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La Nostra Storia 3020 - ->CyberPunk<- -


Gigared

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OK... io allora per oggi ho finito, visto che alle 18:00 stacco e poi parto a prendere il treno. 8)

Lasciatemi solo il tempo di spiegare tutto a Veela. :wink:

ok..allora io posterò qualcosa forse stasera..o domani in giornata..ma tanto voi nn leggerete il forum, perchè sarete tutti impegnati nel raduno...sigh sigh..io niente...sob sob... :cry::cry::cry:

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Le parole di Veela erano più che sensate, e la ragazza aveva dimostrato un notevole sangue freddo, forse un po’ troppo per un corriere, ma non era il caso di indagare oltre.

Mike continuava a fissare l’uomo che lo teneva sotto mira e pochi istanti dopo il nomade abbassò l’arma e distolse lo sguardo, Mike tirò un sospiro di sollievo tra se e se, abbassò l’arma e si girò “Bene possiamo andare ora.” Sapeva che il fatto di essere un poliziotto lo rendeva in automatico nemico di tutti quelli che erano con lui, o almeno loro la pensavano così, ma ci era abituato.

L’unica a preoccuparlo davvero era Sheila, in un confronto avrebbe potuto batterla se lei non avesse nutrito un profondo odio per i poliziotti, tanti anni di servizio e di addestramento rendevano Mike consapevole che la motivazione poteva essere molto più importante dell’addestramento.

Mentre si avviavano alla macchina, Mike si voltò verso il ragazzino, lo aveva riconosciuto mentre viaggiava in macchina, strano come una Sword puntata alla testa faccia fare strani collegamenti e induca intuizioni e sottovoce disse “Allora Burton, ci porti in uno dei vari nascondigli segreti di tuo padre” quando pronunciò il suo nome il ragazzo sussultò e lo guardò con gli occhi sgranati dal terrore, “tranquillo Elijah per quel poco che ho visto se tu sei l’assassino dei tuoi genitori, io sono Soichiro Arasaka!” ciò però non sembrò tranquillizzarlo molto.

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Paul aveva seguito la scena con molto interesse, notando l'espressione di Sheila quando uno dei cinque aveva puntato una pistola su Mike: era un'espressione che significava soddisfazione e disappunto. Soddisfazione se lo avessero ucciso. Disappunto perché non era stata lei a farlo.

Si avvicina a lei e la cinge con un braccio, aspettandosi la solita reazione ribelle per non far vedere che anche lei ha un cuore e non è solo una fredda assassina.

Invece le si stringe contro, come se avesse freddo, come se volesse calore... come quella notte in cui quella pattuglia la violentò. Erano cinque ed erano forti. Lei lottò con tutte le sue forze, ma non ce la fece. Ricorda ancora il suo sguardo mentre lo cercava con gli occhi, mentre lo guardava, sperando che si alzasse da terra e la salvasse. Invece lui non ci riusciva, inchiodato sull'asfalto da due colpi ben assestati e da un braccio rotto. Ma vide tutta la scena... la vide e non avrebbe mai voluto vederla.

Quando tutto finì, lei era a terra, ansimante, piangente, sanguinante. Vide uno dei poliziotti prendere una pistola. Non poteva lasciare testimoni. Poi ci ripensò e andò verso di lui per prendere la sua pistola. In questo modo tutto sarebbe sembrato una violenza ad una nomade da parte di un nomade.

Paul ricorda ancora quella scarica di adrenaline che glisalì in corpo. Ricorda la faccia di quel poliziotto mentre gorgogliava qualcosa con il suo pugnale che si imbeveva del sangue della sua gola. E ricorda come gli altri siano caduti uno per uno sotto i colpi della pistola del loro collega.

E ricorda con dolore e tenerezza quell'abbraccio di lei e quel pianto liberatorio colmo di dolore e rabbia.

Lo stesso pianto che ora le è in gola me che l'orgoglio tiene dentro, lasciando uscire fuori solo quell'abbraccio e quella voglia di tenerezza momentanea.

Guarda la faccia di Tom e la vede stupita nel notare un simile atteggiamento di Sheila. Non lo avrebbe mai detto ed i suoi occhi tradiscono la sorpresa, malcelando anche un vago senso di gelosia.

