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[Ventura]Sette Debiti di Sabbia - Prologo


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Il Licantropo Nero! Il velo della stanchezza si squarciò per un attimo e a Dastan tornò in mente di quella taverna con affittacamere. Non era molto lontana da lì e lui si ricordava di averci visto più di una volta degli zhagi a bere e cercare sollazzo. Pensandoci sapeva che Agaja ci bazzicava abbastanza spesso (mentre lui c'era stato solo alcune volte e non vi era mai rimasto per la notte) e forse aveva rimorchiato proprio lì Griggo.

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Il licantropo nero era la risposta a questi quesiti..il modo migliore di rivedere Agaja la sera stessa e sapere cosa era successo e come rivedere Agor...una notte li dentro e sarebbe stato possibile ottenere quello che si cercava!

Dastan non perse tempo e lentamente si avviò alla taverna in modo che l'indomani avrebbe avuto le risposte che cercava e la possibilità di vedere Agor.

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Dall'esterno l'unica cosa che distingueva la taverna dagli altri edifici e baraccamenti circostanti era un insegna di legno malandata che ritraeva in nero la figura ormai sbiadita e sfocata, ma ancora riconoscibile di una testa di lupo. Gestire una taverna nella Palude era come fare il domatore: ti ritrovavi sempre chiuso in un posto con delle creature molto pericolose, parecchie delle quali erano in grado di farti a pezzi (o avavano fama di poterlo fare), avendo come compito quello di tenerle a bada, spingendole ad agire in un certo modo, studiato per essere piacevole evitando nel contempo danni irreparabili al locale od alla persona dell'oste. Tru Uce l'Oggo, che tutti conoscevano come Truuce era una delle pochissime persone in grado di farlo.

A dispetto del suo paffuto volto glabro e gioviale era alto quasi 7 piedi e pesante più di 400 libbre: enorme anche per le genti alte e robuste degli oggo, piuttosto grasso e probabilmente uno dei pochi eunuchi con le palle (solo in modo figurato). Non era mai stato uno schiavo ma aveva un passato di guardiano in un harem, di cui non parlava volentieri.

Quando Dastan entrò nella taverna questa era semivuota. Era oramai tardi per bere e troppo presto per mangiare. La maggior parte dei reietti che popolavano la Palude a quell'ora era strisciata sotto il proprio sasso e stava godendo di qualche ora di sonno prima di un'altra dura giornata di lavoro o latrocinio.

Truuce se ne stava dietro il suo ampio bancone tenendo d'occhio un paio di zhago che stava servendo ma che erano già completamente ubriachi e si appoggiavano al bancone stesso per non cadere biascicando ogni tanto qualche parola indistinta. Non c'erano sgabelli nella taverna. A parte il bancone l'arredamento era costituito da quattro voluminosi tavoli di legno massiccio intorno a cui ci si accomodava sedendosi su grossi blocchi di pietra. Un paio di tavoli più piccoli, da quattro soli posti a sedere erano posizionati nei due angoli più lontani dalla porta e quello di destra si trovava oltre il bancone, seminascosto a chi entrava, risultando quindi il preferito per discorrere di affari riservati.

Dietro il bancone vi era una porta che conduceva in cucina e appena a destra dell'ingresso vi era un'altra porta chiusa con una sbarra che conduceva ad un corridoio in cui una scala portava al piano di sopra dove c'erano quattro stanzette che l'Oggo affittava. Appeso al soffitto, approssimativamente al centro della stanza vi era l'oggetto che dava nome alla taverna: una testa impagliata di un licantropo nero, o almeno Truuce così sosteneva, visto che la "cosa" era ormai un'amorfa massa di pelo nero con una selva di denti gialli che spuntavano da quella che, con un po' di fantasia, si poteva ritenere fosse stata la bocca.

Oltre l'oggo e i due zhago c'erano due giovani ragazze di strada sedute al tavolo più vicino alla porta e che fino ad un momento prima che lui entrasse dovevano stare mangiando, ma che adesso pur ancora sedute lo stavano guardando attentamente con un interesse, Dastan lo sapeva bene, puramente professionale.

