Vai al contenuto

Ciao!


Farrokh

Messaggio consigliato

Inviata

Ciao a tutti sono un utente appena iscritto e grande appassionato di fantasy e gdr. Ho letto molti libri fantasy, visto molti film, giocato a molti giochi.

Da un paio di settimane sto giocando a Dungeons&Dragons con i miei amici. In D&D sono un ranger umano con allineamento neutrale buono. Il mio personaggio si chiama Farrokh Bulsara, in onore del mitico Freddie Mercury dei Queen (già forse era meglio prendere un bardo e andar in giro col liuto a cantar Bohemian Rhapsody e incantare tutti con l'assolo di Innuendo:) ).

Per un breve periodo avevo abbandonato il genere fantastico a causa di uno scrittore che è stato in grado di disintegrare tutto ciò che di bello il fantasy ha fatto... sapete di chi parlo?


  • Risposte 9
  • Creato
  • Ultima risposta
Inviato

Ciao sono felice di averti tra di noi ... di chi parli ?

Grazie per il benvenuto. Sto parlando di un certo Christopher Paolini. Dopo aver letto il primo libro sono rimasto veramente schifito e poi mi sono letto pure il secondo. E' stato un vero trauma vedere come il fantasy è stato distrutto in soli due libri... fortuna che non ho letto il terzo. Dopo questa orribile esperienza mi sono dato al romanzo storico e solo più tardi, grazie ai miei amici che mi hanno regalato il videogame e il libro di "The Witcher", sono tornato nel mondo del fantasy.

Inviato

intanto benvenuto nel forum ^^

comunque io ho letto solo l' inizio di eragon, e non era brutto, per nulla. è il film che fa davvero schifo :D

ma se dal primo sei rimasto schifato perchè hai letto anche il secondo? è un po strano:think:

Inviato

intanto benvenuto nel forum ^^

comunque io ho letto solo l' inizio di eragon, e non era brutto, per nulla. è il film che fa davvero schifo :D

ma se dal primo sei rimasto schifato perchè hai letto anche il secondo? è un po strano:think:

Avevo cominciato il primo e all'inizio era bello, poi mano a mano ha perso sempre di più. Ho letto il secondo sperando che magari fosse migliore ma in realtà è stato ancora peggio del primo per tanti motivi.

Alla fine però ho capito una cosa che in fondo se c'è riuscito lui chiunque può scrivere un fantasy. La trama non spicca per originalità, è pieno di banalità e alcune cose sono spudoratamente copiate da pietre miliari della letteratura. Poi non è che sia così epico e avvincente.

Il film non si discosta mica poi tanto dal libro... fanno schifo tutti e due.

Inviato

Avevo cominciato il primo e all'inizio era bello, poi mano a mano ha perso sempre di più. Ho letto il secondo sperando che magari fosse migliore ma in realtà è stato ancora peggio del primo per tanti motivi.

Alla fine però ho capito una cosa che in fondo se c'è riuscito lui chiunque può scrivere un fantasy. La trama non spicca per originalità, è pieno di banalità e alcune cose sono spudoratamente copiate da pietre miliari della letteratura. Poi non è che sia così epico e avvincente.

Il film non si discosta mica poi tanto dal libro... fanno schifo tutti e due.

bhe ovviamente è tutto soggettivo ^^

comunque bisogna anche pensare che l' ha scritto a 15 anni.

Inviato

bhe ovviamente è tutto soggettivo ^^

comunque bisogna anche pensare che l' ha scritto a 15 anni.

Lo so. Pure io inizialmente ci ero passato sopra vedendo che aveva 15 anni quando lo scrisse, ma poi leggendo alcune sue dichiarazioni secondo cui tutta la sua famiglia lo ha aiutato nella trama, persino la nonna, la madre gli correggeva gli errori e il padre gli aggiungeva e migliorava ogni singolo capitolo. Insomma, alla fine il libro è di tutta la famiglia e non il suo. Poi il protagonista Eragon -> Aragon -> Aragorn... se non hai fantasia per dare il nome al tuo protagonista pensa un po che trama scriverai! Bisogna tenere presente che entrambi i genitori sono scrittori quindi hanno conoscenze ed è facile fare qualcosa quando sei raccomandato.

Il signorino poi non è mai andato a scuola e vive in una bella casa sperduta del Montana e infatti si capisce che non ha molti contatti con le persone perché ogni suo personaggio è stereotipato e anche i dialoghi sono proprio finti. Più che un eroe mi sembra un disadattato Eragon.

Ti dirò che in particolare alcune cose mi hanno fatto odiare "L'opera" di Paolini: il cugino di Eragon, un contadino sempliciotto, fa piazza pulita di nemici che sono palesemente più forti e preparati di lui. Ad uno mozza la mano e questo invece che contorcersi dal dolore e preoccuparsi dell'emorragia dice qualcosa come: "Sapevo che oggi non era la mia giornata fortunata", ma è ridicolo ti hanno mutilato e fai una considerazione come uno che perde alla lotteria!!! Un'altra idozia è quando il cugino porta i compaesani in una città grande e rubano una nave da guerra... è come se prendo più di cento persone e tranquillamente entriamo al porto di Ancona, stranamente senza destare il minimo sospetto e poi rubiamo una portaerei... hahahahaha. Per finire, perché mi sono dilungato troppo, il cugino e il suo villaggio vengono seguiti da un'altra nave da guerra e incredibile per far fuori i nemici riescono a mandarli nel maelstrom... credo che qui Paolini abbia dato il meglio di se stesso finendo per errore nel libro 20000 leghe sotto i mari di Jules Verne per poi tornare nel suo... forse alla fine del meraviglioso libro di Verne è la nave dei nemici del cugino di Eragon ad essere distrutta e non il Nautilus... mistero...

