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La Valle del Vento Gelido


Nathaniel Joseph Claw

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Gattonando fino alla locanda, riprendi quasi il pieno controllo delle tue facoltà motorie: hai esagerato con l'alcol, ma la botta di prima sembra averti dato una bella svegliata. Non sai quanto a lungo tu sia rimasto lungo sulla neve, ma in cielo non ci sono stati grandi cambiamenti e Guthewulfe è ancora al tavolo. Sorreggendosi il volto con una mano sulla guancia, ti osserva entrare senza dire una parola. Quando arrivi ad un passo da lui, si alza violentemente in piedi, scagliando un pugno contro la parete.

« AAAAAAAARRRGHHHHHH! » si sbraccia senza ritegno. « Non posso essermi lasciato sconfiggere da un pivello del sud! AAAAAAAARRRGHHHHHHH! »

Scrocchiandosi il collo, si alza in piedi con aria minacciosa.

« Fatti avanti! Dimostra ora di essere un uomo! »

Batte il pugno chiuso sul palmo opposto, arrivando ad un palmo dal tuo naso. Una gigantesca montagna di muscoli e grasso ti alita sul viso, inondandoti le narici con l'odore del liquore che ti ha dato alla testa poco fa.

« AVANTI! MUOVITI! »

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«Guarda che se proprio ci tieni possiamo anche farlo, ma trovo sarebbe meglio quando siamo entrambi più a mente lucida. Sai, non vorrei averla vinta troppo facile.» sogghigno leggermente «Che ne dici di una bella sfida domani? Io contro di te, la tua ascia contro la mia spada. Se vinco io mi prendo tutto, se vinci tu ti prendi tutto tu.»

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« Grrrrrr » il volto si deforma in una smorfia furiosa. « Credi che la mia mente non sia lucida? »

Ondeggia impercettibilmente su se stesso, ancora annebbiato dall'alcol.

« Non rifiuterò la sfida, ma non capisco di quale "tutto" tu stia parlando. Nello scontro metteremo in gioco la nostra forza, il nostro valore, non c'è motivo di trovare un premio per il vincitore »

Grugnisce ancora, uscendo traballando dalla locanda e sbattendosi dietro la porta.

« A domani, senza pelo »

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«Ovviamente parlo dell'onore, batterti mi basta come ricompensa. A domani, e vedi di rimetterti in sesto.»

Aspetto ancora un paio di minuti prima di alzarmi, poi esco dalla locanda.

E adesso? Dove dormo?

Mi guardo intorno tentando di farmi un'idea di che ore potrebbero essere, poi cerco una casa abbandonata e provo ad entrare.

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Non sei abituato ai colori del cielo di questa parte del mondo e, ancora confuso per la sbronza, non te la senti di ragionare per fare una stima precisa dell'ora della giornata. Girovagando per le vie innevate, oltrepassi diverse case inagibili, con porte, finestre e tetti sfondati, fino a raggiungere un'abitazione che ti sembra complessivamente ben mantenuta (per quanto possa esserlo una casupola in un villaggio sperduto oltre la Dorsale del Mondo). Entrando da una finestra aperta, ti fiondi sul letto senza neanche guardarti intorno, crollando subito in un sonno profondo.

Quando riapri gli occhi, sottili raggi di luce penetrano nella stanza attraverso le finestre prive di battenti, inondando l'ambiente e costringendoti a rassegnarti all'idea di non poter riuscire a riprendere sonno. Nel porto, di fuori, domina il silenzio più totale: non si sente neanche il verso di un animale. La testa ti duole leggermente, ma niente a cui tu non sia abituato.

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Che palle, odio la mattina...

Rimango almeno mezz'ora a rotolarmi nel letto aprendo gli occhi ogni tanto per guardare la finestra, poi quando mi sono un po' ripreso, inizio a ciondolare per la casa, in cerca di qualche cibo lasciato dai precedenti proprietari. Se non trovo niente mi dirigo alla locanda senza aprire la bocca ed ordino qualcosa da mangiare.

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La cosa più commestibile che trovi nella casa abbandonata è lo spesso strato di polvere che ricopre il pavimento, i mobili e anche il letto su cui hai dormito. Uscito in strada, ti fermi un attimo a fare mente locale per ricordare come raggiungere la taverna e, arrivato finalmente a destinazione, trovi tutto chiuso. Per quanto tu possa chiamare con vigore l'oste, nessuno risponde dall'altro lato della porta e, ormai, i brontolii del tuo stomaco si stanno facendo piuttosto pressanti.

Tutto è come l'hai lasciato prima di andare a dormire, tranne che per la totale mancanza di cadaveri di goblin (evidentemente rimossi dalla milizia cittadina) e per la netta diminuzione della fastidiosa nebbia che ti impediva di vedere ad un palmo dal naso: ora riesci persino ad intravedere la Malafemmina attraccata al molo.

