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Il Contratto di Balduino


Airon

Messaggio consigliato

Costa Dorata, nei pressi di Cluny

estate inoltrata, ora seconda del pomeriggio

Arturo e Aristaldo

Larga ma tortuosa, la strada di terra battuta si snoda tra i bassi rilievi costieri proseguendo verso ovest. Piega ora a sinistra, verso il mare accecante sotto il sole del primissimo pomeriggio, ora a destra, verso i campi dell’entroterra che ospitano cipolle, ulivi, aranceti.

Il caldo implacabile spopola il panorama di viaggiatori ed animali: solo qualche gabbiano caccia urla stridule e si getta a far concorrenza alle barchette dei pescatori dalla schiena bruciata. Di tanto in tanto il panorama di rocce beige e piante grasse è interrotto da un gruppetto di contorti pini marittimi, spesso corredato da pastore, cane e gregge che riposano alla sua ombra.

Unico alleato del viaggiatore, la brezza di mare, che investe la pelle e le narici di salsedine e rende appena sopportabile la calura dell’estate.

Appollaiato a cassetta, Arturo de Augé conduce lento il suo carretto, rimpiangendo la mancanza di un flusso d’aria più incisivo. La cappa di calore è tale da rendergli difficile concentrarsi per prendere nota delle molte spezie spontanee che crescono al ciglio della strada – sotto le pesanti vesti della sua professione, l’evocatore è inzuppato di sudore.

Passa con un mezzo sorriso il cartello “CLUNY – 1 miglio”; e poco dopo, quando il sole ha ormai abbandonato lo zenit e inizia la sua lenta discesa verso ovest, il carretto supera un dosso e Cluny appare, nella pigrizia che contraddistingue le ore immediatamente successive al pranzo. La bandiera dorata del marchese Belfort si alza e si riaffloscia immediatamente, appena sfiorata dalla brezza.

Là dove la strada sfocia nella cittadina, due guardie siedono all’ombra di una tettoia la cui pittura di calce bianca è quasi completamente scrostata.

In barba al protocollo lance, scudi ed elmi giacciono per terra, il collo delle corazze imbottite è slacciato ed i due cercano di farsi aria con le mani.

Arturo sta per approcciarli quando uno scalpiccio di zoccoli alle sue spalle lo avverte che sta per essere raggiunto dal primo viaggiatore che incontra da quando, quella mattina, si è messo in viaggio.

Stramonio mastica al piccolo trotto le leghe di strada ben tenuta. Tenere quel ritmo ha richiesto da parte di Aristaldo frequenti pause per asciugargli la schiuma alla bocca e per dargli da bere, ed ora le riserve idriche del cavaliere sono agli sgoccioli – così come la resistenza del suo destriero. Il giovane si lecca le labbra screpolate e supera il cartello “CLUNY – 1 miglio” pregustando una bevanda fresca ed un po’ di riposo.

La cittadina appare da dietro un dosso – bandiera dorata con ippocampo blu alta sull’asta appena intaccata dal vento e guardie pigramente negligenti a controllare i nuovi arrivati.

A quanto pare di nuovi arrivati, oltre a lui, ce ne è uno solo – che lo precede di poche decine di metri. Un carretto arranca verso il posto di guardia, ed è ancora ad un centinaio di metri dai pigri tutori dell'ordine che il cavaliere raggiunge il suo più lento compagno di strada.

***

Terek

La meridiana di Piazza del Porto segna l’ora seconda dopo il mezzodì, e le campane lo confermano. La città si sta lentamente rimettendo in moto dopo il pranzo. Le panche della mensa di Vanni il Piagnone si svuotano mentre battutacce, saluti e monete vengono scambiati tra il cuoco e i marinai, e gabbiani e piccioni calano a far piazza pulita di briciole e scarti. L’odore di baccalà e cipolle è abbastanza forte da far arricciare il naso a Terek – la carne continuava a restare una rarità a Cluny.

