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Inviata

Salve ragazzi! Tempo fa cominciai a scrivere... un qualcosa (non mi sento di chiamarlo libro perché mi fermai molto presto :D). Diciamo che ho in mente la storia per ben tre... qualcosa dopo questo, ho proprio tutta la storia in testa, ma mi manca il tempo e sopratutto la voglia... Ora vi chiedo, secondo voi vale la pena continuare a perderci tempo dietro? ^^

Lungo lungo lungo...non mi va di rileggere per vedere se ci sono errori di sorta, perdonatemi ^^ in teoria non ce ne dovrebbero essere, ma se il copia incolla ha fatto qualcosa di carrido...sappiate che non era voluto

I "capitoli" sono molto corti, ma è per dare un distacco tra le varie fasi della vita della ragazza. Probabilmente se mi ci mettessi d'impegno potrei (e dovrei) allungare un po' il brodo praticamente dappertutto

Capitolo 1 - La morte

Spoiler:  
Notte. L’ora delle streghe avrebbero detto nel Medioevo. L’ora del divertimento qui a Tokyo. L’ora della vita. Belle ragazze cercano compagnia per la notte. Bei ragazzi si fanno notare. Coppie già formate si divertono negli hovercraft. Coppie per una notte ci si divertono molto di più. Le airbike urlano nei tubi gravitazionali fuori mano. Stupidi ragazzi fanno le loro gare. Nelle discoteche si balla, fuori dalle discoteche si fuma, o si fuma erba. Ragazzi solitari ascoltano musica in cuffia. Dai gruppi più isolati sale un odore amarognolo. Politici corrotti si tirano le loro piste di coca. Tutti si divertono, qualcuno lavora. Sirene. Chi ha azzardato troppo nella partita a dadi con la morte ora non si diverte più.

Tokyo, piccolo grande esempio di questo piccolo grande mondo. Passano i secoli, ma nulla cambia. Aumenta la tecnologia, ma il resto è sempre uguale. I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, e nessuno fa niente per cambiare il mondo.

A lei tutto questo è indifferente. Guarda tutto dall’alto. Accovacciata come un gargoyle marmoreo sul cornicione del grattacielo vicino alla discoteca più in della città. Aspetta. Protesa nel vuoto, aspetta. Il respiro freddo nei polmoni, aspetta. Nessuno sa chi è. Nessuno sa perché è li. Nessuno sa che è li. Solo una cosa tutti sanno. Lei esiste. Lei è. Lei aspetta. E chiunque lei aspetti muore. Sempre. Non importa quanto tempo lei dovrà aspettare. Chiunque lei aspetti muore. Senza eccezioni.

Ora sta aspettando un uomo. Un politico. Un corrotto. Sempre cosi quelli che lei aspetta. O sono politici, o sono mafiosi, o sono politici mafiosi. È a questo che è dedita. È a questo che è dedita la sua schiatta, da quasi mille anni. Ripulire il mondo dalla feccia. E lei è l’ultima. L’ultima speranza per questo mondo distrutto e allo sbando di essere salvato. Una flebile speranza, perché la feccia che inquina il mondo è tantissima, e lei è sola. Sola con i suoi spiriti interiori, che non la abbandonano mai.

Ma ora aguzza la vista. Qualcuno sta uscendo dalla discoteca. È il suo obiettivo. Izuru Takewashi, 53 anni. Le tangenti che ha ricevuto hanno portato alla costruzione di un tubo gravitazionale che ha collassato due giorni dopo l’inaugurazione, schiacciando al suo interno centinaia di persone. Uomini, donne e bambini. Ora barcolla fuori dalla discoteca, in preda alla nausea. Probabilmente nemmeno lui saprebbe dire quanto ha bevuto. Ora deve svuotarsi. Cammina, o per meglio dire traballa verso il vicolo dietro la discoteca. Si appoggia ad un bruciatore e comincia a vomitare.