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Mi avvicino al bancone e ordino qualcosa da mangiare e da bere, poi rivolgenodi a Truuce:

bella la testa di licantropo...quei denti assomigliano tanto a quelli che aveva una strana "cosa" che si aggira di tanto in tanto vicino alla torre dell'Alchimista. Chissa chi o cosa è...Tu che sei un esperto di mostri Truuce..che ne pensi?

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Mi avvicino al bancone e ordino qualcosa da mangiare e da bere, poi rivolgenodi a Truuce:

bella la testa di licantropo...quei denti assomigliano tanto a quelli che aveva una strana "cosa" che si aggira di tanto in tanto vicino alla torre dell'Alchimista. Chissa chi o cosa è...Tu che sei un esperto di mostri Truuce..che ne pensi?

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L'oggo si spostò vicino a lui tirando fuori un boccale di legno colmo di birra da dietro il bancone, poi aprì velocemente la porta che dava verso la cucina, dicendo qualcosa nella sua lingua, quindi la richiuse e tenendo un occhio sul giovane davanti a lui e l'altro sugli zhagi rispose: "Qualche settimana fa ti avrei detto che si trattava solo delle flatulenze di qualche pisciasotto che ha paura dell'ombra sua stessa. Ma qualche persona sembra aver avuto il dispiacere di incontrarli e di questi la maggior parte sono stati ritrovati in condizioni tali da non poter raccontare come sia andata. Ho sentito dire da una qualche ragazza che la Vecchia delle Ossa di Scolo Reale* ha rivelato a una qualche sua amica che si tratta di mangiatori di morti, e che finché non saranno stati annientati è opportuno proteggersi dalla loro minaccia con qualcheduno dei suoi talismani. Ma io penso che siano solo flatulenze di una vecchia pazza. Quando ero un ragazzo, più giovane di come sei tu ora, la mia tribù ha combattuto contro gli Awaak che erano soliti affilarsi i denti con la cote e mangiare i propri nemici dopo averli uccisi e qualche volta anche prima. Come vedi non serve creare voci di un qualche mostro, quando ciò che fa lui lo fanno già gli uomini. Meglio avere un qualche strumento di difesa come questo piuttosto che una patacca di stagno bagnata con urina di qualche serpente"

In corrispondenza del "questo" Truuce sollevò per un istante da dietro il bancone una grossa spada curva, simile ad una kora ma con la lama ancora più spessa e lunga, che di certo andava usata a due mani.

Spoiler:  
(*) Scolo Reale è detta una zona della Palude vicino a cui scorre la fogna che si dice provenga dagli edifici della corte del sultano.
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Dastan guardò trucce consumando la birra...Una storia interessante...probabilmente hai ragione sarà solo apparenza , forse qualcuno vuole stare per i fatti suoi in quella zona ed ha fatto una messiscenza per tenere lontano i curiosi.

Beh ti ringrazio della birra e della storia..chissà che non ci si riveda presto.

Pagò la sua consumazione ed uscì dalla taverna. Dastan Voleva risposte e sapeva che ciò che aveva visto era reale e non messinscena, era il suo amico! Decise così di recarsi alla palude nel suo rifugio. Il giorno seguente si sarebbe diretto allo scolo in cerca della vecchia delle ossa per saperne di più su quell'essere.

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L'oggo lo salutò cordialmente dopo aver incassato i due piccioni di rame che gli spettavano.

Fortunatamente* la Casa Rossa Sotto le Mura si trovava in quella stessa parte della Palude anche se non proprio dietro l'angolo. Ancor più fortunatamente ora conosceva la parola d'ordine che poté usare per evitare di dover scoraggiare in altro modo una coppia di omoni dalla faccia sfregiata, probabilmente appartenenti alla banda degli Orchi di Fango, ma in apparenza ben più pericolosi dei tre straccioni che aveva spacciato prima di incontrare lo zhago.

