Wolf Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Eliah viene accompagnato negli sporchi spogliatoi del posto. Gli vengono forniti degli abiti da lavoro del posto, in condizioni nettamente migliori di quelli che indossa, anche se con il nome della cucina sul retro. Si lava velocemente, mentre di la provvedono a coprire quelle scritte, troppo compromettenti e riconoscibili. Quando è pronto si riveste, sentendosi meglio e come rinato, e si avvicina a Veela. "Ora andiamo; passiamo velocemente per casa mia, qui dietro, e poi andiamo a quel negozio di tatoo." Veela ora è più calma, più concentrata sul suo obiettivo, e non più furente con il ragazzo che è infine riuscito ad aggregarsi a lei. Escono salutando tutti, mentre Eliah inciampa su un pentolone che non ha notato, rischiando di caderci dentro. Veela lo osserva scoraggiata, chiedendosi perchè ha acconsentito a farsi accompagnare. Escono, girano l'angolo, proseguono per un paio di vicoli stretti e puzzolenti, e poi arrivano ad un complesso di edifici disposti a "U"; lei si dirige verso il portone a sinistra, lo apre con un tocco del pollice sul rilevatore di impronte digitali; anzi no, rilevatore di DNA intuisce Eliah osservando il marchingegno sofisticato. Probabilmente, anche se non molto belli, quegli edifici erano di recente costruzione. Entrano, salgono un paio di gradini e poi entrano nell'ascensore, Veela piggia il pulsante dell'8° piano e poi con una spinta forte e decisa scaraventa Eliah fuori dall'ascensore, che ricade sulle mani e sulle ginocchia, mentre le porte si chiudono. "Tu aspetti qui..in casa mia non entri!!". Eliah la osserva un istante deluso, poi comprende che in realtà è normale che lei non si fidi molto. Dopotutto lui ha tentato solo qualche ora fa di rubarle pezzi di bici, e non sa minimamente chi sia. E dopotutto, anche io, perchè dovrei fidarmi di lei? Eliah si chiede questa cosa per la prima volta, da quando l'ha conosciuta. Poi sospira, riflette sulla sua situazione, e capisce. Perchè non mi cambia nulla...tanto vale rischiare.. Dopo dieci minuti le porte dell'ascensore si riaprono, la ragazza ne riesce, con gli abiti cambiati, più comodi e agili, che ne risaltano ancor più le forme sinuose e forti, in forma. Eliah la guarda per un attimo con occhi "diversi", e poi si riscuote, sperando che lei non se ne sia accorta. "Andiamo" dice lei frettolosa. Escono dall'edificio, proseguono per un altra decina di minuti a piedi tra gli alti edifici spogli e freddi di quel quartiere popolare, incontrando qualche barbone ma nessuno che Veela conosca. "Ora entreremo in un vecchio edificio, ministeriale ma abbandonato da tanto tempo, dopo un crollo in seguito ad una sparatoria. Solitamente è vuoto, ma ogni tanto si riuniscono piccoli gruppi ti teppisti, delle bande che si nascondono li per drogarsi e ubriacarsi. Eviterei volentieri quel posto, se conoscessi altre entrate per i sottolivelli. Ma per ora siamo obbligati a passare di li, quindi se c'è qualcuno mi raccomando di seguirmi senza fare il benchè minimo rumore e senza farti vedere. Pensi di esserne in grado?". Veela non sembra molto convinta di questa sua scelta. Eliah la osserva, ci pensa, e poi dice: "Non preoccuparti. Ho vissuto tutta la vita tra le bande, e ho imparato a trattare almeno un po' con loro e ad evitarle anche. Andrà tutto bene, ma se ci sono problemi, lascia parlare me." Eliah le fece l'occhiolino, con aria decisa e sicura di se sul volto. Veela lo squadra, stupita, e quando Eliah si muove per proseguire lo ferma trattenendolo per un braccio. "Ehi ehi aspetta! Ora mi devi dire un po' di cose, prima di proseguire. Chi sei e come facevi a sapere di quei negozi di tatoo innanzi tutto?" Il ragazzo la guarda, il volto a esprimere tutto il suo dubbio sullo svelarle o meno particolari della sua vita. Poi sospira, si appoggia al muro, e guardando