A quell’ora di sole cocente, la meta preferita di chi non ha un lavoro da svolgere è il tempio di Santa Miriam patrona dei viaggiatori e dei mercanti, costruito in pietra bianca refrattaria e circondato da pini marittimi. Una piccola oasi di frescura. Vista la sua imminente partenza, il nano non ci vede niente di male a schiacciare un pisolino – di notte si viaggia meglio, senza il martello del sole – e l’oscurità non è mai stata un problema per un nano.

Certo, anche le taverne sono invitanti (I Tre Timoni con quell’ottimo vino all’arancio, o la Sirena Bionda dove lavora Debbi) – così come tirare un ultimo scherzo a quei caproni delle guardie cittadine come regalo di addio. Terek scrocchia il collo, lascia una manciata di ramine per Vanni e guarda la cittadina che presto lascerà.

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@Tutti, Descrizione

Spoiler:  
Alto poco meno di un metro e venti, corporatura molto robusta e con la pelle bruciata dal sole, il giovane Terek si presenta con la sua lunga treccia e la sua barba castana perfettamente curata ed adornata con gli anelli della sua famiglia. Questo almeno la mattina, quando è ancora fresco a riposato. Di aria affabile e scanzonatoria, la sera è facile trovarlo in qualche locanda in uno stato molto più trasandato, con briciole e resti della cena sulla sua folta barba ed alcune macchie nei suoi sobri abiti dai colori spenti mentre è intento a cantare, giocare a dadi, o raccontare qualche aneddoto adeguatamente ingigantito per l' occasione.

Pronto per l' avventura veste invece una robustissima corazza di bande, segnata ormai dal tempo e dagli scontri passati. Sul suo fianco destro pende una grande asca da guerra nanica di pregevole fattura, fattura nanica ovviamente, e alla sua sinistra un inquietante martello di guerra. Sulla sua schiena porta legato uno scudo a torre che cela, nascosto vicino l'impugnatura, un fodero contenente una spada corta. Lo scudo reca l' insegna del suo clan, i Thergrim, un martello fittamente decorato e con una corda di canapa annodata alla base del manico. Di cosa esso possa essere simbolo, Therek non se ne è mai curato.

Qua sotto potete vederlo, purtroppo con addosso soltanto il suo martello.

Spoiler:  
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«Minestra di verdure non è mangiare da veri uomini, nel mio paese solo vecchi, donne e bambini mangiano questa roba».

Mi rivolgo direttamente a Vanni mentre tiro fuori le dovute ramine assieme alle due lettere che ho scritto questa mattina, quella per il capitano e per mio padre, unitamente ad una marca d'argento.

«Devi farmi una cortesia Vanni. Consegna queste lettere al mio capitano, solo a lui mi raccomando. Dovrebbe partire questa sera e non credo di avere il tempo per aspettarlo».

Se quello scoprisse cosa ho in mente di fare non mi lascerebbe certo partire. Peggio di mio padre.

«Quella è per il disturbo» - indicando la moneta d'argento, poi con un sorriso bonario stampato in faccia - «e se per una volta ti decidessi a seguirmi alla Sirena Bionda ti farei vedere come si spende».

Dovevo partire questa mattina ed eccomi ancora qua. Terek non dovevi cambiare? Su, in marcia!

Dondolo fuori dalla mensa fino a quando vengo investito dal calore dell' estate, saranno state solo verdure ma ho mangiato troppo.

Certo che questo caldo è opprimente, non è certo possibile mettersi in viaggio con queste temperature. Meglio aspettare questa sera: quel martello è rimasto là per secoli, non credo che scappa via per qualche ora in più di attesa.

Convinto dai miei stessi pensieri, mi incammino baldanzoso con rinnovato vigore verso la locanda de I Tre Timoni, certo che il suo buonissimo vino riuscirà ad allegerirmi dalla pesantezza del pranzo e che potrà alleviare questa opprimente sensazione di soffocamento; sensazione dovuta al sole rovente che mi sta già scaldando tutta l' armatura.

