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Inviata

Ho scritto questo raccontino di getto, ieri sera...

In piedi davanti allo specchio del bagno, nudo, controllava che tutto fosse in ordine.

Una pelle perfetta. Era sempre stato il suo sogno. Nessuna crema poteva funzionare, nessun intruglio chimico avrebbe potuto dargli ciò che gli interessava.

Era necessaria per la sua vita. Perché potesse continuare ad esistere. Ed avrebbe dovuto pensarci lui, con una vita sana ed equilibrata. Ogni minimo difetto avrebbe dovuto essere corretto e rivisto, eliminato completamente.

Perché la pelle non è solo uno strato di difesa per quel che c’è sotto. E’ anche un’interfaccia con il mondo.

Prese il vasetto in cui aveva preparato il sapone per radersi. Ne raccolse un pugno, e lo spalmò su tutto il suo curatissimo volto. Ne depose uno strato spesso due millimetri quasi esatti, con precisione, al limite del maniacale. Lo schiumoso icore bianco aveva completamente nascosto la sua bocca, rendendolo una maschera di se stesso. Era ormai abituato a vedersi così, e non provava più alcun orrore.

Afferrò il rasoio usa-e-getta, lo appoggiò sulla guancia destra e lo abbassò, applicando una pressione abbastanza elevata da recidere ogni singolo pelo senza intaccare lo strato cutaneo. Impiegò circa mezz’ora per la rasatura. Che aveva peraltro già effettuato quella mattina stessa.

Sorrise allo specchio, mostrando la sua linda chiostra di denti in perfetto ordine, appena lavati e puliti.

Ora poteva spogliarsi sul serio, e coricarsi.

<<Tutto bene?>> chiese la ragazza, dalla stanza da letto. La sentiva chiaramente: era per la sua voce, così argentina, vera, viva, che ne era stato attratto, il mese precedente. La stava facendo attendere nel letto, e questo non era gentile da parte sua.

Per la terza volta, avrebbero fatto l’amore. Era stato un approccio lento, pacato, ma pensava che, almeno in quel caso, avrebbe sortito il suo effetto. Ed aveva avuto piena ragione.

Si chiama Ellen, ma voleva che lui la chiamasse Ellie. Lui non voleva: gli sembrava un nome da cane. Aveva i capelli castani, di un colore molto intenso, tendente quasi al rosso. Il colore delle castagne dell’ippocastano appena tolte dal riccio. La pelle era liscia, rosata, pulita. Sembrava una bambola. Aveva sempre pensato che si trattasse solo di uno sciocco modo di dire, ma, almeno nel suo caso, era vero. E gli occhi color nocciola completavano quell’affresco che era il suo volto.

Non gli interessava il suo corpo, non immediatamente, almeno, in quel momento coperto da una semplicissima veste da notte, poco più di un sottile velo semitrasparente che avrebbe dovuto nascondere qualcosa ma mostrava in realtà tutto. Era ben costruito, quello sì. Molto curato, ben rifinito, armonico. Ma non era il suo corpo il fulcro del suo interesse e dei suoi timori, in quel momento.

Era lui stesso.

<<Sì, Ellen. Tutto bene. Arrivo subito.>>

Prese un gran sospiro, ed uscì dal bagno, spegnendone la luce.

La stanza era illuminata solo dall’abat-jour accesa sul basso comodino accanto al letto. In quella luce rosata, Ellen risaltava ancor di più, riempiendolo di orgoglio per la sua conquista. Ora doveva stare attento a non rovinare tutto quello che aveva fatto in un mese. Un suo gesto sbagliato avrebbe potuto significare la fine. E non solo del loro rapporto.

Ellen sorrise, vedendolo arrivare. <<Quanto ci hai messo…>>

<<E’ che mi piace essere… curato in ogni dettaglio.>>

<<Come se non lo sapessi.>>

Era il momento. Si sedette sul bordo del letto, vicino a lei. <<Ellen…>>

<<Ti vedo preoccupato.>>

<<Sì, lo sono.>>

<<E perché? Non è la prima volta che lo facciamo, no?>>

<<Certo, lo so, ma…>>

La ragazza si protese verso di lui. <<Cosa c’è?>> Lo osservò con attenzione per qualche istante. Aveva lo sguardo di una giovane volpe che controlla con diffidenza e curiosità una preda morta. <<Non ti ho mai visto così.>>

<<Perché… perché devo parlarti di una cosa. Importante.>>

Ellen si spostò una ciocca di capelli dal volto. <<Cosa riguarda?>>

<<Riguarda… noi. Io e te. C’è… c’è qualcosa che non ti ho mai detto. Qualcosa che mi riguarda.>>

Ellen assunse un’espressione corrucciata. <<E…?>>

<<E’ difficile dirtelo, Ellen. Difficile. Dovrei… mostrartelo. Ma ho paura.>>

<<E di cosa?>>

<<Della tua reazione,>> le confessò. <<Perché non sarà bello per te.>>

Ellen non rispose. Lui leggeva la tensione sul suo volto, nel suo corpo, e, inconsciamente vi rifletteva la propria.

<<Non so neanche come spiegarlo.>>

<<Allora fammi vedere. Forse posso capire meglio.>>

<<Ci provo.>>

Si alzò in piedi, ponendosi fra il muro e il letto. <<Ci provo. Ellen, ti prego, cerca di contenere la tua reazione… Io… io ti amo…>>

<<Lo so, tesoro, lo so.>>

<<E non voglio perderti.>>

<<Neanche io.>> Il suo sorriso gli diede coraggio. Sarebbe andato avanti.

