esahettr Inviato 3 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 3 Marzo 2007 Cosa siamo noi? Baluginanti scie di cieche meteore? Pallide larve sotto un sole vendicativo? Le ******* del tempo patricida? I poeti del mio secolo cantano l'insignificante lamento del microbo azzoppato, il peregrino vagare della falena. Sussurrano nella sabbia il crepuscolare declino di esistenze evaporate. Io fremo per il battito delle ali del falco, le mie pupille dilatate catturano il sospiro di necropoli perdute nella rugiada. Ebbro dell'aroma dei pini vengo nell'arcobaleno. Sono presuntuoso come una serpe mai pestata, come un ghigno beffardo che il vento o la spada non hanno ancora frantumato come cristallo. Sono presuntuoso come la stella della sera. E per te salirò lassù negli eterei pascoli dei cieli, nel campo vuoto intessuto di costellazioni e girasoli. Andrò dove ogni notte gli angeli si accendono come fari, lassù nella volta perenne dove il vento è immoto. E per te ruberò il pianto delle stelle, il nettare dorato di cui è intrisa l'alba. Te lo porterò e lo berremo insieme e saremo ebbri della luce lattescente del sole.
Dr. Randazzo Inviato 4 Marzo 2007 Segnala Inviato 4 Marzo 2007 esahettr, hai mai provato a rilegare le tue poesie e scritti in 1 file? potrebbe essere 1 idea... perchè non xchiedi di pubblicarlo?
esahettr Inviato 4 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 4 Marzo 2007 esahettr, hai mai provato a rilegare le tue poesie e scritti in 1 file? potrebbe essere 1 idea... perchè non xchiedi di pubblicarlo? No, non ci avevo mai pensato. Pubblicarle? Non sono abbastanza bravo, lo so bene. Certo, ci sarà pure qualche poesie pubblicata più brutta delle mie, ma se (quando! ) deciderò di tentare la fortuna, lo farò con un malloppo più consistente, almeno un centinaio di componimenti. Sono presuntuoso, e credo di poter migliorare molto. Ho quindici anni. I miei altri scritti invece sono perlopiù incompiuti, o in corso. Se riuscissi a terminare un romanzo o un racconto lungo senza scuotere la testa ogni volta che lo rileggo, allora... Fine della masturbazione autocelebrativa. PS: comunque fa piacere sentirselo dire.
esahettr Inviato 4 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 4 Marzo 2007 Tintinnano come fiori i lampioni nel viale, sognante contrappunto ai miei passi aridi. Cammino solo e mi immergo nel pianto della notte, solo il rintocco di una campana a screziare il silenzio adamantino. Sento giungere una banda di bambini deformi, le loro risa diafane si uniscono all'inno che sognano le case. Lontano, la piazza odora di bigotti e puttanelle, d'inganno di luce, di ore vuote riempite dal vino, di piscio. Fuggo nel vento, l'animo traboccante di orrore: fra le nere anse del fiume umano l'ho intravista. Profumo di luna, vago sentore di tramonto sul prato, angelo caduto a barattare un bacio per un acido.
esahettr Inviato 5 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 5 Marzo 2007 Buonanotte a voi, demoni benigni accampati in seno all'azzurro declivio, dolce come l'oppio. Buonanotte a voi, e che il buio vi sia lieve, che la tenebra accarezzi le vostre tende di gitani. Un giorno venne una zingara a leggermi la mano e con un bastone le percossi il volto rugoso. E pianse e urlò e farneticò e io non potei sopportare il suo rumore e cercai nel vento dell'est una strenna di oblio. Vicino alla casa del mago abitava un bambino che pisciava sangue d'anguilla fra le palafitte putrefatte. Ma un giorno qualcuno decise che era un uomo e gli mise una pistola in mano e gli disse di ammazzare. Ogni giorno in ogni bettola ogni vecchio bilioso vende feti (vivi?) a insegnanti incappucciati che parlano al contrario. Li vende a venti l'uno e e due li paghi trentacinque e tre a quarantacinque e quattro uno te lo regala perchè il prete nero è suo amico. Sogni di orologi e torri capovolte a voi, licantropi della desolazione, vampiri autostradali. Stridio di falena tarpata, ricordo di fanciulla stuprata per voi, mutanti sorridenti, farfalle di nettare di seme contaminato. Il prete nero è suo amico e buonanotte a voi e buonanotte a voi e buonanotte a voi. Il prete nero è suo amico.