Era notte fonda quando arrivò alla Casa Rossa. Era un edificio a due piani costruito di piccoli mattoni d'argilla di un ocra scuro e rossastro che gli dava il suo nome. Distava appena una ventina di passi dalle mura che torreggiavano sopra di essa coi loro imponenti 50 piedi d'altezza e fatte con blocchi di pietra tufacea alti tre passi, spessi altrettanto e lunghi circa dieci.

A quell'ora di notte non c'era di solito molta gente, anche se tramite la vicina porta dei mendicanti** c'era sempre qualche dignitario o nobile vizioso che cercava i piaceri della casa sotto il vigile occhio dalla sua guardia personale.

Dastan conosceva bene la Casa: al pian terreno vi erano un paio di salette e quasi il doppio di alcove dove era possibile scegliere tra la variegata disponibilità di merce umana che la Casa poteva offrire, mentre al piano di sopra vi erano numerose camere più o meno lussuose e spaziose dove amore ed altri vizi erano soddisfatti. Il secondo piano ospitava invece le camere dove gli strumenti di piacere, uomini o donne che fossero, erano alloggiati o tenuti in schiavitù più un paio di camere dove lui e Armir erano stati più di una volta ospitati temporaneamente, anche se più spesso avevano sfruttato gli ambienti del seminterrato, dove era sistemata la cucina con dispensa e cantina, le stanze dei servitori e vari altri ambienti (alcuni segreti) usati per tenere gli schiavi o ospitare qualcuno senza farlo notare.

La casa era gestita da una affabile donna sulla trentina che tutti chiamavano Occhineri a causa di due occhi che erano vere e proprie pozze di oscurità che era difficile fissare per poco più di qualche istante senza sentirsi disorientati, ma il vero capo era Vagan, un Vandoriano dagli occhi glaciali che si diceva in passato fosse stato un abile sicario che non vedeva di buon occhio Agor e i suoi uomini e che era un pezzo grosso della corte dei mendicanti da cui Dastan avrebbe potuto sicuramente ottenere alloggio e forse, sebbene Vagan fosse un uomo piuttosto ombroso e taciturno, qualche altra informazione.

Fortuna volle che il buttafuori che sorvegliava l'ingresso del locale fosse una vecchia conoscenza di Dastan: si trattava di Onagro***, un mezzosangue oggo a cui un colpo di sciabola, non forte per sua fortuna, aveva lasciato una cicatrice biancastra che divideva a metà il suo viso partendo dall'attaccatura dei capelli fino alla punta del naso, che in realtà aveva due diverse punte. Onagro parlava poco e sempre con un tono nasale piuttosto spiacevole.

Spoiler:  
(*)sebbene Dastan lo avesse fatto più volte, attraversare gli scoli principali delle fogne in piena notte era pericoloso, perché alcuni di essi erano infestati da rattuomini ed altre creature poco raccomandabili e notturne.

(**)tentativo del nonno dell'attuale sultano per chiudere la Porta del Tramonto, lasciandone aperta una delle dimensioni di una posterla e più facilmente controllabile. Tentativo fallito a causa dell'elevato numero di abitanti della Palude.

(***)più di uno sconsiderato (e spesso ubriaco) ha fatto notare al buttafuori che il suo nome coincide con quello di un equino di razza spregevole, provocandosi così un numero considerevole di contusioni e/o fratture.

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Dastan Saluto Onagro con un tono amichevole..mostrando comunque un'aria stanca e sconsolata.

Deciso a riposarsi si reco presso una delle stanze usate di solito nella speranza di riposare le membra stanche...tuttavia quello era tutt'altro che semplice. Amir era scomparso, trasformato in una creatura mangiauomini, Agor non si era reso reperibile e 3 straccioni avevano voluto ingaggiare battaglia. Che cosa stava succedendo? Forse l'incontro con la vecchia della palude lo avrebbe aiutato a fare più luce su quelle misteriosi voci!