Si toccò il polso sinistro, alla ricerca del primo punto su cui agire. Lì la pelle era più sottile, più semplice da manipolare. <<Perché, Ellen…>> Riuscì, con pochi, rapidi gesti a staccare la pelle della mano da quella dell’avambraccio.

<<Cosa stai facendo?>> chiese la ragazza, titubante.

<<Ti… ti ho detto che… non ti sarebbe piaciuto… ma…>> Si tolse la pelle dalla mano, mettendo a nudo le squame sottostanti. Sentì le scaglie cornee sollevarsi nell’aria, libere dalla costrizione della sua pelle perfetta. <<Io devo farlo, Ellen. Devo essere sincero.>> Ripeté l’operazione con l’altra mano, lasciando cadere in terra gli involucri. <<Almeno con te.>>

<<Ti prego…>> balbettò la ragazza, ritirandosi contro la testata del letto.

<<No, Ellen, per favore… non voglio che tu reagisca così… so che è… orribile, ma… voglio mostrarti cosa c’è sotto. Cosa sono.>>

Già, cos’era? Se lo era sempre chiesto, ma non era mai riuscito a trovare risposta al quesito. Armeggiò con la pelle del suo petto, fino a recuperare i punti di contatto del rivestimento dei suoi pettorali. Colpi secchi e precisi staccarono il tegumento, che, con un rumore sottile come una lama nell’aria, si squarciò, liberando il suo corpo lungo una linea dai genitali sino al collo. Con un lieve movimento della testa, riuscì a prolungare la fenditura, sino a farla raggiungere la sommità del suo capo.

Ne uscì come una farfalla dalla propria crisalide. A differenza di una farfalla, però, lui era costretto ad impuparsi ogni giorno, per uscirne solo nottetempo, nel privato del suo letto.

Scaglie e creste all’aria, il muso finalmente snudato, le solide placche ossee lungo il dorso e ai lati del volto, si sentiva finalmente in ordine. Si sentiva se stesso. Quello che era in realtà.

<<Ellen, io ti amo.>>

Ellen riuscì finalmente a liberare l’urlo che aveva accumulato in gola. Senza permettegli di reagire, scese dal letto con un balzo, correndo verso l’uscita della stanza.

<<Ellen! No! Per favore!>>

La ragazza non rispondeva. Riuscì a sentire il rumore della porta d’ingresso che si apriva e si chiudeva, prima di raggiungere il salone della sua casa.

Ellen se n’era andata. <<Ellen…>> Aveva urlato, aveva avuto paura. Si era spaventata.

Aveva rovinato tutto. E ora era giunta la fine.

Si sedette sul divano, le mani sul volto e i gomiti puntati sulle ginocchia. Pianse, liberandosi di tutta la tensione che aveva accumulato, senza limitarsi ai singhiozzi. Aveva sperato sempre nella compagnia di qualcuno che potesse amarlo, senza porsi il problema della sua identità, anche oltre il guscio che lo nascondeva e lo proteggeva dalla vista del popolo di tutti i giorni. Ma non esisteva, non esisteva.

Il mondo non lo voleva.

-MikeT

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Inviato

Come al solito Mike ti faccio i miei complimenti =D>

Una cosa che ho notato, e che con questo racconto mi balza ancora di piu' agl'occhi e' che riesci, nei tuoi racconti, a descrivere le cose come farebbe un fotografo con una forografia.

La struttura e' semplice e sintetica, ricostruisci situazioni complesse con naturalezza e semplicita'.

Nel racconto non c'e' nulla di piu' di quello che dovrebbe esserci, e allo stesso tempo niente di meno.

Non sono molto brava con le parole io, ma spero che si capisca cosa intendo dire, e ti rinnovo i miei complimenti ;)

Inviato

sai cosa mi ricordava molto prima della parte sulla rivelazione?

American Psycho (il libro non il film) di Ellis, se l'hai letto sai cosa intendo!

Uhm... no, non l'ho letto. :-k Come mai te lo ricorda?

-MikeT

Inviato

Me lo ricorda perché il personaggio del libro è ossessionato dal proprio aspetto fisico (oltre che da altre cose) e lunghi tratti del romanzo sono appunto descrizioni della sua cura corporea, del modo di vestirsi e prepararsi.

Ma oltre che come "trama" me lo hai ricordato anche come stile!!!

:wink:

ha questo ponto Mike è d'obbligo che tu legga American Psycho!!! :mrgreen:

Inviato

Mike, complimenti. Hai saputo cacciare questo splendido racconto breve, semplice e profondo al tempo stesso. Potrebbe anche essere uno spunto per qualcosa di piu' lungo se ti ci mettessi ;)

Mi è piaciuto! :D

Inviato

ha questo ponto Mike è d'obbligo che tu legga American Psycho!!! :mrgreen:

Mi piacerebbe molto, ma ho ancora una quintalata di libri in lista d'attesa di lettura. Se me ne aggiungo uno, dovrò cercarmi un mondo con giornate di 48 ore per finirli entro la vecchiaia. :lol:

-MikeT

Inviato

Mi piacerebbe molto, ma ho ancora una quintalata di libri in lista d'attesa di lettura. Se me ne aggiungo uno, dovrò cercarmi un mondo con giornate di 48 ore per finirli entro la vecchiaia. :lol:

-MikeT

nun te preoccupà!!!

il libro in se può lasciare un po' perplessi e ha un ritmo...diciamo.....un po' particolare!!!

Comunque sappi che in te c'è uno Psycho germe :mrgreen:

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