Paul la stringe ancora di più, notando che il poliziotto sta parlando sottvoce con il ragazzo. Sente Sheila fremere e capisce che ha ascoltato la conversazione. Le dice tutto all'orecchio... e Paul rimane stupito: quello lì è il figlio di Burton! Il grande Burton, il suo più grande rimpianto dopo esser stato cacciato dalla Famiglia. Non lo aveva potuto incontrare.

Ed ora qui davanti a lui c'è il figlio.

Be', è un bene. «Allora, ragazzo... che ne dici di portarci in quel posot di cui parli tanto?» Sheila si scioglie dall'abbraccio, terrorizzata, guardando un punto imprecisato nel cielo davanti a loro «Ed in fretta! Stanno arrivando!»

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"In macchina presto!"

La voce di Paul è urgente. Tutti si fiondano in macchina, Sheila già con la pistola carica in mano, Mike alla guida e Paul che cerca tra le armi nel bagagliao.

Dopo qualche minuto ne estrae un fucile, sembra potente e preciso.

Mike parte a tavoletta.

"Mike, devi andare verso nord. Segui la strada, non è molta, e passeremo per il boschetto anche, quindi avranno difficoltà a seguirci!"

Eliah da le indicazioni, e il poliziotto è svelto a seguirle. La macchina corre sfrecciando, alzando molta polvere, mentre gli altri nomadi saltano in sella alle moto, che si accendono rombando.

La strada scorre velocemente sotto di loro, mentre Sheila scruta il cielo alla loro sinistra, in ansia.

IL boschetto continua ad avvicinarsi velocemente. Non manca molto quando la voce di Sheila fa percepire a tutti il pericolo che stanno correndo:

"ECCOLI! Ci hanno individuati e puntano dritti verso di noi!!".

Eliah si abbassa, nel sedile posteriore, mentre Paul appoggia il fucile al finestrino aperto, mirando tramite il mirino telescopico del fucile. La corsa prosegue ancora per una decina di secondi, e poi tutti vedono l'elicottero che romba poco distante da loro.

Una scarica di mitra scaturisce dalle armi del mezzo volante, segnando la strada di fronte a loro, colpendo quasi uno dei motociclisti, strisciando il cofano della macchina.

Un colpo scaturisce dal fucile di Paul, seguito subito da altri due. Tutti colpiscono l'elicottero, scaturendo scintille dalla sua carozzeria. ma nessuno sortisce l'effetto sperato, mentre sfreccia sopra di loro in un rombo che fa da contorno alla nuvola di polvere che solleva, nascondendoli per qualche secondo ma rendendo anche più difficile la guida.

Appena la visibilità torna normale Mike corregge sapientemente la traiettoria, riporta in carreggiata la macchina, e un colo di pistola scaturisce dall'arma di Sheila. Qualche istante dopo un corpo cade dal mezzo volante, schiantandosi al suolo.

"Uno in meno a prenderci di mira!" Afferma la ragazza in un misto di soddisfazione e terrore.

Il boschetto continua ad avvicinarsi, mentre le moto sono scattate avanti velocemente, per mettersi in salvo.

L'elicottero manovra, si gira e punta nuovamente la macchina sul fianco destro. Il nomade è già pronto con il fucile.

Un colpo parte, all'unisono con la prima raffica dell'elicottero. I colpo del grosso mitragliatore colpiscono e scardinano parte del bagagliaio della macchina, portando una grande sventagliata d'aria nell'abitacolo e facendo leggermente sbandare la macchina.

Ma il colpo del nomade ha raggiunto il bersaglio, andando a crepare il vetro sulla sinistra dell'abitacolo.

Il mezzo sbanda leggermente, la speranza di farcela entra nei loro cuori, e poi se ne va, quando vedono che la raffica riinizia, più precisa di prima. Un proiettile attraversa l'abitacolo andando a strisciare la spalla sinistra di Eliah, che urla di dolore e paura. Un altro perfora la porta alle loro spalle, e poi un altro colpo esce dal fucile di Paul, finendo nel vuoto.

Sheila spara un altro colpo, assieme a Veela, e il vetro dell'abitacolo si infrange maggiormente, senza esito però.