esahettr Inviato 7 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 7 Marzo 2007 Voglio che l'urlo mi esca dallo stomaco. Voglio sentire il vago grembo apolide, sfocato antro perso d'impressioni rigurgitate plasmare a folle danza le sue fosche sembianze in fucina di smeraldini sogni e fiotti azzurri. Voglio che l'urlo mi esca dallo stomaco. Voglio accendermi e bruciare di rugiada. Voglio ardere per un istante del brivido assordante che incatena il crogiolo dell'Oltre, come braccia di amante trasmutate in anodino anello di luna per incanto di pigro genio. Voglio accendermi e bruciare di rugiada. Voglio gridare il mio nome, il vacuo e ritorto mescersi di sillabe di mercurio che tasto per non perdermi, voglio cantarlo a tutti gli astri, quando il firmamento si squarcerà per condurmi nel conturbante esilio dove non c'è tramonto. Voglio che l'urlo mi esca dallo stomaco.
esahettr Inviato 8 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 8 Marzo 2007 Ricordo Il presente, come un'onda, sommergerà anche questo istante per carezzarlo e levigarlo e ritrarsi. Ed evaporeranno anche queste perlacee ore cieche, svanirà questa stanza, questi libri (cantano una canzone triste) muteranno in vago fumo cangiante, vuoto incipiente, nostalgia di parole risucchiata dagli astri. E c'è chi si illude di lasciare un segno come una tacca nel cielo, patetico fantoccio di stracci e fango, rogo di ciglia, bislacco ubriaco all'alba che prova a prendere un raggio di sole con le mani e piange. E c'è chi crede che esista un sempre, che un giorno fra le crepe della morte cresceranno i tulipani. E forse noi non siamo meno illusi, e forse lo siamo di più, noi, cinici masticatori di veleno, noi, con il nostro favo di miele marcito ancora intonso, che sprezziamo i cieli. Forse sono io, io che tento una fuga dal muffito grigiore in cancrena, io che sogno un'abbacinante rivolta di praterie di luce fiorita, quello che prova a prendere il sole e piange.
esahettr Inviato 12 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 12 Marzo 2007 Questa è la mia prima "vera" fatica. Canzone Triste cantavano a maggio i ciliegi in fiore cantavano i fiori cantavano e cantavano cantavano e il sole era caldo e la luce era dolce e adesso fa freddo fa freddo spirale e scoprire prodigi riflessi un ramo spezzato una carezza contropelo sconfitta non la sentivamo non la sentivo ma c'era e nuotava nel vento ora lo so al buio è più facile bagnarsi le labbra di veleno di ricordo di ciliegi in fiore è come una ragnatela di rugiada sono una sudicia mosca suicida e l'erba era verde come era verde e come splendeva il prato ammiccando al buio e la musica pulsava come un matince arancione come un fiore cangiante di sfumature accecanti era calda e arancione e luminosa e pulsava e si gonfiava e pulsavo d'immoto brivido a sentirla sussurrata dai fiori gridata dal maggio colorava il tramonto di braci impazzite nelle fauci liquefatte dell'asfalto d'agosto plasmato dalla menzogna del sole menzogna di Dio menzogna mia solo mia mia si è spezzato spezzato non ancora perso ma quasi spezzato e ricucito con linfa quasi invecchiato quasi perduto cadere nel fiume i sassi rossi e neri i tavoli l'anarchico il coltello Croazia spezzato il vostro sorriso bagnarsi tuffarsi il vostro sorriso che forse vale una canzone una vita una poesia un raggio di sole una vita forse una vita una canzone triste forse una canzone triste e lascia che ti racconti di una sera di maggio vendere canne agli ubriachi sorridi ti prego commuoviti un poco pulsava la musica la sentivo gonfiarsi e restringersi giuro la vedevo girandola ebbra di vento aquilone fuggito nei cieli sorridi e spero che faccia un po' male perchè a me ne fa lo giuro ne fa sorridi e l'ultima alba è sempre la migliore il cielo si veste sempre di stelle per l'atto finale tragedia rurale commedia smunta in cerchio