Renis Inviata 19 Settembre 2011 Segnala Inviata 19 Settembre 2011 Il background presente in questo documento è stato ispirato e scritto sulla base dell’ambientazione La Notte Eterna, marchio registrato di proprietà di Ali Ribelli Edizioni. *** Un lampo squarciò le tenebre, un lampo intenso e bellissimo che illuminò tutto il bosco per la durata di un brevissimo istante. Poi venne il tuono, con la voce grossa e spaventosa, e le finestrelle della casetta tremarono. Era una di quelle notti senza luna e senza stelle, senza canti di fate, senza melodie di flauti. Una notte di lampi, tuoni, pioggia e paura. Un vecchio dalla folta barba bianca se ne stava seduto alla finestra. Sembrava pensieroso, quasi imbronciato. Forse pensava al vecchio tetto che gocciolava, oppure alla candela che, inesorabile, andava consumandosi¼ Così ci bevve su un lungo sorso d’idromele, e continuò a scrutare il vuoto davanti a sé. - «Nonnino?» Mormorò una flebile voce dietro di lui, ma le attenzioni dell'uomo erano rivolte altrove, in un altrove molto lontano. Il fragore di un tuono, questo più prepotente dell’altro, esplose per gli abissi del cielo sferzando la casetta con il suo gridare. E quel vento, come un fanciullo dispettoso, spense la candela recando la tenebra più assoluta nella casa e nei cuori di coloro che l’abitavano. - «Nonnino, ho paura!» Stavolta la flebile voce coprì anche le urla della bufera. Il vecchio trasalì e, alzandosi di scatto dalla sedia, cercò a tentoni quella voce che avrebbe riconosciuto fra tutte le voci del mondo. Dopo alcuni, lunghissimi secondi d’incertezza, finalmente la trovò. - «Sshhh... non temere, ci sono qua io, piccola mia...» Mormorò lui raccogliendo la bambina fra quelle braccia da gigante e sorridendole con i suoi occhi grigi. - «Oh nonnino, falla smettere! Sta spaventando Weymond!» Il vecchio non riuscì a fare a meno di sorridere: Weymond era l’orsetto di pezza che le aveva regalato in occasione dello scorso Gran Torneo di Primavera. Da quella luna, la piccola non se ne era mai separata, e lo teneva sempre con sé. - «Ma io non posso comandare il cielo, mia cara.» Le disse quindi riaccendendo la candela. Una luce fioca ma accogliente li avvolse. - «Allora raccontaci una storia!» Fece la bambina, che cominciava ad asciugarsi le lacrime e a tirare su il nasino. - «Ma non dovresti andare a letto?» - «Tanto io e Weymond non riusciamo a dormire con tutto questo rumore.» Il vecchio sospirò. Discutere con sua nipote era inutile. Alla fine la spuntava sempre lei, in un modo o nell'altro. Forse sbagliava a dargliela continuamente vinta, ma da quando i genitori della piccola erano morti, lui era tutta la famiglia che le era rimasta. L’uomo gettò della legna di yug nel fuoco e poi, quando le fiamme presero a scoppiettare allegramente, prese posto sulla seggiola. La bambina si sedette a terra, su una pesante coperta di lana. - «Uhm, lasciami pensare...» Bevendo un altro sorso d’idromele. «Te l’ho già raccontata la storia dell’albero parlante?» La piccola annuì. - «E quella del falco imbroglione?» - «Sì, almeno cinque volte.» Non era mai stato granché in quanto a immaginazione, e quella notte la sua mente era occupata da ben altri pensieri. Eppure, quei grandi occhioni arrossati di pianto lo imploravano per una storia, “una storia degna di tal nome”, come qualcuno gli aveva detto tanti anni addietro. - «Tu e Weymond siete diventati un pubblico esigente!» La bambina sorrise, e al nonnino parve che gli occhietti del pupazzo brillassero di una vispa intelligenza. Fuori la casetta, intanto, il vento ululava come un lupo invernale. Ma dentro, al tepore del focherello che scoppiettava allegramente, la tempesta parve chetarsi - «C'era una volta¼» Cominciò allora con una voce calda e profonda, una voce che sembrava provenire direttamente dal mondo delle fiabe… CONTINUA...
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