Qualche decimo di secondo, e tutti siamo morti, il pensiero attraversa Eliah come un lampo, mentre vede un ennesima raffica di mitra avvicinarsi fumante sul terreno, accompagnata da sbuffi di polvere del terreno morbido.

E poi qualcosa attraversa l'aria, provenendo dalle loro spalle. Qualcosa di grosso, pesante e veloce che intravvedono solo per un attimo, e poi si infrange contro l'elicottero agile e veloce.

Un esplosione terribile sconvolge l'aria alla loro destra, e pezzi di metallo si schiantano sulla strada di fronte a loro e alle loro spalle. Il calore è rovente, e per qualche istante Eliah urla, mentre Paul e Veela si accucciano sopra di lui pre proteggersi.

L'inferno di fuoco resta alle loro spalle dopo qualche istante di terrore, e poi la macchina si addentra finalmente nel boschetto, anticipata e seguita dalle moto dei nomadi. Uno di loro si trattiene una spalla maciullata da un proiettile, mentre gronda sangue, ciondolante sulla moto.

La corsa dura un'altra quindicina di minuti, tra interrogativi e e sorpresa, mentre la paura e l'adrenanila sfuma dai loro corpi, con la spalla sinistra di Eliah che sporca i sedili della macchina di sangue.

E poi arrivano a un albero grande, forse una quercia. Eliah si avvicina al tronco, apre una piccola porticina sul suo fianco, digita un codice e appoggia un dito su di essa e una botola molto grande si apre sul terreno.

La macchina e le moto entrano in essa, che si richiude alle loro spalle.

Un grande rifugio sotterraneo li accoglie, buio e ansioso, e l'aria pesante e umida li avvolge.

"Per qualche giorno forse saremo al sicuro qua dentro, me non so se per caso la band.." Eliah si interrompe, accorgendosi di stare per tradirsi. E subito riprende, facendo finta di niente.

"Non so se per caso qualcun'altro conosca ancora questo posto. E' molto che è disabitato e inoccupato..".Osserva le facce degli altri presenti, e prosegue.

"Andiamo. Di la c'è un edificio in cui sistemarci e trovare anche qualche vivanda forse..."

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Porca vacca, Paul e Sheila dovevano essere davvero importanti per meritare un trattamento VIP di quel genere, un elicottero! Per fortuna che qualcuno gli aveva tirato contro un razzo o sarebbero finiti malissimo...

Giunti al rifugio Mike ebbe un attimo di sollievo prima di pensare che se la dentro c'erano i membri della ex-banda di Elijah avrebbero fatto una brutta fine!

Sheila lo preoccupava sempre di più...non sapeva le ragioni del suo profondo odio nei confronti della divisa, ma sapeva che prima o poi avrebbe perso il controllo e o lui o lei avrebbero lasciato questa valle di lacrime.

Decise di affrontare la cosa a viso aperto..o avrebbe rischiato che in un conflitto a fuoco un proiettile di Sword of Avalon colpisse incidentalmente qualche suo organo vitale!

Erano appena usciti dalla macchina, Mike le si avvicinò, tirò fuori la pistola e ne espulse il proiettile in canna dall'otturatore, poi mise la sicura, il tutto davanti a lei, posò la pistola a terra e le parlò:

"Ascoltami, non so quale che sia la causa del tuo odio nei confronti della divisa che indosso, sono sicuro di non c'entrarci per nulla giacché ti vedo per la prima volta, a quanto pare siamo nella stessa barca e non ho nessuna intenzione di farmi ammazzare perché qualche mio "collega" ti ha fatto un qualunque torto. Per quanto mi riguarda voglio solo uscire da questo casino e tornare da mia figlia tutto intero quindi vedi se riesci a controllare per un po' i tuoi nervi."

Prima che rispondesse, si chinò, raccolse la pistola e la ricaricò infilandosela di nuovo alla cintura, “Nel caso tu non lo voglia fare, ti auguro di farmi fuori al primo colpo e che l’aver lasciato un’orfana senza motivo non sia un peso alla tua coscienza!”

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Sheila segue tutto il discorso del poliziotto con un sorriso beffardo sul volto. Le dita tamburellano sulla sua pistola, infilata nel fodero al suo fianco, apparentemente innocua. Ma chi la conosce sa bene che ci metterebbe un attimo a sparare. Anche Paul lo sa e si avvicina a lei di spalle, quasi se volesse impedirle di farlo.