attorno a un fuoco tutti risate e vodka e ho smesso attorno a un fuoco bruciavo bruciavamo come stelle cadenti non mi rovinare questo momento sto pensando a una tipa e una canna e le stelle te lo giuro se fosse così una volta non chiederei nient'altro una volta mi ricordo quando lo dicesti una notte ubriaco e correre gridando sul prato la vita che sprizza scintille forse sono fiori sembrano davvero fiori sono fuochi fatui e piangevano forte le stelle nel cielo ma non le udivo io non le udivate ci sentivamo meno soli quasi in pace quasi ora la rabbia mi ha indurito il viso di bile fa ridere un uomo incatena tre donne a una croce storta fa ridere un maiale sgozzato non posso non possiamo che riedere e rido ridiamo noi superstiti noi eterni annegati ridiamo non riderò mai più come prima non riderò mai più davvero non danzeranno più le lucciole nei miei occhi ora i miei occhi sono una spirale cieca un labirinto un caleidoscopio e gira un caleidoscopio nel quale perdere il senno e forse l'ho perso sono perso la musica è la siepe del labirinto ma non è musica si finge musica ma non lo è fa girare il caleidoscopio folle dei miei occhi e forse ho perso il senno sono perso perso perduto cresciuto perso perduto cresciuto e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e il labirinto gira è un caleidoscopio e gira è una banderuola nel cielo e nel labirinto ci sono dei lampioni a intermittenza esplodono e implodono rossi gialli e di un colore che non so toccare con le parole e danzano al ritmo di una musica che non c'è e sembrano fiori ma non sono la musica non sono i fiori e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e io continuo a provare a scappare e giro a vuoto perchè c'è salvezza solo per chi la vuole trovare davvero c'è salvezza solo per chi non vede i fiori nei lampioni non sente la musica nella danza non c'è salvezza per chi si ferma a guardare per chi si fa incantare e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio respiravo un'aria leggera di tempera così vivida così colorata e intensa e viva e non lo sapevo non lo sapevamo e la respiravamo e la bevevamo sempre ora l'aria è un nulla informe e mi cola nei polmoni e mi affoga l'aria è assordante per me per voi è un profumo dolce e inebriante ma è finto è finto lo sento o forse sono io che vorrei che lo fosse che voglio sentirlo e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e forse un giorno lontano comparirà nel labirinto comparirà un divano un dannato divano rosa mandato da Dio dai piani superiori da qualcuno e io lo odierò e mi darà la nausea e cercherò di fuggire ancora e forse un giorno molto lontano comparirà nel labirinto comparirà una TV una dannata TV accesa mandata da Dio dai piani superiori da qualcuno e io la odierò e mi darà la nausea e cercherò ancora di fuggire e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e forse un giorno troppo lontano comparirà nel labirinto comparirà una ragazza una bella ragazza mandata da Dio e io la amerò e il mio amore trasformerà i lampioni in fiori la loro danza in musica e respirerò in punta di piedi vivrò piano per non svegliarla e smetterò di provare a far finta di voler fuggire perso perduto cresciuto perso perduto cresciuto ma non sarà un forse migliore non sarà migliore e ticchettano e ticchettano le gocce del silenzio e un giorno un giorno di settembre anche se sarà primavera scomparirà dal labirinto scomparirà la ragazza la bella ragazza un giorno di settembre perchè Dio la vorrà per sè la vorrà per fare una cosa a trè e i lampioni torneranno lampioni e ogni tanto se ne spegnerà uno e la loro danza non sarà più musica e ogni tanto si fermerà a scricchiolare perso perduto cresciuto invecchiato e ticchettano e ticchettano la gocce del silenzio e nel prato dove arse il fuoco ora cresce un albero infinito i suoi rami non hanno fine i suoi frutti non