Morwen Inviata 18 Giugno 2006 Segnala Inviata 18 Giugno 2006 Attenzione! Leggerlo può causare follia! ^^ Spero vi piaccia... "Sono qui, sospesa a qualche metro dalle mura che difendono una delle poche città ancora libere di Faerun, Murann. Piove. Una pioggia fine e leggera, la solita pioggia d’estate che cade sulla pelle come una carezza. Guardo verso il cielo e piango, sentendo venir meno la forza che mi ha sostenuta fino ad oggi. Nierme rosse moruantë nwalyanya. Lo sussurro piano, nella mia bella lingua. Le gocce di pioggia nascondono il mio dolore… Lentamente le nubi si diradano e si disperdono nell’orizzonte, lasciando che il cielo di Murann si mostri in tutto il suo splendore. E’ bello quasi quanto il cielo della lontana Evermeet… Suono la nostra canzone e guardo il cielo, ora limpido. In questa notte Selûne è splendida come non mai, accompagnata come al solito dal suo grande arco di numerose luci più piccole. Le Lacrime di Selûne… Cerco le tue stelle. Ecco… Alto nel cielo, a Nord, posso vedere il Cerchio delle Stelle di Mystra, un cerchio di grandi e luminose stelle al cui interno si trova la più assoluta oscurità. Quand’ero bambina mi raccontavi che al centro dell’oscurità era sospeso il Castello di Notte di Mystra… Il tuo. Suono ancora, fino a che ad Est non vedo apparire Anadia, l’Araldo dell’Alba. Il sole sta per sorgere. Ripongo il mio flauto, mentre le ultime note svaniscono. Le stesse note che tu suonavi quand’ero bambina per accompagnare i miei sogni, le stesse che io e mio fratello abbiamo suonato mesi fa per salutare la nostra amata isola e le sue coste splendide e selvagge. Un saluto alla meravigliosa Leuthilspar, con le sue belle torri di cristallo scintillante. Un omaggio a Corellon, Nostro Padre, e alle foreste in cui noi elfi viviamo. E che in noi elfi vivono. Ecco… Nell’aria risuona ancora quella stessa melodia. Solo io posso sentirla, chiara e limpida, e quasi riesco a vedere le note che scivolano sui fili magici della Trama, musica che tu, madre mia, mi invii dal lontano piano in cui dimori, il Cuore del Dweomer. Una lacrima scivola sul mio viso e per un istante i raggi del sole che sorge la rendono un prezioso cristallo. Mi manchi, mamma… Il mio pensiero ritorna per l’ennesima volta al tempo perfetto in cui ancora non sapevo nulla delle mie vere origini, quando ancora non ero consapevole del sangue divino che mi scorre nelle vene. Allora io credevo tu appartenessi solo a me e a mio fratello, e a nostro padre e tuo sposo, Ivory. Ora so che non è così. Tu sei Mystra, la Madre di Tutta la Magia, la Signora dei Misteri. Sono orgogliosa di essere tua figlia, come potrei non esserlo? Eppure, madre mia, preferirei cento volte che tu non fossi ciò che sei, per restare accanto a me, ancor più ora che non mi resta più niente, niente oltre a colui che, insieme a te, mi ha insegnato tutto ciò in cui credo e che ha acceso la fiamma che, tu mi dicevi sempre, arde nel mio cuore. Quel fuoco che mi hai raccomandato di non lasciar spegnere mai. Te lo prometto, mamma… Non lo farò. Non lo farò, neppure ora che vorrei svanire come le tenebre che Lathander sta scacciando con il suo arrivo in questa limpida alba di fine estate. Troverò il coraggio… Lo stesso che tu hai avuto tre secoli fa quando, per amore di un mortale, hai lasciato il tuo regno divino e rinunciato alla tua stessa essenza. Dolce Mezzanotte. Ho già detto di essere onorata ogni volta che ti chiamo madre…? Sì. Ma non è perché tu sei una Dea, non è perché è a te che devo la mia Arte, che ti amo tanto profondamente. Per queste cose sollevo a te le mie preghiere ed è a te che mi rivolgo quando ho bisogno di tessere la mia magia sui fili della Trama. Il mio amore per te viene dal dolce ricordo di quando mi tenevi tra le braccia e mi guardavi con occhi pieni di