Ferion vallas Inviato 13 Ottobre 2006 Segnala Inviato 13 Ottobre 2006 Ecco, su questo c'hai ragione. Mi vergogno un po' a dirlo, ma scrivo tutti questi troncamenti per fare "artista postmoderno" non ho capito..nel senso di atteggiarsi ad artista postmoderno?se si,mica va bene sta cosa,imho uno crea,sono gli altri a metterlo in un settore preciso...
esahettr Inviato 13 Ottobre 2006 Autore Segnala Inviato 13 Ottobre 2006 Evidentemente mi sono spiegato male: uso tutti questi troncamenti per "rvoluzionare" un po' la forma delle mie "poesie". Però, hai ragione a dire che è assolutamente inutile.
Godric il Paladino Inviato 17 Ottobre 2006 Segnala Inviato 17 Ottobre 2006 oltre a dire che sei molto bravo esa dico che sono d'accordo con te sul fatto della metrica. La poesia fuori dalle regole imho è la migliore perchè lascia più spazio al pensiero;-)
esahettr Inviato 18 Ottobre 2006 Autore Segnala Inviato 18 Ottobre 2006 Combatto per una ragazza bianca come la neve, dalle labbra dolci come il miele. Uccido per l'unica cosa per la quale ha un senso vivere. Non m'importa nulla di regni e imperatori. Nulla della causa per cui gli uomini si uccidono fra i monti e la brughiera. Nulla dei loro futili ideali. Non ardo del loro furore, della vacuità del loro spreco. Ho preso le armi solo per lei. C'erano tre soldati ieri all'alba, a un miglio dal nostro nido. Al tramonto ne rimase uno. Stamattina sono venuti a prendermi. L'ho portata nella capanna, fra i rami più alti della grande quercia, mia amica. Poi sono svanito nelle frasche. Ho ucciso e lo farò ancora, solo per lei. E se il crudele burattinaio con la falce nascosta fra le mele, nel suo cestino intessuto di stelle, si dimenticherà di me, tornerò. E ogni volta che mi addormenterò con la sua testa poggiata sul petto, i pallidi raggi della luna crescente fra i suoi capelli, sognerò gli spiriti degli uomini che ho ucciso per lei. E ogni mattina, mi sveglierò stremato al ritmo suo respiro, le sue mani fra le mie, felice di essere vivo con lei. La più grande idea del più grande dei profeti vale meno del più piccolo frammento della vita del più infimo degli esseri viventi.
esahettr Inviato 20 Ottobre 2006 Autore Segnala Inviato 20 Ottobre 2006 Vorrei scrivere per te dell'incapcità di esprimermi. E, per favore, so che è solo autocommiserazione ma non lo dire ad alta voce. Perchè il mio tempo non verrà mai. Perchè si può soffrire anche dove il dolore è invisibile e la morte tabù. Dove andrà il mio spirito, quando ogni granello di sabbia del grande deserto avrà la nausea di me? Dove andrà a rubare la vita la mia anima? Un giorno stavo a gambe incrociate sull'erba e vedevo splendere l'immensità. Ti amo amo le tue mani le tue gambe la tua bocca le tue braccia le tue gote le tue labbra i tuoi capelli. E questa sera andrò giù al fiume e chiederò a mio padre perchè è tutto così storto. E colpirò bottiglie di vetro con i sassi fino a sanguinare. Non c'è nulla da salvare, spero solo che sia indolore. Ho paura di non avere paura. Ho vissuto odiando chiunque fosse diverso per la paura di avere torto. Ma, ti prego, una sera vieni con me sul prato. Prego ogni notte che tu mi venga a baciare in sogno. Non voglio pensarci. Sono bravo solo a ficcare la testa sotto la sabbia. Sono già vecchio. Posso passare ore a ricordare. Non voglio essere solo. Perchè dobbiamo provare cose così profonde, se non possiamo esprimerle? Perchè a tutti e non a me? Odio tutte le persone a cui voglio bene. Dimmi, dov'è la salvezza per quelli come me? Sono troppo profondo per la felicità. Vorrei riuscire a dirti tutto quello che sono. Non so cosa darei per una notte senza me stesso.