hanno fine e sono maturi per un giorno e poi marciscono i suoi frutti sono arancioni e ce n'è uno ce n'è uno che cantava lo giuro una notte d'inverno l'ho sentito cantare cantava una canzone triste l'urlo dell'innocenza asciugata al sole e se fai attenzioni lo senti cantare ancora canta ancora senti canta ancora canta una canzone triste. è una cazone triste e dice è la fine è la fine la fine della tua canzone della prima della più bella di tutte le canzoni della canzone dell'innocenza la più bella di tutte le canzoni e canta per me dice è la fine canta per me è la fine per il fiore di maggio per il maggio fiorito è la fine per la sua corolla di pomeriggi dolci come miele è la fine è una canzone triste una canzone per me che forse vale forse una vita forse un sorriso o un raggio di sole forse nulla ma io credo che forse un sorriso lo valga che forse valga un raggio di sole non riderò mai più come prima non riderò mia più davvero non riderò mai più e forse questo vale un raggio di sole forse una canzone triste la mia canzone triste vale i rimpianti e i rimorsi e la rabbia vale un labirinto che si finge un caleidoscopio vale un divano rosa e una TV accesa vale una bella ragazza andata con il vento di settembre vale lampioni come fiori lampioni stanchi e musica finta concatenarsi di suoni vuoti a levigare il ticchettio del silenzio così insopportabile forse una canzone triste vale il ticchettio delle gocce del silenzio forse una canzone triste forse vale un albero infinito vale i suoi rami senza fine vale i suoi frutti senza fine vale un frutto arancione che canta canta una canzone triste forse una canzone triste vale un sorriso o un raggio di sole 1
esahettr Inviato 14 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 14 Marzo 2007 Canzone Spenta vidi baluginare le tue ali monche le tue ali che furono le tue ali strappate le vidi biancheggiare e aprirsi e battere invano in Africa negli occhi tristi dei bambini poveri in Africa nelle pupille vuote dei bambini affamati in Africa nello sguardo spento dei bambini spenti in Africa ti vidi e pensai che forse (vidi le tue ali baluginare e splendere e battere invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio vidi guizzare i tuoi occhi ciechi i tuoi occhi che furono i tuoi occhi cavati li vidi destarsi e accendersi e danzare invano a Gomorra negli occhi tristi dei ragazzi ribelli a Gomorra nelle pupille vuote dei ragazzi drogati a Gomorra nello sguardo spento dei ragazzi spenti a Gomorra ti vidi e pensai che forse (vidi i tuoi occhi aprirsi e accendersi e danzare invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio vidi baluginare le tue mani tronche le tue mani che furono le tue mani amputate le vidi stringersi e schiudersi e accarezzare invano sulla Terra negli occhi tristi degli uomini delusi sulla Terra nelle pupille vuote degli uomini ubriachi sulla Terra nello sguardo spento degli uomini spenti sulla Terra ti vidi e pensai che forse (vidi le tue mani stringersi e aprirsi e accarezzare invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio vidi apparire il tuo viso sfregiato il tuo viso che fu il tuo viso deturpato lo vidi illuminarsi e colmarsi e sorridere invano in Cielo negli occhi tristi dei santi dimenticati in Cielo nelle pupille vuote degli angeli annoiati in Cielo nello sguardo spento di un dio spento in Cielo ti vidi e pensai che forse (vidi il tuo viso emergere e illuminarsi e sorridere invano) pensai forse non è tutto a posto non è tutto giusto e divino forse non è divino tutto quello che ha creato Dio Satana è un perdente Satana è un perdente Satana è un perdente Satana è un perdente meraviglioso Satana è un perdente e Dio è spento
