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La nostra storia...


Kordian

Messaggio consigliato

Manzo.. sei veramente il mio eroe!

Garfuss è sempre troppo spettacolare! Hai illuminato la mia giornata!!! :D:D:D:D:D:D:D:D:D:D

Sempre felice di essere d'aiuto ;) tra l'altro, ti ricordi, sei stata tu a darmi l'idea delle pecore!! :mrgreen:

Manzo, non penso si trattasse di un complimento!!!

Per me è un complimento ;)

E inoltre.. sinceramente non pensavo di aver scritto qualcosa di cosi' divertente... :shock:

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Bene e male, buoni cattivi e cattivi buoni,aiuto... i discorsi di quel kender erano ogni volta piu' ingarbugliati, per lei che vivacchiava girando di citta' in citta' era sicuramente piu' semplice esplorare da sola una foresta inesplorata senza perdersi che riuscire a stare dietro alla loquacita' di Garfuss!

Nonostante fosse intricato, come tutti i suoi discorsi, il piccoletto aveva reso una descrizione accettabile dello stato di cose che vigevano nella sua citta', cosi' come in tutto il sottosuolo dove albergavano i drow.

Giocherello' ancora per un attimo con il suo magico anello, guardo' il colore della sua pelle, tiro' un sospiro e torno' ad assumere le sembianze di un'elfa qualunque.

<Immagino che domani, tutto il gruppo sapra' cosa sono io realmente....> disse rivolta ad Ariaston, poi aggiunse con tono carico d'odio e disprezzo <...un elfo scuro...appartengo alla stessa razza che odio di piu' al mondo.>

L'elfo non espresse nessun commento, in fondo chi e' che non si portava dentro dell'odio verso qualcuno o qualcosa?

Forse un po' tutti, ma non era il caso di fare domande, anche perche' sembrava che Iskra' parlasse piu' a se stessa che non a lui.

Rimasero per qualche tempo in silenzio, poi fu dinuovo l'elfa a rompere il silenzio.

<Poco prima dell'arrivo di Garfuss mi chiedevi qualcosa su questo anello... beh posso dirti che e' come un'assicurazione sulla vita per me, mi permette di diventare tutto cio' che voglio, qualcosa che conosco come qualcosa che non conosco, posso prendere le'satta forma di chiunque, se volessi in questo momento potrei assumere le tue sembianze e tu ti troveresti davanti a uno specchio, con l'eccezione che cio' che vedrai non sara' solo il mero riflesso di uno specchio, un altro te stesso almeno apparentemente.>

L'elfo acolto' attentamente le parole di iskra' e rimase a meditarvi su per un po', mentre Iskra', abituata a dormire un po' qua un po' la si era trovata un anfratto nella roccia, che nonostante tutto la faceva sentire un po' a casa e vi stava dando un occhiata per passarvi eventualmente il resto della notte.

Aumenta lo studio ....e diminuisce ogni mia forma di ispirazione..... :(

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Alathariel si era svegliata con la confusione fatta da Garfuss e guardava a bocca aperta Iskra, proprio come l'aveva guardata la prima volta.

Solo che sembrava che tutti i suoi colori si fossero invertiti.

"MA ALLORA SEI UN ELFO SCURO!? Via! Rauss, demone nero! Cioè, Arias, tu mi stai chiedendo di dormire con questa? Ma manco se fosse un drow! Ma che non li conosci, ah gia' non li conosci, beh praticamente..."

Garfuss stava continuando a inveire molto agitato e lei non capiva più nulla.

Il kender le aveva già 0parlato degli elfi scuri durante le interminabili chiacchierate che avevano preso l'abitudine di fare e non era mai stato molto tenero nell'esprimere i giudizi su di loro.

le veniva da piangere.