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Onagro lo lasciò entrare salutandolo con un cenno del capo, ma senza perdere di vista il circondario.

Appena entrato si diresse subito verso la scala del seminterrato e nello scendere incontrò un anziano schiavo macilento che lo conosceva. Questi stava portando su un orcio con del vino e lo salutò con la dovuta deferenza. Arrivato di sotto si accomodò in una delle stanze che aveva usato in passato e si mise a riposare su uno dei giacigli.

Venne svegliato da un acuto grido di dolore, di una donna, che si ripeté qualche istante dopo. Doveva aver dormito varie ore perché si sentiva più fresco e piuttosto affamato.

Non si preoccupò più di tanto delle grida: la casa aveva molte schiave e più di una volta gli era capitato di sentirle o addirittura vederle mentre venivano punite per qualche mancanza. Venivano fustigate sulle piante dei piedi ed era estremamente doloroso, quindi era più che normale che gridassero a quel modo.

Mentre si massaggiava gli occhi vide che qualcuno stava entrando e si rizzò, ma era solo Vagan che fu seguito da un servitore che portava un vassoio su cui vi erano delle fette di carne fredda di serpente bianco, una leccornia probabilmente avanzata da qualche festino, vari datteri, un paio di banane e un mezzo cocco da latte colmo del suo liquido.

Il Vandoriano si appoggiò al tavolo, che insieme ad una panca e a una scanzia vuota incassata a parete costituiva tutto l'arredamento della stanza, e lasciò che il servitore vi posasse il vassoio e quindi si congedasse prima di sorridere a Dastan.

"Mi fa piacere rivederti da queste parti, ragazzo! Era un bel pezzo che non vedevo né Armir né te e pensavo foste diventati il pranzo di qualcosa... di spiacevole... Prego serviti pure, mangia e raccontami dove eri finito..."

I suoi modi erano affabili come sempre e talvolta il giovane faticava a pensare che un uomo simile potesse essere stato un assassino in passato. Ma erano molte le cose avevano più di una faccia nella Palude. Vestito con una casacca qualsiasi, braghe ampie e una spada curva infilata nella fusciacca Vagan poteva passare tranquillamente per un predone di strada piuttosto che per il ricco gestore di quello che era probabilmente il miglior bordello dell'intera Palude.

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Dastan cominciò a consumare il pasto offertogli e decise di raccontare a Vagan cosa gli fosse successo.

Amico mio è successo di tutto, Amir ed io avevamo fatto un colpo e dovevamo ritrovarci....ma non hl'ho trovato. Ho trovato solo i resti di uno sventurato che è stato letteralmente mangiato...e cosa peggiore ho visto una creatura spaventosa(la descrivo )

La cosa peggiore era che quella creatura che ha cercato di attacarrmi era proprio Amir...non ho idea di cosa gli sia successo ma devo scoprirlo.

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Vagan lo osservò molto attentamente mentre gli descriveva l'olughul, come se stesse valutando se quanto il giovane gli stava raccontando fosse reale o meno. Quando Dastan gli rivelò che la creatura era proprio (o quantomeno era stato) Armir il vandoriano aggrottò la fronte e scosse il capo.

"E' proprio una brutta faccenda. Sapevi che anche il corpo di Bagi è stato trafugato? La sera era chiuso nella gabbia appesa alla porta del tramonto e la mattina dopo la gabbia era vuota e alcune delle sbarre allargate come per prendere il corpo senza danneggiarlo ulteriormente. Ma chi si sarebbe mai preso tanto fastidio per uno come Bagi? Arrampicarsi sulle mura di notte e forzare una gabbia dondolante per tirare fuori un cadavere malridotto... - scosse il capo - Non ha molto senso. Fossi in te mi procurerei un amuleto contro questa creatura: forse prova risentimento nei tuoi confronti. Avevi tu il bottino del colpo?"

