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La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -


Gigared

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«Scusate il ritardo.» Dice Paul, entrando mano nella mano con Venus nella grande sala in cui è stata allestita una cena che lui ricorda di aver visto solo nelle pubblicità di quei ristoranti di lusso riservati ai soli ricchi, a quella gente che ora si sta salvando grazie proprio al mezzo che l'ha resa così meschina: i soldi.

Burton gli fa cenno di non preoccuparsi e gli indica gli ultimi due posti vuoti con il sorriso di chi sa che finalmente, per una notte almeno, quel ragazzo cresciuto davanti a lui è finalmente tornato ad amare.

Paul nota quel sorriso e arrossisce leggermente, tentando di non darlo a vedere. Poi si rabbuia un attimo. Guarda meglio la scena che ha davanti e si accorge di averla già vista. Non ricorda dove, ma l'aveva vista.

Si siede con un senso di deja-vu incombente, ma la presenza della sua Venus accanto gli fa dimenticare per un attimo tutto.

Entrano i camerieri con la prima portata, un antipasto di pesce raffinato e soprattutto vero, proveniente dai mari del Nord Europa, come dichiara orgogliosamente Burton.

Gli eventi che avevano bloccato l'appetito a tutti vengono messi da parte alla vista di tutto quel cibo e lo stomaco si fa sentire, complici la fatica e lo stress accumulati fino a quel momento.

Nessuno ha voglia di parlare del piano per arrivare a Hell's Island. Tutti sanno che non sarà facile, visto che tutti i voli sono controllati. Dovranno escogitare un metodo. Ma non ora. Ora hanno davanti una parvenza di vita normale, un cibo fumante che non ha quell'odore di sintetico e di finto e delle chiacchere che sfociano sempre più spesso in risate.

Sheila si lascia andare ogni tanto con Mike, baciandolo sulle labbra in una maniera timida che Paul non aveva mai visto. Nora li guarda con lo sguardo di chi finalmente vede i propri genitori felici... o di chi vede finalmente i propri genitori.

Veela sembra dimentica del suo passato, delle sue corse e dei suoi tormenti e riesce anche ad accennare un lieve sorriso a Paul, colui che le ha distrutto la bicicletta e che, involontariamente, le ha forse salvato la vita e l'anima.

Eliah ride e scherza con Burton che narra la sue vicende, come quella volta che sconfisse il capobanda precedente con un solo bastone. Un pezzo di legno contro un arsenale cibernetico. Peccato che gli occhi fossero solo carne tenera in cui infilare la sua arma improvvisata.

Venus mangia come non faceva da tempo, dimentica di quella grazia che aveva fatto innamorare Paul. Mette il cibo in bocca voracemente, velocemente. Ogni tanto guarda Paul e arrossisce, solo per poi tornare a ingozzarsi di cibo.

Tutto procede fino a quando Paul di alza dal tavolino per andare in bagno, lo sguardo fisso sulla tavolata e ancora quel senso di deja-vu. Gli viene in mente la casa di Remy, i suoi quadri antichi rubati ai musei, la sua mania per il collezionismo. E ricorda quel quadro che lui stesso gli aveva procurato, rubandolo dalla macchina di quei due agenti che avevano dato inizio a tutto questo.

E capisce.

Capisce cosa gli ha ricordato quella tavolata con Burton al centro, come una sorta di idolo, di Messia.

Quella tavolata assomilgia incredibilmente a quel quadro. Come lo aveva chiamato Remy?

Ah, sì... si chiamava "L'Ultima Cena".

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La cena è stupenda.

Il mangiare procurato da suo padre è sempre ottimo, e ogni tanto riesce a sfoggiare prelibatezze rare come queste. L'atmosfera è rilassata e finalmente ci si dimentica per qualche ora di quello che sta accadendo fuori, nel resto del mondo, in quel mondo che ha fatto partire il countdown sulla vita di tutti loro.

Il vino bianco, adatto al pesce, bagna le ugole dei commensali, mentre i profumi invadenti delle spezie disposte accuratamente sul cibo invadono le narici trascinando nella loro ascesa anche gli angoli delle bocche, in sorrisi sempre più spontanei.

Paul si alza, probabilmene per andare al bagno, si ferma qualche metro più in la a osservare la tavolata, con aria trasognante, e poi procede.

Passa qualche minuto, quando uno degli uomini di Burton si avvicina al tavolo, con fretta contenuta, posata, e sussurra qualcosa all'orecchio dell'uomo.

Il capo banda raccoglie il tovagliolo, si pulisce educatamente gli angoli della bocca, dopo aver appoggiato l'astice che teneva nella mano destra, e si alza in piedi.

"Perdonatemi signori, ma sembra che i disordini che c'erano fuori abbiano deciso di raggiungere anche questo palazzo. Non preoccupatevi, non avremo difficoltà a contenerli, ma urge che io dia un occhiata alla situazione e prenda qualche decisione.

Mi devo perciò assentare per qualche tempo, ma vi prego di finire la cena a vostro piacimenton e di non preoccuparvi di nulla.

Tornerò per il brindisi di fine cena e per augurarvi la buona notte..."

Detto questo l'uomo sorride, raccoglie una pistola da sotto il tavolo, la infila alla cintola e si allontana con il proprio uomo, con passo deciso.

Poi si ferma un attimo, si gira e con uno scatto torna verso il tavolo.

Gli sguardi dei presenti si alzano allarmati verso l'uomo veloce, fino a quando quest'ultimo afferra una grossa fetta di salmone e ritorna verso il proprio uomo con una risata argentina e divertita di cuore.

