Vai al contenuto

Messaggio consigliato

Inviato

«La prima volta dovrà essere bellissima.» Diceva «Dobbiamo volerlo insieme: io e lui… senza forzature. Lo faremo quando ci sentiremo pronti. E quando arriverà il momento, voglio che sia dolce come il miele, anzi di più… e bellissimo, più di… più di… be’, più di un poster di Jon Bon Jovi.»

E così è stato.

E dire «più bello di un poster di Jon Bon Jovi» per lei è come dire «più bello del sole e della luna messi assieme».

Questione di gusti. Non importa il termine di paragone: basta capire il vero significato. Voleva che fosse una cosa speciale e bellissima, come per lei è questo cantante… come per te era la tua amata, con quel volto così simile a quello di questa ragazza. Così la segui mentre esce soddisfatta dalla casa del suo fidanzato. Deve andare a dormire e la madre, che crede sia andata ad una festa, la aspetta per l’una di notte. Manca poco: meglio accelerare il passo. Non ci riesce. E’ troppo presa a pensare a quello che ha fatto stanotte. Lei ed il suo ragazzo hanno fatto l’amore, quello vero, non quella cosa che si fa sulle videocassette che si vedono nelle edicole, tornando da scuola: quello non è fare l’amore, quella é pornografia! Ed è proprio il contenuto di quei nastri che la impauriva. Rabbrividiva soltanto al pensiero di venire usata in quel modo, un oggetto per esaudire le voglie sessuali di un suo eventuale ragazzo. Aveva paura e tutto per colpa di quelle... quelle cose lì, come le chiami tu, che le odi dal profondo perché fanno vedere soltanto la parte materiale di una donna e non la sua anima dolce e bellissima. Anche lei le odiava, e le odia ancora, perché rappresentano le sue paure. Per molto tempo ha rifiutato ogni rapporto con un ragazzo perché li vedeva tutti come dei porci che volevano mettersi con una ragazza solo per una “toccata e fuga”. E, anche se nella maggior parte dei casi aveva ragione, questo le ha impedito di avere qualcuno che le volesse bene e che la amasse. Poi, le sue paure si acquietarono: cominciò a capire che lei era la padrona del suo corpo e che soltanto lei poteva decidere se offrirlo e a chi. Cominciò così ad accettare delle proposte amorose, sicura che i suoi erano soltanto dei timori infondati e che i ragazzi non erano poi tutti così male. Ma dovette ricredersi ancora: tutti, ad eccezione di uno che dovette partire per l’Inghilterra, la lasciavano ogni volta che si rifiutava di andare a letto con loro. Non é difficile capire cosa pensasse degli uomini ed infatti, dopo altri inutili tentativi di valorizzare la «razza umana maschile», si arrese, notando che tutti erano attirati da lei soltanto per quei seni tondi e perfetti che persino tu non puoi fare a meno di notare. Era, insomma, solo un bel bocconcino, non una ragazza con la quale si sarebbe potuto anche parlare… e questo lei non lo sopporta! Si chiedeva come fosse possibile che tutti quelli con cui si metteva la volevano solo per fare… certe cose. Persino quando pensava evitava di dire certi termini, termini che non dovevano esistere, che non accettava! Lei voleva una storia d’amore bella e romantica, come quelle che vedeva nei film, possibilmente senza tutte quelle sofferenze che precedevano il “vissero felici e contenti”. E fu per questa ragione che, nauseata dalla sua comitiva, d’estate se ne trovò una nuova, con tanti altri ragazzi che non erano per nulla come quelli precedenti. Parlavano con lei di tutto e non le facevano i complimenti solo per un vestito provocante che metteva in risalto le sue curve, ma anche per quello che diceva, faceva, per le piccole cose di cui parlava. Loro sì che sapevano come trattare una ragazza! Ed infatti erano tutti fidanzati. «Be’,» diceva alle amiche «non si può aver sempre tutto. Mi basta sapere che ho davanti delle persone intelligenti e poi… chi è che ha detto che non ci può essere amicizia tra un ragazzo ed una ragazza?» Non si può dire che le mancava l’ottimismo, dopotutto “la razza umana maschile” le si era rivalutata sotto gli occhi. Quell’estate, insomma, era stata la migliore di tutte quelle passate precedentemente. Non era mai stata così bene. Poi, come se non bastasse, all’inizio dell’anno scolastico, i genitori le fecero trovare a casa un bel motorino. Loro erano terrorizzati all’idea di vederla sulla strada con un veicolo a due ruote, ma la sua felicità li ricambiò non poco dello sforzo che avevano fatto.