Lei lo vede e si gira, bloccandolo con una semplice occhiata. Poi si avvicina al poliziotto, lentamente, togliendosi di dosso la pistola e due pugnali che posa in terra delicatamente.

Si mette a pochi centimetri dal corpo di Mike, girandogli intorno con la sensualità di una gatta e la pericolosità di una pantera. Tutti osservano la scena in silenzio. Una sola mossa scattosa, un solo colpo di tosse e non sarebbe servito a molto cercare riparo.

«Poliziotto...» Dice Sheila, le labbra vicinissime all'orecchio di Mike tanto da sentirne il calore «... e così hai una figlia.»

Mike si muove leggermente, come se volesse fare o dire qualcosa, ma lo sguardo di Paul lo fa fermare. Sembra dirgli che se non fa nulla di stupido lei non gli farà nulla, ma lui si sente come un uomo in acqua circondato da squali.

«E le vuoi bene, scommetto. Un bene dell'anima. Così tanto da sacrificare la tua vita per lei.» Continua lei, girandogli intorno, passandogli una mano sulla schiena, carezzandola. Poi si avvicina di nuovo all'orecchio di Mike «Lo sento. Per lei faresti di tutto. Anche farti uccidere.» Continua il suo giro intorno a lui fino a ritrovarselo di fronte, occhi negli occhi, la bocca a pochi centimentri dalla sua «Ora l'avrai affidata a qualcuno di cui ti fidi, che le vuole bene. Ma...» La sua voce diventa un flebile sussurro, sensuale e provocatorio «... poi tornerai da lei, sicuro che sia stata trattata bene. E la vedi...» Deglutisce, la voce leggermemnte rotta «... la vedi in terra, le gambe aperte, la bocca insanguinata. Sopra... sopra di lei un... un bastardo la sta montando come un toro farebbe con una mucca.»

Mike si muove, ma Paul gli fa un cenno, implorandolo di restare calmo... ma comincia a sudare.

«Lei urla... dapprima sono solo urla di dolore... poi diventano di implorazione... poi chiede che qualcuno la uccida, che ponga fine alla sua vita... tutto pur di far cessare il dolore.» Un singhiozzo... pianto? «E sopra di lei quello ansima... ansima e sorride nel vedere il suo dolore, il dolore di lei... il piacere di lui... ed intorno quattro altri bastardi la tengono ferma, tappandole la bocca con... con...» Si interrompe, abbassando leggermente la testa e sfiorando con i suoi capelli il naso di Mike. Poi rialza il viso e lo guarda negli occhi, rivelando solo a lui gli occhi firmati lucidi di rabbia e dolore «Le sue diventano urla soffocate, implorazione zittite... poi finisce tutto.» Gli carezza il viso con il dorso della mano, poi si gira, pentita di aver mostrato troppo «Ma la verità è che non finirà mai finché vivi.»

Si allontana, andando ad abbracciare Paul, sotto gli occhi stupiti di Tom che è sicuro di vedere le sue spalle alzarsi e abbassarsi al ritmo del pianto, un pianto silenzioso.

I singhiozzi cessano e lei si gira di nuovo verso Mike. «Non ti ucciderò, poliziotto: ho visto il dolore nei tuoi occhi.»

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Veela pensa di avercela fatta dopotutto. Il momento di rottura, quello nel quale lo sbirro o qualcun'altro di loro potevano ammazzarsi è passato. Ha rischiato e forte anche... perchè l'ha fatto? Non lo sa nemmeno lei. L'unica spiegazione che può darsi prima che si scateni l'inferno è che il suo passato forse è molto più presente ora di quanto avesse mai pensato.

Una volta qualcuno le aveva detto: "Ciò che sei, lo sarai sempre. Sei destinata a questo." Ma l'aveva detto in un'altra vita. Quando le vite cambiano, anche le persone non si riconoscono più. A meno che lei stessa non sia l'incarnazione dei propri fantasmi. Ecco perchè ha cercato di difendere quel Mike.