Re dei draghi Inviato 20 Ottobre 2006 Segnala Inviato 20 Ottobre 2006 Davvero molto bella. Ti faccio i miei complimenti. :clap: :clap:
esahettr Inviato 22 Ottobre 2006 Autore Segnala Inviato 22 Ottobre 2006 Ho strisciato nel fango per un lampo di purezza. Ho attraversato le tenebre per intravedere la terra dove il sole splende per sempre. E' la nostra casa dall'inizio della fine, ma non l'abbiamo mai saputo. Non fa freddo nè caldo e non ci sono notti. Gli uomini vivono in pace e si crogiolano nell'amore per sempre. E' la terra da cui nessuno è mai tornato, la terra dove non ci sono sogni infranti. Ci sono molti mezzi per giungerci. Io mi servo del più antico di tutti. E' una macchina del tempo capace di trasportarti nei regni del tramonto. E' un treno impazzito che viaggia a velocità folle sui binari dell'ignoto. E' un sentiero impervio fra le creste dei monti della perdita di sè. In molti sono morti durante il tragitto. Altri, non hanno avuto il coraggio o la follia di procedere fino alla fine del percorso. Altri ancora, l'hanno cercata per l'eternità nel luogo sbagliato. Sono il prezzo da pagare per voler essere come gli dei. Io sono all'inizio della via. Non so se avrò la forza di concluderla. Non so se sarò in grado di accettare la verità. Perchè, alla fine del labirinto, si scopre che l'essenza è la domanda, non la risposta. Il senso della ricerca è in sè stessa, non nella scoperta. Ma al contrario non funziona. E' la terra da cui nessuno è mai tornato, la terra dove non ci sono sogni infranti.
esahettr Inviato 26 Ottobre 2006 Autore Segnala Inviato 26 Ottobre 2006 E' quasi novembre e non ho ancora una ragazza. Ricordi agrodolci mi affollano lo spirito. Mi impediscono di intravedere forme oscure nella nebbia. Basta un millimetro per un chilometro. E non è solo perchè batto la tastiera così. E Gesù era un anarchico e l'hanno fucilato perchè non lo merito. Sono un po' più vicino a Bhudda, ora, solo un poco. Non fidarti di me, limitati ad amarmi per le bugie. Ideali, eroi, rivoluzioni: i trastulli degli dei nelle radure dove l'alba è perenne. Ogni volta che mi giro sei più perfetta. Ho preso la mia anima a brandelli e l'ho bruciata nell'effimero di una stella cadente. Nessuno dei miei professori capisce che nemmeno il sapere accumulato dal più grande dei sapienti, saprà sfamare la Madre stuprata. Forse un domani, in ogni volto scorgerò le tue gambe azzurre nella cecità del crepuscolo. Ti voglio toccare e baciare fino a farti venire i lividi. E se fossi malata ti curerei in una miniera d'oro. Se avessi un sottomarino, non dormirei fra i mortali. Siamo nati dai vermi e vermi e dei presto torneremo. La putrefazione è vita. Non vi è luogo più in pace di un cimitero. Quando vi vedrò cambiare? Mi dispiace, se cerco una scusa per morire sulle curve del tuo collo. Se fossi una donna ti odierei se fossi un uomo saresti la porta della realtà. Alla fine di tutto dovremo guardare per ore le dita di sangue. Perchè un viso bellissimo è come una bestemmia oscena. Dio creò l'Eden e lo sparse sui prati sui deserti nei boschi nelle cantine. Ho un incubo ricorrente di non riuscire a morire nel modo in cui voglio. Ho deviato molto tempo fa, e ora ho abbandonato anche la strada sterrata. Vorrei sognarti su un prato. Il sole sui tuoi capelli mi renderebbe cieco. Il tuo viso sul mio petto mi dividerebbe l'anima. Sarei tutt'uno con le stelle se vivessi accoccolato nel tuo respiro. Interrotto. Voglio salire nel cielo e rubare l'amore agli angeli. Non c'è nulla di peggio di un'ala spezzata. La vita è come un sogno infranto.