Prima Aixèla era diventata cattiva ed era andata via con quella...quella... quella lì tutta vestita di nero come le fate oscure che popolavano tutti i suoi sogni peggiori, che l'aveva lasciata sola, che si era dimenticata di quanto lei avesse bisogno di coccole da parte di una donna, che si era dimenticata di quando le accarezzava la testa per farla addormentare intonando a voce bassa delle ninne.nanne per piccoli... poi anche Iskrà, la prima "vera" elfa che avesser visto si era svelata come una creatura malvagia che terrorizzava anche il suo amico Garfuss...

non finì neppure di ascoltare le parole del terzetto e scappò via nella notte a curare le ferite che si erano aperte nel suo animo.

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Era sera quando le due ragazze arrivarono nei pressi del villaggio di Stoneheaven.

Le nuvole e la pioggia erano ormai un ricordo bagnato e l’aria frizzante si faceva respirare dando una sferzata di vitalità alle membra stanche. Di fronte a loro si ergeva la recinzione. Delle palizzate di legno altissime si stagliavano davanti ai loro occhi, interrotte soltanto da un cancello sopra il quale vegliavano due guardie cittadine dall’aria alquanto sospettosa. Anche da fuori si poteva sentire il vociare delle persone che si chiedevano che fine avesse fatto quella spedizione in una locanda in cui si diceva fosse stato perpetrato un massacro.

Ashling fermò il cavallo ai piedi dell’entrata e si annunciò a gran voce: «Siamo due viandanti in cerca di un luogo in cui riposare.»

Dall’alto le guardie scrutavano le due figure illuminate solo dalla tenue luce delle torce. Iniziarono a parlottare tra di loro, finché una delle due sporse con cautela il capo oltre la recinzione. «Da dove venite?»

Una risposta! Una risposta veloce! «Da Est, dalle Pianure Sabbiose di Merek.»

Altro parlottio sommesso, altra domanda: «E perché siete in viaggio?»

Ashling si stava spazientendo. «Dobbiamo incontrare una persona a Middlecreek... ma ci siamo perse.» Odiava anche soltanto fingere una debolezza. Strinse il pugno sulle briglie e il cavallo scosse la testa tentando di alleggerire la presa.

«Contavamo di trovare qui un posto per la notte.» Si affrettò ad aggiungere Aixela «Non siamo brave combattenti e vorremmo riposarci in una delle vostre locande.» Guardò la sua compagna che ricambiò il suo sguardo con degli occhi colmi di rabbia per quella che a lei sembrava una supplica.

Le guardie ripresero a parlottare tra di loro, chiedendosi se avessero rischiato il loro posto facendo entrare stranieri ad un’ora così tarda. Ma la pietà verso le due ragazze, unita al pensiero di un’eventuale dolce ricompensa, fece cedere le vedette che ordinarono l’apertura del cancello.

Le strade erano invase dall’odore di fiori ed erba appena falciata. Le finestre erano tanti punti luminosi che sembravano osservarle mentre avanzavano verso il suono di risate e festeggiamenti. Aixela avrebbe voluto girare un po’ il villaggio, ma sapeva che le guardie le tenevano sott’occhio e che avrebbero allentato la pressione solo nel momento in cui sarebbero scese da cavallo, entrando nella sala della locanda in cui avevano detto di voler riposare. Poteva infatti vedere occhiate sospettose che la studiavano con una paura velata da disprezzo. Non poteva biasimarli, visto che molti di quegli occhi erano parenti e amici delle guardie che non avevano ancora fatto ritorno... e che, come lei sapeva, non l’avrebbero più fatto.

Le ragazze scesero dai cavalli e li legarono nella stalla, preoccupandosi di mettere loro davanti una bella quantità di fieno. Poi si avviarono all’entrata del locale. Ashling guardò l’insegna e sorrise: “Locanda della Pietra Nera”. Ed entrando capirono anche il perché di quel nome. A parte i tavolini e le sedie, tutto era rivestito di un marmo nero con venature bianche, attenuando di molto le luci delle candele sospese su lampadari in ferro battuto.