affetto, di quando la tua mano si stringeva intorno alla mia manina, per consolarmi, sorreggermi. Quest’amore viene dalle volte in cui mi hai punita per la mia avventatezza o per la mia cocciutaggine o insolenza. Anche per questo ti voglio bene. Hai forgiato il mio spirito così come i più abili forgiatori elfici creano quelle sottili e perfette lame di metallo bianco e leggero, le cui else ricamate con fiori e foglie dorate destano la meraviglia negli occhi di chi le guarda. E’ grazie a te e all’uomo che chiamo padre che, ne sono certa, saprò sopravvivere al dolore che ora lacera la mia anima. Scosto il mantello, scoprendo le mie catene. Aggancio al polso una delle due estremità e la faccio ondeggiare, ammirando gli splendidi disegni che percorrono i suoi anelli, frutto della maestria di uno dei più grandi forgiatori elfici. Non sono in grado di dire quante volte quest’arma mi abbia salvato la vita. Almeno tante quante lo ha fatto la magia… Almeno tante quante lo ha fatto il mio sposo. Il mio sposo perduto… Respiro a fondo quest’aria fresca che sa di mare e mi ricorda un po’ l’odore della mia lontana isola, la mia cara Evermeet. Per un breve istante la brezza dà sollievo alla mia gola che brucia di lacrime non ancora versate. Ma è solo un istante. Respiro ancora, profondamente, cercando rifugio nei bei ricordi. Non ci riesco… E’ passato troppo tempo ormai, quasi cinque anni, dall’ultimo giorno in cui i popoli di Faerun vivevano liberi e in pace e troppo poco, appena un giorno, da quando ho provato il dolore dell’abbandono. Mi sembra ancora impossibile… Proprio loro, le persone per le quali mi sarei strappata il cuore dal petto, se solo me lo avessero chiesto, mi hanno abbandonata. Mio fratello, il mio adorato fratello, che fin dal giorni in cui nacqui mi considerò come la cosa più bella e preziosa che il sole e la luna avessero mai visto nella loro infinita esistenza, e il mio sposo, il primo uomo che io abbia mai amato e al quale ho donato tutta me stessa, niente di meno, l’uomo che solo pochi mesi fa mi giurò amore eterno nel bosco sacro a Corellon, sono andati via. Si sono stancati, mi hanno scritto. La vita nella foresta è molto più attraente di quella in semi libertà che abbiamo condotto fino ad oggi. Ecco, queste le loro parole. Ma certo, maledizione! Certo che preferisco vivere libera, tra gli alberi della mia patria! Come tutti gli elfi miei fratelli che si trovano qui e che dalla patria si sono allontanati per fermare il folle nemico! Vi siete stancati degli ordini che ci vengono continuamente impartiti, avete scritto ancora… E di fronte a questo mi chiedo dove siano il vostro onore e la vostra lealtà se, e ne dubito per la prima volta, ci sono mai stati. Ordini… Nessuno qui combatte per dovere, ognuno qui combatte per amore. Amore per la propria terra da troppo tempo tormentata, per la famiglia, per gli amici, per la libertà, per ciò che è giusto. Non è per un ordine che due mesi fa ci siamo gettati in battaglia, meno di venti uomini in mezzo a un intero esercito, certi di incontrare così la morte, ma certi di volerla incontrare con le armi in mano! L’ordine era la ritirata, ricordate? La ritirata! Marilin, Keith, Kernan e Hummel sarebbero rimasti lì, a morire per permettere a noi e a ciò che restava del nostro esercito di scappare! E quel giorno, tutti, abbiamo trasgredito agli ordini. Abbiamo coperto la ritirata delle truppe e del popolo e poi… Io ricordo di aver guardato verso i nostri quattro compagni. Keith e Kernan, fratelli, traditori dell’esercito nemico, nella loro forma di draghi blu avevano scatenato tutta la loro magia e tutta la loro forza. Marilin e Hummel avevano risvegliato gli straordinari poteri che gli dei hanno concesso loro. Combattevano, con una forza che non può essere descritta a parole. E resistevano. Ma