terra con le mani appoggiate dietro la schiena inizia: "Io mi chiamo Eliah Burton, e forse questo cognome ti dirà qualcosa," disse al vedere la ragazza spalancare gli occhi al sentire il cognome. "Si, mio padre era il capo banda degli Psycodeath. E come ben saprai è morto in un attentato suicida un mese fa, in quel bar, assieme a mia madre anche. La polizia è un mese che mi cerca, che cerca di catturarmi, convinti che sia stato io a farli fuori. Non è cosi. Ma non posso dimostrarlo. E cosi intanto fuggo." La sua voce tradisce l'amarezza di quella situazione, consapevole che ora sta anche correndo il rischio che la ragazza decida di consegnarlo alla polizia per la ricompensa. Ma sa che non può farlo, non può farsi trovare neanche lei dopo aver picchiato il poliziotto. "E' per quello che conosco quei negozi di tatoo. Vanno molto di moda i tatuaggi, tra le bande, ma a parte questo quasi tutte le bande serie ne hanno uno identificativo. Il marchio della banda, per cosi dire. Io ero stato incaricato da mio padre di memorizzare tutti i tatuaggi, e i negozi che li facevano, per poter sempre riconoscere velocemente gli altri gruppi, mentre lui sparava loro." Un sorriso divertito e orgoglioso gli solcò il volto. "E per questo so trattare con molti di loro. Basta fare i nomi giusti, e le altre bande si calmano..." dice questo, e nel farlo la guarda finalmente negli occhi, lo sguardo accusatore a voler dire sei contenta ora? ora che mi sono esposto e che ho ripensato agli eventi amari?. "Ora possiamo andare no?" Si volta e si incammina lentamente. Veela lo sta guardando. Gli Psycodeath erano una delle bande più grosse della città, e molte delle grandi megacorporazioni li pagavano per tenere a bada le altre bande, per evitare casini troppo grossi. Erano spietati e per soldi facevano qualsiasi cosa, dai massacri ingiustificati alle belle azioni. Questo prima che arrivasse Aston Burton, padre di Eliah, a prendere il controllo di quella marmaglia. O almeno cosi dicevano le "leggende". Si diceva che un giorno, quando era ancora ragazzo, Aston avesse ammazzato un membro di quella banda con il solo ausilio di un bastone, un manico di scopa, mentre l'altro usava tutti i suoi marchingegni elettronici per ammazzarlo. Da quel giorno era entrato a far parte della banda, e in poco tempo ne era anche diventato il capo, acclamato da tutti i membri di quel gruppo. L'altro capo fu ucciso per fargli posto e lui iniziò il suo operato. Da allora la banda era cambiata. I casini in città erano diminuiti di molto, grazie alla supremazia che era riuscito a imporre sulle altre bande, e molti dei maggiori giri di soldi erano controllati da lui. Anche alcune megacorporazioni lo lasciavano in pace e lo tenevano in considerazione; loro davano qualcosa a lui, e lui impediva che le bande nemiche rompessero troppo a loro, pagate da altre corporazioni concorrenti. E un mese fa, quel formidabile uomo era morto in un esplosione, abbracciato da un ragazzo mai visto, ma imbottito di tritolo o qualche altro sinto-eplosivo. Si diceva che quel ragazzo fosse stato pagato dal figlio, che aspirava a diventare il capobanda. E il figlio non era più stato trovato. Ora è qua, di fronte a lei. Le sembra impossibile che quell'imbranato ragazzo possa uccidere qualcuno, o architettare piani omicidi. Si muove, dapporima lentamente, e lo segue, lo raggiunge e gli dice " non è importante chi sei. Qui è zona mia, e segui me e fai quello che dico io, altrimenti ti gonfio lo stesso. E Silenzio...." Si addentrano nell'enorme edifico di fronte a loro, devastato nella parte superiore, macerie ovunque e ancora qualche mezzo distrutto abbandonato poco più in la. Oltrepassano il grande portone d'entrata, e scompaiono nel buio, certi che nessuno li osservi... wow scusate per il poema...nn mi ero accorto di aver scritto cosi tanto..va be, a voi la parola ora...