Si aspettavano un silenzio carico di sospetto alla loro entrata, invece vennero accolti dalle fragorose risate di un gruppo di nani che brindavano rumorosamente. Più in là guerrieri corpulenti tiravano minuscole freccette contro un bersaglio, accompagnando ogni tiro con imprecazioni o grida di gioia. L’oste si dava da fare con bicchieri e piatti, girando per la sala con le mani sempre impegnate o pulendosele nel grembiule bianco ormai colmo di macchie. Appena vide le due ragazze rivolse loro un cordiale sorriso ed un leggero inchino, indicando loro un tavolino libero in un angolo per poi sparire di nuovo nelle cucine, solo per riapparire con due vassoi pieni di carne e patatine fumanti.

Ashling si sedette alla sedia nell’angolo scrutando tutti gli avventori, lo sguardo che sembrava penetrare le loro menti… e forse era proprio così, si disse Aixela. Gli occhi della ragazza mora puntavano diretti verso ogni singola persona, come se volesse vedere dentro la loro anima, aprendola come un macellaio apre un animale con un coltello. Poi si fermò, fissando un punto vuoto davanti a sé. «Qualcuno è entrato in questo piano.»

Aixela cominciò a guardarsi in giro, fissando l’entrata e notando un giovane uomo che si ripuliva dalla polvere, dirigendosi verso un tavolino dove venne accolto da altri amici. «Intendi quello?»

«No, sciocca!» La voce era tagliente come un rasoio «Non intendo nella locanda, ma nel nostro piano di esistenza. E’ entrato qualcuno che non appartiene a questo mondo, una ragazza di una razza diversa da tutte quelle esistenti qui. Da loro sono chiamati drow.»

«Drow?»

«Degli elfi dalla pelle nera come la notte e la cui bellezza è pari soltanto alla loro malvagità. Ora è con i tuoi compagni.»

Aixela inghiottì l’amaro alla parola “compagni”. Il suo pensiero andò immediatamente a Lirian, alla piccola Alathariel e… sì, anche a quel kender. Da un certo punto di vista le mancavano quei racconti infiniti. Si sorprese a sorridere al ricordo di come avesse interrotto una cerimonia in quel santuario di quel villaggio da cui tutto questo ebbe inizio. E ora queste cose non erano altro che ricordi, immagini di un passato che non sarebbe più tornato, di una vita che era solo sensazioni. Ora era con questa ragazza, questa dea, dirette verso un luogo che solo lei conosceva e dal quale avrebbe dovuto svegliare un fantomatico “male”.

«A cosa stai pensando?» La voce di Ashling interruppe i suoi pensieri come un martello contro una vetrata.

«Dovresti saperlo… sai tutto.» Aixela si sorprese del tono tagliente della sua risposta.

«Ti rispetto. E poi non è così difficile leggere quello che pensi. Come non è difficile vedere che ti stai chiedendo come mai non ci siamo teleportati in quel posto come ci siamo teleportati via dall’isola.»

Aixela annuì. Stava per replicare quando si bloccò. Nella sua testa c’erano immagini di una bimba, di un’elfa sulle sue ginocchia che chiudeva gli occhi mentre lei le accarezzava i capelli sussurrandole dolci frasi di incoraggiamento. Sentiva il respiro della piccola mentre le dita passavano su quegli strani simboli sulle tempie, massaggiandole. Poi la sensazione di solitudine, di vuoto, di paura e smarrimento in un’isola che non era la sua. Una fuga. Sentiva il dolore, lo stomaco che si chiudeva, la malinconia che la sommergeva, annegandola nel suo fiume vorticoso.

Si alzò in piedi, come se volesse tornare dalla sua Alathariel, ma la stretta di Ashling sul braccio la bloccò. «Lasciala stare. Avrai modo di rivederla.» La voce era rude, eppure sembrava ci fosse un po’ di… di… dolcezza? «Ora è confusa, lo sai. Hai scelto tu di lasciarla e di venire con me. Prenditi carico del tuo fardello e falla finita!»