"Mai prendere decisioni a stomaco vuoto, ricordate!" urla mentre si allontata di gran carriera.

Dopo circa un ora la cena è finita, e tutti i compagni di avventura si sentono pronti per riposare.

E tempestivo come solo un veggente potrebbe essere Burton ritorna; sembra sudato, e la maglietta che indossa è anche sporca di terra.

"E' stato più complicato del previsto tenere a bada i poveri che vogliono prendere tutto ciò che trovano, ma anni di esperienza a Night City ci hanno insegnato molte cose: è tutto ok ora."

Burton afferrà il bicchiere di vino, e lo alza verso l'alto assieme ai suoi ospiti:

"Vi auguro una felice notte di riposo; domani la sveglia vi sarà data dai miei uomini, ma non preoccupatevi, non sarà troppo mattutina.

Ma urge prendere delle decisioni e attivarsi per esse, quindi sarò costretto ad imporvi una levataccia qualche minuto prima dell'ora di pranzo!

BUONA NOTTE!"

Il brindisi strappa sorrisi divertiti agli astanti, che facendo risuonare i bicchieri uno contro l'altro, si scolano il nettare contenuto nei loro bicchieri, dirigendosi poi verso le stanze in cui riposare.

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  • 2 settimane dopo...

La mattina giunge silenziosa.

I compagni di avventura vengono svegliati dagli uomini di Burton, e si ritrovano nella sala principale per fare colazione.

Eliah è in realtà in piedi da qualche ora, troppo eccitato dall'idea di aver ritrovato il padre per poter dormire troppo.

La colazione si consuma in fretta, silenziosamente, tutti tremendamente consci che nelle prossime ore le decisioni andranno prese, e saranno radicali, definitive.

Appena finito di mangiare il gruppo viene accompagnato al pian terreno, dove Aron li accoglie.

"Burton arriverà più tardi, ora ha da fare. Vi spiegherò io il nostro piano, o per lo meno le linee generali. Seguitemi".

Percorrono un altro paio di corridoi, debolmente illuminati, in cui risiede un odore di muffa e di chiuso. Dopo qualche minuto Aron apre una porta a destra, davanti alla quale sono due uomini a guardia che danno il buongiorno al gruppo, sorridendo.

Sono armati fino ai denti!

Quando la luce illumina la stanza la compagnia si trova davanti ad un arsenale degno della Militech, con armi e corazze di tutti i tipi, e parecchi innesti ciberbetici anche.

"Prendete quello che più ritenete utile, quello che vi interessa avere per il domani. Cloney vi aiuterà nelle scelte se ne avrete bisogno" dice, indicando un quarantenne seduto su una sedia intento a lucidare un pugnale.

"Dovremmo andare fino all'Isola d'Elba, e già il viaggio di per se sarà difficile e complicato, ma Burton si sta muovendo per questo, e probabilmente ce la faremo ad arrivare illesi fino a la.

Una volta la ci sarà da combattere, e non poco, se ho ben capito la situazione.

La partenza è decisa per domani, alla sera al più tardi, e quindi avete la giornata di oggi e di domani per prepararvi psicologicamente e fisicamente. Fatevi insegnare da lui quello che vi serve, e accettate ogni consiglio.

E' un uomo esperto di guerriglia e battaglie in generale, e sarà felici di aiutarvi, vero Cloney?"

"Certo Aron, " dice l'uomo mentre il pugnale si pianta alla sinistra della testa di Aron, sulla porta, veloce come un proiettile.

"Sono sempre felice di far nascere nuovi assassini, o di conoscerne di nuovi." Il buon umore dell'uomo è quasi macabro.

"Questa sera verrà spiegato bene il piano che abbiamo intenzione di seguire, o forse già a pranzo se Burton ce la farà a tornare.

Per ora, buon divertimento!"

Aron li saluta e si allontana.

Cloney si alza con le braccia lungo i fianchi:

"Allora signori. Da dove cominciamo?"

sono andato un po' avanti, anche se poco, per non far morire il tutto, ma credo che tu Joram, che stavi tenendo un conto dei giorni, dovresti proseguire un po', almeno per farci capire come stanno andando le cose che avevi pensato e come intendi proseguire...

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  • 1 mese dopo...
  • 2 settimane dopo...

L'addestramento non fu lungo, ma la sua intensità fece credere a tutti che fossero passati dei mesi invece che pochi giorni.

Per tutta la sua durata Paul fu assalito da un senso di colpa nei confronti di Venus, dal momento che l'addestramento gli ricordava i bei momenti passati ad allenarsi con Sheila. E anche lei provava la stessa sensazione, tanto che li si poteva vedere sempre insieme, spalla contro spalla, contro ogni tipo di avversità. Se non ci fossero stati Mike e Venus forse l'addestramento sarebbe proseguito anche la sera quando tutti se ne andavano esausti nei propri letti.

Veela affrontò il tutto con distacco, cercando di non pensare alla ragazza che era stata, ma andando a ripescare tutto il suo repertorio. La sua abilità stupiva tutti, così come li stupiva il fatto che eseguisse ogni cosa come una fredda automa programmata per uccidere. Non provava piacere in quello che faceva, ma amava ripetere a se stessa che non sarebbe tornata quella di prima e che tutto questo non l'avrebbe cambiata.

Mike mise da parte la sua gelosia e si impegnò con rinnovato vigore, anche se ogni volta che vedeva quei due stare spalla a spalla rischiava di fare qualcosa di avventato. Ma gli anni come poliziotto gli davano quella disciplina necessaria per non distrarsi.