Strikeiron Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 =D> =D> =D> =D> =D> =D> Veramente bello sto pezzo. Mi dovrò impegnare forte ora...
Joram Rosebringer Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Ora la domanda è... chi facciamo arrivare prima al negozio devastato? Comunque, veramente un bel pezzo, Wolf!
Wolf Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Veramente bello sto pezzo. Mi dovrò impegnare forte ora... Ora la domanda è... chi facciamo arrivare prima al negozio devastato? Comunque, veramente un bel pezzo, Wolf! tnk tnk... per chi deve arrivare prima non so...ad esempio non ho capito se anche Nicholas (gigared..) si sta dirigendo la..se sia quello il posto dove c'èil corpo di cyberslave...cmq se non è cosi, per me potremmo arrivare prima noi..e poco dopo, mentre ci chiediamo cosa sia successo arrivi tu..poi basta inventarsi qualcosa..
Joram Rosebringer Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 per chi deve arrivare prima non so...ad esempio non ho capito se anche Nicholas (gigared..) si sta dirigendo la..se sia quello il posto dove c'èil corpo di cyberslave...cmq se non è cosi, per me potremmo arrivare prima noi..e poco dopo, mentre ci chiediamo cosa sia successo arrivi tu..poi basta inventarsi qualcosa.. Il fatto è che quando arrivo io devono succedere delle cose (eh eh eh ). Facciamo così... arrivo prima io. Per Nicholas: fai quello che vuoi, tanto ho un modo per farti entrare a pieno ritmo nella storia tra brevissimo.
Wolf Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Il fatto è che quando arrivo io devono succedere delle cose (eh eh eh ). Facciamo così... arrivo prima io. Per Nicholas: fai quello che vuoi, tanto ho un modo per farti entrare a pieno ritmo nella storia tra brevissimo. uhm..ok..vediamo che succede..ora ho paura ghgh scherzo. sono curioso di vedere come prosegue la cosa..
Joram Rosebringer Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Non è possibile! Non può essere vero. Paul entra nel negozio, aprendo la porta e lasciandola cadere in terra, divelta. Il bancone davanti a lui era spezzato a metà, probabilmente da un cyberbraccio. I pezzettini dei Tattoobot erano sparsi per il pavimenti e qualche ago era stato lanciato contro il muro in un grottesco gioco di freccette con le fotografie dei proprietari e degli amici. Non c'è nessuno. Neanche la polizia. Questi lavoretti ai negozi erano così frequenti e normali che vi erano compagnie assicurative che gestivano solo questi tipo di incidenti. I poliziotti neanche si muovevano se non vi era qualcuno che urlava o se non ci scappava il morto. E qui c'è un silenzio quasi innaturale. Persino il vicolo esterno è silenzioso. La zona era stata isolata proprio per gestire dei traffici non proprio legali di chip. Al pensiero dei traffici, Paul prende la pistola e si incammina lentamente verso il retro. Come immaginava, trova la porta segreta aperta e divelta. Sembra sia stata presa a pugni da cyberbraccia molto robuste. Tutto intorno è ammaccato e distrutto, ridotto in minimi pezzettini che scricchiolano sotto le scarpe. I muscoli si rilassano. Sembra solo un attacco dei soliti cyberpsicotici, magari ad uno di questi gli era andato in corto il chip neurale ed ha creato tutto questo casino. Era già successo. Ma due cose non vanno bene. Sembrava troppo un lavoro da cyberpsicotico. Come se il pazzo avesse voluto far capire che era stato uno della sua razza a distruggere tutto. E poi, delle cose non combaciavano. Le porte sembravano buttate giù da numerosi colpi, ma il colpo più grosso che le aveva fatte crollare era proprio nella zona della serratura. E' un punto che tutti i killer professionisti imparano a colpire per irrompere con poca fatica e tanta velocità. E dentro il laboratorio non vi erano più i chip. La cosa