Le ultime due parole colpirono Aixela con la forza di un gancio al mento. Si sentì quasi svenire, ma non voleva dare questa dimostrazione di debolezza alla sua compagna. Così si sedette, accorgendosi di avere fame e decidendo che aspettare l’oste era la cosa migliore da fare.

Almeno per ora.

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<<fhssh>> la piccola inspirò rumorosamente dal naso e si passò una mano sugli occhi umidi.

Accoccolata dietro un roccia non troppo lontana dall'accampamento piangeva in silenzio e fissava alcuni insetti sull'erba abbracciandosi le ginocchia.

<<alla fine nessuno mi vuole bene, come al solito>> raccontava piano ad una coccinella distratta passata lì per puro caso <<e come al solito le cose brutte capitano tutte a me. è sempre tutta colpa di questi stupidi tatuaggi e delle cose che mi viene da fare. forse dovrei smettere>> sussurrava all'improbabile amica mentre faceva volteggiare in aria tre piccoli sassolini..

<<come vorrei essere grande e sapere come si combatte. Gliela avrei fatta vedere io a quella tipa che si crede una pantera metallizzata, così non si portava via mamm..Aixèla.sarei andata lì e l'avrei fatta a fettine con un colpo di spada..>>poi sospirò <<no, non è la mia mamma, io non so da dove vengo, perchè sono finita qui, perchè riesco a fare i giochini con le teste degli altri o perchè li curo, non so neppure come riesco a farle queste cose!Vorrei incontrare qualcuno che mi spiegasse tutto...tanto qui ormai si incontra chiunque!>>

proprio mentre parlava tra sè e sè ebbe la chiara immagine della guerriera seduta ad un tavolo di una taverna mai vista prima che la guardava con occhi caroichi di tristezza e, quando la visione sparì bruscamente seppe con certezza che sarebbe passato parecchio tempo prima di poterla rivedere.

Scoppiò a piangere di nuovo.

nell'ombra il kender la fissava per la prima volta serio ed in silenzio.

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Wolf se poi riesci a spedirmi il riassunto mi fai felice, :P:wink: così faccio rientrare il mio prode nanetto a far casino e a imbavagliare il loquace kender :twisted::twisted:

si vero sorry...finora nn ho avuto tempo, ma stasera dovrei poterlo fare, visto che la mia raga si è ammalata e probabilmente non esce..quindi sono a casuccia e posso scrivere.. ;)

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Il kender stava tornando indietro all'accampamento, quando aveva sentito dei singhiozzi provenire da dietro alcuni alberi. Ci aveva messo poco ad avvicinarsi, e a vedere la piccola elfetta che piangeva nascondendosi la testa fra le gambe. Nel vedere gli occhi della sua amica, sempre sorridenti e luminosi quando lui le raccontava le storie, ora colmi di lacrime... qualcosa gli si fermò dentro. Era come se una girandola si fosse improvvisamente fermata nel suo stomaco, per andare a impuntarglisi in gola. Era una sensazione strana: l'aveva provata pochissime volte nella sua seppur lunga esistenza. Gli era successo quando aveva visto Kendermore bruciare, e molti suoi amici morirne tra le macerie. Gli era successo quando aveva sentito quella canzone, cantata in una lingua lontana, di un elfa che ballava nella foresta... e col suo canto giunse la primavera... E gli succedeva ora.

Uscì da dietro l'albero che l'aveva nascosto finora, e si avvicinò alla piccola elfa. Appena lei lo vide, si asciugo' con un braccio gli occhi, cercando di nascondere le lacrime. Non ci riuscì, e quindi decise di tenere il braccio sul viso.

Garfuss si sedette accanto a lei. "Perchè piangi?" le chiese un pò titubante.

"Non sto piangendo... beh si sto piangendo." tirò su con il naso. Si nascondeva ancora il viso con il braccio.