esahettr Inviato 2 Novembre 2006 Autore Segnala Inviato 2 Novembre 2006 Sei così ovattata e io così confuso. E' come stare nell'utero, prima di incominciare a morire. Non so più chi amo e chi sono, perchè ho del sangue nelle orecchie. Faccio collezione di disgusto. Papà, dove mi stai portando? E' qui che hai ucciso la mamma? E' qui che il suolo si è impregnato del sangue dei miei avi sbranati dagli orsi. Io so che la bestia è qui. Si aggira fra le dune. Non mi ucciderò fino all'alba di antichi eoni violacei. L'aurora boreale è come il tuo respiro mentre dormi nel letto che ha consunto l'amore di mia madre. E' qualcosa di superiore e materno al contempo, che riscalda come un focolare in campagna a novembre. Mi sento così in me che non sembro più io. La luna ci spia ogni notte e tace. Ho sognato affinchè il suo più cratere più enorme infrangesse il silenzio delle forre e rompesse le barriere dell'indulgenza per scatenare su di noi la follia pura indotta dal suo spirito dilaniato dalle luci. Tutto ciò che è effimero è un'illusione causata dal riverbero delle fiamme dell'anima della Dea che brucia sul lato sbagliato del labirinto. E' la mia gamba sinistra che sta continuando a dirmi di non ascoltare. Non sono sicuro nemmeno del barlume dei tuoi occhi, le uniche catene che mi ancorano agli uomini. Nell'ombra della torre verde, progettando sacrifici, sapremo cosa fare e chi cercare. E ora ti potrei dire, la formula dei sogni, la lucentezza del cristallo del rimorso. Non c'è ossimoro più grande dell'empatia. Hai torturato i miei avi e mia madre è rimasta a guardare. Quindi, perchè dovrei tremare, ora che la fai tua? Si sta incrinando tutto. Per favore, fammi stare accoccolato nel dormiveglia per ore di latte. Voglio scolpire i miei sogni in una scacchiera di cristallo liquido. Cammineremo nel bosco sulla montangna fino a che gli alberi di biancospino ci avranno circondato. Lasciami sull'erba, fra i sassi. Saprò di che vivere. Lo credo. Il mondo è così placido, che sembra ubriaco. C'è qualcosa di bollente che si sta disfacendo nell'acquario del mio spirito. Il gomitolo dell'odio sta finendo di deviare. Intrecceremo la stoffa dei fantasmi. Useremo il filo della dimenticanza nel colore dei ricordi, con un profumo di calde notti d'estate fra le frasche dei cedri. Agli angeli della spazzatura, fra i rifiuti e i vermi, narreremo il nostro amore.