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Sai è proprio questo che è strano, la creatura mi ha attaccato subito dopo che ho rinvenuto i resti di qualcuno...nonsaprei dire chi fosse ne erano rimasti appena i piedi. Io non avevo ilbottino..questo Amir e bagi lo sapevano benissimo..non ha senso tutto questo e poi cosa potrebbe aver mai trasformato Amir? Forse troverò qualche risposta tu potresti tenere le orecchie aperte e dirmi se qualcosa di simile succede o è successo in questi giorni?

Io vado a continuare le mie ricerche, mi raccomando stai molto attento di queste notti!

termino il pasto e mi allontano salutando il mio amico per recarmi dalla vecchia nella zona dello scolo per saperne di più su quella creatura!

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Vagan scosse nuovamente il capo quando Dastan gli parlò del corpo smembrato: "Non si trattava certo di Bagi: ho visto il suo corpo appeso e non aveva più né mani né piedi. Starò attento - sorrise - lo faccio sempre. Ma penso che sia tu a correre un pericolo ben maggiore visto che di tutte le persone coinvolte sei l'unico ad essere ancora vivo. Vivo-vivo voglio dire. Comunque sarebbe bene che tu andassi a trovare anche Tareeq quanto prima, penso che gli farebbe piacere averti di nuovo a disposizione, visto che sapere che sei tornato lo sa già di certo."

Dopo avergli dato questo consiglio Vagan si accomiatò adducendo alcuni affari che erano rimasti in sospeso e assicurandolo che avrebbe tenuto le orecchie aperte.

Il giovane lasciò la Casa Rossa trovando, quando torno all'esterno, che era già mattino inoltrato. Si diresse verso la zona della Palude dove si trovava la residenza della vecchia. Lo scolo reale era una grande fogna in cui sversavano buona parte dei palazzi dei ricchi e potenti, compresa la corte del sultano. La maggior parte degli scoli però era troppo stretta anche per un contorsionista, ma almeno tramite le fogne si potevano oltrepassare le mura anche quando la Porta del Tramonto era chiusa. Dastan non l'aveva mai percorsa se non per superare le mura, ma conosceva dicerie che la volessero popolata di strane creature messe a sorvegliare le sezioni più importanti. Creature che nessun ladro sano di mente avrebbe mai voluto incontrare, indipendentemente dal bottino, perché se sei morto qualsiasi somma non ti è di grande conforto. E, pensando a Armir, Dastan capiva che c'erano anche destini più oscuri della semplice morte.

Per fortuna, nella zona terminale dello scolo c'era un santuario della Dea molto antico, costantemente allagato dai liquami, e molti dicevano che solo grazie alla protezione della Dea le orribili creature che popolavano lo scolo non avevano allargato il loro terreno di caccia alla zona di Palude circostante.

Per raggiungere la zona dovette attraversare la fogna centrale e sfruttò le sue conoscenze per superare gratuitamente su un ponte di corda quella settentrionale.

Una volta arrivato nei pressi dello Scolo Reale si mise in cerca della baracca della vecchia: non era facile, perché non ci era mai stato prima e la zona era piuttosto popolata. Molti la chiamavano Piscio del Sultano, arrivando quasi a considerarla la zona "nobile" della Palude. Aveva camminato già per un bel po' quando trovò qualcosa che poteva essere ciò che cercava: una baracca di legno fatiscente che si trovava nel centro di una sorta di piccolo slargo, circondata da varie altre baracche, ma isolata da tutte. Molte ossa di animali (e forse d'altro) erano appese al tetto e mosse dal vento emettevano uno zufolare spiacevole e sordi ticchettii. Una vecchia coperta tinta di nero faceva da porta e da tenda e una giovane ragazza di strada era seduta per terra vicino al passaggio, come in attesa. Quando lo vide avvicinarsi lo avvisò, additando la porta col mento: "La Donna delle Ossa sta parlando con una mia amica, ma io abito qui vicino e se puoi possiamo ingannare l'attesa insieme..." propose civettuola. Aveva un faccino dalla linea piacevole e era abbastanza graziosa, ma, come la maggior parte delle ragazze che facevano quella vita, troppo magra per essere davvero bella.

