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La nostra storia...


Kordian

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Un incubo.

Come se non fosse stata sufficiente la tempesta.

Perenor continuava a pregare perchè la magia, arcana o divina che fosse non era nulla di fronte al male che stavano fronteggiando.

Aveva visto molto, perfino troppo da quando era partito dal monastero, aveva perso la speranza e la fede per poi riacquistarle, entrambe più forti.

Aveva appena creduto di vedere lampeggiare nel cielo la costellazione di Paladine, per poi osservarla sparire improvvisamente.

Ma non aveva detto niente ai propri compagni.

Non aveva avvertito nessuno di loro perchè per il momento non c'era nulla da dire. Ed ecco che il demone aveva sconvolto e massacrato la nave ed i suoi amici stavano morendo nel tentativo di salvare tutte le loro vite.

Avrebbe dovuto sapere che erano tutti condannati fin dal primo momento in cui avevano rimesso piede su quella barca. Eppure se l'erano già cavata in altre situazioni, come quella volta del piano infernale...

Sorrise ed il suo era un sorriso amaro e sarcastico. Aixela non c'era più, ma lui avrebbe potuto rischiare di nuovo nel tentativo estremo di salvare le loro vite?

No.

Per quello continuava a pregare, sperando che Paladine lo stesse ascoltando. Dovunque TU possa essere. Ascolta le mie parole: scaccia da noi quest'ombra orribile di malvagità. salva le vite di quanti ci hanno seguiti ed aiutaci nella nostra missione di riportare il Bene dopo aver aiutato inconsapevolmente il Male. Sostieni i nostri passi malfermi.

Ascoltami.

Tu lo puoi fare.

Paladine lo ascoltò in qualche modo.

Poi notò che dietro al demone era comparsa Aixela...

... e perse ogni speranza.

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Mi sento schizofrenico dissociato...ed ora la parola (ed anche qualcos'altro) al balor... :twisted:

Stupide ed ingenue pedine!

Il nano aveva diffuso la sua magia sulla nave per proteggerla dai suoi colpi, l'elfo aveva osato avventarsi su di lui per ferirlo con quello strano pugnale. E per un attimo aveva pensato che potesse realmente fargli del male... aveva temuto che potesse essere una minaccia e se ne era sbarazzato. Ora giaceva morente da qualche parte.

Illuso.

Ma il monaco...

Quello sì che lo aveva lasciato perplesso perchè non era un monaco. E quello che era ancora più divertente era che si nascondeva in quella misera e debole forma, privandolo del piacere che danno in genere le cose quando si fanno difficili. In quella forma era particolarmente debole. Non poteva opporsi a lui, non alla sua natura di demone.

Era mortale ed insignificante, seppur sempre pericoloso.

Per questo se ne era sbarazzato velocemente.

Ciò nonostante aveva distrutto la sua arma: un'inezia, ma sempre una scocciatura. Ora avrebbe dovuto distruggere la barca con le proprie mani.

Poi era arrivata la donna, la Sua favorita.

Un'altra misera mortale.

E questo aveva aggiunto il divertimento che mancava a quella piccola passeggiata. Avrebbe potuto ucciderlo, sì certo. Ma non lo avrebbe fatto: era troppo fragile per questo... però, valeva la pena di provare.

-Donna, ormai non serve più che tu finga di aiutare questi miseri mortali. Torna da Lei e riferisciLe che qui ho quasi finito!

Vide lo stupore nei suoi occhi e l'odio in quello dei suoi ex-compagni.

Il caos, il male e la confusione più assoluta.

Rise di puro giubilo, raucamente ed in maniera terrificante.

Quel miserabile chierico arretrò, impaurito.

Ed a questo si aggiunse il gemito di una bambina ed il vociare isterico del kender, laggiù a portata di mano...

Era quello che aveva aspettato. Lanciò l'incantesimo, velocemente e schioccò la frusta come una rete. Sapeva dove colpire: nelle deboli certezze di quella donna ricoperta di rune letali, nella fragile sicurezza del nano e soprattutto nell'angolo buio dove la bambina ed il kender si erano rifugiati sperando di fuggirgli. Erano in un angolo remoto, ma alla sua portata.

E li avrebbe presi entrambi...