esahettr Inviato 19 Novembre 2006 Autore Segnala Inviato 19 Novembre 2006 Che cosa rimane, dei fuochi fatui, nel cuore della foresta al mattino? Nella notte eterna ho visto la tua faccia spaccata in due dall'elettricità. I suoni mi rincorrevano fin là, nel luogo della resa. Ho avuto paura di annichilire di fronte alla trascendenza. Ho intravisto il mondo spoglio dall'individualità, ma i ricordi mi hanno impedito di prendere il mare. E ora che cosa resta, del volo folle della tigre cieca, ai confini della città tetra? Solo polvere e stanchezza e sogni andati a male. Non credo più nemmeno in te, ho deluso questo mondo troppe volte. E poi pensavodi stare piangendo, ma era solo il lamento dei morti nel fiume. Mi chiamavano, volevano me, per proteggersi dal silenzio. Per favore, ascoltami senza interrompere, perchè questa forse è l'ultima volta. E' un addio sussurrato nella sabbia, per suggellare le tue labbra in eterno. Fratello, se passi per il corridoio di ferro, non dimenticarti di salutare tutti da parte mia. Non avrei mai pensato di essere così debole. Dove sto andando a finire? Metti la testa sott'acqua e affoga. Fermati di fronte alla fortezza di cristallo e invitala a ballare, al ritmo del vento fra le vele. Per tutta la notte c'è stato qualcosa di molto sbagliato, credo in te, fratello. E all'alba ti avrei potuto raccontare parte di quello che il domatore ha sempre saputo. Ora il sonno mi ha tarpato le ali e bucato le vele, preferirei affogare che morire contro gli scogli. Prima del tempo C'era un ragazzo che voleva essere un uomo prima del tempo per capire l'amore. Non sapeva che nemmeno il più vecchio dei Sapienti sapeva trattenere una lacrima, do fronte al plenilunio. C'era un ragazzo che amava una dea dai capelli lucenti come l'alba, dalle gote rosse come le mele a sttembre, dalle gambe lunghe e liscie come la sabbia bianca del Paradiso. Il cielo era dello stesso azzurro dei suoi occhi. Lei lo fece giacere nel suo campo fiorito, ma poi lo rifiutò perchè era ancora un bambino. C'era un ragzzo che mangiò la rugiada degli zingari e la sua anima si ruppe, con lo schianto lacerante delle unghie di una strega sulla pietra di drago, in miliardi di frammenti colorati. Caddero a terra nella neve senza un suono. C'era un ragazzo che diventò pazzo, e sua madre lo uccise con le sue stessi mani. Poi uccise anche Quart, lo zingaro, e anche tutti i suoi antenati. Li smembrò a con le sue stesse mani perchè avevano preso il senno del suo bambino. C'era un ragazzo che voleva essere un uomo prima degli anni perchè amava una dea sadica con la bocca sporca del sangue di decine di uomini. Mangiò la rugiada degli zingari e sua madre lo uccise. Diventò pazzo fissando troppo a lungo la fiamma di un acciarino.
esahettr Inviato 10 Dicembre 2006 Autore Segnala Inviato 10 Dicembre 2006 Respirerò ancora l'aroma della terra e degli aghi di pino nei tuoi capelli lucenti? Dov'è il crepaccio? Indicamelo e trascinami dentro. C'è una stella a tredici punte nell'armadio. Non voglio svenire nel parcogiochi, di nuovo. Dove sei? La distanza ci divora le dita. Cos'è successo? Non vuoi che io sia il bambino che sono? Allora voltati e scappa fino alle prime nevi del Nord eterno. Ti ho strappato con i denti l'ultimo brandello d'amore andato a male. Che cosa rimane? Ti prego, dimmi se c'è un immagine che resta. Sei impressa nell'iride dei miei occhi verdi come un lago. E' solo che vorrei trovare le parole per dirvi scusa e grazie e non so più che altro. L'ho dimenticato. Insegnami a camminare. Io ti insegnerò a girarti sempre indietro, a non guardare mai avanti. Un po' più vicina, voglio vomitare sulle tue labbra tutte le mie paure. Dove? Dove? Dove? Legatemi stretto a una piroga che brucia nel fiume azzurro cielo. All'inferno, in paradiso. E' così facile comprarci. Promettimi eoni di ricordi sempre diversi e sempre uguali. Non voglio vivere, preferirei sedermi in veranda, la salvia purpurea del deserto che stormisce nel vento, con un bicchiere di sangue. Quando potrò esserlo? Migliorami, ho un bisogno doloroso che tu faccia di me ciò che non sono. Amami per ciò che sembro e sarò contento per un mese. Amami per ciò che non sarò mai e ti dimenticherò solo all'inferno. Forse, fra le sue braccia possenti, o fra quelle di Satana, ti ricorderai di come tremava la mia mano quando ti accarezavo piano. Che te ne importa? E' solo che, quando capisci che davvero non potrà mai essere per sempre e che tu non fai eccezione, il peso dell'universo è sulle tue spalle. Vorrei gettarlo nell'abisso da cui il bambino più crudele ha dato inizio a tutto questo dolore. Ho respirato terra al disgelo e aghi di pino, nel tuo respiro di rosa dimenticata.