Lei ancora non riesce a credere a tanta fortuna. Ha dovuto aspettare davvero molto poco. I veleni di cui quel bastardo si riempie contribuiscono alla sua morte.

Salta nel vuoto. Quaranta metri e pochi secondi di volo. Gli ultimi secondi di vita per Izuru. Secondi che comunque non si godrà. Atterraggio. L’esoscheletro di amerillio impiantato nelle gambe le risparmia dolore e morte. Il rumore è stato attutito dai conati della feccia, che continua a sputare veleno. Respira. Una calma fredda le scende nel cuore, le membra perdono quel piccolo tremore causato dalla fresca notte primaverile. L’indice sinistro fa scattare il kethar. Le particelle attorno all’impugnatura cominciano a vibrare ad altissima frequenza. Appoggia quasi dolcemente la mano sulla guancia di Izuru, il kethar sulla sua gola e spinge. Pochissimo sangue. La lama di energia, studiata per tagliare l’amerillio come burro, annulla la poca resistenza della carne e brucia tutti i vasi sanguigni vicini, cauterizzando contemporaneamente la ferita. Nemmeno il tempo di un urlo per Izuru. La morte arriva quasi immediatamente. L’uomo crolla nel suo vomito. E lei lo lascia la. Qualcuno lo troverà. A lei non importa più. Si sente svuotata. Ora di riposare. “Eru”. Al suo richiamo il corvo nero come la notte si materializza. Il suo spirito guida. Quelli spiriti che la sua schiatta ha imparato cosi bene a controllare. Si aggrappa al suo corpo e si fa portare. Il volo concilia il sonno alla sua anima tormentata. Eru la porta fino alla loro alcova, volando sotto la luna piena. E mentre l’alba si fa spazio Eru scompare. E l’ultima cosa che Luna sente è il suo gracchio mattutino.

Capitolo 2 - Il risveglio

Spoiler:  

La sveglia arriva dolce per Luna. Non pensa a quello che è successo ieri sera, quel periodo è passato da tempo. A metà tra il sonno e la veglia ripensa ai duri addestramenti con suo padre, a quando imparava a dominare il suo corpo e la sua mente. Ricorda le lunghe conversazioni, durante le quali padre e madre forgiavano la sua personalità e la sua morale, crescendola e facendola donna. Una donna pronta a tutto per gli ideali della sua stirpe. Ma comunque una donna. O meglio, una ragazza. Si, perché Luna oggi compie diciannove anni.

Il sole, filtrando dall’abbaino, le accarezza la pelle. Allungandosi come un gatto finalmente si alza, e saluta il nuovo giorno con un grido.

Completamente nuda esce dalla casetta. Il tocco ritmico delle canne di bambù la accoglie, il laghetto li vicino sembra invitarla fra le sue acque fresche. I capelli volano nell’aria quando si tuffa dalla roccia, seguendo il suo corpo in una curva sinuosa. Il contatto con l’acqua è fantastico, le scrolla via ogni traccia di sonno. Vola per metri e metri sott’acqua, con gli occhi aperti. L’acqua è talmente limpida da permetterle di vedere per metri e metri in lontananza, il sole la fa brillare, avvolgendo Luna nell’oro puro. Appena i suoi polmoni cominciano ad avere sete d’aria esce dall’acqua. Come rinata. E, finalmente, lo vede. Il più grande spettacolo che il Giappone offre in primavera. Due giorni prima, quando era partita, quella era solo una pallida promessa. Ora sono li, in tutto il loro splendore. Senbonzakura. Mille petali di ciliegio. Un solo magnifico albero, poco distante dal laghetto, centinaia di fiori. Il rosa più puro che sia possibile immaginare. La tecnologia non è mai riuscita a creare qualcosa di così perfetto. Solo lei può. Solo la Natura. E Luna si perde nei suoi pensieri, tornando indietro a quel giorno di qualche anno fa…