Poi succede tutto così velocemente da non lasciarle ulteriore tempo per riflettere su quelle sciocchezze sentimentali. Chiunque li insegua è potente, determinato... e dispone di parecchi mezzi. Lo sbirro fatica a guidare mentre una valanga di piombo dall'alto si precipita su di loro. In una parte del suo cervello capisce che il lunotto posteriore è andato in briciole e emeccanicamente lei si appoggia sul sedile e spara... spara anche se sa che è inutile. Sono spacciati.

L'elicottero vira attorno a loro come un rapace intento al colpo finale per straziare la sua vittima. Veela ricarica la pistola con difficoltà, in mezzo alla grandinata di proiettili che le sibilano accanto e pensa: è un Apache X-1000. Una persona che lei conosceva una volta lo sapeva guidare...

Eliah viene colpito di striscio e Veela si gira verso quel maledetto elicottero, sempre più vicino e spara, urlando... ma non sa se più verso l'elicottero o piuttosto verso quella persona che una volta conosceva ed ora è ritornata a galla.

I colpi piombano sulla lamiera dell'elicottero ma non lo scalfiscono neppure. Scema, si dice. E' corazzato... solo un missile potrebbe tirarlo fuori dalle spese.. e forse neppure quello.

E poi l'inferno, Mike stenta a tenere la macchina in carreggiata mentre l'esplosione e l'onda d'urto bollente li investe. L'elicottero cade ferito, in una tempesta di lapilli fumanti. Veela guarda Eliah attentamente, non è grave per fortuna.

E poi quel ragazzino trova per tutti un nascondiglio e sono di nuovo in una pace ovattata. Non li possono seguire ora, ma li aspettano. Perchè?

Hanno tutti i nervi a fior di pelle: Veela assiste ad un litigio tra Mike e Sheila, inevitabile che vi arrivassero prima o poi... stanno tutti fermi, temono il peggio, perfino dopo la tempesta che si è scatenata là fuori.

Ed invece Sheila piange alla fine. Perchè, si chiede Veela? Perchè liberarsi così da quello che è successo? Perchè piangere?

Ha pietà per quella donna e prega che possa averne anche lei, ma non solo per sè stessa. ma anche per chi non ha più lacrime da versare.

Si avvicina al ragazzo e gli scompiglia i capelli:

- Grazie di tutto, se non fosse stato per te... Stai fermo adesso, devo curarti quella ferita prima di andare avanti.-

Eliah la guarda sbalordito, sa che una cosa del genere non è da lei. Ma a lei non importa, non ora non in quel luogo, non in quella vita.

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Mike continuava a guardare Sheila, era dispiaciuto per il tono con cui le si era rivolto, ma soprattutto disgustato per ciò che le aveva raccontato, per la prima volta dopo anni rimpiangeva Hereford e il Reggimento, almeno la c’erano uomini che si comportavano da tali.

Mike aveva ucciso, aveva visto morire, aveva perso amici e fatto a pezzi nemici guardandoli negli occhi, non aveva mai badato al sesso del bersaglio, ma mai aveva compiuto violenza su una donna e come lui tutti i suoi ex colleghi.

L’immagine di Nora violentata gli aveva suscitato una rabbia profonda, adesso capiva la ragazza e il suo odio, la sua ferita non era sanabile soprattutto perché era nutrita costantemente con l’odio e la vendetta.

Tutti intorno gli altri guardavano ammutoliti, mentre la ragazza si sfogava sulle spalle di Mullen.

Non riuscì a spiegarsi come, ma le parole gli uscirono di getto: “Non crederai alle mie parole, ma ti prometto che se uscirò vivo da questa storia cercherò che ha fatto ciò e li farò fuori con le mie mani se non si costituiranno chiunque essi siano. Hai la mia parola non di poliziotto ma di soldato e di ufficiale e soprattutto di uomo e di padre!” Detto questo si tolse la spilla dalla giacca e l’appuntò sulla giacca della ragazza, era una spilla semplice, una spada alata e una scritta: “Chi Osa Vince”, il simbolo e l’onore dei SAS a cui era appartenuto, non seppe dir perché l’aveva fatto ma era stato istintivo e sapeva che difficilmente il suo istinto sbagliava.