Eliah era ben felice di poter finalmente imparare a difendersi da solo, potendo così dimostrare al padre che anche lui era un Burton ed era orgoglioso di esserlo. Voleva far vedere come fosse cambiato e in cuor suo covava la segreta speranza di poter salvare il mondo dalla catastrofe imminente.

Ma la cosa che stupì tutti quanti fu vedere come Venus mettesse anima e corpo in tutto quello che faceva, rialzandosi sempre ad ogni caduta, anche se fosse stato semplicemente per cadere di nuovo. La si poteva vedere con gli occhi puntati verso Sheila e non era difficile immaginare che era sua intenzione far dimenticare tutto a Paul, sostituendosi definitivamente a lei.

Finché arrivò il giorno in cui tutto fu pronto per partire alla volta dell'Italia.

L'unico problema era che non avevano ancora la minima idea di come arrivarci. Burton spiegò davanti alla sua lavagna olografica i problemi. Dal momento che l'unico mezzo per giungere a destinazione era tramite un velivolo, era molto difficlle, se non impossibile, passare inosservati.

Non potevano rubarne uno perché sarebbero stati immediatamente intercettati nei cieli e abbattuti. E non potevano neanche prendere un normalissimo volo di linea, visto che tutti i passeggeri venivano controllati. E loro, essendo ricercati dalle Megacorporazioni maggiori, non avrebbero avuto via di scampo.

La situazione era in stallo e tutti cominciarono a pensare all'inutilità del corso di addestramento, se non vi era poi la possibilità di applicarlo. Potevano restare senza fare nulla, aspettando la fine del mondo, ma il pensiero che migliaia di ricchi si sarebbero salvati solo grazie alla loro corruzione non li faceva desistere dal desiderio di andare a vedere cosa steva succedendo. A costo di non salvarsi, avrebbero comunque mandato all'aria i piani di questa gente. Mike non vedeva l'ora di leggere il terrore negli occhi della sua ex moglie. E Paul assaporava il momento in cui avrebbe fatto assaggiare un po' di piombo a chi aveva fatto del male alla sua Venus.

Ma questi pensieri venivano amplificati dalla rabbia di non poter fare nulla.

Con questi pensieri Paul si siede su una sedia in camera sua, guardando il muro vuoto davanti a sé. Tiene la pistola in mano come se potesse dargli lei la risposta a tutto, ma alla fine tutto quello che gli rimane è del freddo metallo.

Venus gli si avvicina alle spalle, sinuosa come una gatta... o come Sheila. Gli dice che andrà tutto bene, che troveranno un modo per andare lì, ma sa che gli sta dicendo delle bugie. E anche lui lo sa.

«Devono pagarla!» Le dice, guardandola negli occhi, per poi spostarli sulla sua pistola.

«La pagheranno, dopotutto il mondo finirà e non sarà più come prima, no?»

«Ma loro saranno vivi! E questo non mi piace.»

Venus non sa cosa dire. Ha ragione. Anche lei sta male solo sentendo che sopravviveranno. Ma non deve farsi vedere debole. Cosa farebbe Sheila in questo momento? Lo prenderebbe e lo sbatterebbe sul letto per dargli una sana dose di sesso e amore? Forse...

«A volte vorrei andare altrove... vorrei non essere mai nato sulla Terra.»

«Preferivi forse Marte? Lo sai quanto si vive male lassù. Ogni volta che uno Shuttle atterra da quelle parti il pilota non vede l'ora di andarsene. Non credo che...» Venus si blocca.

Paul spalanca gli occhi. Ecco la soluzione! Shuttle! Sarebbero andati da uno di quei piloti interplanetari senza scrupoli che contrabbandano merce con il silenzioso benestare delle Megacorporazioni e avrebbero simulato un guatso che li avrebbe dovuti far atterrare in Italia. Sì... era perfetto.

Rimaneva solo da trovare un pilota abbastanza pazzo e corrotto per farlo.

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Rumore di passi sul selciato.

La schiena aderente alla parete, le mani appoggiate su di essa come ad ascoltarne i battiti di un cuore non presente, e la testa all'indietro, con la nuca che bacia la pietra.

Il sudore cola sulla fronte, in attesa di quel corpo ignaro che si sta avvicinando, nel caldo tropicale delle isole estive.

Si passa lentamente la mano sulla fronte, ascoltando i passi uno dietro l'altro che si avvicinano, e scaccia il sudore dalla pelle donando un leggero ed inutile refrigerio al corpo.

L'ombra si avvicina e scorre per terra, fluida e incurante del fango, a sfidare la sorte.

Un altro passo...un altro ancora.

Il respiro rallenta, gli occhi socchiusi e l'udito che si affina.

Poi arriva il momento!

Il piede compare oltre l'angolo del muro; il corpo scatta fuori, repentino e pronto, le mani si staccano dal muro e procedono verso l'alto a formare una cappa di morte, mentre un urlo terrorizzato di bambina sfreccia verso l'alto e le braccia della figura davanti a lui si alzano a proiezione del volto.

Ma è troppo tardi, la sua reazione è stata troppo fulminea e ogni difesa della bimba è inutile.

Cala velocemente, dall'alto verso il basso, urlando con voce rombante e occhi infuocati.

Le sue forti braccia, ricolme di muscoli si chiudono in una stretta mortale attorno all'esile corpo fanciullo, e un ennesimo urlo sconvolge il silenzio di quell'isoletta.

Poi la alza verso il cielo, verso il sole facendole fare una capriola, e l'urlo disperato si trasforma progressivamente in risata argentina, a far da contorno ad un venticello dolce ma per niente rinfrescante.