Aveva calcolato tutto, previsto gli attacchi e finto di esserne totalmente coinvolto. Ma in realtà nel frattempo aveva individuato ciò che gli interessava... ed aveva ordito la sua semplice trappola. Scattò in avanti e lanciò il secondo incantesimo mentre travolgeva le pareti di legno come se fossero fatte di fiammiferi, troppo veloce per essere seguito.

La frusta raggiunse il suo obiettivo: sentì le urla di dolore e di disperazione e sorrise quanto mai soddisfatto.

Intanto la protezione magica del nano si stava già dissolvendo.

Bene.

Era ora di andarsene.

Li avvolse attorno alla frusta ancora di più, incurante dei loro lamenti, anzi godendo di essi e si preparò velocemente a finire quanto aveva fino ad ora architettato.

Evocò velocemente un diversivo: erano degli imp, nulla di difficile o particolarmente impegnativo. soltanto un regalino d'addio.

E quindi schizzò fuori dalle paratie, aprendo una voragine quasi al di sotto del pelo dell'acqua. Con i piedi scalciò verso i brandelli di legno mentre sgusciava fuori nella tempesta: la falla si aprì ancora di più e l'acqua si riversò nella nave come un'ondata di marea selvaggia.

Prima che potessero inseguirlo guizzò via, al di fuori della loro portata.

Il kender e la bambina si lamentavano debolmente ormai tra le sue grinfie: bene, il viaggio non sarebbe stato troppo movimentato.

In un istante si trovò molto al di sopra della tempesta, dove da lassù la nave sembrava essere un misero puntolino.

E notò qualcosa che lo fece sghignazzare dalla gioia:

la nave non era ancora affondata.

Sotto la tempesta che si stava placando un immenso vortice si era aperto nel mare e stava trascinandoli tutti con sè.

Subumloc lottò inutilmente contro la corrente più forte. Era come se qualcuno avesse rimosso il tappo di un'enorme lavandino. Riuscì a stento a recuperare la nave. Paltron urlava parole sconnesse con il tono di un voce di un pazzo che quasi sembrava sovrastare la tempesta:

-IL VORTICE IL VORTICE!!! TENETEVI STRETTI!-

E poi la nave malridotta si inclinò precipitosamente ed entrò a capofitto nel vortice, precipitando in un'oscurità famelica di acque turbinose.

Paladine aveva ascoltato ed esaudito Perenor...

:twisted::twisted::twisted::twisted:

Okkei! E poi non dite che non vi ho accontentato...

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La grotta si spalancava di fronte a lei, imperiosa, un vortice di oscurità che bucava la parete innevata della montagna. Non si udiva neanche un rumore provenire dall’interno, tranne il leggero e lugubre ululare del vento che si trascinava per tutta la parete rocciosa, quasi sembrasse avesse paura ad entrare lì dentro.

Ma Ashling non ne aveva.

Finalmente era giunta nel luogo che avrebbe dato inizio alla sua vendetta. Scoprì con disappunto che le sarebbe piaciuto poter condividere il momento con Aixela, ma cercò di cacciare via il pensiero scuotendo la testa, pur se si accorse di non averlo cacciato, ma solo sistemato in un angolino della sua mente.

Scese da cavallo e mise mano alla spada, guardando nell’oscurità. Percepiva ancora la presenza dei draghi, di quegli esseri che erano stati addormentati magicamente per non permettere più che solcassero i cieli in cerca di morte. Sorrise al pensiero di dove l’avrebbero portata e di cosa avrebbe potuto fare con loro. Eppure... se ci fosse stata anche...

No! Non doveva mostrarsi debole! Doveva reagire!

Tornò al cavallo e prese la sua armatura dalle sacche magiche sulla sella. La indossò con calma, dando alla sua mente tutto il tempo di accettare che Aixela non fosse lì con lei, abituandosi all’idea di non averla accanto in questo momento. Ma era uno sforzo che non era sicura di voler compiere. La sua mente le urlava che era sola, che l’unica persona che era stata umana con lei e l’aveva capita non si trovava lì a godere di quel momento. Ma lei era una dea! Non poteva lasciare che questi sentimenti umani la avvelenassero.

Si sistemò le ultime parti della sua armatura nera e si incamminò nella grotta. I suoi occhi vedevano bene anche al buio e dopo pochi minuti di cammino che le sembrarono ore, intravide la sagoma del primo drago che dormiva beato nel suo sonno magico. Avanzò e ne vide un altro, poi un altro, un altro ancora, finché ebbe la chiara visuale di tutta l’enorme caverna e di tutti i draghi che vi erano in essa. Ne contò una ventina, tutti dormienti. E sulla parete in fondo c’era un’apertura che dava ad un’altra sala enorme in cui ne avrebbe trovati degli altri.

