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Il Contratto di Balduino


Airon

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«Piacere di conoscervi Gilberto» porgo la mano tozza a stringere quella del musico non molto sorpreso dalla sua dichiarazione, non è certo così anormale che un girovago faccia uso di un'altra identità «Vista l'esibizione dell'altra sera non mi sorprende affatto questa dichiarazione» ridacchio.

«Ditemi, stavate investigando su questa storia già prima del nostro colloquio con il Capitaine? Ah, devo chiamarvi Mastro, o Monsieur» storgo il sopracciglio a questa parola «o posso darvi del tu come al mio buon amico Albrecth, che ha avuto il buon cuore di non farmi correre per tutta questa strada. Per un attimo avevo temuto che attuasse per davvero la minaccia»

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Ascolto la confessione di Cristoforo cavalcando a fianco del carretto approffitando di uno slargo nel cammino.

«Posso ammirare la sua sincerità ora, Cristoforo, ma voglio sperare che non ci saranno altre sorprese.»

Dico non guardando solo l'investigatore, ma anche il nano e il cerusico, per poi dare libero sfogo a Stramonio facendolo correre un poco in avanti e restare un poco da solo a pensare.

*L'impresa sembra meritevole, cercare di salvare queste due Balduino e Genziana da un intervento di forza del Marchese e scoprire perchè gli negano la cura e magari trovare un'altra fonte.

Quello di cui dubito un poco sono i miei compagni....

Il cerusico nasconde evidentemente qualcosa, molto probabilmente pratica a sua volta l'arte. Dato come si è schermito quando gli ho chiesto dei suoi talenti e di come reagisca nei casi degli stregoni.

Il nano sembra avere una coscienza molto leggera, ma mi basta che si comporti bene in mia presenza. Non voglio che il nome venga infangato.

ll nuovo arrivato ha appena ammesso di aver mentito sulla sua identità.... chissà se il nome della sua casata mi ricorda qualcosa

Spoiler:  
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Ospite Boendal

«Piacere mio, mastro Terek» Ricambio la stretta di mano in modo vigoroso ma educato e proseguo «se non ve lo impone la vostra etichetta, potete chiamarmi semplicemente Gilberto e darmi del tu» dico rivolto a tutti.

«Vi ringrazio, Ser Aristaldo e prometto sul mio nome che non ci saranno altre sorprese da parte mia» rispondo anche se quanto sto a terminare la frase, il cavaliere ha già spronato il cavallo al galoppo.

speriamo mi abbia ascoltato fino in fondo

penso e riportando la mia attenzione sul nano riprendo «Non sono venuto qui per questa indagine. Ero solo di passaggio e quando sono arrivato, ieri in giornata, per guadagnare un pasto ed un tetto, mi sono recato alla taverna di Tancredi e mi sono offerto di allietare gli ospiti. Lì mi sono messo all'opera. Per strada o nelle taverne, si può scoprire che qualcuno ha bisogno di aiuto, e che spesso queste richieste, per vari motivi, non possono essere ascoltate dalle guardie. Qui entrono in ballo uomini come noi, cavalieri o investigatori che siano... spesso gente umile e modesta, vicina alla povera gente e in quanto tale ben disposta a dare una mano per risolvere tali problemi, anche e solo per un piatto di minestra...» dico sospirando

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Tutti

La ripidità della strada diminuisce quando vi avvicinate al culmine del monticello; la strada termina in una grande piazza con una fontana centrale: un tempio dedicato a Sant’Ignazio (protettore delle tradizioni familiari) si erge sulla destra, gettando una piacevole ombra sulla piazza; sulla sinistra c’è invece una grossa stalla con rimessa per carri.

È evidente che questa piazza è l’unico posto in cui i carri possano fare manovra: dallo slargo si dipanano solo vicoli larghi si e no per due persone affiancate, serpeggianti tra le casette a due piani costruite una a ridosso dell’altra; le stradine anguste si inerpicano fino alla vera cima del monte.