Le risate dell'uomo si confondono e mescolano a quelle della bimba, e inizia una rotazione divertita con la bambina sollevata a mezzaria, con le gambe non trattenute che volano verso il vuoto e il l'uomo che la tiene per le braccia ridendo e sorridendole...

Phil si sveglia. E' steso sul letto, ancora, e ha fatto per l'ennesima volta quel sogno.

Ricorda ancora come se fosse ieri il volto di sua figlia Catrin, e quello della sua compagna Paula.

Si alza, si agita i capelli nel tentativo di svegliarsi. Va al bagno e si risciacqua il volto rumorosamente, sbuffando per il caldo torrido.

Sono passati tre anni!

Lentamente e spossatamente si avvicina alla cucina, afferra uno Yogurt, o almeno cosi chiamano quella sbobba sintetica, e lo apre.

Con poche brevi cucchiaiate svuota il contenitore, mentre altre immagini gli appaiono agli occhi.

Scuote lentamente la testa, un po' nervosamente, e scaglia il contenitore vuoto nel cestino, che subito provvede a triturarlo.

Si veste, apre le finestre della sua stanza, toglie le coperte dal letto e lo lascia a prendere aria.

Paula lo faceva ogni mattina!

Prende il suo cappellino, la cartellina e si avvicina alla porta.

Esce alla luce del sole, socchiudendo gli occhi abbagliato, e guarda il colosso davanti a se.

Uno shuttle lo aspetta, in fase di preparazione per l'ennesimo viaggio nello spazio cosmico, in attesa delle ultime sistemazioni e controlli per essere pronto. Molte vite si affideranno ad esso nei prossimi giorni, ma meno di quanto si aspettasse.

Due colpi..sono bastati due colpi, per prendere qualche soldo!

Qualcosa sta sconvolgendo il mondo in quei giorni e il caos dilaga nelle strade incontrollato.

Phil non se ne preoccupa.

"Ciao Carl..mi raccomando controlla quei dissipatori di cui ti ho parlato."

"Ehi David, dopo vieni con me nel reattore di destra. Voglio farti fare una modifica che ho pensato stanotte..ah porta un sinto caffè!"

"Ben svegliato Spike. Già in piedi? Avremo l'onore di averti con noi a lavoro oggi?"

Bastava chiederli!

Pochi saluti di routine, sparsi qua e la, e si reca nel suo ufficio per verificare il piano di oggi.

Miracolosamente sono in orario con i preparativi, e questa volta non ci saranno problemi forse..ma dopotutto a lui non cambia gran che.

Non più.

Sul tavolo disordinato trova il piano di volo che si dovrà compiere dopo tre giorni.

L'ha preparato lui, e come al solito è irto di pericoli.

Routine ormai; non gli importa.

Non gli importa se arriva a destinazione o meno..non sono più affari suoi!

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  • 1 mese dopo...

Paul si siede dietro al bancone, il soltio bicchiere di vodka semivuoto davanti a lui. Ricorda come tutto sia iniziato proprio da lì, da quel liquore che poi non ha bevuto, sostituendolo con una più leggera Coca-Cola... prima che saltasse in aria il bar e con esso tutta la sua vita.

Venus lo guarda con l'aria stupita, notando il bicchierino davanti a lui. Non lo ha mai visto bere alcolici e capisce che deve essersi persa molto della vita del suo amato. Si trova a maledire Sheila nella sua mente per averlo fatto diventare così, anche se una parte della sua mente la ringrazia per averle dato un modello a cui ispirarsi per averlo di nuovo con sé. Decide che forse è ora di cominciare a bere anche lei. Cosa avrebbe ordinato Sheila? Non lo sa e la cosa la angustia non poco. Ancora non è perfetta per lui. Ancora non può dargli quello che lei gli ha dato.

Guarda per un attimo il suo uomo, notando come il suo sguardo sia fisso nel vuoto. Forse sta pensando alle notti di sesso che ha passato con quella nomade, mentre invece lei era in ospedale, curata da uomini che forse la volevano solo usare come esca. Be', anche lei può dargli quelle scosse sessuali di cui ha bisogno, no? E' una donna anche lei, nomade anche lei, avventuriera e promettente assassina. Non può non piacergli.

Prende il bicchierino di vodka e, superando la stretta allo stomaco nel sentire l'odore di alcol, lo ingurgita tutto d'un fiato. Improvvisamente sente un conato di vomito salirle alla gola. Soltanto la forza dell'orgoglio fa in modo che non debba rigettare. Si appoggia al bancone con un braccio, cercando di non dare a vedere la nausea che l'ha travolta.

Paul la guarda con gli occhi stupiti. «Ma... ma... non sapevo che avevi inziato a bere.»

«Potrei dire la stessa cosa io.» Replica Venus, cercando di rispondere come avrebbe risposto Sheila.

Lui sgrana ancora di più gli occhi, sorpreso da una risposta del genere. Poi le sorride. «Ma io non ho bevuto. Cercavo di cominciare ogni volta, ma non ci sono mai riuscito. Questo bicchierino avrebbe fatto la stessa fine degli altri.»

«Ovvero?»

«Sarebbe stato sostituito dalla solita Coca-Cola.»

Che stupida è stata! Non doveva bere. Lui non lo faceva. Nonostante tutto quello che ha passato non è in grado di cambiare la sua natura. «Mi spiace.»

«E di cosa?» Sta per darle un bacio, quando si ricorda improvvisamente di essere in una bettola in cui si deve mantenere un'aria abbastanza dura per non venire subito etichettati come carne fresca portatrice di soldi... e di parti di ricambio da vendere alle Body Bank. «Speriamo solo che entri presto qualcuno o la nostra ricerca sarà stata infruttuosa. E' già un rischio essere tornati in città per cercare un pilota, ma non avevamo scelta.»