esahettr Inviato 21 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 21 Marzo 2007 Non so più parlare non so più parlare non so più parlare la macina del tempo ha disperso il mio granello di necessità come un seme nelle polvere cieca degli universi il pugno dell'eternità ha schiacciato il mio bruscolo di luce come una lucciola contro il fondale dipinto dell'alba Non so più parlare
esahettr Inviato 23 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 23 Marzo 2007 rutilanti vestigia lido verde piscina sinestesia all'ammasso profumo gocciolante declivio scale fiammeggianti tremolanti sospiro ombra acquamarina fiorenti architetture filanti follie caduta specchio concavo soffitto celeste tenebra incandescente luminescenza sottile ala tempo fremente alberi chiodati sorriso riflessi erba bruma colline fantasma monti sospesi case arcuate deliranti danzano nebbia arcaledoscopio dolente tensione sublimazione della tela abisso pozzo forra sfrigolio serpenti miele frastuono immoto fiori neri luce
esahettr Inviato 26 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 26 Marzo 2007 A Stephen King. Ka lo giuro ti sento urlare ancora ancora urlare forte più di tutti loro più di loro più forte delle lettere e del successo e dei soldi anche di quei ca*** di soldi ti sento ancora urlare certe sere di pioggia nel vento ti sento ancora urlare ti sento ancora urlare ti sento ancora urlare e piangere nel vento a capo chino nel vento lo giuro sull'America e su Dio ti sento ancora urlare la sera nel vento ti sento ancora urlare e cercare e sbagliare e cercare ancora e cercare e sbagliare e cercare per sempre per tutta la dolente eternità ch'è l'attimo cercare una verità così assoluta da scacciare le ombre tutte le tue ombre i tuoi fantasmi ciechi i tuoi fantasmi che non sanno leggere tutte le tue notti insonni le tue albe di spettri di fumo i tuoi spettri più forti delle lettere e del successo e dei soldi di quei soldi fott*ti i tuoi fantasmi bendetti i tuoi fantasmi con il lieto fine la tua benedetta maledizone i tuoi fantasmi col lieto fine mi hai sempre fatto piangere mi hai sempre fatto urlare e vadano affanculo le lettere e il successo e i soldi quei soldi che non conteranno mai nulla mi hai sempre fatto urlare e vadano affanculo gli intellettuali mi hai sempre fatto urlare o piangere o forse tutt'e due per me tu sarai sempre quello che non si riesce a capire se urla o piange o tutt'e due credo tutt'e due per me vivrai sempre sotto un tetto di lamiera di dannata lamiera quello senza padre quello che allagava la macchina da scrivere la allagava e stritolava e affogava e la sco*ava quello che sco*ava di pianto la macchina da scrivere di pianto e vadano affanculo i soldi e gli intellettuali perchè tu sco*avi le pagine di pianto sarai sempre il ragazzo povero che batte i tasti così forte li batte così forte da farsi sanguinare le mani con quel sangue battezzi quel sangue bendetto con quel sangue battezzi a vita tutti quegli spettri li battezzi a vita tutti ma ne nascono sempre di nuovi sempre ne nasceranno dalla fucina del tuo stomaco nascono polvere e crescono fumo ma impallidiscono rugiada il tuo stomaco che piange sotto un tetto di lamiera battezzi a vita i tuoi fantasmi bendetti nel sangue del tuo stomaco per me tu sai sempre quello che il ka sceglie per caso o forse non per caso sotto un tetto di lamiera una notte insonne quello che gli spettri del ka tormentano per caso o forse non per caso in una roulotte sotto la pioggia una notte insonne tu sei quello che urla talmente talmente forte da trasformare pianto e sangue in praterie allucinazione in visione carta in vita ti sento ancora urlare più forte delle lettere il successo i soldi i soldi che non hanno mai voluto dire un ca*** gli intellettuali vecchio trampoliere vecchio mago equilibrista della notte con un gomitolo di luce da srotolare alla fine quando tutto sta per cadere ti sento urlare più forte della morte persino di quella putt*na frigida della morte ti sento urlare o piangere o tutt'e due a capo chino nel vento e urlo o piango assieme a te nel vento con te e il tuo urlo è un canto creazione forse o salvezza forse salvezza dalle tenebre redenzione forse e quasi redenzione della tenebra stessa luce che trasforma in sole il sipario nero della morte è un canto è piantare un campo infinito di margherite ai piedi del monte dove risposa l'universo è piantare i tulipani fra le crepe della tomba di Dio