L’anno scolastico ricominciò. E la classe era sempre la stessa. E i ragazzi, finché non arrivò un po’ di freddo che portò via gonne corte e body, le sbavavano letteralmente dietro, come al solito. Ce n’era solo uno che non ci aveva mai provato con lei, ma non le importava più di tanto: vista la gente che frequentava, non poteva essere diverso. Ma la cosa che la sconvolse fu che, verso la fine dell’anno, proprio lui le chiese se voleva essere la sua ragazza. Per sua fortuna lei ha un grande autocontrollo, altrimenti se si fosse liberata di quello che aveva dentro, gli avrebbe staccato la testa. «Non ti azzardare più a chiedere una cosa simile! Sai come la penso su quelli come te e ti fai avanti? Sparisci!» Lo odiava! Giura su Dio che era sicura di odiarlo... oppure era soltanto la delusione che il ragazzo che le piaceva veramente era come gli altri? Non voleva pensarci e perciò non lo guardava neanche in faccia e non ci parlava più, ma, invece di ottenere l’effetto che sperava e dimenticarlo, le dispiaceva trattarlo così. Era diventato triste… e non sopportava di vederlo in quel modo. Doveva rimediare: forse non era come pensava, forse la sua richiesta era sincera.

Non fece in tempo a chiedergli scusa, che il motorino la tradì e si ritrovò all’ospedale. Niente di grave, ma dovette ugualmente passare due settimane lì dentro. I suoi compagni andavano a trovarla raramente e mai tutti insieme. Solo lui era sempre presente ogni pomeriggio e, pur se aveva trovato un lavoro estivo che lo teneva occupato gran parte della giornata, non mancava mai all’ora delle visite, riuscendo a volte anche a restare oltre l’orario consentito. Era bello parlare con lui: sapeva intrattenere le persone con gran maestria e, al contrario di quello che lei credeva, non era come pensava. Le rivelò che lo faceva solo per non essere giudicato male dagli altri, i quali, al di là di tutto, non erano poi così male.

Passò poco tempo dall’uscita dall’ospedale, che si fidanzò con lui. Le giornate che seguirono furono eccezionali. Conoscendo le sue paure ed il suo carattere, lui non osò mai chiederle di fare l’amore. Mai… fino ad una settimana fa. Inutile dire che ne rimase sconvolta. Non ci poteva credere: il suo ragazzo, quello che si era scelta tra tanti, l’unico che era diverso dagli altri, dopo poche settimane che stavano insieme voleva portarsela a letto. Lo stava per lasciare, quando un pomeriggio le telefonò.

«Io nun volevo... ehm, non volevo offenderti, davvero.» Le disse «Solo che... be’, ti voglio... ma non solo per fare... certe cose: lasciamolo fare a chi non si vuole veramente bene e a quelli delle videocassette. Io... vedi è un po’ difficile dillo pe’... dirlo per telefono con i miei che girano per casa. Che ne dici di vederci? Non ti preoccupare non farò niente di strano: voglio solo fini’ de... di parlarti.»

Silenzio totale.

«A che ora?» Chiese la flebile voce di lei.

«Anche oggi, verso le…»

«No, intendevo Domenica: hai detto che avrai casa libera, no? Mi avevi invitata. A che ora posso venire?»

«Guarda che se non te va...»

«Io voglio farlo, capisci? Pensavo che tu me lo avessi chiesto solo perché volevi... volevi... be’, mi hai capita... ma ora che mi hai detto così, ho capito che ti avevo frainteso... e poi anche io voglio coronare il mio sogno romantico con una cosa altrettanto romantica, una cosa che tutti e due noi vogliamo fare, senza alcuna forzatura.»

Pausa.

«Alle sette. Vieni qua alle sette. Ho comprato anche due candele: cucineremo qualcosa e faremo una bella cenetta, proprio come quelle che hai sempre sognato.»

E tutto il litigio, se così si può chiamare, finì con questa telefonata.

Da quel giorno l’hai seguita e ti sei completamente disinteressato delle altre persone che ti circondavano, tranne quando dovevi nutrirti. Volevi sapere assolutamente come andava a finire, ma l’unica cosa che sei riuscito a vedere di questa serata è stata la romanticissima cena al lume di candela e lui che, dopo averla fatta sedere sul letto, le ha tolto la camicetta. L’unica cosa che, invece, avresti voluto vedere è stato il tuo cereo viso che diventava rosso per la vergogna mentre volgevi lo sguardo altrove, imbarazzato da quella situazione. Sei ancora umano, dopotutto, e questa ne è la conseguenza.

Eccola, ora, la ragazzina piena di sogni, ormai diventata una donna, che torna a casa più felice che mai… da sola. Non dovrebbe farlo: è buio ormai da parecchio. Infatti, come volevasi dimostrare, ecco dei bellimbusti che le stanno venendo incontro: non vogliono certo parlare con lei, che, se non stesse pensando a quello che ha appena fatto, avrebbe evitato quella strada.

Nessun problema.

Pochi minuti dopo lei è a casa e quelli che le stavano andando incontro sono sopra un tetto spiovente, cercando di tenersi saldamente per non diventare purè di carne fresca. E mentre loro cercano di mantenere il più a lungo possibile una forma solida, tu osservi la tenera fanciulla addormentarsi dolcemente. Dopo un rapido esame della sua mente, sai che non hai bisogno di farle sognare qualcosa di bello: lo sta già facendo da sola. Senza fare il minimo rumore ti allontani da lì e poggi a terra quei disgraziati che, ne sei sicuro, non usciranno più dopo il tramonto per un bel po’ di tempo.

