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Inviata

Ciao a tutti... spero di postare nella sezione corretta, e in caso, spero che i mod la cambino (o mi dicano come cambiarla)...

Quello che volevo chiedervi era aiuto nella "correzione dei Background di alcuni personaggi che ho creato per Silverphoenix correzione, spero non nella grammatica (che usando Word e CeltX dovrebbe essere corretta...)

Ma bando alle ciance, premetto che non sono vere e proprie storie di una vita, o meglio, non tutte, ma per rendere la lettura più avvincente e meno noiosa, ho cercato di "inquadrare" un momento della vita (prima di diventare avventuriero) e dare informazioni nel racconto anche della vita passata...

Allora, primo BG :

Classe Stregone

Razza Umano

Regione Calimshan

Spoiler:  
Cos'è il fuoco? Quello che a prima vista sembra essere soltanto una manifestazione luminosa del calore , in realtà è molto di più. Il fuoco nell'alchimia rappresenta la vita, ma è anche il principio della distruzione e del caos, come ha imparato a sue spese Alester. All'età di 8 anni, dopo aver subito l'ennesima punizione dal padre, scopre di poter manipolare il fuoco, può spegnere le candele e farle riaccendere, far apparire piccole fiammelle in aria di pura luce. Ma la sua carriera nel mondo della magia è destinata a perire giovane, il padre desidera che lui diventi un cavaliere e vede di cattivo occhio l'uso della magia. Ma gli ordini del padre non possono fermare il richiamo che la magia ha su Alester e il ragazzo continua, di nascosto, a praticare l'Arte. Tuttavia creare luci ormai suscita ben poco interesse nel ragazzo e, all'età di 10, grazie all'aiuto della madre, riesce a procurarsi il suo primo libro di magia. Ma quello che doveva essere il suo regalo più grande si traduce in realtà in un fallimento, il libro è a dir poco criptico e Alester non ha la più pallida idea di cosa significhino gli strani glifi che dovrebbero dargli il potere di imbrigliare il potere magico. Non si rende continua a studiare, cercando nelle librerie della casa della madre qualcosa che possa aiutarlo a controllare i suoi poteri che nel frattempo sono cresciuti esponenzialmente... Ora non fatica più a tenere accese le luci , ma dove prima si formavano innocue fiammelle, adesso genera fiamme bollenti dalla punta delle dita quando è arrabbiato, cosa che ormai accade spesso. Suo padre lo considera un mostro ed è solo grazie a sua madre che è ancora vivo, ne è certo. Accetta quindi con accondiscendenza di andare al castello di suo zio per continuare l'apprendistato forzato al cavalierato. qui passa gran parte del tempo in camera sua, pregando Mystra (Di cui ha letto molto durante il suo studio della magia) di uccidere suo padre. Le sue preghiere non si avverano, ma almeno gli offrono una speranza a cui aggrapparsi, esile forse come una tela di ragno, ma sempre speranza. A 16 anni torna per la prima volta dopo 6 anni a casa, ma qui lo attende solo una tragica notizia: sua madre è morta e suo padre lo ha ripudiato per il suo nuovo figlio Peter. Ora l'odio contenuto a stento per 8 anni non può essere contenuto e Alester sa che ora il fuoco gli obbedirà: lo sente parlare a cena, una piccola voce che gli sussurra parole finalmente comprensibili e quando finalmente giunge la sera , quello che doveva essere solo un pensiero maligno si trasforma in Inferno. Il fuoco è ovunque, ma non brucia Alester, poiché ne è lui la causa: un bagliore sinistro gli illumina gli occhi mentre, avanzando lentamente per quella che era la sua casa, osserva la servitù cercare di spegnere il fuoco. Ma non ci riusciranno, di questo è certo Alester, perché tutto è avvenuto quando era protetto dall'oscuro manto della notte. Persino suo padre dormiva... Lui è stato il primo a morire, e ora moriranno tutti. Esce e si dirige al giardino alberato che senza le cure di sua madre si è lentamente trasformato in un contorto intrico di rovi. Vorrebbe farlo tornare allo splendore di un tempo, ma non ne ha le forze, la magia di prima lo ha come prosciugato. Riesce solo a lanciare qualche debole raggio di gelo a bloccare alcuni tentacoli di fuoco che si stavano avvicinando al Giardino Segreto: quello deve rimanere intatto, in memoria di sua madre, si inoltra sempre di più nel piccolo bosco fino a raggiungere la radura interna. Quello era il vero Giardino Segreto: un giardino nel giardino, un segreto fra sua madre e lui. Ma qualcosa è cambiato, un blocco di marmo bianco sorge al centro della radura, accanto al piccolo stagno dove un tempo fiorivano le ninfee. Una tomba. Quella di sua madre. Coglie un fiore, un'orchidea selvatica, unica superstite di quello che era una volta un piccolo angolo di paradiso, e la depone sulla tomba della madre. Vorrebbe fare di più ma non ne ha le forze. Trattenendo le lacrime si volta ed esce dal Giardino e vede per la prima volta quello che la sua magia ha causato: quella che pochi minuti fa