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Sulla Malafemmina non c'è traccia di Hedron Kerdos o del resto dell'equipaggio, ma nella stiva trovi le scorte di gallette speziate che vi hanno accompagnato per tutto il viaggio. Ignorando il disgusto che ormai ti provocano quei tranci insapori (che sei stato costretto a sopportare molto più a lungo di quanto un uomo libero dovrebbe), ne ingurgiti fino a tacere i fastidiosi brontolii di stomaco, svuotando poi una buona metà di un barile d'acqua per scacciare il fastidioso impasto dalla bocca e rinfrescarti dopo la bevuta della sera prima. Quando risali sul ponte, trovi un gatto arancione ad aspettarti accanto all'albero della nave. Leccandosi una zampetta, ti squadra dal basso in alto.

« Miao »

Compiuti due giri su se stesso, si avvia a passo lentissimo verso il pontile, fermandosi a metà strada e voltando la testolina verso di te, come in attesa di una tua mossa.

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Il gattino avanza a rallentatore finché non arrivi ad un soffio dall'afferrarlo, poi, evidentemente schifato dalla sola vista della galletta, sgattaiola via per un paio di metri, scendendo dalla nave e rifermandosi ad aspettarti. Quando ti riavvicini, scatta lungo tutto il pontile, arrivando fino al molo. Senza demordere, segui il felino nelle strette stradine tra una casa diroccata e l'altra, finché, superato anche l'ultimo edificio dell'agglomerato, non scompare in una via completamente sommersa dalla neve che, salendo gradualmente lungo il costone della formazione rocciosa che circonda il molo, rappresenta l'unica strada per abbandonare il porto di Targos, probabilmente per raggiungere la parte alta della città.

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Imbocchi a passo svelto la strada che sale lungo il costone, del resto non ci sono altre vie e difficilmente il gatto potrebbe essersi arrampicato su una parete di roccia così ripida e scivolosa. Dopo un paio di minuti di corsetta sostenuta, il paesaggio intorno a te cambia completamente: il suolo innevato lascia gradualmente il passo ad una pavimentazione di pietre lavorate e le formazioni rocciose ai lati lasciano il posto ad edifici in legno ben più grandi di quelli che affollavano il porto. La quasi totalità delle abitazioni ha porte e finestre sbarrate e solo due danno l'idea di essere abitate: una piccola casupola più bassa delle altre, dalle cui finestre sta fuoriuscendo una grossa nube di fumo grigio e inodore e un grosso palazzone a tre piani che, dando l'idea di essere accogliente e ben riscaldato, ti inonda le ossa con una piacevole ondata di calore. Sebbene non ci siano diramazioni secondarie e l'unica via percorribile sia quella in cui ti trovi, non c'è traccia del gatto che stai seguendo.

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Mentre ti avvicini alla casa, le ondate di fumo si fanno sempre più grandi, arrivando ad offuscare l'intero viale. Appena bussi, il grosso nuvolone in cui sei immerso scompare all'interno della casa, risucchiato dalle finestre. Senti dei passi affrettati, poi la porta si spalanca di botto.

« Diamine, Phaen, non lo vedi che stavo... »

Un uomo sulla quarantina è in piedi davanti a te e ti fissa con aria perplessa, ansando per lo scatto. Indossa dei semplici vestiti neri, ma il grosso medaglione che porta al collo tradisce il suo anonimato: probabilmente è un mago importante o il membro di qualche chiesa (la faccia che dovrebbe riportare un simbolo è rivolta verso il suo petto, quindi non puoi intuire di più).

« E tu chi saresti per interrompere il mio lavoro? Lord Ulbrec lo sa che stai gozzovigliando per il paese invece di sorvegliare la palizzata? »

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«Probabilmente se non ci fossi stato io ora la città sarebbe invasa di goblin, quindi se anche non sorveglio la palizzata è perché me lo sono guadagnato. In ogni caso devo ancora avere il piacere di conoscere lord Ulbrec, quindi no, non lo sa. Tu piuttosto cosa stai facendo e chi sei?» chiedo con faccia interrogativa guardando vagamente preoccupato la grossa nuvola di fumo.

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Lasciandoti giusto il tempo di scorgere quattro cadaveri di goblin al centro della stanza, l'uomo si pone sull'uscio, socchiudendo la porta alle sue spalle in modo da bloccarti la visuale.

« Mi chiamo Koluhm Bonecutter, sto svolgendo degli importanti compiti al servizio di Lord Ulbrec. Il destino di Targos, in questo momento, dipende solo ed esclusivamente da me » vedi una scintilla di orgoglio in fondo ai suoi occhi. « Che intendi con "ora la città sarebbe invasa dai goblin"? »

Ora lo vedi in evidente difficoltà. Fissa lo sguardo a terra, massaggiandosi insistentemente il collo.

« C'è stato un nuovo assalto alla palizzata? »

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«Ieri sera, quando sono arrivato qui via nave, la città era invasa da quei piccoletti. Ne abbiamo trovati vari in un tunnel, ma non siamo riusciti a capire se fossero arrivati da lì o meno, in effetti era piuttosto strano!» esito per un istante «Posso chiederti cosa fai perché il destino di Targos dipenda solamente da te?»

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