«Forse gli altri avranno più fortuna di noi.» La sua mente corre subito a Sheila ed a quel poliziotto. Vuole che stiano insieme, ma ancora non capisce se per la loro felicità o per togliere definitivamente lei dalla vita del suo Paul.

Poco le importa, però. Vuole lui e lo avrà a tutti i costi.

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  • 2 settimane dopo...

Il vicolo è sporco. L'immondizia è stata lasciata ai lati della piccola strada buia, come monito per chi osava entrare in quel regno di topi. I muri sono coperti di muffa e murales che sembrano in bianco e nero sotto la luce gialla dei lampioni. L'asfalto è bucato in più punti dalla pioggia e da esplosioni di passate lotte territoriali tra bande.

Sheila si chiede se uno di quei fori l'abbia provocato lei con una delle sue granate. E' da tanto che non rientra nella zona in cui ha combattuto per tanti anni a fianco di Paul. E tutto sembra come prima, pur se non vi sono più i proiettili che fischiavano vicino alle sue orecchie. Solo che al posto di Paul ora c'è Mike.

Lo guarda con occhi che lasciano trapelare un desiderio represso. Con l'uniforme era affascinante, lo ammette, ma vestito come un nomade è ancora meglio. Nella sua mente si chiede cosa le sarebbe successo se lo avesse conosciuto prima o se avesse preso il posto di Paul. Ma la sua razionalità da killer le fa accantonare i pensieri per concentrarsi su quello che stanno facendo.

Sono diretti ad uno dei numerosi bar in cui si riuniscono i piloti interplanetari della peggior specie, persone alle quali non importa nulla se non fare soldi ed ottenerli nel modo più facile possibile. Più alta diventa la cifra e più alta diventa la loro disponibilità a pazzie. Lei spera solo da trovarne uno che ad una buona dose di follia ne aggiunga anche una di abilità.

Un rumore davanti a lei la fa fermare. Si appiattisce contro il muro e con un gesto della mano invita Mike a fare altrettanto. Nel vedere il suo compagno in una situazione di pericolo, la sua testa va alla piccola Nora, lasciata con Burton ed i suoi uomini in quella sorta di base segreta. Capisce l'angoscia di Mike nel saperla lontana da lui e soprattutto condannata come tutti se non avranno successo. Ma la sua natura di killer prende ancora una volta il sopravvento portandola a pensare che forse tali pensieri potevano minare la sua sicurezza e la riuscita della missione.

Il rumore si fa più intenso e lei lo riconosce: sono rumori di lotta, di un pestaggio ai danni di qualcuno. Niente armi da fuoco, niente coltelli, solo un suono di pugni che diventa sempre più bagnato mano mano che le ossa della vittima si rompono.

Poi tutto cessa e rimane solo un rauco eco di risate di soddisfazione unite a gemiti, seguiti da passi lenti e sicuri. Vengono proprio nella sua direzione.

Estrae la pistole e l'alza all'altezza della fronte, pronta per essere spianata e soprattutto usata. Mike fa lo stesso e si prepara ad un combattimento. I passi si avvicinano sempre di più. Le risate anche.

Infine... è solo caos.

Appare un piede dall'angolo del vicolo e Sheila gli pianta un pugnale dentro, per poi alzarsi di scatto e colpirlo al naso, infilando ossa sottili su per un morbido cervello che cessa di vivere. Poi è solo questione di usare lo stesso pugnale per aprire una gola e farle urlare silenzionamento del sangue, mentre occhi stupiti guardano davanti a loro senza vedere.

Un ultimo tonfo a terra del corpo esanime e tutto è finito.

«E senza far rumore.» Aggiunge Sheila con un occhiolino verso Mike che la guarda sempre più stupito.

«Già... vedo...» Le risponde lui, rimettendo incredulo la pistola nel fodero.

Lei fruga per un attimo nei vestiti delle vittime. Sbuffa quando non trova nulla di utile. Ha ucciso per niente. Ed inoltre è stato tutto troppo facile. Non si è sfogata del tutto. No, non è affatto soddisfatta.

Si alza in piedi e fissa Mike.

Poi lo spinge addosso al muro, strappandogli la camicia di dosso e baciandogli il petto con avidità, possedendolo.

Sì, ora si sta sfogando come dice lei.

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E' l'ora di mangiare qualcosa.

"Ehi David, oggi non hai fame?"

Lo sguardo torvo del rude operaio, silenzioso e operativo, lo squadra. Poi un sorriso d'intesa solca il volto.

David sputa a terra, si pulisce il volto sporco di grasso con quel liquido apposito, che forse corrode anche l'anima, e si volta.

"Se hai finito di scartabellare, con quelle ca***te che chiami "piani di volo" andiamo a mangiare, si.".

Phil esplode in una risata, si volta verso il frigo, afferra due lattine di birra e si alza lasciando la sedia a girare.

Lancia una lattina al fedele compagno di tante avventure e assieme si incamminano verso il bar.

Pochi minuti dopo, quando arrivano all'ingresso della bettola, le birre sono vuote e cadono in un cassonetto che non può contenerle, da quanto è pieno.

Entrano ma qualcosa è cambiato.

Il solito marasma generale di risate e brindisi non li accolglie come sempre: di solito all'ora di pranzo il posto è affollato, ma oggi si vedono poche delle solite facce. Sta veramente succedendo qualcosa di serio in città, e non vede l'ora di partire con la prossima spedizione.

Phil saluta qualche amico che ancora è presente: Bob, lo spazzino che in qualche modo riesce a farsi pagare per rimanere li a bere tutto il giorno.

