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Inviata

L'ho visto dopo diverso tempo che me lo ripromettevo la scorsa settimana, e devo dire che mi è piaciuto davvero un sacco.

Si tratta, per chi non lo sapesse, del secondo lungometraggio di Lorenzo Bianchini, "regista artigiano" del Friuli, che con pochi mezzi e buonissime idee si è di nuovo dimostrato in grado di sfornare pellicole di livello (a mio avviso) davvero stupefacente.

E' la storia di un professore universitario, che si imbatte per caso o per sfortuna in delle testimonianze medievali e in alcune fotografie, e del giornalista che, partito con l'idea di trovare nello studioso la fonte per un buon articolo, si ritrova suo malgrado invischiato nella stessa rete torbida, vecchia di quattrocento anni, che ha avvinghiato più di un'anima.

I mezzi sono pochi, dicevamo (si sa e a volte si intuisce), ma grazie alla collaborazione di diversi teatranti, di qualche vecchia conoscenza del cinema "Bianchiniano" e con una spazialità tutta nuova, il risultato è un horror-giallo con respiro storico di un'ora e mezza, che affonda le radici nella Santa Inquisizione e nelle Sette, nelle Chiesette di paese e negli archivi arcivescovili. I punti di contatto con "Lidrsi Cuadrade di Tre" a mio avviso ci sono, non solo banalmente per le locations friulane e per alcuni dialoghi in lingua (non predominante come nel primo film, ma comunque presente), ma anche per i "soliti" satanisti-pagani e soprattutto, e questo è il punto che mi piace di più, per quell'ombra che insegue di continuo i protagonisti, quell'insidia sopra la quale si equilibrano su un sottile filo i quotidiani acrobati di Bianchini, la Follia, grande motore e destino ultimo di quei personaggi comuni e piccoli che sono sempre mossi e imprigionati da una pericolosa spinta: la curiosità.

Cadono a volte nello stereotipo della vittima da film horror, con quelle ingegnuità alla soglia dell'illogico che ben conosciamo (della serie "Vado avanti io, aspettatemi qui...", fortunatamente assente, o "Resto a dormire qui una notte..." :rolleyes: ), ma d'altra parte si sa che la morale dei film dell'orrore in realtà è "Alla prima ca**ata sei morto.". Qui però, fortunatamente, non è necessario commetterne di madornali, Bianchini non si sbilancia troppo verso l'assurdo istinto da Lemming dei vari accoltellati/motosegati/squartati, il Nemico senza volto, non aspetta dietro un angolo buio.

Vabbè, a parte le mie menate (che chiudo qui perchè non ho voglia di dilungarmi), lo consiglio a tutti, specialmente a chi crede che per fare un buon film bastino i milioni e gli attoroni. Non fraintendetemi, occorrerebbero i milioni, ma non servirebbero a nulla senza la caratteristica spesso dimenticata di un cineasta che però Bianchini sembra, nel suo piccolo, possedere, ovvero la creatività.

Guardatelo e fatemi sapere.


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