Avanzò ancora nell’oscurità che lei fendeva con la sua vista divina ed entrò nella grotta. Anche qui trovò altri draghi... solo che... non dormivano.

Fu in quel momento che vide accanto a loro una figura che non si sarebbe mai aspettata di incontrare di nuovo.

Aixela si svegliò col cessare del gocciolio che l’aveva cullata fino a quel momento. Era sdraiata in terra, le mani sotto il volto a tastare un terreno abbastanza umido, ma fatto di solida roccia, forse marmo. Aprì gli occhi e si mise in ginocchio, cercando di ricostruire l’accaduto. Vide allora il demone di fuoco, la sua frusta, Alathariel e il kender che volavano via rapiti da lui... e poi... poi...

... il vortice!

Si alzò in piedi di scatto, ansimando.

Vi era una tenue luce bluastra che rendeva abbastanza visibili le cose. Su di lei campeggiava l’enorme mole in rovina della nave. Accanto ad essa poteva vedere i corpi dei suoi compagni. C’erano tutti e sembrava che tutti fossero ancora in vita, per quanto ridotti male.

Si avvicinò a Lirian e la scosse, svegliandola. Appena la ragazza aprì gli occhi e la vide, indietreggiò impaurita. «Ho sentito cosa ha detto quel demone! Lo hai mandato tu!»

Aixela si aspettava una cosa del genere. Quando aveva sentito il mostro dire quelle parole, lo avrebbe ucciso all’istante... se solo avesse saputo come. «Ha mentito, Lirian. Lo giuro. Stavo cercando di difendervi perché lei...» Si morse un labbro. «... lei non lo avrebbe fatto.»

Lirian la guardava con occhi sospettosi, ma lo sguardo rivelava che voleva credere a quelle parole, che aveva bisogno di crederle. Le si gettò addosso il lacrime, abbracciandola. «Mi sei mancata! Non sapevo cosa fare!»

Aixela la strinse a sé, tranquillizzandola. «Ora sono qui. Non me ne andrò più. Sono qui... sempre che riesca a capire dov’è “qui”.»

Lirian si staccò dall’abbraccio e guardò in alto. «Sembra... sembra... sembra quasi di stare sul fondo del mare»

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Il mare in tempesta era dvvero qualcosa di terribile, per lei che gia' non lo adorava neppure quando era una lucente tavola azzurra.

Adesso chiusa sottocoperta, con tutto che sobbalzava, si sentiva come una formica precipitata in un fiume, che sicuramente sarebbe annegata.

Poi improvvisamente udi' urla di terrore e di morte provenire dal ponte.

Non ebbe molto tempo di pensare che la botola che collegava il ponte con la stiva ando' in frantumi.

Inquietudine , fu il primo sentimento, ma quando vide la figura del balor comparire l'inquietudine muto' in paura, fino a diventare un folle terrore.

Un folel terrore, che come una nera spirale la conduceva verso il fondo.

Vide i suoi amici combattere, forse morire, li vide con i suoi occhi, ma era come se lei non fosse gia' piu' in quel lugo, come se tutto succedesse da un'altra parte.

La voce terrificante del mostro, la fece rabbrividire, ma non era il suo corpo a provare brividi di paura, bensi' la sua mente.

<<"Dov'è il kender'" "Stupidi umani, lo avrò comunque!" >>

Due frasi pronunciate dal demone...risvegliarono in lei altri ricordi.

Per un attimo penso' che forse se dava a quell'essere l'oggetto del suo desiderio...<<No, no, non farlo...ricorda...>> una vocina dentro di lei cercava di risollevarla dall'abisso di disperazione in cui la sola presenza del demone l'aveva gettata.

E allora ricordo', ricordo' un tempo in cui era felice, girovagava per il mondo con i suoi amici, amici, persone che non l'avevano giudicata per il colore della sua pelle, persone che lei aveva venduto per ben due volte, una volta per salvarsi la vita, l'altra per amore...amore gia' ma ne provava veramente? No, no aveva agito come la sua natura malvagia le diceva di fare, non era del tutto depurata dalla malvagita' in cui per troppo tempo aveva vissuto....