è quasi ovvia: questi psicotici si prendono i chip come fossero droghe. Ma distruggono i cassetti ed i mobiletti in cui sono, afferrandoli a manciate. Invece i mobiletti sono tutti aperti, con le sole serrature elettroniche fuori uso. E i chip sono spariti... tutti! Non sono stati presi al volo per poi fuggire. Sono stati metodicamente presi e portati via. Una consapevolezza improvvisa lo fa tornare sulla porta d'entrata. Come immaginava, pur se i colpi sembravano provenire dall'interno, si vede chiaramente che il colpo che la aperta proveniva dall'esterno. L'hanno sfondata con un colpo preciso da fuori e poi l'hanno ridotta male per far credere che invece sia stata sfondata dall'interno. Torna a guardare la porta del laboratorio e nota la stessa cosa. Sposta lo sguardo su Sheila e vede che anche lei ha capito. E' stato un lavoro da professionisti organizzato in modo che sembrasse l'opera di un pazzo fuori di testa per un corto nel chip neurale. Un suono lo fa sobbalzare, la pistola spianata davanti a lui, lo sguardo che vaga in giro. Ooi si accorge che è il suo cellulare. Lo prende. Numero sconosciuto. «Pronto?» «Che aspetti a venirmi a prendere, Paul?» «Remy! Dove sei? La tua villa... il negozio...» «Lo so... ti vedo. Pensi che abbia messo solo telecamere evidenti?» Paul sorride: «Furbacchione!» «Sono sotto la mia villa e questa comunicazione è protetta. In teoria non sta avvenendo neanche.» Ridacchia «Non so come uscire: è pieno di poliziotti. Mi hanno fatto proprio un bel casino con quella bomba.» «Ma... ti troveranno la sotto.» «Non lo hanno mai fatto i satelliti, pensi che lo faranno loro?» Sospira «Le scelte sono due. O riesci a mandarli via di qui entro breve o ti trovi un altro fottutissimo incursore della rete. Se vuoi ne conosco uno. Non è affidabile ed è un po' quello che si può definire una testa di cazzo drogata. Ma è in gamba. E mi deve dei soldi. Digli che il conto è saldato se ti aiuta. Voglio capire anche io in che casino mi hai ficcato, tesoro.» «Ma tu... come fai a sapere che ti stavo...?» Poi si azzittisce. Lo sguardo cade su Sheila. «Capito. Come sempre, lavorate in coppia voi due, vero?» «Ormai solo per affari. Lo sai che non c'è implanto sessuale che mi possa siutare per il mio problema, no?» Ride. «Comunque, il ragazzo si chiama Nicholas. Puoi trovarlo nelle zone più infime della città. Ti mando il suo numero.» Un bip appena percepibile. Paul guarda lo schermo e vede un numero di telefono. «Grazie... ma...» Non c'è più comunicazione. Remy ha attaccato. Salva in numero di Nicholas, poi guarda Sheila. «Be' spero di non aver bisogno neanche io di un implanto sessuale.» Le sorride. «No, tranquillo. E poi tu non sei allergico ai metalli... o in passato ti saresti trovato un bel po' di volte tra due gambe che ti davano allergia.» Gli fa un occhiolino malizioso. Un rumore. Passi in avvicinamento. Due persone. Senza dire una parola, si gettano accosciati dietro il bancone, gli occhi che scrutano l'entrata da una fessura, le pistole in pugno... in attesa...
Joram Rosebringer Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Quei due naturalmente sono Elijah e Veela. Ora sta a voi.
Wolf Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 non so perchè ma l'avevo come intuito che toccava a noi!!! io però nn ho capito una cosa...sheila quando ha avvertito Remy che Paul lo stava cercando?? va be, sono un po' di mogano lo so... ma può tornare utile saperlo.. ah strike proseguo io o tu??
Strikeiron Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Vado adesso sul mio portatilino a scrivere qualcosina...
Wolf Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 ok..lascio il lavoro a te allora..io intanto penso a qualcosa per l'altra storia che è statica..ah joram: bel post! ricco di dettagli, mi è piaciuto..