Ha già la testa appoggiata al bancone, e il pilota si chiede quando dovranno cambiarglielo ancora il fegato, e metterne uno sintetico nuovo.

C'è anche Solda, amica d'infanzia che ha avuto incontri troppo ravvicinati con alcune sinto-droghe, e che ora riesce a malapena a pulire i banconi della locanda.

Lui e David si siedono ad un tavolo, il solito tavolo.

Set, l'ostè, li guarda, riempie due boccali di birra, e li porta senza una parola al tavolo.

Allontanandosi aggiunge "Ora arriva il solito piatto!".

David afferra il contenitore del sale e glielo scaglia sulla schiena:" Grazie! E tratta meglio i tuoi clienti, animale!"

Phil scoppia in una risata, quando Set lancia una scopa al compagno, e appoggia una Malorian Arms sul tavolo, guardandolo con un sorriso minaccioso.

Mentre David pulisce a terra Phil riflette, su quanto sta accadendo.

La città è tutta in subbuglio, per fortuna ancora distante da loro, ma qualcosa di anormale sta accadendo.

Non è una delle solite rivolte, delle proteste dei poveri disperati che abitano nei livelli bassi contro le megacorporazioni; no, questa volta c'è qualcosa sotto.

Qualcosa di serio.

Ma se ne preoccupa poco: lui tra pochi giorni partirà con quell'astronave, e riinizierà la solita roulette russa..

Gira lo sguardo tutt'attorno, e nota due schiena nuove, in fondo al bancone.

Sono un uomo, vestito da nomade, e una donna a fianco a lui.

Non li ha mai visti li attorno, e non riesce a riconoscerne le facce in ombra. Si sposta un po' con la sedia, mettendosi più comodo per averli più in vista, mentre allenta la pistola nella fondina.

Non si vedono molte facce nuove da queste parti solitamente..

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«Non ti muovere e non guardare indietro.» Dice Paul a Venus.

Lei lo guarda senza capire e si rimprovera subito di quella mossa. Sheila lo avrebbe capito al volo. Lei sapeva sempre quello che stava per succedere. Assume un'aria di complicità e continua a sorseggiare la sua bevanda come se niente fosse successo, ma il suo cervello continua a mandarle maledizioni per quell'indecisione. Non sa se chiedergli il perché di una tale affermazione, apparendo quindi impreparata, oppure tenere per sé i pensiero, a costo di rischiare la vita.

Paul la salva: «Hanno appena tolto la sicura ad una fondina... ed il motivo siamo noi.» Sorseggia la sua Coca-Cola e controlla la situazione attraverso il riflesso nel metallo della varie bottiglie sugli scaffali dietro il bancone. Ci sono due uomini al tavolino ed uno ha appena notato che le loro facce non sono le solite. Ma anche Paul ha notato che quei vestiti e quelle frasi etichettano uno di quegli uomini come pilota interplanetario. Si mette a posto i lunghi capelli all'altezza dell'orecchio, attivando l'auricolare e il microfono mastoidale.

«Dimmi tutto.» Gli dice una voce ansante all'orecchio.

«Credo che abbiamo trovato il nostro uomo.» Parla facendo finta di conversare con Venus «Ci vediamo nel vicolo appena fuori dello Shining Glass.»

«OK, tra 5 minuti saremo lì.»

Paul tira un sospiro e finisce la bevanda, guardando Venus. Le fa segno con la mano che tra poco dovranno entrare in azione. Lei si irrigidisce, ma maschera bene la paura. Poi la sua agitazione si tramuta in soddisfazione: finalmente potrà fargli vedere che è migliore di Sheila.

Sheila si riveste e osserva Mike fare lo stesso. Poi inizia a correre verso il locale dove Paul e Venus stanno per entrare in azione. Per la prima volta nella sua vita sente un sentimento simile alla speranza, simile a qualla salvezza che ha cercato per tutta al vita e che non è mai riuscita a trovare. Mike la segue, il pensiero di Nora nella mente, anche lui con la determinazione di darle un posto in cui vivere e ricominciare da capo.

Arrivano nel vicolo pochi minuti dopo e guardano l'orologio. Tra pochi secondi dovrebbero uscire.

Venus si stacca dal bancone e si avvicina ai due uomini, sedendosi con loro. Lo sguardo core prima alla pistola nella fondina di uno dei due, per poi correre negli occhi di quello che dovrebbe essere il pilota. Riporta alla mente le varie espressioni di Sheila e sceglie le più provocanti, modulando la sua voce per apparire simile a lei. «Allora, signori, vi state annoiando?»

I due la guardano con sospetto, lanciando occhiate anche verso il bancone dove quella faccia straniera sta ancora di spalle.

«Ha importanza?» Chiede Phil.

«Be', io mi sto annoiando.» Esclama Venus, stirandosi e mettendo in mostra le curve del seno. «Forse potremmo passare il tempo in maniera migliore.»

Paul guarda tutto dal riflesso e inghiottisce l'amaro del vedere la sua donna in atteggiamenti provocatori con estranei. Ma non può far altro che aspettare... e fingere. Si stacca poi dal bancone con passo deciso, ma barcollando coma se fosse ubriaco. Arriva alle spalle di Venus e chiedendosi perdono, le dà uno schiaffo sul viso. «Putt*na!» Inghiottisce ancora l'amaro. «Per uan volat ch ti porto in un posto nuovo te ne vai con i primi che capitano?»

Phil si alza in piedi istintivamente, ma Paul è rapido a puntare una pistola dritta sulla sua fronte. «Non lo fare, amico.» Non guardare Venus! Non guardarla! «Ora tu, lei e il tuo amichetto uscirete insieme a me.»