esahettr Inviato 27 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 27 Marzo 2007 tramonterà questo sole spento tramoneterà sulla nostra adolescenza e moriranno questi sterpi duri così aspri e difficili e incerti e ci ricorderemo fiordalisi e marciranno questi frutti acerbi e sarà dolce ricordarli e sarà molto più dolce del loro sapore amaro tramonterà questo sole smorto e ci risveglieremo pensando di averlo sognato tramonterà questo sole spento e ci ricorderemo di averlo visto brillare brillare
esahettr Inviato 29 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 29 Marzo 2007 L'uomo dell'eclisse l'uomo dell'eclisse nella Piazza del Perso e del Trovato la distesa d'alberi radioattivi banani di cavi elettrici che danzano danzano e danzano al ritmo della vagina dimensionale il buco nero che irride la simmetria la forra sciaguattante di luce la Piazza del Perso e del Trovato Giochi dell'Oggi nella Piazza del Perso e del Trovato
esahettr Inviato 1 Aprile 2007 Autore Segnala Inviato 1 Aprile 2007 La mia piccola Stagione all'Inferno. Molto piccola. Per ora non ha titolo. Ho imparato a scrivere accoccolato nello sferragliare atroce di un Mostro di ingranaggi e cemento a testa in giù su tavoli dimenticati accanto a stoviglie fantasma in sale antiche e polverose nei corridoi grigiastri dove il tempo si aggroviglia sbandando in caserme sbiadite dagli anni issandomi con gli occhi chiusi sui cavi elettrci in fiamme dondolanti come fiori suicidi mangiando corteccia d'alberi e cavallette alla più insolita delle mense fra le cupole antiche e soffocate dall'edera di corti infestate da ragni e spettri vorticando e cadendo e bruciando nelle pupille cieche del Pesce Lucente nel cielo esibendomi nudo per gli Zingari delle Galassie negli androni della più desolata di tutte le Eternità raccontando facezie e barzellette sconce alla Regina delle Lucciole Radioattive contemplando deliziato sulla volta di cieli sotterranei l'Universo che divora danzando la sua tela di luce infinita prigioniero nei lager di una Coperativa di colli in camere buie arredate con cadaveri di gusto eccellente di cui non mi sono mai accorto accocolato nell'agonia stridente del suicidio della Belva d'asfalto e vetro a capo chino sotto una pioggia di meteore di ghiaccio brucianti aggrappato con le unghie al mio pigiama a scacchi in letti vuoti e improbabili singhiozzando ai muri altrettanto improbabili addii al futuro implorando pietà ai Portali del Tempo che non hanno orecchie sfidando la mia follia a duello nei giardini brulicanti di sole dei manicomi bevendo liquori da poco nella speranza di aver voglia di morire battendo di notte le strade fumose cercando una ragazza trovando invece soltanto due soldi di Oblio scadente sprecando la musica migliore fra sedie svizzere e tavoli francesi in locali squallidi dove non c'è eta a cui non bere rimpiangendo un prato ch'era stato un oceano di sabbia scambiando insulti con negri rissosi e pugni e forse un Abbraccio urlando bugie a tutte le finestre illuminate fino a rimanere solo in una gabbia di vetro verde deridendo ogni Saggio che incontravo fino a precipitarli tutti nell'Abisso con me come ponti di corda facendo incetta di silenzio e d'inquietudine e di spettri per disporli in fila tutti un giorno sul davanzale dell'Inferno ridendo. Ho imparato a scrivere certe notti di luce con la musica nel cuore con la Danza sacra del caleidoscopio di arcobaleni persi a commuovermi per l'eternità.