Eccoti arrivato a casa. La notte sarà ancora lunga e tu la passerai da solo. Stai quasi per uscire di nuovo ad osservare qualche storia interessante e a salvare delle vite, quando decidi invece di andare in un negozio di dischi per prendere un CD. Tornato, cominci a chiederti quello che penserà il proprietario quando vedrà dei soldi sul bancone che lo rimborsano largamente del piccolo furto subito e dei danni che hai involontariamente fatto alla vetrina interna, inciampando su uno sgabello. Trattenendo a stento un sorriso, accendi il tuo stupendo stereo e aspetti che la musica cominci a fluire nella stanza. E questo sarebbe il suo gruppo preferito? Be’, non si può neanche dire che non sia una musica piacevole, anzi è più che orecchiabile. Subito selezioni le canzoni d’amore che lei adora, mettendoti a sedere. Mentre ne ascolti una, guardi verso la finestra e le auguri con tutto il cuore di scoprire veramente nel suo ragazzo “un nuovo Jon Bon Jovi”, come le piace dire.


  • Risposte 53
  • Creato
  • Ultima risposta

Principali partecipanti

Inviato

forse trovo il tempo e l'ispirazione per proseguire un po' anche qua...ultimamente i racconti languono un po' qua, e sarebbe bello continuare...dove siete finiti?

  • 1 mese dopo...
Inviato

Wolf se vuoi ti dò l'incipit...leggere questi racconti sui vampiri mi è piaciuto davvero tanto.Ho scoperto che in questo forum siete anche degli ottimi narratori.

"Sento quello che non avrei dovuto mai sentire.Sento quello che ho solo immaginato nei miei incubi più orribili,voci che provengono dai reconditi recessi della mia mente:”uccidi,uccidi!”,mi gridano in coro ed io non posso fare a meno di cadere vittima di questa loro volontà.Ucciderò questa notte,quando la luna sarà oscurata dalle nubi cariche di pioggia e il sangue versato verrà lavato via dall’acqua che cadrà."

Inviato

continuerò..voglio proseguire con i racconti, perchè mi divertono e mi permettono di esprimere molte cose...e questo sta tornando a essere un periodo ispirato..forse anche per Cthulhu...ma credo dovrò riparlarne dopo le vacanze a barcellona..intanto tnk per l'incipit ;)

  • 3 settimane dopo...
Inviato

Si è fatta notte.

Ancora.

Infilo il mio spolverino lungo, nero, e un po' consumato dal tempo.

Prendo un pugnale, in realtà un lungo coltello a serramanico decorato, lo infilo nei pantaloni.

Controllo di avere le chiavi di casa, anche se non mi servono realmente; lo faccio più che altro per una vecchia abitudine umana. Un sorriso sarcastico nasce sul mio volto, mentre noto questa cosa.

Esco velocemente, chiudendomi la porta alle spalle, e facendo due giri di chiave.

Mi incammino per la strada, diretto ad un bar dove dovrei trovare qualcosa di interessante, se qualcosa può ancora interessarmi.

Dopo circa dieci minuti sono in metrò; poca gente, gente della notte, e anche altri due vampiri che chiaccherano.

Sembra assurdo, ma molti di noi potrebbero muoversi più velocemente a piedi che in metrò, ma è sempre divertente mescolarsi agli umani, alle loro usanze e abitudini.

Fa sentire, come dire, VIVI. Ma è sciocco.

Conto le fermate.

Una.

Due.

Tre.

Scendo senza farmi notare, silenziosamente, e mi incammino nell'ombra del passaggio sotterraneo, controllando la presenza di qualche malintenzionato, come spesso capita da queste parti. Lo specchio alla curva prima delle scale mi aiuta a non farmi sorprendere da un tossico, che vorrebbe minacciarmi con la siringa.

Ma non si tiene neanche in piedi, e con una spinta leggera lo mando a gambe all'aria qualche metro più in la, con un sorriso nostalgico sulle labbra.

Si, una volta anche io mi drogavo, anche se non cosi tanto. Ma ora la voglia è scomparsa, e lascio stare l'idea di nutrirmi di lui.

Dopo 7-8 minuti arrivo al bar.

La luce rossa domina l'ingresso, mentre quella all'interno segue il ritmo di una probabile melodia moderna, e un buttafuori sorridente sta parlando con qualche avventore.

Mi avvicino all'entrata, e l'omaccione pelato mi guarda attentamente, anche se cerca di non farlo notare.

Poi mi sorride, e mi lascia passare.

Apro la porta di vetro e subito la musica mi avvolge, rimbombante e tecno, con le luci lampeggianti a farle da cornice; molti corpi si muovono al suo ritmo, sudati e accaldati in questa notte d'estate.

Sono tutti umani a quanto pare.

Il loro odore invade le mie narici, e un sussulto mi pervade il corpo ansioso di azione. Ma lascio stare e mi avvicino al banco.

Ordino una bibita, leggermente alcolica; cambio immediatamente idea e prima che la cameriera inizi e prepararla ordino una pallottola di liquore all'anice, probabilmente Sambuca.

La scolo velocemente, assaporandone il sapore intenso, e l'energia che l'alcol sprigiona.

La cameriera sorride e mi guarda con intesa, e io capisco che anche lei è un vampiro.