*

“Vieni Luna!” la richiama suo padre “Non aspettano certo te!”. Era veloce suo padre… veloce quanto un uomo può desiderare di essere. Correva e saltava fra le rocce del fiume, e ogni tanto si fermava e si voltava a controllarla. La sua Luna, la sua bambina… e lei, mentre cercava di tenere il suo passo, si domandava quale fosse la cosa speciale a cui suo padre aveva accennato. Pensava ad un nuovo allenamento, forse qualcosa che l’avrebbe aiutata a consolidare il rapporto con i suoi spiriti guida. Solo qualche giorno prima, dopo innumerevoli tentativi, era riuscita a scoprire i loro nomi e le loro sembianze. Loro, si. Perché lei, diversamente dalla maggior parte dei Guardiani, può contare su due spiriti guida. Eru, un corvo nero come la notte e Luthien, la lupa.

Ma suo padre non aveva in mente niente di tutto questo. Voleva mostrare alla figlia il miracolo della Natura, quella Natura che senza di loro sarebbe stata distrutta secoli prima, quella Natura che li aveva chiamati a sé per aiutarla, quella Natura che servivano. Quella Natura che forse aveva deciso di festeggiare il tredicesimo compleanno di quella sua figlia offrendole un raro spettacolo.

*

Finalmente arrivati. Nella parte più in ombra della rupe dietro la cascata. Dopo il padre anche Luna arriva. Si guarda intorno, ma non nota niente di inconsueto. Osserva più attentamente, ma l'unica stranezza che nota sono vari piccoli rigonfiamenti verdi-marroni abbarbicati sulla rupe.

“Siediti piccola. Siediti e ascolta il rumore dell'acqua. Concentrati. E quando li vedrai muoversi saprai che è arrivato il momento”. Solo un altro esercizio di meditazione... Luna si aspettava qualcosa di più. Ma ancora non sa cosa la aspetta. Passano le ore. Il sole si avvia verso lo zenit...e Luna continua ad ascoltare i rumori della natura, continua ad osservare pazientemente quelle stupide montagnette. E finalmente, mentre il sole comincia la sua parabola discendente...un movimento. Un piccolo movimento scuote uno di quei piccoli rigonfiamenti. Solo un impercettibile fremito, a malapena visibile. Ma per il padre era un segno. Era cominciata. E Luna continua a guardare. Cerca di scorgere un nuovo movimento. Cerca di convincersi che non è stato un sogno. Ma proprio mentre sta per rinunciare...un fremito scuote un rigonfiamento un po' più in la. E poi un altro, e poi un altro. Ma lo sguardo di Luna si ferma sul primo che ha visto muovere.

Si è spaccato. Una ferita ha squarciato il rigonfiamento per lungo. E qualcosa, dentro, si sta muovendo. Lentamente, quasi con paura, Luna si avvicina. E, momento dopo momento, vede uscire la testa di un insetto, insieme alle sue zampe. E finalmente, dopo un paio di minuti, lui e altri suoi fratelli, usciti dagli altri rigonfiamenti...no, ormai è chiaro, crisalidi, guardano il mondo con occhi nuovi. Si stiracchiano al nuovo sole, sbattono le ali traslucide e...spiccano il loro primo volo come farfalle, bellissime farfalle. La prima nata si posa sul naso di Luna. Un segno di buon augurio per i Guardiani, la più grande sorpresa possibile per lei. E in quella nuvola di ali colorate i suoi ricordi si perdono...

*

Si, Luna ricordava perfettamente quel giorno. Il giorno in cui il rispetto che portava alla Natura divenne amore e adorazione. Il giorno in cui capì il senso della missione dei Guardiani. Protezione. Uccidere per proteggere, proteggere quella magnifica Natura che urlava aiuto. Quella Natura che aveva sopportato di tutto, fin quando, un migliaio di anni prima, prossima ormai all'annientamento totale, aveva deciso di rivoltarsi. E aveva allacciato con pochi uomini quel legame speciale che tutti i Guardiani condividono. Quel legame che consente loro di sfruttare lo spirito protettore di ognuno. Quel legame che, per mille anni, aveva consentito loro di difenderla. Quel legame che la stringeva particolarmente forte, quel legame che la rendeva capace di seguire il suo destino senza cedimenti, pur essendo l'Ultima.