esahettr Inviato 15 Gennaio 2007 Autore Segnala Inviato 15 Gennaio 2007 Andiamo a sprecare il nostro tempo in baluginanti incertezze di luce di lampioni frammiste al respiro della strada. Sto affondando nell'asfalto. La vita è una sabbia mobile ma a me non hanno dato una corda. Cosa è degno di essere ricordato? Il volto sul fiume dei morenti nella notte dei Se? Il parquet? E ogni giorno fu uguale all'altro e poi fu la felicità. Profitto, incremento, crescita! Pensa, è aumentato il tasso di suicidi sul lavoro! Siamo degli evoluti predatori di prede in scatola. Vivere di progetti e morire di rimpianti. Giovani. La verità è che ci piace crogiolarci. Non c'è nulla che desideriamo meno della comprensione. Esci esci esci esci! Vai via! Malinconia! Fuggimi! Lasciamo la civiltà per la collina dei reietti, fallo anche tu! Io l'ho fatto molto tempo fa. E voglio stare assieme a te nella mia rabbiosa solitudine. Non c'è niente che la mia mente possa lambire che non è già stato stuprato. Perchè devono rimanere solo i cocci? Perchè non c'è necessità? Ma cosa c'è? Il mondo è finzione, la vita uno spreco. Chiudi la porta e spariamoci via.
esahettr Inviato 18 Gennaio 2007 Autore Segnala Inviato 18 Gennaio 2007 Nell'alba lattiginosa del primo giorno, mi inginocchio a implorare le tue labbra di cristallo. Il tuo respiro ha preso vita all'unisono con il mio, siamo uniti nell'essenza. Sono sveglio dall'eternità ad attendere il tuo sguardo. Un cielo di fiordalisi incornicia il primo sole che illumina il tuo volto d'angelo. Gioca con il tuo manto d'oro e acceca le stelle neonate. Leggiadra come una farfalla, ti alzi. Ora sei anche tu. In silenzio, mi prendi per mano. Camminiamo camminiamo camminiamo. La sabbia è bianca come l'idea della luce, e soffice come niente sarà più, mai. Il mare è calmo e giocoso e fresco di colore. Ogni mia falange arde d'amore per la pelle del tuo palmo. Poi la grotta si apre davanti a noi come una bocca nel ventre della terra. Dentro, il tempo striscia via in silenzio, sconfitto. Il diamante ci sussurra seduzioni non ancora dimenticate. I tuoi mille occhi infiammano il mio volto liquido. Una cascata di platino i tuoi capelli. Un abisso celeste i tuoi occhi. Fuori, dall'altra parte il primo vento stormisce in una prateria infinita. L'erba, verde di vita pulsante, si lascia accarezzare e sussurra la Canzone del Compimento. La rugiada risplende dei mille colori dell'arcobaleno. I fiori rossi e gialli e blu spuntano come esplosioni di colore primigenito. Ogni essere urla silenziosamente il proprio giubilio. Ci sediamo e il mio cuore e il tuo palpitano di gioia condivisa. Il tuo volto sempre più vicino è la personificazione del Senso. Ti bacio e il mio spirito fugge dal mio corpo e raggiunge il tuo, nel cielo. Ci baciamo ancora e ancora e ancora e ogni bacio è più lungo e dolce del precedente. I nostri spiriti si intrecciano come mante di bianco fumo liquido nella volta del cielo. Giaciamo assieme, per un secondo e per tutte le eternità di tutti gli universi. Al culmine dell'estasi, ebbri dei sensi, quando i nostri occhi socchiusi intravedono il volto di Dio, i nostri spiriti per un istante senza fine esplodono in un fiore di vita. Giaciamo poi stremati, e ci ricongiungiamo con i nostri Sè. Piove acqua pura come un torrentello di montagna a dissetare l'erba. E il mondo andrà avanti e i colori sbiadiranno e il cielo si farà scuro e minaccioso e il tempo porterà via quasi tutta la purezza. E gli uomini inventeranno la parola perchè non sapranno più parlare. Ma rimarrà sui loro volti il sorriso un po' triste di chi meglio di tutti i profeti ha intravisto il sorriso di Dio.