Mi avvicino al suo orecchio e sussurro la parola "puerto".

Lei sorride, mi chiede se sono nuovo, e poi mi indica una porticina con su scritto "privè" in un angolo in fondo.

Ringrazio, bevo un altra pallottola, e mi dirigo verso la porta.

Appena di fronte due tipi mi bloccano il passaggio. Non li ho minimamente visti, e non ho idea da che parte siano arrivati, ma capisco di dover aspettare un attimo e di non doverli contrariare.

Sono vampiri, e molto probabilmente anche potenti.

Per ora li lascio stare, per ora.

Mi squadrano, poi uno apre la porta, mentre un altro tira una tenda alle mie spalle, per farmi entrare senza far vedere l'interno della stanza in cui sto per finire.

Abbasso la testa, e entro come se stessi sfondando un muro, a testa bassa e deciso.

La musica qui è ancora più alta, ed è molto buio. Molti occhi brillano nell'oscurità, e anche i miei ci mettono poco ad illuminarsi per rendermi chiara la situazione.

Molti divanetti sono occupati da ancor più personaggi di tutti i tipi, intenti a bere da calici di sangue.

Due vampire mi sorridono, da un divanetto sulla destra; sembrano due artiste hippyes, da come sono addobbate.

Decido che fare la loro conoscenza potrebbe essere interessante, e mi avvicino con passo lento, ma deciso.

Il vampiro Cousteau ha appena fatto il suo ingresso ufficiale nella società dei Vampiri, e probabilmente le cose cambieranno d'ora in poi.

E Josef sarà testimone anche di questo cambiamento, suo malgrado...

ecco...questo l'ho scritto di getto..inventato al momento..proseguirò, possibilmente, perchè ho voglia di scrivere e questo racconto mi piglia un po'...ditemi che ne pensate, anche più avanti.. ;)

  • 4 settimane dopo...
Inviato

ho scritto anche io un racconto, ma forse mi sono lasciato prendere la mano, quindi prima di postarlo, preferirei che qualcuno lo leggesse, non si sa mai che non sia troppo oltre per la sensibilità di alcuni utenti...

chi mi può aiutare? (il txt lo invio attraverso mp)... :?:

Inviato

CAPITOLO 1

…è buio... hai fame, senti il freddo permeare il tuo corpo nudo, istintivamente ti copri con le ali... noti sempre più che quando le chiudi, un senso di sicurezza si impossessa di te. è come se un mantello di rosso velluto ti proteggesse...

... ti osservi le mani , sulla tua grigia pelle fredda risaltano dei disegni rossi, delle strani spirali che ti corrono come serpenti lungo il braccio, e fino a giù, alla sua estremità appuntita, dove lunghi artigli scavano le tue carni a bucare l'aria.

Inizi a sentire qualcosa che ti spinge verso l'uscita della grotta, FAME...

Non ricordi nulla, non sai neppure se ci sia qualcosa che tu debba ricordare ... e in quel momento non te ne importa neppure troppo...

gli artigli ticchettano sulla liscia roccia, mentre spinto da qualcosa più forte di tè ti affacci oltre al confine di quell'abisso, quel budello di marmo e granito, che da sulla pianura.

ogni volta è come la prima... guardare nel vuoto e aspirare la fredda aria della notte, piano piano spingersi in avanti, e lasciare che la gravità faccia il resto...

il mondo cade verso l'alto, ti lasci cullare da quel momento di adrenalina,... e apri le ali, quasi senza pensarci, quasi d'istinto,... .

gli artigli affondano nella terra, li senti, puoi sentire le loro grida, puoi sentire l'odore dei loro corpi sudati che ballano intorno alla cosa luminosa,... NO non è ancora tempo, anche se li percepisci, sono caldi, non ti è mai piaciuto mangiare dei cibi freddi, forse per tè è questa la VITA.

scavi solchi sul terreno dall'impazienza, ma non puoi ancora, quella cosa te lo impedisce...

?! SI!!!

finalmente, la luce cessa, lasci che i tuoi occhi si riabituino al buio, e appena riacquistano fluorescenza, lo spettacolo che ti si para davanti, ti fa gioire.

la tua mente rimane indietro, ma le tue gambe sono già scattate in avanti, ti piace impaurirli un pò prima di consumare, ti diverti a giocare con loro...

... -HIHIHI vi state divertendo?

posso vedere i vostri copri ammassati e sudati mentre vi muovete e contorcete nel buio della penombra, vi sento gioire, gemere, viscidi come un budello ci capra, vi contorcete come un nido di serpenti,

gli artigli balzano velocemente da un corpo all'altro, l'odore del sangue mi esalta, i miei movimenti si fanno sempre più veloci, schizzati, e mentre il sangue, e la carne di riversano a terra, come il grano maturo sotto la falce del contadino; io , soddisfatto del mio gioco, ma ancora più affamato, piombo su di lei,

(!)

un grido le si soffoca in gola, mentre le artiglio la faccia e le infilo i canini fino in profondità, sento piano piano la forza fluire in me, mentre piano piano lei mi sviene tra le braccia.

sono indeciso, mentre gioco con una ciocca dei suoi capelli, rigirandomela intorno all’unghia ancora insanguinata, ad un tratto qualcosa mi colpisce sul suo braccio, dei segni simili a i miei, ... cosa vorrà dire...?

la appoggio contro un albero, è ancora svenuta, dovrebbe dormire per qualche minuto ancora...

mi incammino pensieroso verso la luce che le creature-cibo chiamano fuoco... oramai è estinto, per fortuna, camminando tra i corpi privi di vita mi compiaccio della mia opera, anche se forse mi sarebbero stati utili per ricavare qualche informazione su i segni di quella ragazza: su gli stessi segni che compaiono sulle mie braccia e sulle mie gambe...