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<<Scusate se vi disturbo, onorate guardie, ma devo fare il mio dovere di errante.>> dico mentre arrivo a fermarmi vicino a loro con la carrozza, tirando le redini per fermare i cavalli. L'accento con cui parlo è parecchio strano, come non fossi del regno, ma del, non troppo, vicino Eisenreich. Mi tergo la fronte con un fazzoletto, scendo di cassetta legandovi le briglie.

Oh beh, si va in scena...

Faccio un elaborato inchino, forse persino troppo alla nobiliare. << Il mio nome è Albrecht Mode, cerusico errante, mastro medico.>> dico col sorriso sulle labbra.

Descrizione per tutti

Spoiler:  
Porta degli abiti alquanto pesanti e neri, tipici dei cerusici più ricchi o di quelli che cercano di combattere la peste.

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E' evidente che porta anche una armatura, anche se non troppo pesante, a coprirgli il corpo, cosa che non lo fa sembrare troppo impacciato nei movimenti. Adesso che è senza maschera, sembra un ragazzo poco più che ventenne, capelli neri che gli arrivano fino all'osso sacro, stretti con una coda, e occhi di un verde brillante. La corporatura, forse complice anche l'armatura, pare abbastanza robusta, di chi non ha alzato per tutta la vita soltanto i libri. Parla con un accento assai curioso, con V simili alle F e S pronunciate dure, quasi simili alle Z.

<<Quant'è il balzello per entrare nella vostra ridente cittadina? Giungo a far provviste e ancora non so quanto mi fermerò...>> dice subito, quasi saltando la domanda che gli avrebbero fatto. Pare nonostante la calura opprimente abbia la lingua lunga. Ogni tanto pare guardare verso il cavaliere, ma al momento è più curiosità che altro.

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La vista della cittadina mi fa fremere d'impazienza. Cavalcare è la mia passione più grande, però farlo sotto il sole cocente e per diversi giorni fa apprezzare di più piaceri mondani come dell’acqua fresca e del riposo all’ombra.

Anche Stramonio percepisce che a breve potrà riposare e il suo passo diventa leggermente più brioso, ed io lo lascio andare, affiancando il carretto facilmente e facendolo fermare con un tocco delle ginocchia davanti alle guardie.

Sono tentato di passare davanti, tanta è l’arsura che sento in gola, ma ricordando le parole del vecchio sull’umiltà aspetto che il conducente finisca il suo colloquio con le guardie e che questi notino il mio blasone, osservandoli con calma.

Che strano accento, che sia straniero? Penso ascoltando il discorso incuriosito, mentre guardando le guardie, non riesco a non storcere il naso davanti alla palese mancanza di disciplina.

Descrizione

Spoiler:  

Aristaldo è un bel ragazzo alto e forte, nel pieno vigore della sua gioventù. Ha un volto con dei lineamenti marcati ed eleganti, ma che sembra tradire delle lontane origini mediterranee, data la scura abbronzatura, i capelli folti e tagliati corti neri. Sembra essere il ritratto della salute e in contrasto con il portamento e le armi che porta addosso ha uno sguardo tranquillo, non indurito o borioso come molti altri cavalieri.

Anche nel pieno dell’estate della costa dorata, porta armatura e armi addosso, con lo scudo su cui è dipinto il suo stemma famigliare, due cavalli che s’impennano, bianco su nero e nero su bianco.

Stramonio è un cavallo di ossatura e muscolatura pesante. Non è molto aggraziato nei movimenti, ma tutto in lui freme di vitalità. E’ molto nervoso e tollera poco che le persone lo avvicinino.

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Halbrecth e Aristaldo

All’avvicinarsi dei viandanti, la guardia più giovane si tira in piedi, e raccoglie la lancia da terra e giusto per salvare le apparenze si calca l’elmo in testa. Si gratta la fronte nell’approcciare il bizzarro visitatore.