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  • 2 settimane dopo...

Dastan guardò la ragazza rivolgendole un sorriso.

Ti ringrazio dell'offerta ma non questa volta attenderò che la Donna delle Ossa termini. Sarà per un altra volta!

Dastan rimase sull'uscio ad attendere poi deciso cominciò ad avviarrsi all'ingresso bussando alla porta della vecchia.

Aveva aspettato già troppo e non era sicuro perdere altro tempo, necessitava di risposte subito..doveva capire cosa stava succedendo.

Non si trattava solo di Amir, ma anche bragi..o meglio il suo corpo era scomparso. Se davvero vi era un collegamento non ci sarebbe voluto molto che perfino Dastan venisse preso di mira..NO! Doveva essere pronto, sarebbe stato preparato!

@master

Spoiler:  
Scusa il ritardo nel postare ma sono stato via in questi giorni...mi scuso tantissimo per la mia assenza
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Il giovane si era avvicinato alla soglia e stava per battere sullo stipite quando la coperta tinta venne scostata e ne uscì una mezzosangue oggo dalla pelle dorata le cui curve generose quanto sinuose balzavano all'occhio così come una tigre nera su una preda inerme.

Dastan, rapito, ne osservò per qualche momento l'ancheggiare felino ma un rumore raschiante come di sassi sul legno lo riportò a guardare davanti a sé.

Nella Corte c'erano menomati e vecchi tanto abietti e pietosi che solo guardarli poteva spingere un uomo a far loro carità per le condizioni in cui erano ridotti. La Vecchia delle Ossa non era meno orribile: la sua pelle era grigia e grinzosa come uno straccio di tela strizzato dopo giorni a bagno nell'acqua salmastra. I suoi occhi orbite vuote come quelli di un teschio, ed il suo corpo era di poco più in carne di uno scheletro.

Ma in qualche modo ella vedeva, perché tastando le ossa che aveva appena lanciato, bianchi frammenti lisci su cui erano incisi complicati quanto imperscrutabili simboli neri, gli disse: "Eccoti qui, principe tra coloro che si cibano col denaro di altri, sei venuto a chiedermi della donna d'opale che ci ha appena lasciato, dell'oscuro terrore che rende vigili le tue notti o su come difenderti da quel fato che ti vede cibo per i morti? Chiedi pure ciò che vuoi sapere, ma sappi che le ossa hanno risposte solo per le domande a cui vogliono rispondere."

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Dastan rimase un secondo perplesso e sorpreso. Quello che si raccontava della vecchia era vero...aveva poteri particolari e poteva vedere il futuro. Le sue parole erano criptiche eppure rivelavano che già sapeva il motivo per cui il principe era andato da lei.

Somma veggente ho bisogno che interroghi le ossa per me. Voglio sapere quale fato crudele ha colpito Amir, cosa gli è accaduto...chi ne è responsabile, come posso difendermi da essa e sopratutto cosa cerca da me quell'entità?

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La vecchia annuì gravemente, sembrando nel farlo uno spettro dell'oltretomba, poi raccolse i pezzettini d'ossa dalla ciotola di legno dove li aveva lanciati e li ripose in una sorta di secchio di legno nero. Ne prese quindi da questo un'altra manciata e li lanciò nella ciotola: era uno una ventina di piccoli frammenti grandi quanto la falange di un dito (e forse alcuni erano stati proprio questo). Dastan notò chiaramente che alcuni avevano più simboli incisi sopra, così come un dado d'osso ha più facce. La vecchia cominciò a tastarli e a parlare.

"Le Ossa parlano di un amico morto, ma tornato tra noi per... vendicarsi del suo destino... per mezzo di uno oscuro patto... egli è spezzato e contorto, ma forte di un potere oscuro. Egli risiede... in un luogo..."