per quanto ancora ce l’avrebbero fatta? Di certo il tempo necessario per consentire anche a noi la fuga. Ci saremmo rifugiati a Murann, dove nuove interdizioni erano state alzate. Saremmo stati al sicuro, lì. E dopo qualche giorno saremmo tornati a raccogliere i corpi dei nostri amici, se mai qualcosa fosse rimasto… I generali nemici si stavano avvicinando… Fu un attimo. Gwendolyne, la lich, druida rinnegata, volò con il suo drago scheletrico verso Kernan. Meleghost, l’odiato Mago Rosso, apparve davanti a Keith. Due terribili Jarlaith si gettarono contro Marilin e Hummel. Cyrus, il pazzo che ha scatenato questa guerra per la sua folle sete di potere, si scagliò contro Marilin, con un sorriso sadico sul suo volto scuro di drow. Sarebbero morti e non avremmo potuto far nulla per riportarli in vita. Provai un brivido. Non ho versato il mio sangue in tutte queste battaglie per scappare proprio ora. Non mi sono battuta con tutte le mie forze per tirarmi indietro adesso. Non adesso che quattro dei miei amici sono lì, disposti a morire per salvare anche me. Non adesso che il mio sguardo si posa sull’intera vallata tinta di rosso e disseminata dei cadaveri delle donne, dei vecchi e dei ragazzi che ci chiesero un’arma per poter dare il loro contributo, perché non volevano stare a guardare mentre ciò che loro amavano veniva spazzato via. Rivedo la testa di Giltar, il cacciatore drow nostro alleato, fracassata dalla mazza di Cyrus, rivedo il suo volto immobile e deformato dalle ferite e dal dolore, i suoi begli occhi verde pallido fissi nel cielo. Davvero non volevo vendetta per la sua morte? No… Gli ordini sono ordini. E’ vero… Ma io, nel mio secolo di vita, ordini non ne ho mai eseguiti. Nemmeno uno. E non è certo questo il giorno giusto per cominciare! Morte ai nostri nemici! Gurth gothrim lye! Ricordo di aver pensato questo… Poi il mio cuore prese a battere furiosamente, come impazzito. Ricordo che agganciai ai polsi le mie catene chiodate e le strinsi tra le mani come mai avevo fatto, mentre richiamavo alla mente i miei incantesimi. Feci un passo avanti e mi accorsi che anche tutti gli altri avevano fatto lo stesso. Tutti con lo stesso sguardo determinato e sereno, lo sguardo di chi è certo di quale sia la cosa giusta da fare, a prescindere dall’esito. Khalos ed Elara stavano già iniziando a cadere preda della loro furia berserker. Grimm e Kierkan, i due monaci, avevano già stretto i pugni e si erano abbassati, pronti alla carica. Aeron cominciava già a pronunciare parole nell’antica lingua dei draghi, puntando verso i Maghi Rossi che tutti insieme stavano avendo la meglio su Keith. Era determinato a mostrare a quegli stolti maghi senza giudizio tutti i suoi poteri di stregone, avrebbe provato loro che cosa era davvero in grado di fare chi, come lui, non aveva mai avuto bisogno di ricorrere a libri, mentori o teorie per accedere alla Trama. Zeiren, mio fratello, sorrise e impugnò il suo arco incoccando quattro frecce. Presto i nemici avrebbero provato sulla loro pelle la sua micidiale mira. E sarebbero caduti. Ivan, il nostro nano, guerriero forse tra i più grandi mai esistiti, afferrò la sua ascia e digrignò i denti. Seraph, l’elfo dagli occhi del colore della luna, si apprestò ad invocare il Fuoco d’Argento. Cynthya, la piccola barda, cominciò a cantare, ispirando in ognuno di noi la forza che animò i grandi eroi del passato. Krum fece roteare la sua spada a due lame tra le mani, rivolse un sorriso a Cynthya e la prese per mano. Aravilar, l’elfo del sole, l’inventore un po’ pazzo, passò le dita sul suo libro magico e puntò i suoi occhi tra il verde e l’oro sui Maghi Thayan. Non avrebbe risparmiato loro nulla della sua Arte e certamente di molti di loro non sarebbe rimasto nient’altro che vesti rosse e dorate e una manciata di