esahettr Inviato 30 Gennaio 2007 Autore Segnala Inviato 30 Gennaio 2007 C'era una volta un bambino. Leggeva sempre lo stesso libro e piangeva. Piangeva di nostalgia perchè ogni volta che lo rileggeva il libro perdeva qualcosa. Oggi quel bambino piange ancora perchè la vita è come quel libro. Un giorno smetterà di piangere e quello sarà il giorno più triste della sua vita. E gli rimarrà sulle labbra solo il sorriso triste di chi non riesce più a piangere, ma solo a ricordare. Vivi, piangi, poi ricorda. Non il contrario. 1
viridiana Inviato 31 Gennaio 2007 Segnala Inviato 31 Gennaio 2007 Questa è bellissima, non sò che dire!!!!! complimenti!!!
esahettr Inviato 7 Febbraio 2007 Autore Segnala Inviato 7 Febbraio 2007 Se attraverso i portali di luce, è solo per te. Per te, getto via la realtà e ne cerco una più strana. Questa notte, la mia mascella disegna sei lune in un cielo pulsante di intenzione. La collina della mia adolescenza ha mille occhi che respirano. Panchina storta arcobaleno fatuo stella di diamante occhi simmetrici sono così elettrico ma sto bene. Sento l'energia blu in pancia sulla schiena in testa sulla nuca nelle gambe, sono tutto suo. Forse è un collasso, forse guardo in faccia tutto il nero. Hanno scritto sulla strada per confonderci perchè hanno paura. Hanno paura di me e di te, di noi. Hanno paura che racconti delle dimensioni. Mi sta investendo un carro di lampioni ghignanti. Il ghiaccio è pieno di metallo a quadratini. No, se mi guardi negli occhi non ce la faccio a rincorrere le parole che ronzano sulla mia nuca. Non fare caso alla mia pupilla esplosa, sono così nervoso. E nei tuoi occhi c'è disprezzo e posso solo scuotere la testa e dirti la verità. E sarò libero, ahahahahahahahaha! Ho bisogno di un falco di rugiada per pensarti come meriti. Sono molto lontano, ma non mi sono ancora perso. Ragni di luce nel negozio ragni di tenebra nel parco. Vorrei solo che mi spiegassi perchè ho in bocca tante bare bianche. E' tutto liquefatto, ma non importa. Devono essere i tuoi capelli, perchè sto affondando. Vengo per veder splendere le tue gambe snelle, contro il pavimento. Mi hanno sempre fatto piangere. E tu sei qui a guardare un illuso, o qualcuno che pretende di esserlo. E taci. Anche se Dio non mi restituisse mai più i sensi, ricorderò la tua voce che tremava. Ripenso a me e te insieme sulla Torre e giro la testa. Sono un robot di nervi di titanio. E' solo che è meno impossibile mendicare un tuo sorriso, se i miei occhi sono più grandi dei tuoi e vedono di più. Mi penso doppio e triplo e sto fondendo e va bene e ci sei tu. E' bello essere qui seduti per terra e ricordare quando mi toccavi. Una tua carezza vale tutte le eternità. Mi piaci come un prato a giugno, come il cielo terso di settembre. Baciami e smetto di fingere di cercare l'infinito. Scambierei per sempre le tue labbra per la città che respira, il tuo respiro per un bagno nello stagno nero il tuo seno per il mondo accantonato, senza rimpianto con la goia nel cuore. Tu, e il resto non c'è più.