La vecchia puntò il dito contro il giovane

"Che tu sai, conosci: una fossa oscura sotto il tuo rifugio! Se non lo affronterai muoverà i tuoi stessi amici contro di te... ma l'acciaio non può nulla contro chi è oltre la morte... dove la dea vaticina... gli escrementi dei sovrani... alza lo sguardo al cielo... cerca la radice benedetta... nascosta... dai... peli della terra."

Ad ogni parola o spezzone di frase la vecchia si era mossa da un frammento all'altro secondo un ordine logico noto a lei sola e arrivata all'ultimo sembrò afflosciarsi e tacque per qualche istante poi concluse, stancamente: "Le Ossa sono state molto generose con te. Spero tu lo sarai altrettanto con la loro tramite" accompagnò quest'ultima frase additando con precisione una ciotola di metallo posata vicino all'ingresso in cui vi erano già varie monete di rame e una d'argento.

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Dastan fissò la ciotola di terra della veggente delle ossa..molti dubbi gli balenavano nella testa..il destino non appariva roseo ma doveva mantenere la parola data. Prese 2 monete d'argento e le pose nella ciotola. Poi si volse verso l'uscita. Doveva agire in fretta, le parole erano criptiche sul luogo e su cosa cercare ma erano state chiare sul destino del suo amico...voleva vendetta contro Dastan..ma perchè? Cosa voleva da lui per odiarlo e tornare dalla morte? Dastan doveva agire subito...perchè la creatura lo avrebbe cacciato e presto non sarebbe sta da sola in quella caccia!

Dove la dea vaticinia gli escrementi dei sovrani? Un momento...ma certo!!! Lo scolo reale è la zona e lì vi è un tempio della Dea. Forse non è troppo Tardi posso ancora farcela.

Dastan si mise a correrre in direzione del tempio..li avrebbe seguito le indicazioni del rompicapo della vecchia e avrebbe trovato ciò che cercava.

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Con la coda dell'occhio vide la vecchia annuire soddisfatta quando due delle sue ultime monete d'argento tintinnarono gioiosamente nella ciotola di metallo.

Lo Scolo non era lontano. Visto dalla Palude in realtà non era che la prima confluenza nel fiume di melma e liquami della fogna settentrionale.

Qualcuno per scherno od omaggio si era preso la briga di incidere sull'arcata dello Scolo una sorta di corona a quattro punte. Non doveva essere un grande artista però visto quanto era sbilenca ed irregolare l'incisione.

Fosse stata sera o una qualunque altra ora Dastan avrebbe tentennato od usato maggiore prudenza nell'entrare in quella cloaca. Ma essendo tarda mattina la possibilità di fare cattivi incontri era davvero minima, anche tenuto presente del breve tratto entro lo scolo che doveva percorrere. Non gli ci volle molto per arrivare nelle vicinanze del santuario, ne alcunché intervenne ad ostacolare il suo cammino.

Fino a quel momento non si era insudiciato più di tanto perché aveva potuto sfruttare camminamenti di pietra ed alcuni ponti di fortuna costruiti da chi sfruttava in modo regolare i passaggi di quel labirinto malolente. Ora però non aveva scelta: era all'ingresso del santuario e poteva vedere davanti a sé parte della caverna e il busto della statua della dea, illuminato da alcune candele poggiate in una sorta di grossa scodella di legno che galleggiava sul mare di melma che riempiva buona parte del santuario.

Ad occhio e croce per entrare nel santuario avrebbe dovuto immergersi in quei liquami fino alla vita. In alternativa poteva arrampicarsi e muoversi sfruttando le pareti rocciose, ma così facendo sarebbe bastato un solo errore per beneficiare di un insalubre tuffo in quel mare di escrementi.

Spoiler:  
La prova su arrampicarsi è da 7 o + sul d20. In alternativa non hai bisogno di tirare, ma ti sporcherai di schifezza maleodorante dalla vita in giù.
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