finissima polvere. Tebrin, devoto a Moradin, paladino, simbolo della speranza che non può essere annientata, sollevò il suo martello verso il cielo con un gesto solenne, volto a onorare il suo dio, il suo clan e la sua razza, il bene e la giustizia. Khrann, il mio sposo, si affiancò a me e sorrise, impugnando il suo falchion, la sua Azathara. Ci guardammo intensamente per qualche istante, i miei occhi color lavanda fissi nei suoi del colore dell’ambra. Insieme. Anche questa volta. Forse per l’ultima, ma comunque insieme… Non potevamo vincere, lo sapevamo. Ma potevamo provare. E in quella battaglia dimostrammo tutto il nostro valore… E ora voi dite che vi siete stancati? E’ semplicemente assurdo! Ma non è solo questo, ho ragione? Tu, mio adorato sposo, ti sei stancato anche di me e della mia Arte, la magia, magia della quale tu avresti sempre voluto fare a meno… E credi che io ti abbia tradito. Credi che ti abbia tradito durante la mia ultima missione, con uno dei miei tre compagni. Credi questo. E allora quanto poco sai dell’onore degli elfi, amore mio… Forse è per la nostra lunga vita o forse è per qualcos’altro, ma vedi, quando un elfo ama qualcuno o qualcosa, lo fa per tutta la vita. Noi elfi tardiamo a dimenticare… E in virtù di questo mi chiedo perché Zeiren abbia fatto ciò che ha fatto. Neppure un abbraccio o un ultimo saluto. Solo due lettere scritte di fretta e due stanze vuote. Come, all’improvviso, il mio cuore. Quante volte in questi anni avrei potuto rinunciare a combattere, lasciarmi morire trafitta da una spada nemica. Avrei potuto smettere di sperare in un giorno migliore di quello appena trascorso e abbandonarmi alla disperazione, non ero costretta a sorridere. Ma l’ho fatto, perché volevo sorridere, per te, per mio fratello, per mia madre e mio padre, perché volere essere felice a dispetto di questa maledetta guerra, volevo sopravvivere e vivere pienamente questa vita. E lo voglio ancora, in fondo al cuore, anche se tu, da tempo ormai ragione di molti dei miei sorrisi, sei distante da me. Lo voglio ancora, anche se tu, la persona con la quale desideravo riempire gli infiniti giorni della mia vita immortale, unica manifestazione del mio sangue divino, e con la quale avrei voluto avverare i miei e i tuoi sogni, hai rinnegato il nostro amore. Levandoti l’anello mi hai detto che lo avresti tenuto, perché, comunque fossero andate le cose, ti avevo regalato dei bei ricordi. Ricordi… Dunque non sono nient’altro che questo per te, ora… Solo un pallido ricordo… Cerco di nuovo di soffocare il dolore, mi sembra di impazzire. Guardo verso il mare, il gelido Mare delle Spade, la cui superficie azzurra appena increspata dal vento riluce d’oro e d’argento sotto i raggi del sole ormai sorto. Il cullare delle onde riesce a lenire per un po’ la mia anima ferita e forse il ricordo di un’espressione serena si dipinge sul mio viso, ma non dura a lungo. Allora cerco di rifugiarmi ancora nei momenti di gioia che riesco a richiamare alla memoria… 1
Morwen Inviato 18 Giugno 2006 Autore Segnala Inviato 18 Giugno 2006 Ecco. Rivivo il giorno del mio matrimonio… Mio fratello che viene a svegliarmi all’alba per aiutarmi a indossare l’abito da sposa, secondo la tradizione. Io che infilo la testa sotto il cuscino, implorandolo di lasciarmi dormire ancora un po’… I suoi occhi pieni d’orgoglio, come, ne sono certa, lo sarebbero stati i tuoi, mamma, e i tuoi, papà. Già… Perché in quel giorno speciale il destino non vi concesse di essere accanto a me… Entrambi i vostri spiriti erravano ancora per il regno di Kelemvor, condotti lì dalle fredde mani dei vostri assassini. Solo da poco, per volere degli dei e per la volontà di Lord Ao, vivete ancora. Ma anche allora eravate lì, lo so, accanto a me, infinitamente lontani eppure mai così vicini, come solo