Il giudizio è soggettivo ma in certi casi è oggettivo.

Inviato

"De gustibus non disputandum est", dicevano i saggi (o forse no) romani.

In ogni caso, io sono qui per difendere Eragon (a costo di venire massacrato verbalmente da tutti voi...).

Innanzi tutto, a mio avviso, ciò che conta, in un libro, è ciò che l'autore vuole dire, non come lo scrive, né se la trama è particolarmente avvincente. Una trama ben riuscita è strumentale alla trasmissione del pensiero dell'autore.

Tu parli di mancanza di originalità, di "copiatura da altri autori": la letteratura del Novecento insegna, a questo proposito. Pensate a "Il Nome della Rosa", di Umberto Eco, capolavoro della letteratura postmoderna e best-seller tradotto in moltissime lingue, letto e analizzato nelle scuole. "I libri non fanno che parlare di altri libri" (tesi sostenuta dai postmodernisti).

Eco non ha fatto altro che attingere a ciò che altri avevano scritto. (Un insegnante di italiano competente può esporre tutto questo meglio di me). Pensate al suo protagonista, Guglielmo da Baskerville, frate investigatore: è citazione di Guglielmo da Occam, ma anche di Sherlock Holmes (vedi "Il Mastino dei Baskerville", Arthur Conan Doyle). All'inizio del libro la sequenza di deduzioni riguardo al cavallo dell'abate è in evidentissimo stile Holmesiano.

L'antagonista, Jorge da Burgos, cieco, è citazione di Jorge Borges, scrittore sudamericano, anch'esso cieco, autore, tra gli altri, di un racconto intitolato "La biblioteca di Babele". Notare che "Il Nome della Rosa" riguarda una biblioteca...

Questi sono solo alcuni esempi, ed Eco è uno dei tanti che hanno adottato questa tecnica.

Nel Novecento è divenuto normale citare altri; perché non l'avrebbe potuto fare Paolini, magari dopo aver letto molto?

Personalmente ritengo che si debba sempre tentare di andare, in ogni libro, al di là della trama e tentare di capire COSA l'autore voleva trasmettere ai lettori, a prescindere dalla piacevolezza del testo.

Inviato

"De gustibus non disputandum est", dicevano i saggi (o forse no) romani.

In ogni caso, io sono qui per difendere Eragon (a costo di venire massacrato verbalmente da tutti voi...).

Innanzi tutto, a mio avviso, ciò che conta, in un libro, è ciò che l'autore vuole dire, non come lo scrive, né se la trama è particolarmente avvincente. Una trama ben riuscita è strumentale alla trasmissione del pensiero dell'autore.

Tu parli di mancanza di originalità, di "copiatura da altri autori": la letteratura del Novecento insegna, a questo proposito. Pensate a "Il Nome della Rosa", di Umberto Eco, capolavoro della letteratura postmoderna e best-seller tradotto in moltissime lingue, letto e analizzato nelle scuole. "I libri non fanno che parlare di altri libri" (tesi sostenuta dai postmodernisti).

Eco non ha fatto altro che attingere a ciò che altri avevano scritto. (Un insegnante di italiano competente può esporre tutto questo meglio di me). Pensate al suo protagonista, Guglielmo da Baskerville, frate investigatore: è citazione di Guglielmo da Occam, ma anche di Sherlock Holmes (vedi "Il Mastino dei Baskerville", Arthur Conan Doyle). All'inizio del libro la sequenza di deduzioni riguardo al cavallo dell'abate è in evidentissimo stile Holmesiano.

L'antagonista, Jorge da Burgos, cieco, è citazione di Jorge Borges, scrittore sudamericano, anch'esso cieco, autore, tra gli altri, di un racconto intitolato "La biblioteca di Babele". Notare che "Il Nome della Rosa" riguarda una biblioteca...

Questi sono solo alcuni esempi, ed Eco è uno dei tanti che hanno adottato questa tecnica.

Nel Novecento è divenuto normale citare altri; perché non l'avrebbe potuto fare Paolini, magari dopo aver letto molto?

Personalmente ritengo che si debba sempre tentare di andare, in ogni libro, al di là della trama e tentare di capire COSA l'autore voleva trasmettere ai lettori, a prescindere dalla piacevolezza del testo.

Tranquillo non verrai massacrato verbalmente. :)

Se da Eragon togli la trama approssimativa, il ritmo incerto e noioso e altre cose assai discutibili ti rendi conto che l'autore non dice nulla, assolutamente nulla.

A me un fantasy piace quando ci sono significati profondi, come una critica o altro. Il problema è che Eragon e gli altri due libri, che ahimé finiranno per essere quattro, che vanno a comporre "Il ciclo dell'eredità", non hanno nulla da dire. La solita lotta contro il male, il solito eroe senza macchia, ecc.

Non dice nulla, vendere è quello che conta.

P.S.: ad ogni modo direi di finire di parlare di questo "scrittore", parliamo di D&D e del fantasy con la "F" magliuscola che è meglio. :)

Archiviata

Questa discussione è archiviata ed è chiusa alle risposte.

×
×
  • Crea nuovo...