Ricordi, ricordi tristi e dolorosi, che risvegliarono il suo essere, rimasto inerte per tutto il tempo che era durata la sdisperata battaglia, come stavano i suoi amici? cosa era successo loro? e Garfuss e Alathariel ? Dov'erano? Si alzo' in piedi, ma non fece a tempo a fare un passo, che si ritrovo' lunga distesa sul pavimento della nave, che per di piu' stava imbarcando acqua...stava sprofondando a prua...probabilmente un vortice, ne aveva sentito parlare..chiuse gli occhi, forse stavolta davvero la sua ora era suonata.

ho rimediato alla mia prolungata assenza...

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Eh eh eh Tenetevi stretti, c'è un rumore come di risucchio di uno scarico di un lavandino...posto fra poco :twisted:

No. Non ancora una volta!

Perenor cercò di muoversi e gemette per la frustrazione e la disperazione.

Era buio là dentro, terribilmente buio. E Perenor si ricordava di come una volta si fossero trovati in una situazione simile...

Non potevano essere di nuovo in un semipiano di demoni! Il giovane chierico cercò di convincersi che non poteva essere possibile. E per lo più, nonostante fosse buio si sentiva un odore molto forte di salsedine. Di mare.

Ma dov'erano finiti?

Provò a muoversi e sentì il legno scricchiolare sotto di lui. Ma allora erano ancora nella nave! Ricordava vagamente come dopo la visita del demone la nave fosse stata catturata da qualcosa che li aveva sbattuti come una giostra vertiginosamente veloce. Ma non era stata la tempesta... bensi qualcos'altro...qualcosa di simile ad un vortice. Questo voleva dire soltanto una cosa: se non erano tutti morti ora si trovavano dentro un qualcosa di simile ad una caverna, in fondo al mare. Ma come erano finiti in un luogo del genere?

Concentrandosi, in effetti, sentì lo sgocciolio dell'acqua. Come se delle gocce cadessero da grande altezza in un enorme antro umido. Ma non freddo.

Era stranamente caldo là dentro.

Cautamente pregò per ottenere la luce ed una luminosità soffusa subito lo circondò, facendolo sospirare di sollievo. In effetti era ancora dentro alla nave, per quanto sfondata e malridotta fosse. E l'oscurità anzichè inghiottire la luce la accoglieva discretamente..

Perenor ne fu rassicurato: se non altro non erano in un semipiano demoniaco. Rise, producendo un suono quasi isterico, che rimbombò: però erano in fondo al mare e sarebbe stato difficile uscire da lì.

Pian piano, guidandosi con la luce cominciò a muoversi dentro la stiva. In quella specie di ottovolante che li aveva trascinati là sotto Perenor era stato lanciato in un'estremità del sottocoperta, assieme ad una notevole dose di masserizie che l'avevano quasi bloccato in uno spazio angusto.

Così facendo lo avevano tenuto fermo, salvandogli la vita.

Provò una fitta acuta di rimorso: il monaco era morto, Garfuss e Alathariel erano stati catturati dal Balor, Ariaston era stato ucciso....

Dov'erano gli altri?

Dovera Sturmir? E l'elfa?

Fu allora che sentì una voce concitata. Lirian.

Ma allora era viva! Si precipitò verso di lei quando sentì l'altra voce ed il sorriso gli morì sulle labbra. Erano in pericolo: mortale ed inevitabile. Quella donna, quella Aixela non avrebbe esitato a farli fuori.

Si precipitò verso Lirian per salvarla quando nell'irruenza che aveva impiegato per raggiungere il sopracoperta non inciampò in qualcosa.

Ariaston!

Stupefatto si chinò su di lui: il respiro era debole, debolissimo...ma non era morto. Perenor invocò la magia curativa più forte che conoscesse e sperò in cuor suo che bastasse. Il respiro si fece più regolare...forse l'elfo sarebbe sopravvissuto.

Ma ormai si era tradito. Avrebbe dovuto usare uno stratagemma per allontanare dalla traditrice Lirian...le vide una davanti all'altra. Lirian piangeva amare lacrime e l'altra la stava abbracciando con un'espressione amareggiata in volto.

Ma cosa stava succedendo?

Perchè in quella storia Perenor faticava sempre a capire da che parte volgessero gli eventi? Se almeno avessero avuto una sicurezza, un qualsiasi riferimento...