un padre e una madre sanno esserlo… Ricordo il mio bell’abito, bianco e azzurro, ricamato con fili di mitrhal. Sembrava un frammento di cielo d’estate… Ricordo che l’avevo voluto di quel colore in onore di Azuth, il primo Magister, il Patrono dei Magi, il Signore degli Incantesimi. In suo onore, sì, perché fu lui a sostenermi nei momenti in cui avrei voluto arrendermi, fu lui a darmi le risposte che avevo cercato per tanto tempo. Fu lui che mi aiutò a scoprire la magia sopita dentro di me, mostrandomi le vie d’accesso alla Trama e a rendermi quella che sono, una istar, una stregona. Fu lui che mi disse il tuo nome, madre. E, ancora, fu lui ad accompagnarmi all’altare. Quando mi porse il braccio, provai un’emozione indescrivibile. Quel giorno Marilin unì me e Khrann nel sacro vincolo e mio fratello e Kierkan ne furono i testimoni. Sorrido, amareggiata… Come sembra lontano quel giorno! Qualcuno pronuncia piano il mio nome. Mi volto. E’ Seraph. In piedi sulle mura, mi guarda con i suoi occhi del colore della luna, senza sapere che fare per lenire il mio dolore. Sorrido, ma non riesco a ingannarlo. Non sono mai stata brava a mentire… Lle tyava quel, Indil? Mi chiede se sto bene e io gli rispondo sì, che passerà. Ma non è vero e lui lo sa. Mi guarda ancora un istante e nei suoi occhi posso scorgere il suo dolore per me e anche quello per se stesso. E’ deluso e amareggiato. Mio fratello, il suo migliore amico, andando via ha tradito anche lui. Non voglio che si preoccupi per me, così sorrido ancora, cercando questa volta di ingannare me stessa, e con un piccolo salto atterro sulle mura. Prendo la mia bacchetta e la uso come uno stocco, imitando uno spadaccino ed eseguendo finti affondi verso il suo petto, costringendolo ad arretrare. Caela ie’lle! Prendi questo! Rido e ride anche Seraph. Poi si congeda. Deve terminare gli ultimi preparativi per i funerali. Già… I funerali. La cerimonia avverrà tra due giorni… Osservo la mia bacchetta. Mi è stata donata da Kanithar, un umano che a suo tempo fu ammesso alle Torri della Magia di Evermeet. Penso che non ci sia bisogno di aggiungere altro… Ad essere sincera non so bene perché me l’abbia donata. Dal suo punto di vista, ha molti motivi per disprezzarmi… Primo fra tutti perché sono l’indegna figlia della Signora dei Misteri. Inoltre, non solo sono un’incantatrice mediocre, ma sono addirittura un’”ignorante della magia arcana”. Sì, mi ha chiamata così… Sai che offesa! Suppongo alludesse al fatto che io non sia una maga. Infine, credo non gli vada giù il fatto che io abbia migliorato le mie capacità da incantatrice tanto quanto quelle da guerriera. Durante il periodo di allenamento devo essere stata un po’ insolente come mio solito, anche se non ricordo esattamente come andarono le cose. In ogni caso, per punirmi mi scagliò contro un fulmine. Ed io lo evitai con una capriola di lato… Se la prese parecchio, credo, perché nei giorni successivi non mi diede un attimo di tregua. Alla fine dell’allenamento, quando mi diede quella bacchetta, identica alla sua e di gran lunga migliore di quelle che donò agli altri maghi, mi scrutò con disprezzo e mi disse poche parole. Nonostante avessi del talento per la magia e fossi agile e scaltra, restavo comunque un’ignorante. Qualcosa del genere. Credo che in quel momento abbia superato se stesso e che mi abbia rivolto le parole più gentili che potesse immaginare per me. E’ un oggetto di superba fattura. Assomiglia a un artiglio di drago ricurvo, color avorio, con la punta acuminata. L’impugnatura inizia con delicati motivi di fiori e foglie in oro e smeraldi su sfondo avorio e continua con delle striature azzurre che si avvolgono a spirale. Pian piano l’azzurro svanisce e, dopo ancora un piccolo tratto bianco, prende forma la testa di una fenice dalle piume