(ma erano davvero passato solo così poco tempo)

era una delle più belle case di un ricco mercante, era ridotta in un ammasso di macerie ed era tutta colpa

(di suo padre, solo sua)

sua,

(perché suo padre non capiva)

se solo avesse provato a capire, forse

(era LUI la causa della sua morte, tu non centri)

questo non sarebbe successo

(SI! sarebbe accaduto ugualmente)

La voce nella sua testa continua a tormentarlo, quella voce che un tempo trovava così confortante, perché era ora così fredda e distante. Urla, chiude gli occhi e spera che quanto accaduto sia solo un'illusione, che tutto sia accaduto nella sua mente, ma quando li riapre lo scenario non è cambiato: la casa è ancora distrutta e le ultime lingue di fuoco si stanno estinguendo consumando i resti di qualche antico tappeto o prezioso tavolo. E quando la disperazione finisce rimane solo la fredda consapevolezza. Il fuoco continuerà sempre a sussurrargli all'orecchio, forse non più come una tenera amante, ma comunque come un amico, pronto a sorreggerlo nel suo viaggio, sa che per quanti incantesimi imparerà, non potrà mai e poi mai abbandonare il fuoco, perché è ormai parte di lui, ma questo va bene, gli ricorderà per sempre cosa ha fatto, un monito indelebile inciso a fuoco nella sua anima.

Bg n°2

Classe Bardo

Razza Umano

Regione Waterdeep

Spoiler:  
Il castello, sede dell'ordine dei cavalieri del giglio risplendeva ancora dell'antica gloria che aveva in passato. I tetti che si dicevano essere d'oro, mandavano bagliori luccicanti nella mattina, e i vessilli color bianco garrivano al vento. Ma Elisabeth, secondogenita del Marchese di Fiddien, capo dell'ordine dei cavalieri del giglio, non era in grado di apprezzare l'imponenza e l'antica bellezza del castello sua dimora anche se si trovava a poca distanza da esso, nel giardino. Questo perché i suoi occhi erano incapaci di vedere da quando lei aveva cinque anni

Per lei tutto era un indistinto universo avvolto dalla più totale oscurità, nel quale, sebbene avesse più volte cercato di immaginare il castello, spiccava solo una cosa: Il suono del suo flauto. Lo strumento di acciaio ora era riposto sulle sue gambe, sopra il vestito di seta che le avevano detto essere verde mentre, seduta su una delle panchine del giardino, si godeva il cinguettio dei pettirosso al mattino tentando di trovare l'ispirazione per un nuovo componimento. Prese in mano lo strumento e ne appoggiò l'imboccatura sulle labbra, prima di sentire un fruscio alle sue spalle.

Con una agilità decisamente poco adatta ad una lady, ruotò il flauto fra le sue dita, finendo per tenerlo come se fosse una spada, ruotò il busto e puntò la punta dello strumento verso il petto della persona alle sue spalle. La benda che aveva sugli occhi (In modo che nessuno notasse gli occhi terribilmente martoriati dalla malattia che le aveva strappato la vista) seguì la sua traiettoria con un piccolo fruscio.

-Non sta bene avvicinarsi di soppiatto ad una Lady, Alois- disse al fratello

-Come facevi a sapere che ero io?- Fu la risposta che udì. Probabilmente stava sorridendo, visto il tono. Elisabeth allontanò il flauto traverso e lo ripose di nuovo sulle sue ginocchia

-Solo tu ti avvicini di spalle, e soprattutto hai una cadenza di passi ben precisa...- rispose con un sorriso. Le piaceva la presenza di suo fratello, più grande di lei di due anni e già cavaliere del giglio a tutti gli effetti, un onore che a lei non sarebbe mai toccato.

-Stavi suonando?- lo sentì chiedere mentre si avvicinava. Percepì la sua presenza al suo fianco.

-Tentavo, vuoi ascoltarmi?- Le dita stavano accarezzando la superficie liscia e perfetta del flauto -Ma ad una condizione, mi fai fare un paio di tiri con la tua spada- Il fratello le aveva insegnato di nascosto come usarla, ma non ne aveva una sua.

