Renis Inviata 9 Settembre 2011 Segnala Inviata 9 Settembre 2011 tratto da La Notte Eterna Vi ho visto, oltre questa barriera che ci separa. Mi guardavate con odio. Cosa sarà mai una cella? Ho avuto l'immenso dispiacere di albergare presso locande ben più umili della prigione in cui alloggiate. La verità è che siamo diversi, io e voi. No, non sono un orfano disgraziato né la vittima di un destino crudele. Figlio di genitori nobili e amorevoli, sono cresciuto in una casa incantevole. Come potete vedere dalla veste che indosso, sono un elfo proveniente dalla splendida isola di Azkabel, un autentico gioiello sospeso nel mare del Nord. Saprete senz'altro che la mia gente abita quell'isola da secoli, ormai. Noi elfi siamo come topi rinchiusi in una fogna d'oro. A mio avviso, una fogna vale l'altra. Sin da fanciullo dimostrai di possedere un'intelligenza fuori dal comune, anche per gli standard della mia razza. Difatti, essendo scarsamente istruito, non capivo perché vivessimo isolati dal resto del mondo¼ e così ricordo che ne domandai a mia madre, la sola creatura che io abbia mai amato in questa valle di lacrime. La risposta che mi diede mi lasciò perplesso. Esistevano altre creature al mondo, creature malvagie e pericolose da cui era meglio tenersi alla larga. Pericoloso è una parola affascinante. Pericolosa è la pioggia battente che distrugge il raccolto di un fattore, portando lui e la sua famiglia alla fame e alla morte. Ciò che è pericoloso per uno, è vantaggioso per altri. Ma nella vostra fin troppo lunga vita, lo avrete senz'altro capito. Ecco, quella parola mi ossessionò per giorni. Ero un fanciullo molto sensibile, sapete? "Pericoloso,’ dicevo leccandomi nervosamente le labbra; ‘pericoloso", dicevo guardando la mia pallida figura riflessa in uno specchio d'acqua. Mi innamorai di quella parola perché mia madre la pronunciava come una cortigiana suole pronunciare il nome del suo amante. Dopo alcune notti insonni, finalmente capii¼ io dovevo essere quella parola, e per farlo ero disposto a dannarmi l'anima. Ma come? Certo, apprendevo velocemente le nozioni che i maestri mi insegnavano. Ma non bastava. Conoscere la geografia e la storia di Neir a memoria non mi rendeva pericoloso. È il potere di fare e disfare, di alterare la realtà delle cose e influire sulle esistenze altrui che rende un essere erudito un essere pericoloso. Mi iscrissi alla scuola di magia. Sin da subito compresi la pateticità del luogo e della gente che lo frequentava. Alcuni dei miei compagni speravano di sostituire i loro amati maestri, un giorno; altri, più stolti, di partire all'avventura. Io ero uno fra tanti, un insetto dal viso affascinante e la chioma dorata. Carpivo ogni gesto, ogni parola. Prosciugavo ogni sapere come una piccola spugna ingoia l'oceano. La febbre della ragione non tardò molto a isolarmi dal resto della classe. Fu all'accademia di magia che mi guadagnai l'appellativo di "Spettro", nomignolo che mi porto dietro tutt'oggi. Ero talmente taciturno, che nessuno si accorgeva di me. E come una tigre che balza alle spalle delle sue vittime ignare, io confondevo le labili menti di quegli sciocchi esibendo gentilezza e falsa modestia. Ero dunque il fido consigliere di squallide faccende amorose; il compagno ideale di studio; il fanciullo timido e riservato che piaceva tanto alle madri dei miei compagni. In fondo, chi ha stabilito che un essere pericoloso debba necessariamente essere maleducato? Io sopportavo e aspettavo¼ gran parte dell'esistenza di un mortale trascorre nell'attesa. Ricordo perfettamente il giorno in cui ottenni il mio bastone: una bufera fuori stagione si abbatté sull'intero Regno di Nü, e i maestri ebbero a dire che un tempo del genere in un giorno di cerimonia come quello non lasciava presagire nulla di buono. A mio avviso, la bufera ebbe il merito di allontanare la folla di sciocchi curiosi che non mancano mai in simili occasioni. Bene, ero un mago. Sarei potuto restare ad Azkabel a trastullarmi con i miei simili, ma preferii accertarmi di persona dei pericoli del continente. Avevo condotto degli studi, in gran segreto, riguardo l'antica magia elfica¼ sì, l'Arte che rese i miei avi grandi e temibili. I segreti di questa potente magia si celavano in luoghi esotici e inospitali del continente. Luoghi dove neppure voi osavate mettere piede. Eppure, per colui che fosse stato in grado di scoprirli, si sarebbero aperti degli orizzonti di potere inimmaginabile! Voi conoscete bene il potere di cui parlo; vi siete amati di un vero amore. Convinsi i miei genitori a prestarmi del denaro, grazie al quale lasciai l'isola a bordo di uno spedito vascello. Non tardai molto a trovare dei compagni di viaggio con i quali visitare le grandi e depravate metropoli di Neir. Cominciai così la carriera che avevo tanto disprezzato, la via dell'avventuriero. Una vita interessante in fin dei conti, non trovate? La pratica era una migliore insegnante della teoria. Ciò che l'accademia non mi aveva insegnato, lo appresi sulla strada. Eravamo talmente abili, io e i miei soci, che con gli anni acquisimmo una certa fama. All'apice della nostra buona sorte, fummo eletti protettori di un'intera nazione. Così tramai all'ombra di saloni dorati di re e regine¼ Forte dell'appoggio economico e militare di un intero regno, manipolai i mezzi che avevo a disposizione in maniera tale da avvicinarmi all'oggetto delle mie ricerche finché, dopo tanti sforzi, lo trovai. La leggendaria Vera Magia! Una fonte immensa di potere arcano sepolta da ere, a cui i draghi dell’antica Mazak’hra avevano rinunciato per la sua pericolosità. Io non avrei commesso lo stesso errore. Non fu cosa facile impadronirsi della Vera Magia: quando credevo di avercela fatta, i miei compagni mi scoprirono e si rivoltarono contro di me. Disgraziati e miserabili. Quegli sciocchi non si erano resi conto di nulla¼ durante tutto quel tempo trascorso insieme, avevo studiato attentamente ogni loro forza e debolezza. Fu piuttosto facile eliminarli, uno dopo l'altro. Ammetto che fu anche divertente. Tuttavia, la sorte doveva giocarmi un ultimo, brutto scherzo prima della fine. Le Sorelle Elementaliste, le impiccioni di Neir, posero un intero esercito di guardia alla Vera Magia. Sbaragliare quell'armata di poveri pazzi fu ancora più facile che uccidere i miei compagni di ventura, ma in qualche modo servì a ritardare i miei piani un po' più del previsto. Di certo, quei cento che avete mandato al macello credevano che voi sareste riuscito a fermarmi. Poveri illusi! Non avreste dovuto sfidarmi, vecchio. La vostra magia è debole e innocua contro di me. Io sono Etuan lo Spettro, il più grande arcimago che abbia posato piede su Neir e Larass’hra dai giorni della Terra degli Splendori. Ebbene, credo di aver parlato fin troppo. Non si è l’ultimo Arcimago di Nü senza sapere quando è giunta la propria ora. Consideratevi onorato, poiché sarete il primo a sperimentare tutta la forza del mio nuovo potere. L'energia immensa della Vera Magia mi formicola sulle punta delle dita; sì, vecchio, la sentite? Urla nelle nostre orecchie come un vento siderale¼ e reclama la vostra vita! di J.R. Forbus
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