Che assurdità, pensò, ma non si mosse.

Non si erano ancora accorte della sua presenza.

Poi una luce apparve alla destra della barca, illuminando la sagoma di qualcuno che stava accovacciato contro il timone. Perenor ebbe una fitta di timore sentendolo gemere: era ancora vivo!

Ma lo stupore lo inchiodò dove stava.

Qualcuno stava faticosamente cercando di issarsi sulla nave semidistrutta.

Alla luce dell'incantesimo di Perenor apparve prima un cappello un po' sformato e quindi una barba candida e quasi sfavillante.

A Perenor si mozzò il fiato.

Ma prima che potesse avvertire gli altri il vecchio parlò:

-Ma insomma, volete decidervi a scendere da questa nave sì o no? Abbiamo parecchie cose da fare oggi!-

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Un drago si avvicinò ad Ashling, camminando lentamente per il grande spazio della caverna. La guardava come se aspettasse da lei delle risposte, come se lei fosse quella che stava aspettando. Ma forse erano solo gli occhi di lei che vedevano questo. Si accorse con terrore che non la riconoscevano come padrona e soprattutto che non avevano alcun timore di lei.

Cercò di ricomporsi, facendo appello a tutto il suo coraggio. Era una dea, dopotutto. E quelli lì erano soltanto i suoi schiavi, delle pedine potenti che si sarebbero inchinate al suo servizio, pronte a far soffrire il mondo.

Il suo sguardo però andò a quella figura che non si aspettava di trovare, quella figura che faceva crollare tutte le sue sicurezze. Perché, se era vero che lei, Ashling, figlia di Alixa, era la dea, era anche vero che quella ragazza che stava tra i draghi con tanta noncuranza non aveva ragione di esistere ancora. La sua mente le fece rivedere quel giorno mortale in cui infilò un pugnale nel suo cuore, sentendo tutto il potere che fluiva in lei, rendendola divina, superiore, onnipotente. Per questo non riusciva a capacitarsi di quella presenza. Neanche il drago che le si avvicinava le procurava tanto terrore quanto quell’aggraziata figura femminile.

Gli sguardi delle due ragazze si incrociarono ed Ashling ebbe un brivido nel vedere un sorriso su quel volto. Era una spaccatura su quel viso dolce, un’espressione che non aveva mai visto su quella faccia che faceva spezzare i cuori anche dei più duri per la sua innocenza. Ora sembrava una lugubre caricatura di una bambina cresciuta, una bambina che aveva intrapreso un sentiero che l’aveva privata della sua innocenza ed umanità.

«Benvenuta, Ashling. Ti stavo aspettando… sorella.»

La voce la colpì come un fendente al cuore. Il dolore era tanto intenso che si portò una mano al petto, guardandola con la sicurezza di vedere il sangue su di essa. Invece vi era solo il guanto d’arme nero dell’armatura. Ma guardandosi la mano ebbe un improvviso moto di rabbia e strinse il pungo, facendo scricchiolare il ferro. Lei era una dea e avrebbe ridotto in cenere chi le si parava davanti, finendo il lavoro che aveva cominciato la notte del rituale.

«Pensavo fossi morta… ma è un errore al quale rimedierò subito.»

In quel momento la ragazza emise una risata stridula e agghiacciante, una risata che poteva uscire solo da una mente che aveva perso la lucidità in favore di un’anima ancora più nera. «Tu… tu… vorresti uccidermi?» Domandò Alissa, la voce che era la parodia di quella di una bimba innocente.

«L’ho già fatto… e lo farò ancora.»

«E come, se mi è permesso saperlo?»

«Come feci con nostra madre… sorella.» L’ultima parola aveva un amaro sapore spregiativo.

«Davvero?» Il volto mimò sorpresa sgomenta, ma fu subito sostituito da uno sguardo di odio e sfida. «Fallo!»

Ashling chiuse i pugni per la rabbia, poi chiamò a sé tutte le forze del fuoco e vide la sua mano lanciare una lingua di fiamma verso quel corpo esile. Persino i draghi arretrarono impauriti di fronte a quella manifestazione immensa di potere. L’intera caverna sembrava un inferno in miniatura e Ashling immaginò che forse i piani demoniaci dovevano essere proprio fatti così. E sorrise.