«No… balzello? No, no.» scuote la testa per allontanare l’abbiocco «Non c’è bisogno di pagare alcunché, Mastro ‘Albrèsc» zoppica un po’ nel pronunciare il nome straniero «In nome del marchese Belfort, siete il benvenuto al porto di Cluny.» la guardia si rivolge poi ad Aristaldo «E benvenuto anche a voi, M’sieur» aggiunge, cercando di apparire un po’ più formidabile.

Un po’ intimoriti dai due visitatori, entrambi ben più importanti di loro, le guardie si fanno da parte per far passare carretto e cavalli «Troverete alloggio ai Tre Timoni, nel centro del paese» vi informano mentre passate «Per le provviste, la gran parte dei mercanti ha un banco sul lungomare.»

Anche la seconda guardia si alza, e sussurra qualcosa all’orecchio del suo compagno. «Ah, giusto» aggiunge «Mastro ‘Albrèsch, capitate al momento giusto, ora che ci penso. Capitaine Valjean e M’sieur D’Armand vorranno probabilmente chiedervi consiglio. Fin quando resterete in città?»

***

Terek

Vanni acchiappa le monete con le mani sporche di sugo «La prossima volta che vuoi la carne, sganci una corona e mezza, non questi quattro soldi.» prende anche le lettere, macchiandole di unto «Che la Mano mi schiaffeggi, gli farai venire un colpo a quel vecchio piccione del capitano… beh, se vai ad attaccar rissa altrove, buon viaggio! A chi non piace la mia zuppa, fa meglio ad andarsene!» aggiunge con un sorriso da canaglia.

Fuori dai Tre Timoni, tre grossi mastini dormono all’ombra dell’edificio, una dozzina di mosche che gli ronzano attorno.

All’interno, il focolare è spento, le finestre aperte cercando di creare un minimo di corrente d’aria. Così come da Vanni, gran parte dei posti sono ormai liberi – ma i pochi occupanti sono vestiti decisamente meglio. Invece dei piccioni, c’è una halfling di non più di quattordici anni a pulire per terra.

Al bancone, Tancredi il locandiere ti accoglie con un cenno del capo. Sta ascoltando con faccia di circostanza le lagnanze di un mezzuomo sui quarantacinque, i lunghi capelli grigi raccolti in una coda di cavallo, la camicia un tempo elegante ma ora usurata e fradicia di sudore. Arrampicato su uno sgabello più alto di lui, il piccolo avventore sbraita e pesta i pugni sul bancone. «È ridicolo, ecco!» dice tra un sorso di vino e l’altro «Quei vecchi babbei han fatto la frittata con Valjean, e ci devono andare di mezzo i miei affari? Cinque libbre di Sapor di Mare… almeno trenta corone nette di guadagno.»

Tancredi annuisce e gli rabbocca il boccale, poi si rivolge a te «Allora, Thergrim… solita coppa di vino?»

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«Per le forze dell'ordine, nessun problema. Non so quanto resterò in città, ma sicuramente minimo due giorni. Devo far riposare i miei infaticabili destrieri e fare qualche acquisto. Inoltre, devo mangiare. Comunque, sicuramente potrete trovarmi alla taverna che mi avete consigliato. Se il capitaine volesse passare, mi troverà sicuramente lì a riposarmi.» dico mentre inizio a risalire a bordo del carrozzone.

Spoiler:  
Che non va avanti da sè, lo faccio notare

Spoiler:  
Scusate la pessima battuta

«Vogliate scusare se vi ho fatto perdere del tempo prezioso.» dico rivolto al cavaliere, un saluto col capo a lui e alle guardie, mi avvio verso la Taverna ai Tre Timoni.

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«Che diamine, certo! Serve anche chiedere?» - Lascio scudo, ascia e martello appoggiate al bancone e mi arrampico anche io su uno sgabello vicino al mezzuomo sgabello lasciando le gambe a penzoloni - «Fa un caldo infernale là fuori, neanche nelle fucine del vecchio Vaer ho mai sudato tanto»

Assaporo una lunga sorsata di vino svuotando completamente il bicchiere, prima di riappoggiarlo sul bancone espirando sonoramente con gusto.