!!!

La ragazza ha urlato, sento odore di selvatico nella aria .... -"oh M***A "-

impreco mentre le mie gambe scattano veloci verso di lei...

un maledettissimo orso stava tentando di attaccare la mia cratura-cibo.

svelto affondo ripetutamente gli artigli nei fianchi dell'orso, ... ,

probabilmente non era molto affamato, penso mentre lo guardo andarsene sanguinante da i fianchi, mi volto per guardarla, e scorgo i suoi occhi, hanno un che di famigliare,

LARS!!

un brivido freddo mi percorre la schiena e mi si irradia lungo le ali, quel nome, gridato prima di morire mi suonava famigliare,...

ma chi era quella ragazza, come mai aveva sulle braccia gli stessi segni che porto io su braccia e gambe?-

Nhemesis

(to be continued)

Inviato

se nessuno ha da obbiettare, questa sera mi metterò al lavoro per il 2° capitolo, ma vi metto in guardia: ho intenzione di allargare la storia anche ad altre persone, che aiuteranno Lars a capire chi è e a scoprire il propio passato... ok? (le prime due vittime le ho già definite...)

Inviato

beh..nn credo nessuno si offenderà, ma al max puoi inviarla a qualcuno :roll: che ti dia il parere, cosi capisci se è troppo o se può andare, come già fatto da nhemesis ;)

Inviato

ho deciso di aggiungerre questo pezzo, starebbe tra il primo e il secondo, quindi lo metto qui...

Cap 1 e 1/2

"Non correre"....

....aspettami....

immagine annebbiata di un pomeriggio lontano, passato sotto il sole cocente, a correre allegramente in mezzo a i campi di grano, a rubare i frutti dalle piante dei contadini, senza mai fermarsi, fino a quando quell'albero dalle verdi fronde all'inizio tanto distante non porge la sua fresca ombra

tutto sembra normale, ...

due ragazzini di non più di 10 anni che si rotolano spensierati nell'erba,

e una ragazzina che li guarda ridendo pensando che è proprio bello avere dei fratelli così...

dimenticando in quel paradiso di grano e grilli, quell'inferno di sangue e grida,

...

dal quale portavano ancora le cicatrici,

e del quale non avrebbero mai più potuto abbandonare il ricordo...

  • 4 settimane dopo...
Inviato

Lars cap.2

Volare…

Volare…

L’aria tutto attorno a tè; sopra il cielo, e la terra sotto.

E tu li in mezzo, non sei ne cielo ne terra… ne uomo ne bestia…

Questi erano i pensieri che ti assalivano in quella notte senza dio, e tu li in mezzo, senza sapere chi sei, con ancora nelle orecchie quel grido, della notte precedente…

LARS…

…tu

e intanto, quasi come in un sonnambulo dormiveglia, le tue domande ti condussero incosciente verso quel “paese”.

Sapevi che li era dove le “creature-cibo” avevano le loro tane.

Una punta, quasi una lancia a ferire il cielo d’inverno, si ergeva tra tutte quelle case, e si stagliava imponente in mezzo al villaggio. Quello sarebbe stato un ottimo posto per osservare quel luogo, dove forse, avresti capito chi eri in realtà…..

(casa del sindaco, parlano il sindaco e il prete)

<Signor parroco, cosa ne pensa del massacro della notte scorsa?

Come lo potrò spiegare?! Come potrò spiegare ai cittadini ciò che è accaduto? Lo sa benissimo anche lei che non si può diffondere la notizia del massacro durante un rito orgiastico, nelle colline qui vicino!!

Sono dei semplici contadini…- -… hanno ancora delle credenze, quasi medievali!

Sarebbe pericolosissimo diffondere la notizia; la fantasia e l’ignoranza della gente, potrebbe creare ad esempio un orso antropofago che si aggira tra le colline, con tante altre leggende… !>

<Ti sbagli fratello, nel pensare che quelle fossero delle unghiate d’orso… purtroppo.

È in realtà un essere ben più potente e pericoloso…

Dunque… ora, tu in veste di sindaco, dovrai tranquillizzare il villaggio, inventati qualcosa, anzi : dirai che sono stati assaliti da un gruppo di briganti;

Eccoti 4 monete d’oro, ti serviranno per assoldare un gruppo di canaglie, che tra pochi giorni porterai legati in villaggio, accusandoli di essere stati gli assasini.

Inutile dire che finiranno alla forca prima della conclusione della settimana >

<Grazie don.! Lei è sempre stata una persona molto astuta! >

E così detto si inginocchiò a baciargli la mano.