Il kender non sapeva bene che dire. Non era mai stato bravo in cose del genere. L'elfa continuava a rimanere in silenzio e a singhiozzare, e questo lo stava facendo sentire a disagio. "Hem.. dai, dimmi tutto. Che è successo?"

"E'... uff. E' che è tutto cosi' difficile... Perchè Aixela sen'è andata, dov'è finita? Vorrei che fosse qui, adesso. E poi ho visto i suoi occhi, ma non erano piu' come quel giorno alla fontana.. c'era un ombra dentro, una grande ombra che si era incastrata lì dietro.. era spaventosa! Perchè Garfuss?" Alzò il viso rigato dalle lacrime e si girò per guardare il Kender: "Perchè va sempre tutto storto? Ogni volta che credo di aver trovato un vero amico, o qualcuno a cui voglio bene, succede sempre qualcosa di brutto che me li porta via. Tu mi racconti sempre, nelle tue storie, di tutte le tue avventure e sono grandi e divertenti ed emozionanti.. ma questa dovrebbe essere un'avventura, eppure guarda! Siamo qui e circondati da orchi orribili che da un momento all'altro potrebbero ammazzare qualcuno di buono come Sturmir o te! Proprio come è successo con Trebor prima e adesso Aixela!" scoppio' di nuovo a piangere, nascondendo il viso tra le ginocchia.

Garfuss sentì la girandola salire dalla gola fino alla sua mascella. Si sgranchì la voce.

"Sai Alath, io ti racconto le mie storie, mi piace e so che ti divertono anche molto. Però, io ti racconto tutto, i momenti migliori e i momenti peggiori, ma viverli è un'altra cosa. Quando sei stanco, e non c'è nessuno con te, e non sai se arriverai a domani per la fame che ti rosicchia lo stomaco, oppure se dietro quell'angolo c'è il mostro che ti manderà a fare l'ultimo viaggio della tua vita. Spesso è difficile trovare gente che sia in grado di sopportare tutto questo, insomma di solito a un certo punto tutti si fermano e si accasano con qualche bella paesanotta che hanno salvato nell'ultima avventura, oppure diventano cavalieri o grandi mercanti. Non l'ho mai capito bene perchè, a me piace tantissimo vedere che cosa mi offrono le strade che percorrerò domani. Ma forse hanno ragione, quando trovi la persona giusta o le persone giuste, è meglio che ti fermi a godertele, perchè domani non sai cosa puo' succedere a te e a loro. Ho perso molti amici per la strada, che sono morti o semplicemente non ci siamo piu' incontrati, e chissa' dove sono adesso. Mi dispiace non vederli piu', ma non dimenticherò mai il tempo e i momenti che ho passato con loro. E' difficile, Alathariel, proprio come hai detto tu. E' difficile essere felici, da un giorno all'altro ti si puo' scatenare addosso tutto e puoi perdere ogni cosa che prima ritenevi importante. Ma non bisogna abbattersi per questo! La felicità è qualcosa che va sempre alimentato e mantenuto in vigore dalle tue stesse forze, e se occorre, anche ricostruito da zero. E questo è ancora piu' difficile. Ma così è la vita, chi ha creato tutto questo l'ha ideato cosi'. Non so perchè, forse per darci una nuova sfida ogni giorno, per non farci mai annoiare. Insomma, sai che pizza se tutto andasse sempre alla perfezione! Staresti tutto il giorno seduto a guardare che tutto va bene, una noia mortale! Dai, e poi ci siamo noi ancora con te. Io, Sturmir, Perenor, Arias e la tizia elfa che poi ti racconto. Ci siamo noi ad accompagnarti per la strada!"

L'elfa lo guardò per un attimo, e poi disse "Ma anche voi domani potreste andarmene e lasciarmi sola!"

"Ma stai scherzando! Siamo tutti grandi combattenti, hai visto oggi?"

"Anche Aixela è una grande combattente, ma la strega nera sel'è portata via lo stesso!"