«Aahh, ci voleva proprio. Tancredi porta un altro giro» - poi mi rivolgo al mezzuomo parlando a bassa voce - «Questi gambe-lunghe con la puzza sotto al naso finiranno con il farci ammattire» - con voce normale continuo - «Piuttosto ditemi: in che guaio vi siete cacciato? Trenta corone eh.. Per quella cifra chi è che dovevate uccidere?».

Rido sguaiatamente alla mia ultima battuta, portandomi di nuovo il bicchiere alla bocca appena questo ritorna pieno.

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Decido di lasciar passare il lassismo delle guardie, e mi avvio verso la strada.

Freno lo stallone che invece scalpita per arrivare alla sua ricompensa, per poter parlare brevemente con lo sconosciuto.

«Si figuri, anzi sono io che mi devo scusare dato che ho ascoltato la vostra conversazione, ma capirà la mia voglia di riposo, Mastro ‘Albrèsc»

Tento di articolare copiando le guardie.

«Correggetemi se erro nel pronunziare il vostro nome, ma non sono uso al vostro accento»

Concludo con un sorriso mentre continuo a tenere il passo del carro.

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Terek

Il vino è annacquato tanto da essere più rosa che rosso, ma è anche fresco e, al contrario di molti altri posti, non inacidito.

Il mezzuomo ti guarda con sospetto. Capisci che il suo corpo è abbastanza piccolo da potersi ubriacare anche con questo vino allungato «Uccidere? Cosa…?» fa per tirarsi indietro e quasi cade dallo sgabello «No! Nessuno deve uccidere nessuno! Son diventati tutti pazzi in questo posto? Che la Mano mi schiaffeggi!» Tancredi riempie entrambe le vostre coppe, e l’halfling trangugia subito metà della sua «Tu… tu vieni da di là del mare, sì? Ti ho visto alla fiera un paio di volte, sei quello che fa impazzire le guardie!» ti urla contro, poi finisce la sua coppa di vino proseguendo verso l’ubriacatura molesta «Voi testoni ve li portate dietro, i guai. Tu litighi con le guardie, e adesso capitaine Valjean è tutto infuriato e si vendica sui mercanti! Chi ci va di mezzo? Il povero Ludovico e le sue cinque libbre di Sapor di Mare, ecco chi! Bah!»

***

Halbrecth e Aristaldo

I Tre Timoni è grande abbastanza da fornire servizio di locanda, oltre che di taverna, ed ha una piccola stalla sul retro dove due giovani halfling si prendono cura degli animali – pur restando un po’ intimoriti dal portamento fiero e dal temperamento irascibile di Stramonio.

A fianco dell’ingresso principale, tre mastini dormono con un nugolo di mosche che ronza loro intorno.

La sala è calda quasi quanto l’esterno, nonostante il focolare spento, ed è quasi vuota. Un paio di avventori ai tavoli, una giovanissima halfling che pulisce per terra, ed un altro mezzuomo al bancone che discute animatamente con un nano, sotto lo sguardo annoiato del locandiere.

Il locandiere, capelli castani unti che gli cadono sulle spalle ed un accenno di pancia, spunta da dietro al bancone nel vedere due sconosciuti entrare. «Benvenuti, benvenuti!» vi dice con un gran sorriso ed un mezzo inchino, cercando di sovrastare le chiacchiere della coppia al banco. «Tancredi, al vostro servizio. Desiderate una camera? O forse non avete ancora pranzato?»

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Chissà quanto regge ancora questo ometto. Pensa che sarà divertente scoprirlo.

«Calma, calma Ludovico, amico mio. Sono una vittima delle angherie delle guardie, tanto quanto lo sei tu» mentre parlo con un gesto indico al locandiere di riempire di nuovo i boccali, lasciando sul bancone il dovuto per questo giro e per quello di prima per non cominciare e destare sospetti «Ci maltrattano a noi abitanti delle terre lontane, pensano di essere loro i migliori al mondo».