< Lascia perdere figliolo, alzati e vai, da domani molte cose cambieranno… Un grande potere si è risvegliato … “ … qualcosa che non è cielo ne terra … ne uomo ne bestia … ” >

< Forse le risposte che cerco sono proprio qui, e più vicine di quanto pensi… >

I tuoi occhi rossi, vogano per la vacua oscurità notturna, per quelle vie imbiancate di neve, e infangate di pioggia; ma subito la tua attenzione viene colpita da una luce, le orecchie iniziano a tremarti, e un limpido suono ti scorre lungo la schiena, vibrandoti dentro come un richiamo, come una voce argentea.

Pochi balzi, …. e atterri cauto su quel tetto, … su quella casa ancora accesa nonostante l’ora.

(fucina del fabbro - fabbro al lavoro)

-Ding … -

-Ding … -

-Ding … -

- La pesante mazza batte sul ferro, diventato arancione a causa delle braci;

non gli capitava spesso, anzi, mai prima d’ora era accaduto, eppure, gli bastava chiudere gli occhi per aver davanti quell’immagine …. Quel qualcosa che ti bruciava dentro e ti spingeva a compiere il tuo lavoro, che non ti permetteva di dormire.-

-Sdeng… -

-Sdeng… -

-Sdeng… -

A lavoro concluso il fabbro rigirò tra le proprie mani la tanto sudata opera, si trattava di una spada corta, finemente incisa e molto affilata:

lungo la lama vi era incisa su entrambi i lati, una ala piumata che splendeva bianca risaltando sull’azzurro freddo del ferro; il filo sottile come capelli scompigliati in un pomeriggio di primavera, segue la lama, terminando in una punta leggermente ricurva. All’attaccatura con il manico, due ali da pipistrello in pesante ferro nero, ricoprono circolarmente l’impugnatura, in un bianco legno, dove vi eran incastrate in bronzo rosso scuro, due mani artigliate.

Ad un tratto, il filo dei pensieri del fabbro fu violentemente deragliato , dal frantumarsi del vetro, seguito dall’entrata in scena di un essere , dalle fattezze di un uomo, ma con uno sguardo diverso, distante, e cosa ancora più strana, un paio di rosso-fulvo ali, quasi come di un enorme pipistrello....

Inviato

«La prima volta dovrà essere bellissima.» Diceva «Dobbiamo volerlo insieme: io e lui… senza forzature. Lo faremo quando ci sentiremo pronti. E quando arriverà il momento, voglio che sia dolce come il miele, anzi di più… e bellissimo, più di… più di… be’, più di un poster di Axl Rose.»

E dire «più bello di un poster di Axl Rose» per lei è come dire «più bello del sole e della luna messi assieme».

Non speravi più di sentire una frase del genere in questa città di volti che sembrano uno, stessa faccia e stessi pensieri. Il mondo stesso sembrava avere le medesime preoccupazioni. C’è la guerra, la paura degli attentati, immagini di vittime innocenti che vengono impietosamente mostrate dai TG. Non c’è notte in cui non si percepisca la paura. E quando non vi è la paura, vi è la rabbia e l’impotenza tramutata in violenza.

Ogni volta ti alzi dal tuo giaciglio al tramonto, prima ancora che il sole sia sparito dietro l’orizzonte, svegliato dalle urla nella tua testa, da silenziose richieste di aiuto o da impressionanti grida di sfogo. Lo stesso dormire ti risulta difficile, popolato dagli incubi più spaventosi che tu ricordi.

Ti scopri a pensare con nostalgia alla tua vita mortale che tanto hai odiato, a quel lavorare sui campi sotto la frusta di un padrone che ti donava la violenza che tu restituivi a tua madre e alle tue sorelle. Almeno quelle notti non facevi degli incubi così spaventosi. O perlomeno erano incubi tuoi, solo tuoi, e non gli impressionanti sogni di altra gente che penetrano la tua mente come un trapano elettrico, bucandone ogni pensiero per lasciare entrare la disperazione che sembra accomunare tutti.

Senti ancora le urla di bimbi morti sotto i colpi di fucili che sparano in nome di una causa che nessuno capisce, forse neanche gli stessi che la difendono. Senti le grida strazianti delle madri che ascoltano ancora la loro voce quando correvano dietro ad un pallone o a un aquilone, o semplicemente quando stavano davanti ad una TV a sognare di essere degli eroi designati da una fredda console.

I tuoi occhi vedono ancora quei piccoli corpi. Ne hai visti tanti nel corso di quella che può essere definita la tua vita. Ma stavolta è diverso. Stavolta li vedi con gli occhi dei loro genitori, chiamati alla necessaria quanto dolorosa procedura di riconoscimento. E insieme alle immagini ricevi anche la disperazione. A volte hai l’impressione che allungando una mano potresti toccarne uno, come a volergli ridare una vita che non può più avere. Anche per diventare dei non morti come te bisogna essere in vita.