"Er.. ci ha preso impreparati! E poi sono sicuro che in questo momento se la sta cavando meglio di noi. Dai, su ora alzati. Appena riusciremo ad andarcene da questa isola andremo a cercare Aixela e la troveremo. E ricominceremo il nostro viaggio tutti insieme alla ricerca di nuove avventure!"

Il sorriso genuino e allegro del Kender era cosi' sincero che Alathariel non potè fare a meno di sorridere a sua volta. Si asciugò le lacrime dagli occhi con il retro della mano e si alzò in piedi accanto a Garfuss. Poi lo abbracciò forte, lo rilasciò e gli disse "Promettimi che se un giorno qualcuno o qualcosa ci separerà, tu mi verrai a cercare. Me lo prometti?"

"Solo se lo prometti anche tu!" Disse il Kender sorridente. Alathariel rise e annuì. Si scrollarono gli abiti dalle foglie e dalla terra che vi si erano attaccati sopra, e si diressero verso il campo.

"Volevi dirmi qualcosa su Iskra'?" disse a un certo punto Alathariel

"Ah già! Sai, in realtà non è un elfo normale, è un elfo scuro."

"Un che?"

"Un elfo scuro!"

"E che cos'è?"

Il kender ci pensò un attimo su, poi rispose sicuro: "Un incrocio tra una pecora e una boccetta d'inchiostro!"

Alathariel non fu sicura di aver capito, ma decise di fidarsi.

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Oddio non sono bravo in queste cose.... :?

e pensa che ti è riuscita benissimo lo stesso! :D

lo confesso, quando ho visto quanto avevi scritto ho tremato! :shock:

credevo fosse un altro dialogo di Garfuss, in stile tutto suo, e stavo già preparando le sostanze dopanti per arrivare alla fine del testo. :lol:

vabbè, ormai le consumo lo stesso 8) :wink:

good work cmq!

vediamo se stasera mi invento qualcosa..

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Perenor si era tenuto lontano dagli altri; il combattimento era stato duro ed ora doveva conservare le forze per guarire. La ferita gli doleva ancora, nonostante stesse guarendo velocemente.

Ma c'erano altre ferite di ben altro genere accanto a lui. Vide la piccola elfa scappare piangendo nel bosco e cercò di avvicinarsi, senza farsi troppo notare. D'altronde c'era il kender che la stava raggiungendo.

Perenor decise di fermarsi dov'era, in un anfratto tra dei fitti cespugli, dal quale però poteva sentire perfettamente tutto quanto si dicevano il kender ed Alathariel.

Sentì distintamente la paura e la disperazione della piccola elfa e la risposta del kender; all'inizio era intenzionato a sentire poche battute di quel discorso, solo per sincerarsi che fosse tutto a posto.

Ma le parole di Garfuss lo tennero inchiodato dove si trovava.

Dal suo nascondiglio sorrise e si accorse che da tanto tempo non sorrideva così o forse non trovava semplicemente la voglia per farlo.

Il kender e l'elfa gli passarono quasi accanto, tornando verso l'accampamento. Ma era ben nascosto: non si accorsero di lui.

E così rimase dietro quei cespugli, a riflettere amaramente sulle ultime cose che erano loro capitate... Perchè Paladine li aveva abbandonati?

Perchè non l'aveva avvertito dei pericoli ai quali erano andati incontro?

Improvvisamente Perenor ebbe un'idea, era folle forse ma poteva essere una possibilità concreta.

Paladine aveva voluto che tutto ciò accadesse.

Perenor si complimenta al posto mio Manzo.

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Aveva appena finito di sistemarsi nel suo anfratto, quando senti' delle voci e dei passi poco lontano, riconobbe la voce della piccola Alathariel e del kender.

Garfuss con parole sue stava spiegando ad Alathariel , cosa fosse un elfo scuro, il suo cuore si gonfio' di amarezza, sentiva il peso della nomea della sua razza su di se', sentiva la pesantezza della giornata sulle sue spalle, e sentiva che il giorno seguente avrebbe dovuto dare non poche spiegazioni.