Joram Rosebringer Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 io però nn ho capito una cosa...sheila quando ha avvertito Remy che Paul lo stava cercando?? va be, sono un po' di mogano lo so... ma può tornare utile saperlo.. Cyberudito e Cybervista (gli occhi di Sheila, se visti da vicino, hanno la marca sulle iridi) collegati con un trasmettitore che ha Remy A proposito: Remy è allergico ai metalli e privo di organi genitali.
Wolf Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 Cyberudito e Cybervista (gli occhi di Sheila, se visti da vicino, hanno la marca sulle iridi) collegati con un trasmettitore che ha Remy A proposito: Remy è allergico ai metalli e privo di organi genitali. wow fico..capito tutto..e allora immagino, se non ho completamente frainteso l'ultima parte del tuo post, che Shiela abbia anche gli organi genitali metallici...divertente...
Joram Rosebringer Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 wow fico..capito tutto..e allora immagino, se non ho completamente frainteso l'ultima parte del tuo post, che Shiela abbia anche gli organi genitali metallici...divertente... No, aveva solo le gambe metalliche (aveva perso quelle sue schiacciate da un carro anti sommossa), ora sostituite con gambe clonate. Ma quando stava insieme a Paul le aveva metalliche (pur se coperte di Vera Pelle)... e lui era spesso fra le sue gambe.
Strikeiron Inviato 16 Aprile 2004 Segnala Inviato 16 Aprile 2004 L'ingresso ai livelli sotterranei era deserto. Veela puntò con sicurezza nel buio, sovrappensiero per quanto aveva appena scoperto dalle parole del ragazzino che caracollava dietro di lei. Burton. Una leggenda... Le voci passano di bocca in bocca, dovunque. Lei aveva sentito raccontare molte cose su quel tipo, così come sugli Psychodeath... una banda male organizzata, prima dell'arrivo di quel Burton. Un gruppo forte e molto potente dopo... c'era stato un periodo in cui quel tipo sembrava aver voluto qualcosa in più oltre che radunare la banda. Agiva per qualche suo interesse personale. Ma nessuno lo aveva mai capito... Veela aveva avuto degli agganci con qualcuno vicino agli Psychodeath e sapeva che nessuno aveva mai capito Burton. Neppure quelli più vicini a lui... Proprio nessuno. E la leggenda si era rafforzata giorno dopo giorno. La banda era diventata qualcosa di più, ma nessuno di loro, semplici pony express, aveva mai capito cosa sarebbe venuto dopo. Sì perchè quel Burton aveva delle idee precise...loro, come corrieri l'avevano capito subito. Veela sapeva soltanto che tutte le volte che era passata nelle loro zone di influenza negli ultimi tempi non le era mai successo nulla. Non le avevano chiesto percentuali. Non le avevano chiesto nulla in cambio. Così era, punto e basta. Nonostante lei si fosse interrogata molte volte su questa strana lacuna; in genere i corrieri dovevano pagare delle percentuali per passare a fare le consegne nelle zone di influenza delle bande. E così era sempre stato, fino all'arrivo di Burton... Con lui come capo dei Psychodeath chiunque dei corrieri non lo avesse provocato poteva passare indisturbato. Sembrava quasi che vi fosse un'etica sotto. Sì, pensò Veela camminando frettolosamente nella penombra, evitando le macerie lungo la strada, l'udito teso a captare qualsiasi rumore... probabilmente Burton aveva semplicemente aspettato per fare più soldi dopo. Ma non c'era stato un dopo: soltanto una bomba umana ed un intero isolato polverizzato. Ed ora tutto ciò che rimaneva di lui era quel ragazzetto dietro di lei ed a giudicare da come era ridotto, Veela si convinse che non poteva essere stato lui a far fuori Burton. Non aveva i mezzi, non aveva l'esplosivo e soprattutto non era stato nemmeno tanto furbo da trovarsi un rifugio sicuro dopo l'attentato. Nel buio Veela sorrise, attenta a non farsi vedere da quel ragazzetto straccione. Ma quell'Eliah era un Burton... il figlio, ricercato e con una grossa taglia sulla testa. Sarebbe potuto tornare utile non appena avesse cercato di fregarla. Anche se un simile gesto non era da lei. E poi se quel ragazzetto