esahettr Inviato 17 Febbraio 2007 Autore Segnala Inviato 17 Febbraio 2007 Si fonde e si fonde e si fonde e scorre liquida la notte tra gli scheletri degli alberi. E ci avviluppa e ci avviluppa e ci avviluppa e ci soffoca il buio e gli stagni sono occhi che ammiccano al cielo. E corriamo e corriamo e corriamo e fuggiamo e le ore rotolano e le ombre fremono. E cantiamo e cantiamo e cantiamo e danziamo incerti e fingiamo di ingannare le tenebre. E proviamo e proviamo e proviamo e cadiamo e cadiamo e cadiamo e ci rialziamo. E si squarcia e si squarcia e si squarcia e urla la notte accecata dagli angeli.
esahettr Inviato 23 Febbraio 2007 Autore Segnala Inviato 23 Febbraio 2007 Canzone dei Fiori di Polvere Cammina nella sabbia e nel vento, e attraversa il letto di mille fiumi in secca, e marcia fra i cardi e le pietre, ascolta i miei resti mortali che invocano il tuo nome. Fra serpi agonizzanti, con gli occhi vitrei dell'umore della morte, là, giungerai un giorno, come feci io per primo, nella tetra landa disseccata, là dove l'erba è veleno e i fiori polvere. Il sole è un cancro cremisi nel cielo sanguinante di nembi e splende per malvagia follia di luce malsana a insudiciare perduti orizzonti grigi. La terra è arsa e morta e costellata da crepacci come ragni di tenbra, che nelle notti fredde la luna chiama a vita; i fiori sono tristi e ineffabili come polvere. La luna stessa è il volto tondo di un demone, e quando è piena dalle sue orbite nere escono larve e vermi e creature dell'ombra a torturare la notte. Rari sono gli alberi, tremano nel vento la notte e partoriscono urlando frutti avvelenati simili a piccoli teschi rinsecchiti d'infanti. L'erba è gialla e secca come paglia e cresce per pura brama di vendetta: quando un viaggiatore è allo stremo, canta e lo strega e lo ammalia con la sua voce suadente. E l'ignaro che la mangia non muore e mai morirà, è costretto a vagare per sempre come un'ombra cieca, pazzo, a pregare latrando la misericordia di dei che hanno voltato le spalle. Stenditi sulla nuda terra, là dove anche il vento geme e piange e continua a raschiare il suolo fino a renderlo affilato come una lama di vetro e diamante, là dove le mie ossa marciscono e invocano il tuo nome. Invoca tu il mio, cantalo, e giaci là dove giacqui anch'io, avrai come tomba una landa torturata e come lapide un albero che tende i rami spogli e rachitici verso il cielo come a maledirlo, su di noi cresceranno tristi fiori di polvere. Canta e canta il mio nome e i miei miseri resti mortali canteranno il tuo, ricordo di pomeriggi di latte passati a nuotare e a rotolarci nella luce, lontani da questa landa cupa. Canta il mio nome, e le mie ossa canteranno il tuo, lontano mille miglia da questa cupa distesa di dolore, gli dei scaveranno per noi una tomba nei cieli e fioriranno ogni notte fioriranno come gigli le stelle lontano dai fiori di polvere.
esahettr Inviato 25 Febbraio 2007 Autore Segnala Inviato 25 Febbraio 2007 Sprecato Concatenando vitrei addii uniformi ci crogiolamo nell'amara tenebra del ricordo e sprechiamo e lenta si insinua la morte, cantando. Quanti raggi di sole offuscati dalle nubi? Quanti frutti non colti e marciti fra i rami del cedro? Quanti petali di rosa solleva al crepuscolo rosso il vento? Uno per ogni istante. E' la maledetta paura di correre al prato, il cancro slavato che ci azzanna le ali e strappa le vele, un piccolo uomo piccolo con le unghie lunghe. C'è una luna pulsante di follia, in me in te, un pulsare ritmico di vergogna che accartoccia l'esile pagina dei forse, e la ingoia. La ingoia e freme e ride e nei suoi occhi ciechi giallo è l'oblio.
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