Gli occhi le si chiusero, come se una mano invisibile le chiudesse dolcemente le palpebre, scivolo' in un sonno agitato, per tutta la notte vide i volti degli amici di ieri di oggi, ognuno dei quali puntava il dito contro di lei proferendo parole taglienti come e piu' della lama della sua spada.

Alcarohtar, l'abile quanto bello guerriero elfico, il viso contratto dalla rabbia, gli occhi piccoli come fessure, la sua voce un tempo ridente e scherzosa, adesso suonava quasi piu' tetra di una minaccia <sei solo una sporca drow, ci hai ingannati tutti, me per primo, se puo' conosolarti nemmeno il tuo sanfue sulla mia spada potrebbe servire a lavare via l'odio che ora ho per te> e Handir, un elfo dedito alle arti arcane che tante volte l'aveva accompagnata e aiutata durante quei mesi nelle sue notturne incursioni in palazzi e accampamenti, lui che per mano di alcuni drow aveva perso la famiglia tra cui la sorellina, e superando l'antico odio e rancore l'aveva accolta sotto la sua ala protettrice, sempre pronto a dire una parola in sua difesa quando le cose sembravano mettersi male e il nano Kael si scagliava contro di lei, e anche kael alla fine l'aveva presa come parte del gruppo, e poi Lentar, quante volte leui aveva curato le sue ferite? Quante volte l'aveva strappata alla morte in quei mesi, mesi felici che aveva gettato al vento.

Li rivide tutti Alcarohtar, Handir, Kael, Lentar, i suoi "amici" e nella sua testa risuonarono le loro parole di odio, per lei , per la sua razza, odio e rabbia per il suo tradimento, per aver venduto le loro vite a uno della sua specie, per essersi asservita lei stessa a cio' che aveva sempre odiato.

E poi Zahal, quel drow che aveva un suo Dio e delle sue leggi, che non erano quelle che lei aveva sempre conosciuto, lui che l'aveva lasciata andare quando lei voleva conoscere il mondo fuori da quella foresta in cui aveva trovato qualcosa di simile a una casa e a una famiglia, e ancora Zahal quel giorno che vedendo le sue lacrime difronte alla rabbia degli amici traditi si accorse che qualcosa in lei stava andando in frantumi, le tese la mano ma nei suoi occhi c'era solo gelo e morte, le disse <vieni con me....non dovrai piu' preoccuparti di loro..> ma lei aveva paura di afferrare quella mano, sapeva che ovunque lui l'avesso condotta, l'avrebbe portata verso la sua morte, non le avrebbe perdonato di essersi fatta scoprire e di aver rivelato i suoi piani a quegli scomodi individui, Zahal ancora una volta la chiamo' con tono imperioso, fu allora che alle sue spalle senti' una voce familiare, Elkas, quello strano elfo che l'aveva sempre considerata come qualcosa di assolutamente nomale, le sue parole, e la porta dimensionale in cui lui l'aveva trascinata, e poi.....poi le tornarono alle mente le parole del kender <...MA ALLORA SEI UN ELFO SCURO!? Via! Rauss, demone nero! ...> si sveglio' con la fronte imperlata di sudore, erano le prime luci dell'alba, per la prima volta si sentiva davvero sola ed aveva voglia di piangere.

I primi raggi di sole che filtravano dall'apertura nella roccia, il sole accendeva il giorno e una nuova fiducia si accendeva nel suo cuore

Iskra' lentamente si tiro' a sedere ricordava vagamente il sogno della notte precedente, e comunque le accadeva spesso di sognare il passato, si stiracchio' pigramente, raccolse tutta la sua determinazione e decise di uscire dal suo rifugio notturno.

La sua pelle candida sembrava diventare leggermente dorata sotto i raggi del sole che dolcemente l'accarezzavano.