Ma la sua bocca si trasformò in un cerchio di terrore appena sentì il distinto suono di due mani che battevano. Un applauso.

«Complimenti. Davvero brava.» Le disse la voce di Alissa. «Non oso immaginare cosa potrò fare quando avrò il potere completo.»

«Che intendi?» Ashling non capiva… e inoltre… non ne era sicura… ma si sentiva più debole.

«Ancora non l’hai capito? Povera sciocca!» Si incamminò verso di lei, i draghi che si scansavano al suo passaggio, a volte chinando la testa in segno di rispetto. «Pensi davvero che tu mi abbia uccisa? Pensi davvero che nostra madre, una dea, non avesse capito che tu e quel mago stavate tramando contro di noi?» Si fermò a carezzare il naso di un drago che si era quasi accoccolato al suo fianco. «Sapevamo tutto, sorellona. Tutto! E ho permesso che tu mi uccidessi, donandoti il potere che volevi e lasciandone un po’ per me. Be’, veramente ne ho preso molto più che un po’, ma mi serviva per controllare tutto senza che tu te ne accorgessi. Sei stata sconfitta e rinchiusa da un incantesimo che neanche io potevo spezzare, avendo il potere incompleto. Ma aspettavo il momento che ti saresti liberata. Volevo vendetta. E la volevo su di te! Ho solo aspettato il momento che tu fossi sicura del tuo trionfo per rovinarti la festa… e a quanto sembra…» Allargò le braccia, indicando i draghi. «… ci sono riuscita.»

Ashling sentiva le forze che la stavano abbandonando e capiva che non era solo la paura. «Cosa mi stai facendo?»

Alissa alzò le spalle con noncuranza. «Sto solo riprendendomi ciò che è mio. Ti ho lasciata giocare alla dea per un bel po’ di tempo. E’ giunto il momento che tu torni ad essere quella che sei sempre stata: una nullità!» Si avvicinò ancora di più alla sorella che cadde seduta in terra. Le prese il mento con la mano, costringendola a guardarla negli occhi. «Non ti preoccupare: il mondo soffrirà come volevi tu. In un certo senso lo faccio anche per te. Solo che non ho bisogno di te.» La spinse via, lasciandola cadere a terra.

«Ma… nostra madre allora… non è… morta?»

«Certo che lo è. Avresti dovuto vedere il suo volto mentre veniva bruciata! Non potevo rischiare che capisse tutto e mi togliesse i poteri.» Alissa diede le spalle alla sorella, facendo intravedere un ghigno.

«Ma… ma la profezia… io sarei dovuta essere quella che… che…»

«… “che avrebbe distrutto il mondo”? No, sorellona mia… no.» Si girò di nuovo verso la ragazza a terra. «La sua prima figlia sarebbe stata la rovina del mondo. Solo che non aveva capito che per “prima figlia” si intendeva “la prima che avrebbe ereditato i suoi poteri”. Non aveva scampo: la sua progenie avrebbe distrutto il mondo. Se fosse toccato a te, avresti fatto lo stesso... dopotutto, lo stavi già facendo, no?»

Nella mente di Ashling balenarono le immagini delle sofferenze che aveva passato proprio per la mancanza di quel potere, di quell’affetto materno. Se fosse stata scelta, non avrebbe portato sofferenza al mondo. No, non lo avrebbe mai fatto!

Senza dire una parola, reagì con la sola forza della rabbia, colpendo con un rapido fendente il braccio di Alissa. Poi si trovò a massaggiarsi la mano, facendo cadere l’arma in terra. Sembrava che avesse colpito la roccia. Improvvisamente si ritrovò ad udire la risata della sorella, quella risata inquietante e pazza.

E fu l’ultima cosa che sentì prima di precipitare nel buio e di perdere conoscenza.

Aixela si girò verso la voce che aveva sentito e vide un vecchio stare a testa in giù, reggendosi sulle mani. «No, anche così non va.» Cadde a terra goffamente, ma si rialzò subito, grattandosi la testa pensoso. «Non capisco: il mare dovrebbe stare sotto di noi… eppure se mi capovolgo mi trovo con la terra sopra di me… che strano.»