«Senti... io non...» Inizia a dire David.

«Zitto!» Fa cenno con la pistola ai due di alzarsi, tenando di non mostrarsi minaccioso, ma solo un ubriaco che non sa neanche tenere una pistola in mano. In questo modo dovrebbero assecondarlo ed uscire con lui pensando di potergli dare una sonora lezione una volta fuori del locale. E' così che funzionano le cose, di solito.

Infatti Phil alza le mani. «O... Ok... veniamo on te.» E lancia l'occhiata al compagno che Paul sperava di vedere.

Venus si massaggia la guancia ed esce fuori seguita dai due uomini. Paul guarda nel locale e vede che nessuno ha intenzione di fare nulla. Ognuno ha i suoi problemi e a nessuno importa della vita degli altri. E poi sapevano che, una volta fuori, quei due lo avrebbero picchiato fino alla morte.

Sorrise e si incammina verso l'esterno.

Camminano fino ad un vicolo cieco. Venus era pronta a reagire, così come il suo compagno. Appena si fermano, Phil accenna una reazione, ma una mano femminile forte gli torce il braccio dietro la schiena. Si inginocchia per il dolore e guarda dietro di sé vedendo una donna che gli punta una pistola alla testa mentre un altro uomo sta facendo la stessa cosa con David.

«Bene...» Dice Sheila «Ora possiamo parlare.»

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"Ci avrei scommesso!".

La voce di David è carica di rabbia.

"Phil che ne dici? Non ti pareva un po' strano vedere un uomo ubriaco con una stramaledettissima COCA COLA sul bancone?".

Il tono è volutamente ironico, e non maschera il furore.

"E poi, questa ragazza che nel bere un bicchierino di vodka sussulta vistosamente, ci credo poco che sappia fare veramente la putt*na!. Solo non mi aspettavo due automatiche puntate alle spalle appena fuori dal locale...sono caricate con vigliaccheria?"

Mike torge ancora di più il braccio del robusto meccanico, che si china ancor più sotto la stretta esperta.

"Ehi, stai calmo. Non mi sembra il caso di far infuriare i nostri nuovi amici, no?" Phil sorride sarcastico, guardando negli occhia Paul.

"SILENZIO!". Sheila spinge a terra il pilota, con un piede appoggiato alla schiena, appena sopra al braccio piegato.

"Non siamo i "vostri nuovi amici", almeno non ancora. Ascoltate in silenzio e forse ve la cavate."

"Uhm..a quanto pare non cercate soldi..beh, sparate...Ehi ehi, dicevo a voce, non con quelle scacciacani", scherza Phil con Mike ridendo.

Paul si allontana di un passo e si abbassa a guardarli in facci.

"Sentite. Questo non è il luogo migliore per parlare, e sicuramente non vi riportiamo in casa vostra. Ora vi prendiamo le armi, e poi ci muoviamo da qua. Precedeteci in silenzio, e senza dare nell'occhio, e forse le vostre viscere torneranno a casa assieme al loro contenitore.."

Il tono deciso ed esperto lascia intuire ai due prigionieri che il consiglio è sincero, e togliere le armi ai due risulta piuttosto semplice.

Poi dal vicolo si incamminano verso l'interno della città, dove una piazzola li aspetta.

Passano altri tre vicoli stretti, percorrono un breve tratto di strada popolata, senza dare nell'occhio, ed evitando accuratamente grazie alle conoscenze di Mike anche le telecamere, e poi si riinfilano in un vicolo buio; a guidarli c'è il mirino laser della pistola della giovane nomade Sheila.

Si trovano tra quattro palazzoni alti, e solo un altro vicolo funge da via d'accesso al cortile.

Sheila si apposta ad un accesso, e Mike all'altro, mentre Paul si siede su una cassa di ferro a lato. I due uomini attendono al centro, David teso come una corda di violino e pronto a tutto, e Phil più rilassato, mentre si accende una sigaretta.

"Quelle cose ti uccideranno", esordisce Paul con un sorriso complice. Phil sorride di rimando.

"Sarò breve. Molto breve, quindi silenzio..."; passa un attimo per accertarsi che gli interlocutori abbiano capito, e poi riprende.

"Ci serve un pilota di shuttle!

Starai pensando: <<eccolo qua il tuo fottutissimo pilota, che problema c'è!>>. Ma non è tutto qua.

Ci serve anche che sia pazzo!

Completamente pazzo!!!

Tanto da poter morire per noi, che la causa gli piaccia o meno.

Lo abbiamo trovato?"

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  • 2 settimane dopo...

"Vuoi un pilota pazzo eh?

Tu sei stramaledettamente fortunato, fottuti**imo pezzo di mer*a!"

David sorride, e da una gran manata sulla schiena a Phil che sussulta e tossisce per il dolore.

"Hai trovato il più pazzo di tutti..e non scherzo..ma questo non so se sia un bene per te.

Forse è più pazzo di quello che cerchi.."

Phil guarda David di traverso, scocciato.

"David, tu parli sempre troppo..fai silenzio!"

Il comando è dato in tono scherzoso, ma a nessuno dei presenti sfugge quanto sicuro dell'obbedienza sia, e l'espressione di David cambia impercettibilmente, ma cambia.

Il silenzio rieccheggia nel cortile, quando Phil riprende la parola.

Lo sguardo si è fatto duro, serio e deciso.

"Cosa vuoi?

Parla in fretta..non ci metteranno molto a trovarci i miei uomini del cantiere, se non l'hanno già fatto.."

Paul osserva fisso negli occhi l'uomo, cercando di capirne le intenzioni.

