièl ed ha appena avvistato delle colonne di fumo alzarsi all'orizzonte, probabile razzia dell'esercito di Alissa (credo) o comunque di banditi. Serghuio. credo che stia vivendo una cosa simile alla tua, dal momento che anche lui è prigioniero di qualcuno, ma non si sa chi (solo lui credo lo sappia, quindi aspettiamo sue notizie). Aixela & Ashling (soprattutto la seconda) hanno in mente un piano, che dovrebbe però coinvolgere tutti (per questo aspetto qualche mossa da voi, per poter riunire il gruppo). Lirian, Sturmir e Iskra' sono nella città-fortezza dei cavalieri di Jamalièl (non si sa a fare cosa). Garfuss e Alatharièl erano in mano al demone in volo verso "chissà dove".
Wolf Inviato 19 Settembre 2005 Segnala Inviato 19 Settembre 2005 Ok, ora rimembro. Tornerò a postare E speriamo torni anche il manzo.
DeeD-iTH Inviato 19 Settembre 2005 Segnala Inviato 19 Settembre 2005 Lirian, Sturmir e Iskra' sono nella città-fortezza dei cavalieri di Jamalièl (non si sa a fare cosa). Me lo stavo chiedendo anche io .... ad ogni modo sto cercando di pensare a qualcosa ... non ho abbandonato il personaggio
Wolf Inviato 28 Settembre 2005 Segnala Inviato 28 Settembre 2005 Su inginocchio a terra. Passarono attimi frenetici, mentre l'elfo si guardava attorno, in ogni direzione, alla ricerca di una via di fuga. Il cervello si era scollegato per qualche momento, e l'istinto si era impossessato del suo corpo. Si rialzò di scatto e saltò, a colpire il soffitto con un pugno carico d'ira e frustazione. Quindi cadde a terra sconfortato, arrabbiato, nervoso. La terra del soffitto gli ricadeva in polvere sui capelli, e parte di quella che era rimasta sulla mano colorava di marrone le bianche nocche. Nascose il volto tra le braccia, quasi in lacrime. Poi riuscì a respirare, una volta, due volte, sempre più profondamente. Allora riuscì a calmarsi, a riprendere il controllo di se stesso, e si sedette a terra, con le gambe incrociate. Dopo qualche attimo di pausa si rese conto di essere veramente stupido. Come c'era entrato, ci sarebbe anche uscito! Si alzò, cercando di camminare un poco per rilassarsi. Scosse i capelli con una mano, facendo cadere la polvere, e si avvolse il mantello attorno. Poi tornò alla stanza in cui era imprigionato. Afferrò la sedia, e la sbatte violentemente contro il terreno, per romperne il fondo. Quindi, dopo qualche attimo di fatica, riuscì a staccarne compleramente una gamba; ora aveva almeno una pseudo arma, se fosse servita, e comunque era anche uno strumento. La afferrò con entrambe le mani, e si concentrò. Riuscì a diffondere attorno a se la magia, quella poca di cui disponeva, a contattare tutte le piccole creature circostanti, quei piccoli e consapevoli esseri che dominano la Terra ad insaputa degli umani. Ne trovò parecchi, e da loro attinse informazioni. Cercò, e cercò. I minuti scorrevano preziosi, e la magia affaticava la sua mente, ma finalmente trovò quello che cercava. Uno spiraglio. Si avvicinò alla parete dietro alla sedia su cui era imprigionato, e iniziò a scavare con il bastone. Fece con calma, attento a non rompere il bastone e a non fare troppo rumore. Dopo qualche istante si rese conto che era inutile. Non era terra quella che stava scavando, ma magia. Era completamente circondato da magia, per buona parte della stanza. Cosi tanta che non se n'era neanche accorto, magia cosi potente da stordire i suoi sensi magici. Era avvolto in un illusione. Capì da solo che non sarebbe riuscito a liberarsi con la sua poca comprensione della magia, e che aveva bisogno di una mano. Allora lanciò qualche altro tentacolo di magia, alla ricerca del messaggero giusto. Presto lo trovò. Un millepiedi di dimensioni notevoli, adulto ma non vecchio, e in forze. La sua missione era contattare qualcuno di cui fidarsi, un nano con molto più potere di quanto si potesse immaginare. Presto Sturmir sarebbe potuto giungere in suo aiuto! Ok, sono andato un po' avanti. Ho dovuto coinvolgere Sturmir, anche se non ricordo più chi lo usava da quando Daermon non scrive più..qualcuno lo prende in mano o lo fo io?
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