Un sorriso compare sulle mie labbra ma fingendomi seriamente dispiaciuto nella voce incalzo

«Alcune volte è utile ricordare loro di stare al loro posto, ecco cosa penso. Altrimenti tocca a noi poveracci pagare per i loro soprusi. A noi e a voi onesti lavoratori, a voi che tanto fate per il bene di tutti, a voi che tanto fate per il bene di questo paese».

Alzo il bicchiere e lo porto alla bocca, fermandomi un istante prima di bere per invitare con gli occhi il mio compagno di bevute a fare lo stesso. Poi trangugio il contenuto tutto d' un fiato

«Ma cosa ca*** sarebbe questo Sapor di Mare, e cosa diamine gli è successo?».

@DM

Spoiler:  
Mi dici quanto devo al locandiere che defalco?
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Terek

Tancredi scuote le ultime gocce dalla brocca di vino nella tua coppa, ti squadra indagatore come a chiedere “ne porto un’altra?”. Lasci le due marche d’argento sul tavolo e lui sparisce nel retrobottega, riapparendo un secondo dopo con un’altra brocca di terracotta piena fino all’orlo «Eccoti il secondo giro, Thergrim. Ci vuoi anche una fetta di formaggio di pecora, per buttarlo giù meglio?»

Alla tua ultima domanda, Ludovico strizza gli occhi e ti squadra un po’ più lucido «Cos’è il Sapor…» si sbatte la mano sulla faccia, mimando esasperazione «Solo un testone d’oltremare con la barba nel cervello può chiedere una cosa come questa.» scuote la testa «E portalo sì quel formaggio, Tancredi!» urla poi al locandiere.

«Cosa mangiate di là del mare, voi? Sassi e ferro? Dev’essere così. Le vostre barche non portano altro, e tu non sai cos’è il Sapor di Mare. Oh Santa Miriam!»

«Ti ho visto pranzare a quella specie di mangiatoia che allestisce Vanni, giù al porto, sì?» indica verso il porto «Con pizzico di Sapor di Mare anche quella sbobba di pesce del mese scorso e bucce di cipolla sarebbe un pranzo degno del marchese Belfort!» il piccoletto è agitato, gesticola ampiamente tutto preso nella sua descrizione «E solo quei vecchi bacucchi là sul monte» indica verso Palco di Sant’Ignazio, il paesino arroccato su un piccolo rilievo a nord di Cluny «sanno come mischiare le spezie al modo giusto» ti si fa vicino, aggrappandosi al bancone per non cadere dallo sgabello «e detto tra noi» cerca di sussurrare, ma in realtà ti sputacchia nell’orecchio «ci mettono pure un pizzico di stregoneria…» ritorna al suo posto e trangugia un altro sorso di vino.

«Solo che adesso han fatto imbestialire Valjean, e quello zuccone gli ha bloccato tutte le merci. Anche le mie cinque libbre di Sapor di Mare, che non c’entrano niente! E la Dolce Sarbethia salpa domani, con o senza le mie spezie!»

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«Hahaha, Sapor di Mare che viene dai monti» Mi pulisco dagli sputi senza pensarci troppo, non è una novità per le mie abitudini «Buffo no?»

«Sei piccolo ma ti sai far sentire, e tutto questo rumore soltanto per delle spezie!!»

Sorrido divertito per tutto il tempo che parlo, e quando arriva il formaggio lo addento con gusto: sono ancora sazio, ma non si può rifiutare del cibo vero dopo tutte quelle verdure.

«Tra poco dovrò farmi forgiare una nuova armatura che questa si deve essere ristretta» do un colpo facendo risuonare con clangore le strisce di metallo contro la protezione dell' avambraccio, poi mi avvicino all'orecchio di Ludovico assumendo un aria più seria e gli chiedo parlando a bassa voce «E dimmi: ti piacerebbe riavere indietro la tua preziosa mercanzia?»