Aveva fame, c'era una specie di dispensa in quell'accampamento ma mangiare quello che mangiavano gli orchetti le risultava alquanto difficile anche solo come pensiero, non vide nessuno degli altri, penso' che stessero dormendo o che fossero li nelle vicinanze, si addentro' un po' tra arbusti e cespugli, e dopo circa un'ora era sulla via di ritorno verso l'accampamento con qualche cosa di commestibile da mangiare, non uccideva animali un po' per principio un po' perche' non ne era assolutamente capace, ma cogliere qualche frutto non avrebbe certo fatto del male all'albero che li ospitava.

Le piaceva la natura.

Improvvisamente c'era qualcosa che pero' contrastava con la natura circostante, un odore forte, un puzza piu' che un odore, accidenti un altro di quei mostriciattoli puzzolenti era nelle vicinanze.

Infilo' velocemente il cibo nello zaino e mise la mano sull'elsa della sua spada.

Trovare la bestiaccia puzzolente non fu troppo difficile, bastava seguire la scia maleodorante che questo si portava dietro, solo si chiedeva come era possibile che si fosse spinto cosi' vicino a loro senza che nessuno se ne fosse accorto.

Fu piu' silenziosa di un gatto nell'avvicinarsi e prenderlo alle spalle non fu difficile, miro' un unico colpo, la ferita che provoco' all'orchetto era grave ma non mortale e prima che questo avesse tempo di tentare anche solo di reagire, lei gli sbatte' violentemente l'elsa della spada sulla nuca, cosi' privo di sensi e ferito era piu' innocuo, lo lego' e se lo trascino' dietro fino all'accampamento, magari poteva essere di un qualche utilizzo, in genere preferiva uccidere i propri bersagli, ma non si sa mai spesso in passato le era capitato di "giocare" con il suo bersaglio finche' quello non fosse stato disposto a dare informazioni e in ogni caso che parlassero o meno finivano sempre per fare tutti la stessa fine, anche solo per le torture subite, se non per sua stessa mano.

Era poi certa che a loro servissero informazioni sugli orchetti che infestavano la zona? No non ne era certa affatto, pero' per quanto ne sapeva....uhmm no a dire il vero si rese conto proprio in quel momento che non sapeva un bel nulla, chi erano i componenti del gruppo? che cosa stavano facendo? Ariaston, le aveva detto se non ricordava male che nemmeno loro si conoscevano poi troppo bene tra di loro. Forse era giunto per il il tempo di dare delle risposte, ma anche quello di porre domande.

Accidenti a quando le era venuto in mente di portarsi quell'affare appresso, la puzza di quel coso era insopportabile, e poi quanto pesava anche a trascinarlo non era mica impresa semplice, oh ma perche' s'era preoccupata di prenderlo vivo, da morto avrebbe sicuramente dato meno problemi, lamentandosi con se stessa per la stupida idea che aveva avuto arrivo' all'accampamento.

Il gruppo era tutto riunito, apparentemente discutevano qualcosa tra di loro e stavano facendo colazione.

Bella cosa loro, lei non ci poteva nemmeno pensare a mangiare prima doveva levarsi di dosso la puzza che il coso emanava.

Fu cosi' che Iskra' fece comparsa quella mattina, la stavano fissando tutti, presumibilmente il kender aveva spifferato ai quattro venti che lei non era quello che sembrava, gli sguardi si spostarono dopo un po' da lei, all'orchetto malconcio, semisvenuto e legato che lei si stava portando appresso.

<Beh ? Finito di guardare? Ma avete perso tutti la lingua stamattina? Questo l'ho trovato qui vicino non so se era solo o meno non sono stata a chiederglielo, e' ancora vivo se vi serve, altrimenti ..... posso spedirlo all'inferno se non e' utile, potrebbe essere un buon modo di cominciare la giornata.>

E per un attimo un sorriso maligno le sfioro' le labbra, non avrebbe mai perso il gusto che provava nell'uccidere.

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