Spoiler:  

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Il culmine, seminascosto dalle case arroccate una sull’altra, sembra essere un rigoglioso giardino dominato da un torrione rotondo.

La gente vi guarda per un attimo al vostro arrivo, poi ritorna ai suoi affari: alcune donne riempiono grosse brocche alla fontana; un monello di cinque anni, a terra, gioca con un cagnolino secco secco; un omaccione barbuto riempie le mangiatoie degli asini; altri due sbucano da un vicolo portando sulla schiena enormi ceste colme di lana grezza.

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«Dite, volete forse chiedere qualcosa nel villaggio, magari alla vecchia Zita...» dico ridacchiando sommessamente da dietro la maschera «...oppure preferite andare direttamente al sodo e andare a parlare direttamente con...gli interessati?»

Parlo con però attenzione al carro, cercando di farlo passare senza causare eccessivi danni.

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Adagiato sul carro in comodità, sonnecchio tranquillamente rilassato dal piacevole viaggio trascorso senza sorprese.

«Se sapete dove trovarli direi di recarci direttamente dagli interessati» dico mentre mi guardo intorno incuriosito dal claustrofobico villaggio.

Prendo un po' di carne secca dalle mie scorte di cibo per il viaggio e la lancio al cagnolino scheletrico facendo l'occhiolino al ragazzino «Chissà, magari ce la sbrighiamo in meno tempo di quanto pensavo» esclamo ottimisticamente.

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Ospite Boendal

Ammiro estasiato il paesello. Mi sento più leggero una volta arrivato a destinazione

..meno male! non vedevo l'ora... quella strada iniziava a farmi star male

Mentre entriamo nella piazza gioisco con un «finalmente!» dal profondo del cuore.

Salto agilmente giù dal mezzo di trasporto e inizio ad osservare tutto intorno.

«Concordo con Ser Aristaldo. Se siamo già al corrente che l'altra "fonte di informazioni" è sicuramente di parte...mi sembra inutile perdere tempo. »

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Tutti

Il bimbo afferra un pezzo della carne secca e gioca a contendersela con il cane – questo la morde e, puntando le quattro zampe sul terreno, inarca la schiena per tirare. Quando il bimbo molla di colpo, il cane si ribalta all’indietro ma mantiene la morsa sul cibo. Mentre il bimbo si spancia dalle risate alla buffa capriola del cagnolino, questo scodinzola e azzanna la carne, ingurgitandola in un baleno quasi senza masticare.

Per forza di cose, siete costretti a lasciare carrozza e cavalli alla rimessa. L’uomo barbuto con cui trattate ha modi bruschi quanto il suo aspetto e il naso enfio venato di capillari esplosi tipico del beone, ma sembra essere sobrio al momento, benché il suo fiato testimoni di una predilezione per il vino di ultima qualità.

Tornati sulla piazza, guardate davanti a voi: le stradine sembrano tutte uguali, ed escludendo un paio che sembrano tornare verso fondovalle, le altre spariscono nel dedalo di casupole davanti a voi, verso il cucuzzolo del monte.

In confronto al caos del porto di Cluny, questo paese sembra pacifico e rilassato. La gente parlotta a bassa voce, coperta dallo scrosciare della fontana; Il bimbo ride in risposta all’abbaiare del cane; occasionalmente un gabbiano che si è spinto lontano dal mare caccia un grido e si posa su un tetto.

Imboccate una delle stradine che si addentrano tra le case, nella direzione generica del giardino in cima. La strada si restringe in modo tale da costringervi alla fila indiana, soprattutto quando incontrate gente che vine dalla direzione opposta.

Spoiler:  
1d4=2 per decidere chi è in coda al gruppo (in ordine di iscrizione al pbf): "vince" Ryosh/Terek

Terek

Spoiler:  

tiro di percezione please, anche solo nel topic di servizio se non vuoi fare un post "ambientale".

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«Queste stradine sono più strette dei cunicoli di scolo delle nostre città» sbuffo oppresso dalle costruzioni costruite così a ridosso l'una all'altra, non tanto per le costruzioni in sé quanto per la tristezza che mi trasmette questo villaggio.