E poi capisce che non sta scherzando.

Non perchè abbia la certezza che i suoi uomini lo stiano effettivamente cercando, ma semplicemente perchè non è preoccupato.

Non è minimamente interessato a cosa possa succedere a lui e a David.

Non è affar suo.

Lo capisce dalla luce che brilla in quegli occhi scuri. E' una luce che cogie il momento, e non pensa al domani, semplicemente perchè un domani non c'è.

E questo, per un attimo, spaventa Paul.

"D'accordo. Saprai tutto..."

Paul inizia a raccontare, a voce bassa e tranquilla, le vicende che stanno coinvolgendo il mondo, e che li hanno portati a cercarlo.

David commenta spesso le vicende, evidentemente incredulo, a differenza di Phil che invece da a intendere che sta finalmente capendo.

Poi giunge verso la fine del racconto, e si ferma.

"Qui entri in gioco tu, e forse voi.

Dobbiamo andare su quell'isola, e l'unico modo per arrivarci senza venire abbattuti dai sistemi di difesa è fingere un atterraggio di emergenza di uno shuttle sull'isola..anzi..non un atterraggio di emergenza: uno schianto al suolo!"

David scoppia in una risata, mista tra l'isterico, l'incredulo, ma sopratutto il veramente preoccupato per quello che li attende.

Perchè David conosce Phil.

"Naturalmente noi tutti dovremmo uscirne vivi..che dici? Ti ho chiesto troppo? Meglio che ti ammazzi qui subito?"

La mente di Phil inizia a calcolare.

E' un turbinio di pensieri, con gli occhi fissi in quelli del nomade, che lentamente giocherella con la sua pistola, in attesa di una risposta.

Immagini del passato, del presente e, dopo molto tempo, anche del futuro scorrono tra le pareti del suo cranio e davanti ai suoi occhi.

Bastava chiederli!

Scuote un attimo innervosito la testa, e poi si riconcentra.

Sarà pericoloso, quasi impossibile da realizzare. Questa gente è completamente pazza. Metterei a repentaglio la vita di un sacco di persone...

David se ne accorge. Si avvicina all'orecchio del pilota, e sottovoce sussurra "phil..possiamo ancora farcela a scappare. Ricorda cos'ho nel mio corpo.."

Ma la mente vivace dell'uomo, dell'ex padre e marito, non sta non sta calcolando come scappare da qua..non sta calcolando i movimenti da fare per aprire la gola a quel nomade o andare dritti all'inferno.

No, questi calcoli non sfiorano nemmeno il veterano di mille viaggi.

Nella sua testa sta scorredo una lista di ciò che servirà per realizzare uno shuttle che restista all'impatto e li salvi tutti!

Poche ore dopo Phil, David, e altri due uomini del suo team sono nella base operativa di Burton, con un foglio in mano e un bicchiere di rum in mano, pronti a discutere..

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Il piano è folle. Su questo sono tutti d'accordo. Ma sono anche concordi nel fatto che è l'unica soluzione possibile.

Phil è d'accordo e così anche David e i due uomini. Lo Shuttle sarebbe dovuto ripartire tra pochi giorni con un carico clandestino di una Corporazione. Ma sanno che nessuno si lamenterà nel vederlo perso. E' bastato infatti dare una rapida occhiata ail materiale da imparcare pe rcapire che non era altro che una scusa per far vedere che vi era ancora attività in quei palazzi ormai svuotati di tutti i pezzi grossi.

Vengono presi gli ultimi accordi.

David stesso verrà a prelevarli tutti con il suo camion, nascondendoli tra la merce. Poi sarà solo questione di imbarcarli, di partire... e di sopravvivere all'atterraggio, sempre che atterraggio si possa chiamare.

La riunione è sciolta. Phil e David si fermano un po' con Burton per un altro bicchierino e per parlare un po'. Forse passeranno la notte nella base. Ma a Paul questo non interessa. Non ha neanche intenzione di andare a dormire. Venus già lo aspetta nel letto, lo sa. E se non la raggiungerà tra poco lei si preccuperà. Almeno entrambi sanno che Sheila già è nella stanza di Mike oppure oltre alla preoccupazione sarebbe subentrata anche una bella dose di gelosia.

Prende una moto dal garage e sfreccia fuori dalla base.

Di nuovo il vento sul suo viso, l'aria che lo purifica da tutti i pensieri, l'asfalto che scorre veloce sotto le sue ruote. Tutte cose che pensava di aver dimenticato e di non poter più riprovare. Non ce la faceva più a stare chiuso in un posto, ad organizzare piani di battaglia. E' un uomo di azione, ma anche nella sua carriera di killer a fianco di Sheila ha sempre avuto la compagnia della sua moto e quella libertà che tanti non potevano avere, chiusi come erano in torri di vetro e acciaio.

Piega verso destra e si dirige verso la città. Razionalmente sa che tornare in città significa rischiare. E' un ricercato. Tutte le corporazioni lo vogliono e lo vuole anche questa società segreta che sta organizzando tutto per preopararsi alla fine del mondo. Come si chiamano? Gli Shemsu-Hor, i Seguaci di Horus. E lui, con quel tatuaggio, è stato visto come uno di loro, un rinnegato da uccidere. Be', stavolta vedremo chi è il rinnegato!

Accelera ulteriormente, gli alberi che si rizzano ai lati, gli corrono accanto e il buio se li inghiotte come se fossero fantasmi della strada. In lontananza le luci della città si fanno sempre più vicine.

Stasera berrà una vodka.

Oppure andrà a trovare Remy De La Rose... e chiuderà una volta per tutte il conto.

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