diceva il vero ed era il figlio di Burton lei doveva almeno rispettare la memoria di quel vecchio bastardo degli Psychodeath... quasi a ricambiare il fatto che grazie a quel Burton nessuno dei Psychodeath l'aveva mai disturbata quando lavorava. Ma in realtà quel ragazzino era una bella grana, si disse: dovunque andassero erano braccati. Ma lo erano comunque ormai... se non dalle bande dei sottolivelli, almeno dagli sbirri che certamente, non appena si fossero accorti con chi avevano avuto a che fare, avrebbero raddoppiato gli sforzi per trovarli. Sempre che li avessero trovati ancora vivi, pensò Veela. Anche se a dire il vero ormai non le fregava più niente di nulla e di nessuno, tranne che di quel bastardo. Soldi o non soldi gliel'avrebbe pagata cara. Un rumore. Un barattolo che rimbalzava per terra più volte. Proprio adesso che stavano arrivando al tunnel verso il sottolivello successivo e fino ad ora non avevano incontrato anima viva. Laggiù si vedeva il bagliore dei neon improvvisati. Ma Veela si fermò ed arrestò Eliah con un braccio, bruscamente. Con un dito sulla bocca gli fece segno di tacere. Eliah annuì e sussurrò: -Fammi andare avanti... me la cavo io.- Veela fece un segno di diniego. Non era il caso di rischiare. Volevano arrivare tutti interi. Poi dalle macerie davanti a loro apparvero. Erano in due e li tenevano sotto tiro con delle pistole. Chissà che cannoni potevano essere osservò Veela sovrappensiero. Veela si fece cautamente avanti e sentì che puzzavano e molto anche. Represse una smorfia di disgusto e rimase immobile, tesa... ogni muscolo pronto. Che volevano? Poi associò la puzza che emanavano e capì cos'erano: mutati. Uno dei due si stava avvicinando: -State fermi e dateci tutto quello che avete! Per passare di qui si paga il pedaggio...- La voce era raschiante e sgradevole, accentuata dal rumore metallico di un impianto. Veela li riconobbe e seppe che anche qualora gli avessero dato tutto non sarebbe bastato... li avrebbero uccisi comunque, per espiantare gli organi, per avere occhi freschi per trapianti. Qui Eliah non poteva fare nulla... non era una banda quella, ma pazzi maniaci sfuggiti tra le maglie della rete. E Veela avrebbe dovuto sapere che erano lì, o perlomeno aspettarselo. Odiava la feccia e soprattutto farsi sorprendere così stupidamente. Il tipo si avvicinava, ghignando, tenendoli sempre sotto tiro. Sottovoce Veela sibilò qualcosa ad Eliah: -Buttati a terra!- Non guardò se il ragazzo l'avesse sentita: aveva lo sguardo fisso su quello davanti a lei... era sempre così, li attirava perchè sembrava indifesa. Ma non lo era. Affatto. Aspettò il momento giusto e scattò scivolando contro quello che aveva davanti. L'altro non si rese nemmeno conto che gli aveva preso il braccio... almeno finchè non glielo spezzò con un movimento secco e lo fece volare letteralmente a terra, mentre in una capriola sul terreno Veela si ritrovava la pistola fra le mani. Era accucciata a terra, pronta a sparare ora su qualsiasi cosa si muovesse. Il tipo gemeva lì accanto, incapace ormai di muoversi per il dolore. Alcuni colpi a casaccio erano partiti attorno a lei... ma non l'avevano neppure sfiorata. Era stata troppo veloce per loro.. ed era abituata ad esserlo. Controllò la pistola... un vecchio modello e senza la sicura inserita. Bastardi! Veela si controllò attorno. Nessun segno di vita... solo rumore di passi che si allontanavano correndo. L'altro stava scappando ora. Non c'era più pericolo. Si alzò: ai suoi piedi il mutato rantolava come un sacco di stracci. Sparò solo un colpo... preciso ed alla testa. L'eco dello sparo rimbombò nel tunnel, ma almeno il rantolo cessò. Non era un'assassina, ma bastava... il compagno si sarebbe guardato bene da seguirli. La pistola fra le mani Veela si guardò attorno: -Eliah?- Il ragazzo si alzò in piedi, una strana espressione in volto. ma era così per tutti: non se l'aspettavano. Non la conoscevano... non avevano idea di che cosa fosse capace. - Sei a posto?- -Sì- le rispose. -Bene, seguimi. Siamo quasi arrivati.- Ormai erano vicini al TATTOOine...