La ragazza sorrise e si alzò in piedi, guardinga. Sapeva che la sua situazione poteva definirsi “imbarazzante”, ma forse la parola “pericolosa” si addiceva maggiormente. Nonostante tutto, non si azzardò a sfoderare la spada, preparandosi ad ogni evenienza. Gli altri forse avrebbero interpretato quel gesto come ostile, una cosa che lei voleva evitare a tutti i costi. Si avvicinò al vecchio, che era appena sceso dalla nave e continuava a grattarsi al testa guardando verso l’alto. Dietro di lui vide la chiara figura di Perenor e notò i suoi occhi, la sua rabbia verso di lei, ma anche una sorta di indecisione nel vedere che Lirian la stava proteggendo, ergendosi come un piccolo muro tra il chierico e la sua amica.

Il vecchio si accorse delle ragazze e fece un goffo inchino: «Salve, signorine. Il mio nome è… è…» Si girò verso Perenor «Qual è il mio nome? Una volta avevo quel simpatico kender che me lo ricordava… ma ora…» Riprese a grattarsi la testa. Poi si guardò intorno, spaesato, come se cercasse qualcosa. Si diresse verso il fianco della nave e guardò sotto la prua sventrata. Poi tornò verso le ragazze, guardando dietro di loro.

«Ehm… cercate qualcosa?» Disse Lirian, un po’ a disagio, ma divertita dalla situazione.

«Il mio cappello! Diamine, mi scordo sempre dove lo metto…»

Perenor soppresse una risata e gli indicò la testa. Il vecchio si toccò dove aveva detto il chierico e sentì che il suo cappello era proprio lì. «Grazie.» Sorrise. «Sarebbe ora che svegliate anche gli altri vostri compagni, dobbiamo andare.»

«Dove?» Chiese Aixela.

«Ma come… non lo sai?» Il vecchio fece un espressione platealmente sorpresa. «Ma a svegliare i draghi, no?»

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Scusa Joram, ma non potevo trattenermi...

Nella grotta i draghi non erano ancora del tutto svegli. Alissa li richiamò a sè. Dopo aver passato così tanto tempo nascosti ed addormentati ora era finalmente giunta la loro ora.

L'ora del sangue.

L'ora della morte.

L'ora della distruzione.

Ma soprattutto l'ora della vendetta.

Guardò la sua sorella esanime a terra e raccolse la spada. Avrebbe voluto affondare quella lama nel suo cuore putrido... i draghi ormai svegli la fissavano ora. Aspettavano il colpo mortale e pregustavano con il loro odio quella morte.

Alissa strinse ancora più forte la spada finchè il metallo non crepitò ed andò in pezzi. Le sue mani erano illese, senza alcuna ferita.

La lama cadde a terra tintinnando sinistramente sul pavimento di roccia.

No, non le avrebbe reso le cose così semplici.

Ghignò ed il suo sguardo folle si fece intenso e duro come il ghiaccio.

La sua morte doveva essere molto più lenta e dolorosa.

I draghi sciamarono fuori dalla caverna in un numero infinito; tale da oscurare con le loro ombre la luce del sole.

Presto la loro ombra di morte avrebbe toccato altri luoghi.

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Perenor rimase senza parole...

-COSA?-

Fizban lo guardò un attimo, senza riconoscerlo, poi sorrise. Un sorriso largo ed entusista.

-Anche tu qui? Qual buon vento ti ha portato mio giovane chierico?-esclamò con un'aria leggermente persa.

-Ehm..beh, non si può proprio dire che sia stato un BUON vento- sussurrò timoroso Perenor.

Ma Fizban non diede segno di averlo sentito.

Chissà come in quel preciso istante Ariaston si rizzò a sedere in piedi e spalancò gli occhi:-Garfuss ed Alathariel! Li ha presi il demone...-

Nessuno disse niente.

Chinarono la testa, rattristati.

Persi, ancora una volta. Forse già morti.

Fizban tossicchiò rumorosamente:-Il kender se la caverà perfettamente da solo. Ma è il kender che conosco io per caso? Quello che corre dietro sempre al mio cappello... non è colpa sua, ma in qualche modo me lo ritrova sempre..-

A te il turno Manzo!

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No, guarda Wolf ci siamo messi d'accordo io e Joram su alcuni particolari, ma Manzo è totalmente indipendente. Anzi, non vedo l'ora di vedere cosa si inventa stavolta...in caso mi offro volontario per dargli una mano a tenere il lich ed i demoni (non avrete dimenticato il kyton spero!). Per chiarimenti mp! :wink:

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