-Condizioni accettate- Seguì una piccola risata divertita. La ragazza sorrise, poi accostò di nuovo lo strumento alle labbra, posizionando le dita sui fori con delicatezza. Prese fiato e soffiò dolcemente nello strumento, le dita che aprivano e chiudevano sapientemente i fori. La musica che ne uscì ricordava vagamente il canto degli uccelli che cinguettavano negli alberi intorno a loro, abbinandosi al loro canto in una dolce sinfonia che durò alcuni minuti. Un ultima nota e posò lo strumento

-E ora la tua parte dell'accordo- Disse mentre riponeva lo strumento nella sua custodia. Elisabeth si alzò e tese la mano aspettando che il fratello le passasse l'impugnatura. Uno stridio, poi la sensazione del freddo metallo sulle dita. Le chiuse sull'elsa e cominciò l'allenamento, seguendo le indicazioni che le dava Alois. Quel piccolo paradiso che era il suo mondo aveva meno di un paio di ore di vita ancora.

Cominciò la sera. Elisabeth stava camminando per i corridoi ora semideserto dopo che l'ordine aveva perso gran parte della sua antica gloria, quando sentì le grida provenire dalle mura. Con il flauto come sempre nella borsa che teneva al fianco si diresse verso la direzione da cui provenivano le grida. Sentì gridare qualcosa, ma non e comprese il significato. Continuava a camminare per i corridoi contando mentalmente i passi quando qualcuno la bloccò

-Sei impazzita, dove ti eri cacciata, ti stavamo cercando ovunque- Suo fratello, dal tono di voce terribilmente agitato. Tentò di rispondere qualcosa, quando udì l'esplosione dal piano di sotto. Alois imprecò. -Andiamo, qui non è sicuro- Cominciò a tirarla per il polso, trascinandola per le scale.

-Che sta succedendo? Cosa sono le esplosioni?- La voce di Elisabeth si udiva a stento sotto il fragore delle esplosioni.

-Il castello è sotto attacco, non so i dettagli, mi spiace, ma devo portarti fuori, ordini di nostro padre- Le urlò di rimando suo fratello. In breve tempo si ritrovarono fuori, nel giardino. Sotto i piedi Elisabeth poteva sentire l'erba frusciare ad ogni suo passo, mentre correva in quel mare di oscurità che era il suo mondo, fuori dai confini del castello. I rumori si fecero più flebili, forse per la distanza, o forse perché non c'era più nessuno in grado di emettere suoni. Una voce si alzò nelle tenebre parlando in elfico. Uno dei vantaggi di essere ciechi è che hai una quantità di tempo libero praticamente illimitato. Elisabeth lo aveva utilizzato per imparare a fare un po' di tutto, dal parlare lingue al suonare il flauto al maneggiare la spada

-Arrendetevi, e vi sarà concesso di vivere- Elisabeth si bloccò immediatamente, e suo fratello fece altrettanto, ma solo per sfoderare la spada e bisbigliare all'orecchio della ragazza

-Rimani qui- le lasciò le mani, poi cominciò il cozzare delle spade, mentre cominciava a piovere. Alcuni gemiti di dolore, ma lei non sapeva a chi appartenessero, poi un grido strozzato. Strinse le dita sulla borsa che conteneva il flauto mentre la pioggia le bagnava i vestiti.

-Stupido umano- Altre parole in elfico, e per Elisabeth fu come se il mondo le fosse caduto addosso. Non si accorse nemmeno di cadere a terra, mentre la consapevolezza che suo fratello era ferito, o forse peggio, morto, la schiacciava come un macigno. Silenziose lacrime cominciarono a bagnare la benda che le copriva gli occhi. Udì qualcuno avvicinarsi a lei, poi un sibilo, un altro rantolo e qualcuno che cadeva a terra. Qualcuno parlò in elfico, forse un capitano, perché ordinò a qualcuno di reagire, prima che le sue parole venissero stroncate da un altro sibilo. Frecce, intuì Elisabeth, poi un urlo squarciò la notte

-Pagherete per questo! Tyr, donami la forza per sconfiggerli- Un altra voce si unì all'invocazione del mancino, questa volta però Elisabeth non comprese le parole, ma comprese la musica che seguì. Eterea e bellissima, al tempo stesso malinconica e felice, delicata, ma decisa. Una musica che lei non sarebbe stata in grado di uguagliare. Alcune urla, poi il clangore delle spade che cozzano e tutto finì, lasciando posto al silenzio, rotto solo dai singhiozzi della ragazza, ancora in ginocchio sull'erba che si stava facendo via via sempre più viscida mentre la pioggia continuava a battere senza sosta. Si sentì toccare la spalla

-Stai bene?- La ragazza sobbalzò alla voce e al tocco sconosciuto, mentre la mano correva verso il flauto e lo puntava nella direzione da cui proveniva la voce -Credo che quello non ti servirà a molto- Le rispose la voce. Una voce maschile, gentile. Abbassò il flauto e a tenoni cercò la custodia.