Poi si girò verso il ragazzo e gli disse bruscamente ”Che ne dici di farci vedere dov’è la dispensa, un pasto non sarebbe male per recuperare forze ed energie, mi sa che tra un po’ inizierà a far caldo anche qui.”

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Veela ha appena finito di medicargli alla meglio la ferita, quando Mike si rivolge a lui chiedendo di andare a mangiare.

"Effettivamente è una buona idea, caro il mio sbirro.." dice sorridendo il ragazzo, e facendo l'occhiolino all'uomo.

"venite..dobbiamo entrare in quella porta li, dove è stata ricavata una piccola mensa. Ci dovrebbe essere ancora da mangiare, almeno cibi secchi o liofilizzati. Spero almeno.."

Il gruppo si muove dietro al ragazzo, e Eliah sa bene che le domande affollano i cervelli dei suoi compagni.

Si stanno chiedendo chi è questo ragazzo, come conosce questo posto e il codice per accedervi, e che posto è questo, chi sono quelli che volevano ucciderli, e sopratutto chi sono quelli che li hanno salvati..

Già! Chi sono quelli che ci hanno salvati?? non è facile abbattere un elicottero, e quelli erano pronti a farlo...che succede di nuovo??

Eliah si ritrova a riflettere su questa questione, menter si avvicina alla porta. Appoggia il dito all'identificatore di impronte digitali, e la porta si pare scorrendo e una luce illumina la stanza.

Come al solito papà fa le cose fatte bene pensa sorridendo, mentre varca la soglia.

E quella ragazza, Veela, forse nasconde più cose di me..ha dimostrato di saper anche sparare, oltre che combattere...e ora mi ha curato questa ferita..e ha avuto il sangue freddo di mettersi tra due pistole pronte a sparare..no non è una corriera qualsiasi...dovrò scoprire di più anche su di lei..

Come al solito il ragazzo si ritrova a pensare freneticamente, appena ha un attimo di pausa, abbituato com'è ad analizzare le persone e gli eventi che lo circondano.

"Sedetevi pure a quel tavolo, mentre io e...uhm..Tom! Andiamo a prendere da mangiare e da bere." Dice rivolgendosi allo scorbutico nomade che lo segue però senza fiatare.

Probabilmente ha fame.. pensa Eliah.

Vanno in dispensa, raccolgono parecchi pacchi di cibo liofilizzato e il necessaire per farlo tornare commestibile, qualche bottiglia di birra e di vino di qualità, anche se probabilmente ormai imbevibili, e ritornano in sala mensa.

I compagni si sono già tutti seduti, dividendosi come prevedibile.

Eliah li guarda, poi mette tutto sul tavolo libero e grande, nella speranza che tutti si uniscano per mangiare li.

Non è salutare nella nostra situazione che ci siano troppi dissidi..meglio conoscersi un po'... medita Eliah.

E infatti è cosi..tutti si siedono, inizia un breve pasto silenzioso, e poi Tom prende la parola.

"Beh, ci hai già detto che vogliono quelli, e cosa bisogna fare per fermarli, o almeno provarci. Ora c'è da decidere come agire. Che ne dite di iniziare??"

Dice guardando tutti e tracannando una ampia sorsata di vino rosso.

Paul tace qualche istante, consapevole che tutti aspettano lui, e poi apre bocca...

"Allora..."

to be continued Joram...o chi ha idee per proseguire ;)