@DM

Spoiler:  
Perdona il breve post

Percezione: 1d20+1=9; è proprio con la testa tra le nuvole questo nano, non c'è niente da fare in merito

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Terek

Sei costretto contro il muro quando un paio di ragazzi, non più che tredicenni, passano in senso inverso. Ti secca un po’ essere costretto al contatto dagli spazi angusti, ma tutto sommato è un’inezia.

Spoiler:  
1d20+5 → [5,5] = (10), ok il diversivo è abile quanto basta per non farsi sgamare ma non abbastanza da realizzare effettivamente qualcosa, un bel nulla di fatto – tiri inutili.

Tutti

Man mano che salite, la ragnatela di vicoli si riduce finché non si ricongiunge su un’unica stradina, che prosegue ad inerpicarsi. È quasi con sorpresa che, dietro l’ultima svolta, non vedete altre case ma il cucuzzolo del monte.

Il sole, dal quale eravate al riparo tra i vicoli, ora vi investe di nuovi in pieno, così come illumina la vostra meta: l’intera calotta superiore del monte è cintata da uno steccato di legno alto un metro, e sembra ospitare un immenso giardino.

A farla da padrone sono le piante grasse, cactus, agavi e succulente, ma vedete anche moltissimi arbusti da spezie o piante da fiori profumati. Qua e là un albero carico di frutti, anche esotici, sorge dal terreno rendendo irregolare la composizione. Il raggio del giardino circolare sembra essere circa cinquanta metri: al centro – al vero culmine del monte - sorge una casa ad un piano di dimensioni superiori a quella media nei paesi, con tetto di ardesia grigia ospitante tre comignoli; la casa è attaccata ad un robusto torrione rotondo di pietra, che si erge per tre piani, con un ben visibile lucernario sul tetto spiovente.

Davanti a quello che sembra essere l’ingresso al giardino stanno due guardie: uno dall’aspetto del poco di buono, di uno che potrebbe essere da entrambi i lati della legge, è appoggiato allo steccato con l’elmo sottobraccio e sta fumando una sigaretta. L’altro è un giovanotto, appena ventenne, e cerca di stare sull’attenti, ma si lascia distrarre dai molti gatti che girano dentro e fuori del giardino e che sembrano godere del contatto col metallo caldo della sua armatura.

«Alt-altolà!» dice il giovanotto, impugnando la lancia «Nessuno può salire ai Tre Camini, ordine del capitano Valjean!».

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Ospite Boendal

«Il sole inizia a picchiare!» dico ai miei compagni di gruppo, quando usciamo dalle strette viuzze.

Con la mano aperta ripararo gli occhi dai raggi solari quasi abbaglianti ed osservo con sopresa lo steccato, l'immenso giardino e la struttura al suo interno.

La differenza architettonica tra le case del villaggio e l'abitazione dei due anziani è notevole, quasi un pugno nell'occhio. Ma rispecchia certamente la personalità di chi le abita

poi un "Alt-altolà!" attira la mia attenzione sulle due "guardie". Osservo il ragazzino con tenerezza poi squadro da capo a piedi quello losco. Evitando ogni commento, sguardo e gesti che possano "infastidire" i due tutori dell'ordine, mi rivolgo ad Aristaldo «a voi le presentazioni» accompagnando le mie parole un gesto del braccio e un accenno di inchino «...sicuramente siete il membro che più ispira autorità».

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Guardo un poco sorpreso la singolare costruzione, anche se il mio sguardo si indurisce un poco quando vedo nuovamente la trascuratezza delle guardie.

Mi paro davanti alla guardia che ci ha ordinato l'altolà e inizio a parlarle con tono secco.

«Sono Ser Aristaldo dei Lucheschi, e su ordine del capitano Vallejean sono qui a scortare Mastro Albrecth Mode».

Dico indicando il cerusico.