-Dov'è Alois?- chiese con voce rotta -Dov'è?- Altre lacrime si correvano lungo le sue guance, gli occhi ciechi che si spostavano inutilmente alla ricerca del fratello. La benda ora era scivolata via e le cingeva il collo come una sciarpa -Io non posso vedere, per favore ditemi come sta...- La voce esce a fatica dalle labbra scosse dai singhiozzi

-Muoviti Alexander, non è per questo che siamo qui...- Una seconda voce, più musicale, ma al tempo stesso più dura

-Un attimo... Shireen ha già finito all'ingresso?- Il primo uomo rispose alla seconda voce, poi si rivolse di nuovo a Elisabeth -Forse è meglio se sei cieca, non è un bello spettacolo- La mano sulla spalla si spostò, scivolando via mentre anche la presenza dell'uomo si allontanava. Elisabeth afferrò la mano dell'uomo

-Io voglio sapere come sta... vorrei vederlo...- La voce le usciva strozzata mentre tentava di cacciare indietro le lacrime -Non so nemmeno che volto abbia... io... lui è mio fratello, il mio unico fratello...- le dita persero forza e lasciò la mano dell'uomo. Sentì un sospiro, poi di nuovo quella musica celestiale

-Se è quello che desideri davvero posso ridarti la vista, ma preparati al peggio, il mondo non è una vista gradevole purtroppo- Con queste parole le si avvicinò di nuovo e le toccò il volto, con una carezza leggera, poi si riallontana -Arrivo- Le ultime parole rivolte alla seconda voce.

Elisabeth era senza parole mentre osservava le sue dita, gli occhi che riacquistavano nuovamente a vista. si volò verso le due figure, due semplici sagome scure che sparivano nell'oscurità, poi si voltò nell'altra direzione. Davanti a lei c'erano una decina di elfi, alcuni trafitti da frecce, altri orribilmente mutilati, ma fu un altro corpo a riempire i suoi occhi di orrore. Suo fratello, l'unico umano in quella strage era riverso a terra, il petto squearciato in più punti. Si alzò tremante e vi si avvicinò, per poi sedersi al fianco del fratello, osservandone per la prima volta dopo anni il volto. Si era fatto crescere la barba, bionda come i suoi capelli, in un pizzetto curato. Accarezzo il viso e poi lasciò che le lacrime scorressero libere, silenziose, l'unico rumore nella radura la pioggia che continuava a cadere incurante del suo dolore e della morte. Crudele.

Nessuno arrivò dal castello, nessuno gridava, nessuno sembrava più in vita al forte. Sempre piangendo, prese la spada e il fodero, osservandone per la prima volta l'elsa e la lama, sfiorò nuovamente il volto di Alois e mormorò una preghiera. Poi si alzò, guardò un ultima volta la radura e i corpi distesi sull'erba fradicia

"Riempi i tuoi occhi di questo orrore, perché non dovrai dimenticare, mai!" si fissò il fodero al fianco, infilando la spada al suo interno. Poi raccolse il flauto, osservando con occhi pieni di lacrime e stupore le forme ormai così familiari dello strumento, poi semplicemente cominciò a camminare, senza una meta precisa, sola…

Li ho messi tra spoiler perché... beh, quando e se li aprirete ve ne accorgerete :P

Per ora ho creato questi due, però in mente ne ho molti altri... quando li avrò scritti li posterò :D


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Hahaha Word per correggere la grammatica....vabbè lasciamo stare.

Background... è la storia del PG, antecedente a quello che sta per affrontare...

ho fatto un topic a riguardo, per raccontarci le storie e background, ma può servire anche per aiutare.

torniamo alla tua domanda.

Lo stregone umano è ben fatto, sembra di capire che sia un Caotico neutrale, oppure neutrale. Certo ha ucciso suo padre, ma lo ha fatto come scusante delle angherie subite. L'unica cosa è che non fai riferimento al famiglio e il master ha pochi appigli.

il bardo o meglio la barda: forse un po troppo dialogato, buoni spunti per il master, ma anche incasinato è più un racconto che un background, ma piacevole.

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