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«Allora...» Paul si schiarisce la voce. «... prima di dirvi in che pasticcio ci stiamo per buttare... anzi, in che pasticcio siamo tutti, meglio raccontare tutto.» Lancia un'occhiata a Veela, come a volerle dire che quello che sta per raccontare è per rispondere alla sua domanda posta quanche ora addietro «Tempo fa, come Tom può ricordare, ero solo un membro della mia Famiglia. Si facevano le solite cose, nulla di più. Vagare per deserti e boschi con le moto, rapinare i ricchi, saccheggiare qualche dimora, entrare in città per le provviste. Le solite cose, no?» Sorride leggermente, poi torna serio «Finché incontrai Sheila e tra noi cominciò qualcosa... di più.» Guarda Tom, come per dire che gli dispiace «Una sera, io e altri tre blocchiamo una macchina di ricconi. Un lavoretto facile e tanti soldi. Invece questi escono fuori armati di tutto punto e fanno fuori due di noi. Rimango solo io e l'altro. Poi Sheila, arrivata all'improvviso, li fa fuori tutti e due. Mi regala la Sword of Avalon che aveva uno di quei due e si tiene l'altra per lei. Non feci caso al fatto che i cadaveri avevano due tatuaggi con la costellazione di Orione e due simboli egiziani sotto, che Sheila ha scoperto ora avere il significato di due iniziali: S e H.» Tira un profondo sospiro «Come non feci caso che anche il mio tatuaggio e quello di Sheila si vedessero benissimo, essendo estate. Anche noi una costellazione di Orione, ma senza segni strani: solo un simbolo per identificare le stelle sotto cui siamo stati quando avevamo... be'...» Arrossisce «Comunque... passa il tempo. Sheila e io dopo cinque anni, dividiamo le nostre strade. Io trovo una bellissima ragazza e mi innamoro. Ma da quel momento cominciano gli incidenti. Freni che si rompono, macchine che sfrecciano verso di me, sparatorie tra bande che stranamente si rivolgono sul sottoscritto. Finché in una di esse lei viene ferita gravemente e finisce in coma all'ospedale. E da quel momento cercano di uccidermi. Non sapevo chi nè perché. Ma sapevo di non poter più stare allo scoperto e che quindi mi seri dovuto nascondere... ma dovevo pagare l'ospedale per curarla.» Alza lo sguardo verso i presenti, gli occhi che cercano e trovano quelli di Mike «E così sono stato ingaggiato come killer da una corporazione. Ho messo bombe, fatto saltare teste... e solo Dio sa quant'altro.» Si nasconde il volto tra le mani. Poi si calma e riprende «Finché incontro di nuovo Sheila e scopro che stanno tentando di uccidere anche lei. E allora capisco tante cose. E capisco che la mia ragazza all'ospedale la stanno tenendo in vita solo perché aspettano che guarisca e che io vada là a prenderla per uccidermi. Come se non bastasse, nella mia Sword of Avalon trovo questo qui.» Tira fuori un microchip dalla tasca, poi lo rimette nella tasca interna «Non so cosa sia, ma credo che, insieme ai tatuaggi, sia la ragione per cui stiano tentando di ucicdere noi due e chiunque abbia avuto o abbia a che fare con noi.»

Si alza in piedi, le mani in tasca. Questo è il momento che non avrebbe mai voluto far arrivare. Il momento in cui deve chiedere, in cui deve far prendere una decisione che potrebbe portare alla morte di questa gente. della sua non si preoccupa: è abituato da anni all'idea di essere un uomo morto che cammina. Guarda Sheila e vede che anche lei ormai non ha nulla da perdere.

Si gira di nuovo verso tutti quanti, lanciando una rapida occhiata triste a Veela. «Tutti voi... tutti noi... siamo morti. L'unico modo per tentare di non morire è andare incontro alla morte. Dobbiamo agire ora e subito.» Sospira «Per prima cosa, andiamo a cercare questo Nicholas e vediamo se può aiutarci a capire cosa sia questo chip o a capire i suoi rapporti con Remy e quindi con chi ci vuole uccidere. Poi andiamo da lei... e la uccidiamo... sempre che non sia possibile salvarla.» Guarda Mike, che gli risponde con un sorriso di approvazione «So che ci sono della autoambulanze che hanno dei serbatoi criogenici: rubandone una potremmo metterci lei e quindi andare altrove.» Lo spera... lo spera proprio! «Ma ora dobbiamo trovare Nicholas. Quindi, riposiamoci almeno per questa notte e poi domani mi direte le vostre decisioni.»

Si allontana in una zona più buia e si siede in un angolo.

Sheila lo guarda allontanarsi, poi blocca Mike che se ne stava andando a dormire. «Non ho bisogno della spilla, pol... Mike.» Gli ridà la spilla «Tienila tu, te la meriti.»

Mike prende la spilla e sta pe rdire qualcosa quando lei gli mette un dito sulle labbra. «Non parlare. Non ora.» Sposta il dito e lo sostituisce con le sue labbra, in un piccolo bacio.

Poi si allontana e si siede vicino a Paul, stringendolo.

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