«Siamo qui per parlamentare con il Mastro Balduino, in modo da appianare la situazione, quindi vi ordino di farvi da parte e lasciarci passare. ».

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«Siamo gli incaricati di sua eccellenza il capitaine» dico mentre mi volto un attimo verso Aristaldo, togliendomi la maschera. «Il lasciapassare l'avevate preso voi, vero?»

Mi volgo verso le guardie subito dopo.

«I due cerusici che voi sappiate, sono in casa?»

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Tutti

La giovane sentinella sgrana gli occhi «Cerusici? Io non… qui di abitano i due stregoni, e non escono quasi mai – cercate loro?»

L’altra guardia pesta la sigaretta sotto il piede e si avvicina a sussurrare qualcosa all’orecchio del giovane «Oh-oh certo!» si riprende subito quest’ultimo «Certo, le capitaine ci aveva detto che aveva incaricato un mastro medico di trattare con loro. Se avete il lasciapassare, potete, ehm, proseguire.»

Quello col ceffo da galera si sposta e apre un cancelletto, facendo scostare con un calcetto un grasso gatto nero che si era addormentato davanti ai cardini. Vi fa segno con la mano di entrare: davanti a voi il sentierino serpeggia stretto in mezzo alle piante e sale alla casa.

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Rimango dietro la colonna in silenzio durante lo scambio di battute con le guardie, e quando vedo che aprono il cancello lo passo baldanzoso seguendo i miei compagni.

Ottimo! - penso allegramente - E devo ammettere che sono anche curioso di conoscere questi fantomatici stregoni.

Rimango in attesa che il gruppo proceda, guardandomi attorno con curiosità rinnovata.

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Tutti

La stradina in mezzo al giardino si biforca e serpeggia fino alla casa con ampi tornanti e svolte, chiaramente atte a rendere raggiungibile ogni aiuola. Si spinge ad un angolo abbastanza laterale da farvi notare che sul retro della casa c’è un’ampia serra di vetro, un lusso quasi incredibile per una zona così lontana dalla capitale.

Il percorso non è molto agevole: il sentiero stretto è invaso da rami e bracci di cactus sporgenti all’altezza della vita, che vi intralciano le gambe con rami spinosi, secrezioni appiccicose, e altre spiacevolezze. L’abbondanza di piante ed il caldo significano anche insetti che vi tormentano a ripetizione. Ci sono parecchi gatti che corrono per il giardino, inseguendo farfalle o arrampicandosi sull’occasionale albero da frutto. Un micetto vi tende persino un giocoso agguato, rischiando di farvi cadere per la sorpresa nel pungente abbraccio di una agave alta quanto un uomo.

Infine, dopo un paio di minuti di traversata interessante, benché disagevole, arrivate nello spiazzo antistante la casa. Sulla vostra sinistra incombe il torrione, mentre davanti alla casa c’è una tettoia di legno, sotto la quale c’è una donna che sta innaffiando delle piante in vaso, con altri tre gatti che le si strusciano tra le gambe.

È sui 60 anni, tarchiata e robusta, molto abbronzata e con i capelli color del ferro; veste come un contadino, una gonna ampia al ginocchio di tale grezza, sandali, una camicia ed un grembiule, sporco di terra, dalle cui tasche emergono forbici e altri attrezzi.

«Toh, clienti!» esclama, incuriosita «Si vede che le guardie di oggi sono ancora più addormentate del solito. Eh!» si pulisce grossolanamente le mani sul grembiule, lasciandoci evidenti tracce di terra «Su, su» gesticola ai gatti «levatevi dai piedi. Buongiorno, signori.» conclude rivolta a voi.

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Rido al commento della donna riguardo alle guardie - Già mi piace questa donna, se soli avesse qualche anno in meno - sghignazzo tra me e me.

«Buona giornata a voi, signora» guardo il cielo limpido «E buona lo è per davvero» dico sorridendo «Temo però di doverle dare un dispiacere, non siamo clienti»

Lascio la parola a qualcuno dei miei compagni, certamente più abili di me nel spiegare la situazione.

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