Ti sei visto più di una volta con un sorriso amaro sulla tua bocca, pensando a come stessero facendo tutti come facevi tu un tempo, restituendo la violenza che ti veniva inflitta ad altre persone che avevano la sola colpa di starti accanto. Ovunque ti giri vedi soprusi che diventano altri soprusi, violenza che genera violenza, in un circolo vizioso senza fine.

Eppure questa notte hai sentito questa frase, una frase romantica, un sogno di una ragazza che ancora ha la volontà di elevarsi sopra il dolore per pensare ai suoi desideri, per cercare di realizzarli e per non lasciarsi corrompere dal mondo. Hai seguito il suo suono, la sua scia di pensieri fino ad una finestra al primo piano di un modesto condominio. Ti sei appostato sul ramo di un pino lì vicino, sbirciando attraverso le persiane socchiuse per far entrare un po’ di aria e il tuo sguardo curioso e felice. La vedi sdraiata su un letto, vestita solo di candida biancheria. Di fronte a lei il suo ragazzo, quell’uomo che ama e che le sta facendo vivere un sogno.

Hanno appena fatto l’amore e i loro corpi sudati sono percorsi da mani che carezzano dolcemente la pelle nuda, quasi a voler costatare che non è un sogno. Senti ancora i loro respiri leggermente affannati, i loro sorrisi di complicità e calore. E ti scopri a ricambiare quei sorrisi, lieto che la tua mente si possa riposare per una notte.

Ti senti quasi un intruso a violare quella loro intimità, quindi te ne vai quasi chiedendo loro scusa, pur se in cuor tuo rimane la felicità di chi si è appena lavato via tutti i peccati del mondo.

Ti allontani da quella scena a malincuore e ti rigetti negli affanni notturni della città. Automobili sfrecciano per le strade come ignare pedine nell’impari gioco della morte. Cani ululano tutta la loro frustrata potenza alla luna, apatica protagonista del buio. Gatti litigano per una femmina in calore, eterna protagonista della lotta per la procreazione. E come sfondo a tutto questo i soliti pensieri di preoccupazione, di rabbia, di immobilità. Ricordi che una volta sentisti pensieri simili in un manicomio in cui era ancora in pratica la lobotomia. E la cosa ti fa rabbrividire.

Come ogni notte quindi cerchi qualcosa per cancellare questi pensieri, per affogarli in qualcosa di familiare, di odiato e amato nello stesso tempo. Ti togli la maschera da segreto osservatore delle vite notturne e indossi quella che più ti avvicina agli altri della tua specie. I tuoi sensi si mettono all’ascolto della grande massa umana che percorre queste strade di periferia, cercando, indagando, penetrando i segreti di case, vicoli e portoni. Stanotte non hai voglia di una ragazza alla quale non lasciare nessun ricordo, se non una spossatezza per lei ingiustificata. Stanotte non hai voglia di sentire il dolce sudore femminile che annuncia il fiotto di sangue sulle tue labbra. No, stanotte hai voglia di rudezza… e di morte.

Come un barbone che fruga nei cassonetti, ti metti a rovistare nel marasma di vite che percorre la notte, cercando il rifiuto più grande, più puzzolente e ripugnante che tu possa trovare. Davanti a te passano spacciatori di ogni risma, portatori di morte, assassini, ladri… ma nessuno è degno di te, nessuno può soddisfare la tua sete di distorta giustizia. Ti aspettavi gente pericolosa, gente che faceva del male per il gusto di farlo, che avesse anche l’anima sporca. Invece ti trovi a guardare delle gente che finge di vivere, usando l’illegalità per sopravvivere, per sempre rinchiusi nella paura di venire scoperti. E non è questo che vuoi. Non vuoi nutrirti di larve, non vuoi dare loro una morte che risulterebbe alla fine una benedizione, una liberazione da questa vita che non sono più sicuri che possa definirsi tale.

Finché non vedi lui. Era davanti a te da tempo. Lo hai seguito con la sicurezza che si sarebbe cacciato in qualche guaio e che quindi avresti potuto giustificare la tua sete mortale con l’aver salvato la vita ad un innocente. Ma nessuno lo ha toccato e lui continuava ad andare dritto per la sua strada. Solo allora hai letto i suoi pensieri per curiosità. Solo allora hai visto che il vero mostro non è quello brutto che puzza e uccide, ma è quello che dall’alto della sua facciata profumata e avvenente distrugge le vite delle persone.

Canticchia e fischietta, diretto verso casa. Ma non è casa sua. E’ la casa di una donna che lui ricatta tutti i giorni per avere prestazioni sessuali in cambio. Lei non ha una lira, essendo stata licenziata da poco e potendo solo eseguire brevi lavoretti sporadici. E lui le permette di stare ancora dentro quella casa pretendendo un affitto senza monete, ma carico di soddisfazioni. Sua moglie non sa nulla e lo aspetta a casa con la bimba in braccio, quasi consapevole del tradimento del marito, ma troppo impaurita dalla sua reazione per poter reagire o anche solo scappare: è lui che ha i soldi, lui che detiene il potere.

Ma non stanotte.