Capitolo 3 - La vita

Spoiler:  

La fermata dell’aviobus. Ricettacolo del mondo moderno, vi si trova chiunque. Un Andr0id aiuta una vecchietta ad attraversare. Una giovane donna in carriera tiene stretta la sua valigetta, simbolo solo del suo status di manager, dato che i suoi documenti saranno celati con tutta probabilità in un microdisco nascosto in un orecchino. Un uomo sulla cinquantina parla al telefono in un angolo. Sembra rispettare l’interlocutore. Più in là due clochard s dividono il cartone e la bottiglia, vicino ad un nerd nostalgico che porta come ciondolo un relitto d’artiglieria, due centimetri per quattro di plastica blu con la scritta USB.

E poi arriva lei. Luna sente i suoi improbabili tacchi da metri di distanza ma non fa in tempo a voltarsi che una foltissima chioma blu le blocca la vista. Jenny. La sua amica dal look improbabile e dalla vita improponibile. Compagna di merende in quella trasferta nella sede nipponica della International Amsterdam Academy. Compagnia improbabile almeno quanto il colore dei suoi capelli, blu striato del suo biondo naturale, dato che per Luna Ester Froilan, media impeccabile di sessanta sessantesimi, è uno scherzo ottenere le trasferte dalla Scuola… mentre la povera Jenny deve penare ogni volta per superare i test necessari. Ma per la sua migliore amica questo ed altro. E Luna, sebbene le sue trasferte non siano precisamente dettate dalla voglia di conoscere posti nuovi che dovrebbe animare gli studenti modello della IAA, gradisce la sua compagnia. Oltre ad essere utile come copertura…è anche l’unico rapporto umano che le sia mai riuscito di stringere da quel terribile giorno. Ma non è il momento dei ricordi.

<<Jenny, cosi mi strozzi!>> urla, quasi soffocata dai capelli. <<Non hai di meglio da fare che tentare di uccidere la tua migliore amica?>>. Jenny sbuffa esageratamente, fa una linguaccia e le tira un buffetto. <<Non vorrai farmi credere che ti ho fatto male? Poco è mancato che mi facessi male io! E poi scusa, sparisci per giorni, come al solito, e non ti fai neanche coccolare un po’ ora che finalmente sei tornata?>>.

È facile vivere con lei. Luna può sparire per giorni e giorni e l’unica cosa certa è che Jenny non chiederà mai dove sia stata. Le uniche domande che Luna si aspetta di ricevere ogni volta riguardano l’alcool e lo sperma assunto nei giorni di lontananza. Che ragazza, Jenny. Una ragazza che cambia uomo almeno tanto spesso quanto cambi taglio o colore di capelli e che nelle bevute raramente non è l’ultima a fermarsi.

<<Come va con quel ragazzo Jenny?>>. Discorsi normali da ragazze normali. <<Ma chi, Alex? È scappato via con le mani nei capelli dopo la terza sera, non reggeva i miei ritmi. E non pensare male che ti conosco!>>. I ritmi di Jenny. Bagordi fino a mattina e in piedi due ore dopo, bella come sempre e senza una borsa sotto gli occhi azzurri. Pronta a correre nei prati ascoltando musica a tutto volume portandosi dietro il mondo. E Luna le va dietro, qualcuno dovrà pur tenerla d’occhio ogni tanto…

Jenny la strappa alle sue riflessioni. L’aviobus è arrivato. Il campo di forza creato sotto il suo peso mastodontico lo mantiene a pochi centimetri da terra, consentendo di viaggiare praticamente senza attriti di sorta. Il peso delle persone che salgono e scendono non influiscono sulla sua quota (work in progress)


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