infuocate, con il becco fatto di occhio di tigre e gli occhi di smeraldo. E’ bella, non c’è dubbio. La agito ancora davanti a me, simulando il lancio di un incantesimo. Sorrido. Amo la magia. Ripongo la bacchetta e mi sollevo in volo, più in alto che posso. Chiudo gli occhi e per un po’ lascio che il vento giochi con i miei capelli corti e dorati, un po’ come fa d’estate nei campi di grano maturo. Provo un po’ di serenità, ma il senso di vuoto che porto dentro è troppo vasto… Guardo verso la pianura che si apre davanti alla città. Là, alcuni chilometri più avanti, c’è un lunghissimo muro di marmo bianco, il muro su cui il giorno prima della battaglia sono stati incisi i nomi di tutti quelli che vi hanno preso parte. Sono stati i soldati e il popolo a chiederlo, dicendo che così, considerandosi già morti, avrebbero potuto dare il meglio in battaglia. Meno di un quarto di loro è sopravvissuto… Ma ognuno di quei morti si è guadagnato l’immortalità, un’immortalità che vale ben più della mia. Volo sopra il campo dell’ultimo scontro. Dove prima c’era una distesa di corpi martoriati ora c’è un prato verde. Ora questa è terra sacra, poiché qui quei corpi sono sepolti. Guardo i due altari. Uno è fatto di rami verdi intrecciati e foglie, e le colonne che lo sorreggono sono dipinte con scene di guerra e di caccia. Smetto di volare e cammino lungo la scalinata che conduce all’altare. Sui lati sono stati scolpiti serpenti a sonagli neri dagli occhi di rubino, con un diamante blu tra le fauci. Osservo la bara fatta d’ossidiana lucida e coperta da cristallo trasparente. Il corpo di Giltar è lì, gli occhi chiusi. Respiro a fondo, cercando di trattenere le lacrime. Il profumo che sento, profumo di alberi, di foreste, profumo quasi di casa, riesce a darmi ancora un po’ di pace. Solo un po’… Quel fara, mellonamin. Buona Caccia, amico mio. Gli rivolgo un saluto e inizio a scendere le scalinate dalla parte opposta. Ora davanti a me c’è il secondo altare, semplice, in marmo tinto d’azzurro chiaro. Le colonne che lo sostengono sono sospese nel vuoto, circondate da una tenue nebbiolina del colore del cielo e sono interamente percorse dalle parole di incantesimi che non conosco. Le gambe mi tradiscono per un attimo e devo appoggiarmi a una delle colonne per restare in piedi. Riprendo a volare e mi avvicino all’altare, alla bara di cristallo azzurro. Mi avvicino a te, Azuth. Mi viene da piangere e da ridere insieme. Sei lì, con la tua solita espressione un po’ svampita. Ma sei morto. Anche tu. Ucciso da Mask durante la guerra… Namaarie. Addio. Mi siedo sulla scalinata e riprendo a suonare, sempre le stesse note. Amavi stare ad ascoltare questa canzone ed io spesso suonavo per te, seduta sulle rupi che circondano le piccole spiagge di Evermeet. Spero che il tuo spirito riesca a sentirmi anche dal lontano Piano del Fato… Questa canzone è un omaggio e un grazie a te e Lathander, che avete concesso alle ultime quattro città libere di Faerun di non cadere. Murann, Mithral Hall, Evereska ed Evermeet. Tu hai rinunciato a vivere… E ciò a cui ha rinunciato il Signore del Mattino forse non è poi così diverso. Ha perso i suoi poteri e con essi la sua amata Chauntea, la Dea del Grano. E ora Lathander o, come desidera essere chiamato, Drakon, si trascina vecchio e stanco per le sale del tempio di Murann, ripensando attimo dopo attimo alla sua sposa lontana… No, non è giustizia questa! Padre degli Dei, non è questo l’equilibrio! Ma chi sono io per mettere in dubbio il tuo operato? Mi sento stanca, mamma… Mask, perché l’hai ucciso? Non mi avevi già dato abbastanza dolore? Mask… Il Maestro dei Ladri, il Signore delle Ombre. Quante volte ho maledetto il tuo nome e la tua stessa esistenza! Mask, padre scellerato. Ingannasti mia madre, nel tempo in cui lei era mortale, e da