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Inviata

background ispirato da La Notte Eterna

Per la mia gente è stato, è e sempre sarà Amar Sûl, il “Vento del Mondo”. Esso non ha età, perché chiama a sé giovani e vecchi indistintamente; non ha volto, perché ne ha un milione diversi, tanti quanti coloro che in esso si specchiano al levarsi di ogni alba.[1]

Un viandante sa riconoscerlo nel respiro di un drago, in una vela che si gonfia, anche sul pallido volto di una fanciulla: è quell'istinto vorace che ti ghermisce il cuore e ti porta lontano, in sella a un cavallo, scalzo lungo una strada polverosa, marinaio di un vascello senza nome, poco importa, purché si vada.

Ricordo come ieri quella luna: passeggiavo distratto, perso in chissà quali sogni, quali orizzonti, quando d’improvviso ebbi l’impulso di levare lo sguardo a quel tetto di alberi antichi allora le fronde iridescenti sussultarono, solo una volta, perché pronunciarono un solo nome, Yamash, il mio nome.

Amar Sûl aveva attraversato pianure sconfinate, oceani bui, montagne dai picchi innevati, sotterranei oscuri e polverosi, regni squassati da guerre sanguinose e immani catastrofi, giungle inesplorate, laghi incantati e quindi era giunto fino a me, lì nella Verde Foresta esso mi parlò e ciò che disse avrebbe cambiato la mia vita per sempre.

Solitario di natura e solo per destino, raccolsi i miei miseri averi e partii. Se mi fossi voltato indietro, forse la paura dell’ignoto avrebbe preso il sopravvento, forse avrei messo radici nella terra dei miei avi, ove avrei vissuto fino al giorno della mia morte.

Non andò così e dopo appena pochi giorni di cammino io, elfo silvano poco avvezzo ai fatti del mondo, raggiunsi una città. Mai prima d’allora ne avevo visitata una, e la sua vista mi procurò un fiume in piena d'emozioni che tutt’oggi non saprei definire.

Scoprii di essere irrimediabilmente perduto poco dopo, nel muovermi in mezzo a quella folla, quella fiumana indistinta di civiltà e barbarie, come un naufrago sospinto alla deriva. Non so quale corrente mi trascinò fin lì, quale stradina, quale spallata distratta mi sospinse in quel vicolo. Comunque andarono le cose, mi trovai dinnanzi una porta di legno, vecchia e annerita dagli anni. Un cartello penzolante mi dava il benvenuto nell’Allegra Botte di Walt, e dal vociare indistinto, la musica e le risa che udivo sembrava dire il vero. Non occorse molto perché, stanco nel corpo e nello spirito, decidessi di aprire la porta e varcare la soglia

Ah, gli odori, le voci e gli sguardi che popolano una locanda racchiudono l’intera storia del mondo. Decifrare tale storia non è semplice, occorre un alfabeto unico nel suo genere che solo la strada può insegnare.

Fu quel giorno, in quel luogo che compresi che vi era un lungo cammino da percorrere, e che per iniziare un simile viaggio avrei avuto bisogno di validi compagni di ventura. Non fu difficile trovarli, mi lasciai guidare dall'istinto, permisi all’Amar Sûl di consigliarmi.

Rifletto spesso su come sarebbero andate le cose se i nostri destini non si fossero incrociati, se non mi fossi fidato del Vento del Mondo. Continuo a pormi domande alle quali non può esistere risposta, e perseguo nel mio intento per il puro diletto di tornare indietro negli anni. Perché sono vecchio, molto vecchio, e quando si ha la mia età si ama ricordare.

Eppure eccomi, dopo tanto tempo e tante miglia, è qui che sono giunto. Ancora una volta, prima dell’ultimo viaggio.

Note

[1]La Verde Foresta è una vasta regione nel sudest di Neir. Rimasta intoccata dalla scomparsa del sole grazie a un antico incantesimo di Vera Magia, la Verde Foresta è la patria degli elfi selvaggi, i lontani discendenti della leggendaria Dor.

- di J.R. Forbus


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