Non aspetti neanche che si infili in un vicolo. Lo prendi per un braccio e lo trascini via, urlante e imprecante, mentre cerca senza successo di divincolarsi dalla tua presa ferrea tra gli occhi stupefatti della gente della notte. Come immaginavi, nessuno si sposta per salvarlo o anche solo per capire cosa stia succedendo, tutti troppo impegnati a salvare le proprie vite e a continuare con la loro sopravvivenza.

Apri un portone con la sola forza del tuo braccio libero e lo sbatti a terra sul pianerottolo. Si rialza immediatamente, pronto ad affrontarti. Sorridi nel pensare che non ha la minima idea di chi tu sia. E, prima di ucciderlo, hai voglia di farglielo sapere. E’ il solito gioco di sensazioni da infilare in una mente. Niente parole, niente comunicazione, solo fugaci immagini che servono per dare un’idea ben definita della vera natura di chi gli è davanti. Poi è solo questione di fargli capire che sai tutto di quello che ha fatto e che stanotte non hai intenzione di preservare una vita umana dalla tua sete.

Lo capisce. La sua espressione si tramuta in una maschera di paura incredula. Lo senti ripetere a se stesso che in vampiri non esistono e che lo stai prendendo in giro. Ma la sua convinzione vacilla, trema e si abbatte al suolo schiacciata dalla realtà di fronte a lui. Sta per morire. Lo sa e non vuole ammetterlo, non ci crede. Non aveva mai pensato di poter morire, come non aveva mai pensato che qualcuno potesse venire a sapere delle sue avventure con quell’affittuaria maltrattata e bisognosa di casa. Vorrebbe fuggire ma la sue gambe lo immobilizzano al terreno, come se i piedi stessi fossero diventati di piombo e lo ancorassero impedendogli quasi anche di respirare. Non sa cosa fare.

Tu gli togli ogni dubbio. Ti avvicini lentamente, con il tuo solito passo deciso ed elegante, lo stesso che fa sognare le ragazze che scegli come prede innocenti e tremare gli uomini che decidi di uccidere. E lui trema. Non emetti un suono, se non quello dei tuoi stivali sul pavimento. Ma lo fai apposta, per fargli sentire il tuo incedere, come un orologio che sta facendo un conto alla rovescia verso un momento inevitabile. Lui indietreggia di un passo, la faccia colpevole di una preda che sa di aver commesso un errore, scoprendosi al nemico. E tu avanzi ancora, rallentando la sua agonia, facendogli quasi desiderare di essere già morto per evitare tutta questa attesa. Sorridi leggermente nel ricordare un aforisma di Oscar Wilde: “Questa tensione è insopportabile! Vorrei che non finisse mai!”. Lui interpreta il tuo sorriso come un ghigno maligno di un cacciatore che sta per assaporare la propria preda. Ottimo! Non volevi sorridere, ma ti piace l’effetto che ha causato. Il tuo silenzio lo impaurisce ancora di più e dalla sua bocca escono solo piccoli gemiti di ansia troppo codardi per diventare grida. Non è l’orgoglio a non farlo urlare, ma la semplice paura. E la cosa ti dà una sinistra soddisfazione. Ti scopri a pensare che forse questa attesa è la stessa che deve provare la sua affittuaria quando sa che sta venendo da lei, carico di violenza e animalità. E stasera ti senti in vena di applicare la legge del contrappasso dantesca su di lui. Leggi il terrore nei suoi occhi, ma non la consapevolezza di chi sa di aver sbagliato. Se potesse non rifarebbe gli stessi errori. Eppure la sua non è un’ammissione della sua colpa: non vorrebbe rifare quello che ha fatto per non dover subire quello che sta subendo ora. Non gli importa di quello che sta soffrendo quella donna, di quello che soffrono ogni giorno sua moglie e la figlia. Gli importa solo di sopravvivere, di restare vivo.

Tra poco le sue preoccupazioni finiranno.

Lasci il corpo svuotato di tutta la linfa vitale nel fiume. Speri solo che qualche ratto lo mangi in fretta, riempiendosi la pancia di una sporcizia più lercia di quella che scorre ogni giorno tra le sue acque. Osservi il corpo galleggiare per qualche secondo. Poi le buste e lo zaino pieni di sassi che gli hai messo addosso fanno il loro effetto, portandolo sul fondale melmoso a fare compagnia alla fanghiglia così simile a lui.

Ti incammini di nuovo lungo gli argini del fiume, risalendo le scale che ti portano di nuovo lungo le strade brulicanti di vita e di automobili. Nelle tue tasche hai tutti in soldi che lui aveva appena ritirato dal suo bancomat, più altri che aveva appena preso da altri affittuari regolari. Hai intenzione di portarli a quella donna che lui sfruttava. Ma ti senti sporco, come ogni volta che uccidi una persona. Non importa se siano criminali, malfattori o assassini. Togliere una vita per te è sempre un evento che ti lascia un sapore amaro in bocca, mischiato al dolce salato metallico del sangue. Hai bisogno di lavarti via di nuovo queste sensazioni, di tornare con la mente a qualcosa di piacevole, di bello, che possa toglierti il ricordo di un pasto mortale.

(continua...)

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento

Crea un account

Crea un nuovo account e registrati nella nostra comunità. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.
 

Accedi ora
×
×
  • Crea nuovo...