quel tradimento nacqui io. Da quando me lo hai detto, con quel tuo sorriso beffardo, per molto tempo ho disprezzato la mia stessa esistenza insieme alla tua. Mi hai dato un potere, un potere divino, straordinario. Mi hai resa padrona delle ombre ed ora io, per tuo dono, posso piegarle al mio volere. Posso attingere al piano dell’ombra e creare numerose copie delle mie catene, moltiplicando i miei attacchi o perfino creare un duplicato fatto d’ombra di me stessa. Sono in grado di muovermi nell’oscurità unendomi all’oscurità stessa e nessuna barriera è tale per me, perché come l’ombra riesco a giungere ovunque. Ma questo potere me lo hai dato per piegarmi alla tua volontà. E’ un potere fatto di pura malvagità, che ogni giorno cerca di impossessarsi del mio cuore. Ma per tua sfortuna Azuth ha provveduto a mettere un freno a questo potere. E’ per questo che i miei incantesimi lasciano sempre una scia di nebbia azzurra dietro di loro… Sono consapevole che così facendo l’abbia ridotto in potenza di dieci volte, ma non mi importa. Ciò che conta, padre maledetto, è che io non sono come te. Non lo sarò mai. So che potrei essere ciò che tu più desideri, la più inafferrabile ladra, la più letale assassina. Ma non ho mai usato le mie abilità per far del male a persone innocenti ed è questo che mi rende diversa da te. Tu sai che l’odio che provo per te è tanto profondo quanto l’amore che provo per Mezzanotte. Cinque anni fa mi hai portato via lei… E ora Azuth, che amo come amo lo sposo di mia madre. Se solo avessi il potere di ucciderti! Non hai mai perso occasione per tormentarmi… Anche ora sento la tua voce. Ridi del mio dolore… Forse hai ragione, sì. Forse è davvero come dici, non sono che una fragile libellula, a cui basta sfiorare appena le ali per impedirle di volare… Ma, padre maledetto, c’è una cosa che non sai. So volare anche senza ali. Continui a parlarmi… Mi dici che sono una sciocca, che quest’abbandono dovevo aspettarmelo e che anche tutti quelli che mi sono ancora amici faranno la stessa cosa, presto o tardi. Fino a che resterò sola, a rimpiangere il giorno in cui ho rifiutato l’enorme potere che tu mi hai offerto. Perché niente di quello in cui credo vale qualcosa. Ma dimmi, credi davvero che io stia prestando attenzione alle tue parole? Cosa puoi saperne tu di quello in cui credo? Cosa puoi sapere della lealtà, dell’onore, dell’amicizia, dell’amore, del coraggio? Sei mai stato leale, hai mai compiuto un gesto d’onore, hai mai amato tanto da essere pronto a rinunciare a tutto per qualcun altro, hai mai messo la vita di un altro davanti alla tua? Io non credo. Loro, però, sono andati via… Continui a farti beffa del mio dolore… Sì. Ma non per questo smetterò di credere in ciò che c’è di buono in questo mondo. Sai, a volte, nei miei attimi di follia, mi sono chiesta se, almeno per una volta, una sola, tu abbia provato per me qualcosa che fosse anche solo l’ombra di un po’ d’affetto… Ma conosco la risposta. Perderemo questa guerra… Continui a ripeterlo… Mi dici che faremmo meglio ad arrenderci e implorare i nostri nemici perché ci concedano una morte rapida. Mi viene da ridere per la stupidità della tua affermazione e in effetti lo faccio… Ho solo due cose da dirti, dopo ignorerò ogni tua parola. In tutti questi anni la morte ha tentato di porre fine alle nostre esistenze innumerevoli volte, e finora ha sempre fallito. Ebbene, puoi star certo che ognuno di noi farà in modo di farla aspettare ancora a lungo! Per quanto riguarda l’esito ultimo di questa guerra… Credo che tu non abbia tenuto conto dell’unica vera arma che conta davvero, quella che, alla fine, ci assicurerà la vittoria. Non è l’Arte di maghi e stregoni, non è il Potere di chierici e paladini. Non è la spada, né l’ascia del guerriero. Non è neppure uno dei poteri che voi