daermon Inviato 18 Aprile 2004 Segnala Inviato 18 Aprile 2004 Causa mancanza di tempo posterò anche io il mio arrivo al negozio di tatuaggi stasera! Bravissimi Strike e Joram due bellissimi post davvero!
Joram Rosebringer Inviato 19 Aprile 2004 Segnala Inviato 19 Aprile 2004 Paul impreca tra sé. Che stupido è stato! Dietro il bancone non hanno tempo per capire la natura di chi si sta avvicinando. Hanno proprio l'entrata davanti a loro e quindi, chiunque entri ci metterà poco per arrivare dietro il bancone. Ed in un vicolo stretto come quello, i colpi di pistola non avrebbero attirato nessuno. Si alza in piedi di scatto, andando nel laboratorio. Sheila lo segue, gli occhi fissi sulla porta e le orecchie pronte a percepire ogni cosa. Sente anche lei i passi. E sente anche le voci. Una ragazza ed un ragazzo. «Seguimi, siamo quasi arirvati.» Dice la voce femminile. Si avvicina a Paul e gli riferisce la frase. «Stanno venendo proprio qui, allora.» Commenta lui. «E quel colpo di pistola che ho sentito doveva essere provocato da loro.» «Colpo di pistola?» «Già... scusami, ma a volte dimentico i limiti umani.» Gli sorride. Paul accenna una lieve sorriso poi si mette a frugare tra qullo che rimane dei tavolini in ferro e le sedie. Deve essere qui! Me lo aveva sempre detto. «Tu dai un'occhiata fuori.» Dice a Sheila, pur sapendo che non ve ne è bisogno. La vede affacciarsi dal laboratorio, lo sguardo fisso sulla porta d'entrata nascosta dietro l'angolo. Una volta il laboratorio era ben nascosto. Ora la porta sfondata lo rende solo un'altra stanza del locale. Basta girare dietro il bancone, seguire per due metri un piccolo corridoio che va al bagno e ci si trova al porta sfondata sulla destra. Ma Paul sa tutto questo. Lui sta cercando un'altra porta, la famosa "capsula", come la chiamava Remy, indicando le scialuppe di salvataggio delle Spaceboat. Il congegno doveva essere da quelle parti. Era ben nascosto, ovvio. E Remy non glielo aveva mai mostrato, dandogli solo qualche indicazione generale. «Ma tu non puoi damri uan mano? Contatta remy, no?» Dice Paul, rovistando agitato tra i rifiuti. Non vuole morire. «Non lo ricevo più. Non sono più collegata a lui. Mi spiace.» Lui sbuffa e riprende a rovistare... «Ma che cazzo è succeso qui?» E' la voce di una ragazza. Paul si gira e vede l'espressione di Sheila, capendo tutto prima che lei gleilo dicesse: «Sono entrati.»
Strikeiron Inviato 19 Aprile 2004 Segnala Inviato 19 Aprile 2004 Ieheheheh mio caro bastardo adesso sono c***i acidi!!! Scherzo, ovv. Veela non vedeva l'ora di fare la tua conoscenza!!!
Wolf Inviato 19 Aprile 2004 Segnala Inviato 19 Aprile 2004 arrivo eh!!! dopo posto il nostro arrivo.. se strike nn è già al lavoro.. ops,apputno...nn avevo letto il tuo post strike...fai tu o faccio io?
Strikeiron Inviato 19 Aprile 2004 Segnala Inviato 19 Aprile 2004 Fai tu... se poi non vai giù abbastanza pesante ci penso io a rincarare la dose, Okk?
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