Un ultimo scherzo alle guardie, giusto perché non corrano il rischio di dimenticarsi di me. E poi chissà, magari questo piccoletto vorrà rifornirsi e riuscirà ad accompagnarmi sui monti. Mi farebbe piacere la sua compagnia, bere da solo non è così divertente

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«La pronuncia corretta è "Albrecht"...» dico sorridendo al cavaliere «...ma non preoccupatevi, tendono tutti a sbagliare a pronunciare il mio nome qui.»

Entrato nell'osteria mi guardo incuriosito intorno, inarcando un sopracciglio alla vista del nano. Poi mi concentro di più sull'oste appena arrivato.Faccio un inchino sentito, solo dopo inizio a parlare. «Non abbiamo ancora pranzato ed effettivamente abbisognerei di una camera per la notte.Io sicuramente direi...» faccio poi un cenno verso il cavaliere, sorrido. «...non so se anche monsieur...farà lo stesso. » dico guardandolo, come a chiedergli il nome.

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Accompagno il cerusico nella locanda, dopo aver controllato la sistemazione di Stramonio. Più per controllare che non faccia danni che per accertarmi della sua situazione.

Spero che nessuno dei garzoni cerchi di calvalcarlo.... L'ultimo che ci ha provato devo ancora rimettersi del tutto. Penso preoccupato.

Rispondo con un cenno al sorriso dell’uomo «Piacere allora mastro "Albrecht"» dico cercando la corretta pronunzia «Ed ora che riesco a pronunziare il vostro nome le fornisco il mio, Ser Aristaldo Lucheschi, a servizio di Lord Rochefort.»

Poi rivolto all’oste confermo la richiesta di Albrech. «Anch’io abbisogno di riposo. Ma ditemi, cosa offre la vostra locanda di fresco? »

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«Se ci fosse del pesce, sarei deliziato.» dico verso l'oste, mi avvio verso un tavolo libero. «Da bere un buon vino. Mi fate compagnia, cavalier Aristaldo? Perdonate se vi chiamo per nome, ma fra giovani mi torna strano. Voi non chiamatemi mastro, mi raccomando.»

Se l'oste non mi fa strane espressioni o dice nulla, mi metto a sedere ad un tavolo vicino ad una finestra.

«Se posso permettermi, voi come mai siete giunto in città?»

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Terek

Ludovico ti guarda in tralice «Devi aver proprio la barba nel cervello! E tu sfideresti un blocco del capitaine per cosa? Non posso pagarti più di una decina di corone, o il mio profitto se ne va a intrattenere le donzelle alla Sirena Bionda!»

«Inoltre… mah, a me sembra che quei due vecchi possano far saltare per aria le guardie ogni mattina se volessero. Quelli fan robe strane con la magia, capito? L’hai mai vista la magia? Io solo una volta, e non ci tengo proprio a ripetere l’esperienza! Non voglio scatenare una guerra tra la milizia e quei due pazzi.» parla a voce alta, quasi a volersi convincere delle proprie parole, ma tra una pausa e l’altra guarda fisso nel vuoto, come se ci stesse riflettendo. «Sono certo che giungeranno ad un compromesso… però è vero che la Sarbethia salpa domani…» ti guarda, ancora incerto «Ma nooo… non mi colpisci per essere un tipo molto… discreto, sì? O mi sbaglio?»

***

Aristaldo e Halbrecth

«Pesce? Ah! Siete davvero un forestiero!» Tancredi ridacchia «C’è quasi solo pesce, qui! Verdure e baccalà due marche, pesce fresco quattro! Per una marca in più anche una bella fetta di formaggio di pecora. Prima coppa di vino all’arancio bello fresco compresa nel prezzo!» prima ancora che decidiate, le due coppe di vino sono già davanti a voi. «Per l’alloggio, due corone la camera, o cinque marche un’amaca in camerata.»

Spoiler:  
Se volete sentire ciò che Terek e Ludovico si stanno dicendo, Percezione DC 12
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«Per me va bene il pesce fresco e anche il formaggio. E già che c'è, porti la bottiglia, che con questo caldo la sete è la norma.» dico col sorriso.

Mi metto a sedere, in attesa che il cavaliere mi segua al tavolo, con l'orecchio abbastanza fino.