divinità avete concesso ad alcuni eletti e non è l’esperienza bellica di generali e comandanti. E’ qualcosa che tu non puoi capire, perché è una prerogativa di noi poveri, stolti mortali. E’ la speranza. E fino a che avremo speranza, sapremo combattere con forza e valore. Fino a che sarà così, il nemico non potrà vincere. Basta… Prendo la testa tra le mani, nel tentativo di far tacere la tua voce. All’improvviso nella mia mente ritorna il silenzio e sento una familiare presenza accanto a me. Mi volto, ma non vedo nulla. Non sento alcuna voce, ma percepisco una mano che si posa sulla mia spalla e come per incanto ho come la certezza che tutto andrà per il meglio… Lle vesta? Me lo prometti, Azuth? Se sei tu a dirmelo, allora io ci credo. Grazie… Mi sollevo ancora in volo, ancora più in alto che posso, e guardo a Ovest, verso il sole che tramonta sul mare. Andrà tutto bene. Suono ancora per un po’ e prego affinché il vento sussurri queste note a mio fratello e al mio sposo. Non riesco a odiarli, non posso. Aa’ menle nauva calen ar’ta hwesta e’ ale’quenle, toron. Possano le tue strade essere verdi e possa il vento accompagnarti, fratello. Quanto a te, mio sposo, ti aspetterò. Cormamin niuve tenna’ta elea lle au’… Il mio cuore dormirà fino a che non ti rivedrà ancora… Ora il sole non è che una striscia rossa tra il cielo e il mare. In alto nel firmamento, luminosa, vedo Coliar, l’Araldo della Sera. E’ ora che io riposi. Forse nel sonno anche la mia anima troverà un po’ di ristoro… E se anche non dovesse essere così, avrò pazienza. Dopotutto, ogni notte ha la sua alba. Anche questa."
Heaven or Hell Inviato 19 Giugno 2006 Segnala Inviato 19 Giugno 2006 Morw quando continui?? continui?? dai CONTINUA!!! A me è piaciuta moooooooooooooooooooooooooooooolto
Morwen Inviato 19 Giugno 2006 Autore Segnala Inviato 19 Giugno 2006 Grazie!! (anche se ad essere sincera pensavo che nessuno lo avrebbe letto.. Un racconto lungo due post non invita molto alla lettura! ^^ )
freppi Inviato 19 Giugno 2006 Segnala Inviato 19 Giugno 2006 E' un racconto delizioso, piacevole a leggersi (io l'ho fatto ascoltando "Comptine D'un Autre Ete") da cui si nota una grande affinità d'animo tra Indil e la scrittrice stessa ... Bhè ... credo che stiano tutti aspettando un sequel e credo anche che non ci deluderai ... Morwen.
Morwen Inviato 19 Giugno 2006 Autore Segnala Inviato 19 Giugno 2006 Grazie freppi ^^ A proposito di musica... La "colonna sonora" di questo racconto si chiama Elven flute, una delle canzoni di The Record of Lodoss War.. ^^
freppi Inviato 19 Giugno 2006 Segnala Inviato 19 Giugno 2006 A proposito di musica... La "colonna sonora" di questo racconto si chiama Elven flute, una delle canzoni di The Record of Lodoss War.. ^^ Bellissima ... e molto dolce!
DarthVader Inviato 19 Giugno 2006 Segnala Inviato 19 Giugno 2006 Bellissima ... e molto dolce! ... e molto triste
Samirah Inviato 25 Giugno 2006 Segnala Inviato 25 Giugno 2006 Morwen, ho approfittato di questa domenica pomeriggio per leggermelo con calma. Mi piace tantissimo, mi ha emozionata e commossa. Sei veramente brava a far emergere i sentimenti dei personaggi e a farli diventare quelli di chi legge. I miei complimenti!
Baronts Inviato 25 Giugno 2006 Segnala Inviato 25 Giugno 2006 molto bella, brava è una storia interessante, ci tirerò fuori qualcosa per la campagna di d&d che masterizzo.. ciao Baronts
Morwen Inviato 26 Giugno 2006 Autore Segnala Inviato 26 Giugno 2006 Morwen, ho approfittato di questa domenica pomeriggio per leggermelo con calma. Mi piace tantissimo, mi ha emozionata e commossa. Sei veramente brava a far emergere i sentimenti dei personaggi e a farli diventare quelli di chi legge. I miei complimenti! Grazie, Sami ^^ Grazie, Baronts
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