Per il master

Spoiler:  
http://invisiblecastle.com/roller/view/3614424/ mazza che c u l o u.u'' non ho manco nessun bonus xD

Faccio comunque finta di nulla, mi metto ad assaporare un po' l'aria che spero venga dalla finestra.

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Seguo Arbercht al suo tavolo, sedendomi pesantemente sulla sedia, ansioso di poggiare l’elmo e i pesanti guanti e respirare un poco meglio.

Una volta seduto e servito rispondo per primo all’oste per poi poter dedicare tutta la mia attenzione al mio commensale.

«Per me pesce fresco e formaggio. E mi raccomando che le porzioni siano abbondanti e il vino non troppo annacquato»

Dico scherzando ma non troppo.

Emetto un sospiro di sollievo mentre mi sistemo meglio sulla seggiola e guardo per abitudine chi altro si trova nel locale.

«Se vi danno fastidio i formalismi non abbiate tema a farne a meno, almeno finché saremo tra noi. »

Sorrido placidamente, quando mando giù un goccio di vino.

«Perché sono in viaggio chiedete? Non per piacere, giacché da quando ho preso i voti ho accettato di servire, soprattutto i più deboli, e cerco di fare ciò pattugliando le strade. Posso invece chiedervi da dove venite? Il vostro accento m’incuriosisce molto..»

@master

Spoiler:  
Io più che ascoltare, che è da maleducati, preferisco guardarmi attorno per bene, sia il mio commensale, che per valutare gli altri avventori.
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«Magia, certo che l' ho vista! C'era uno in piazza una volta che riusciva ad accendere una fiammetta nelle sue mani, o mutava di colore ad un anello di ferro. Bah, trucchetti per divertire i bambini ecco cosa sono! Sarei proprio curioso di vederli i prodigi di questi due signori» indico guardandola la mia bellissima ascia «Di quella bisogna avere paura amico mio, non dei trucchetti di alcuni vecchi bacucchi»

Mi volto di nuovo verso il mio compagno, mangiando ancora un boccone di formaggio

«Conosco quei quattro mammalucchi delle guardi in servizio, non sono certo un problema» Bevo l' ennesimo bicchiere di vino, poi guardo Ludovico negli occhi e parlo in tono serio «Il punto non è la mia discrezione ma se hai subito un torto o meno.

Non sarebbe certo la prima volta per quei gradassi, ma per quanto mi hai detto al momento puoi benissimo esserti giocato le tue preziose spezie ai dadi una sera in cui avevi bevuto, e poi essertene pentito. Davvero un pessimo giocatore in questo caso, al gioco come nel resto non sono certo una cima quelle "guardie"».

Un tono divertito accompagna solo l' ultima frase, con un accento di disprezzo nell' ultima parola.

@DM

Spoiler:  
Tieni tu il conto della serata? Alla fine mi dici il costo totale, ho paura che mi sto dissanguando. E spero vivamente che paga qualcosa anche Ludovico, quello scroccone!

Precisazione saltata fuori in questa discussione: non ho mai assistito a dimostrazioni significanti di magia, solo qualche trucchetto di prestidigitazione.

Credo nel potere degli dei di lenire le ferite, curare le malattie e benedire i propri araldi, ma niente più di quello.

Il martello, essendo un martello di una divinità, potrebbe essere magico questo non cambia

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«Diciamo che vengo da un po' là e un po' qua. Ma che originariamente vengo da Eisenland. Si scrive con la "d" finale anche se si pronuncia "t". E' un regno poco aldilà del confine. Montagne, foreste intricate. Bel posto. O forse non troppo, visto che sono qui. Ma d'altronde,quando il giuramento di San Galeno chiama...» dico con un sorriso, mettendosi a sedere più comodamente.

Inizio a tamburellare le dita della sinistra sul tavolo di legno, mentre ogni tanto porto lo sguardo a coloro che sono vicino al bancone. Poco più di qualche occhiata fugace, ma nulla d'impossibile da notare, anzi.

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