esahettr Inviato 5 Aprile 2007 Autore Segnala Inviato 5 Aprile 2007 Un fiotto di sole polveroso e l'argento degli avi un suicida stanco e una morte lenta L'erba è una geometria un delirio di fiori ardenti il cielo è una marmellata di sangue infuso di stelle Una panchina di luce un parco e l'ammiccamento dei faggi nel verde vitreo dell'Aprile un prato di fiamme pallide Legata e umiliata e stuprata rifiorisci nell'Aprile terso di rugiada esplodi ancora e ancora Natura irradiando luce e arcobaleni
esahettr Inviato 6 Aprile 2007 Autore Segnala Inviato 6 Aprile 2007 Danza la Regina delle Lucciole Radioattive danza sulle sue ali d'alba incartapecorite da tutte le priavere dell'universo danza nel caleidoscopio di rugiada della sua Corte perduta danza e il suo ronzio è il murmure cibernetico dell'agonia di un milione di computer suicidi nella città perduta dove uomini morti camminano a scatti per le strade marcescenti hanno gli occhi a spirale e vomitano catarifrangenza hanno gli occhi a spirale che girano e girano e ti ci puoi perdere se vuoi e i lampioni si accendono al contrario e danzano con la Regina danzano di pixel rossi e verdi e blu plasmando la notte di fumo di macchine spettrali battezzando la nebbia alla vita di un'anemone violaceo e molle segui l'uomo alto e incappucciato l'uomo agli occhi talmente dilatati da far impazzire chi lo guarda il Senzanome lo Zingaro delle Dimensioni che sbanda e incespica e ride e cade sull'asfalto e sanguina marciume dalle ginocchia e ride seguilo fino alla collina del cimitero guardalo cospargere le tombe di polvere di stelle guarda i morti levarsi a vita ancora seguilo fino al granaio guardalo cospargere l'orzo di polvere di stelle guarda levarsi gli spiriti
esahettr Inviato 7 Aprile 2007 Autore Segnala Inviato 7 Aprile 2007 E' il compleanno della morte oggi il festante anniversario dell'archetipo di tutti i roghi ardono i verdi cunicoli della mia indifferenza ardono i brulli sterpi e gli alberi disseccati ardono i soli nel cielo grigio dietro le nubi ardono e si spengono e le stelle sono fragili e le stelle sono impotenti e le stelle sono inutili ardere ardere ardere cantano le stelle (non le ho mai viste così tristi, credimi!) cantano le cicale cantano i rami stuprati dal vento cantano le dita sanguinanti della brezza cantano e cantano e cantano una poesia che pende dalle spirali di versi sbilenche il mantra idiota e ripetitivo e fiammeggiante della Distruzione la canzone dell'Estinguersi
esahettr Inviato 7 Aprile 2007 Autore Segnala Inviato 7 Aprile 2007 Le luci si stagliano e baluginano in eterno nel parco buio e fluente sono grumi siderali di diamanti sono noci stellate dell'archetipo del cristallo contro l'anelito muto del cielo ancestrale contro la il cielo nero come la cecità e la notte freme d'immoti sussulti di statica elettricità galattica e di tempeste cibernetiche nell'orgasmo d'acciaio della mia retina nello sfrigolio frizzante della mia pupilla "le luci" disse lo zingaro "le luci" e poi non più una parola cercarono la sua anima in lungo e in largo la cercarono in tutto l'universo si era persa fra le stelle lucenti cieca fra gli astri ciechi si era persa d qualche parte nello scrigno del cielo e questo è il meglio che riesco a ricordare la fiamma e le insegne storte e le case pendenti e mia madre a rovescio mia madre a rovescio e questo è il meglio che riesco a ricordare questo è il meglio che riesco a dire le mie mani il mio viso di gomma i miei occhi fondi come un pozzo da poterci annegare una formula ritorta una catena introvata di suoni e vibrazioni è la tua bocca o la mia? e non mi ricordo quando come e se davvero quando? andiamo via tuffiamaoci respiriamo le strade le case gli stadi e la gente respiriamoli a piene mani e fuggiamo andiamo via di qua c'è uno sbirro che ci sta seguendo e sa che sono pazzo c'è uno sbirro di Dio che ci segue e sa che siamo pazzi ma lassù fiammeggia ancora fiammeggerà per sempre questa notte senza sopra e sotto il sotto è a destra? a sinistra? fiammeggerà per sempre per noi questa notte accecante e cieca il tuo viso spezzato rifulge dello scintillio radioattivo del battito delle ali di mille lucciole d'idrogeno che si suicidano nello stesso istante e arderanno i fuochi fatui nel cielo arderanno nel cielo per sempre i fuochi fatui delle luci febbricitanti e fredde il delirio glaciale e immoto e lontano delle stelle elettriche il grido muto e la geometria assordante dei controni graffiati degli autodromi folli baluginanti a scatti nel cielo senza parole senza parole singhiozziamo risa isteriche e insane e risa attorcigliate con sottili fili d'argetno risa invece che parole senza parole senza parole senza parole le prigioni delle Cose la follia immobile del cielo graffiato dai graffi freddi e drittii ed elettrici della luce l'archetipo del cielo e l'archtipo del graffio e l'archetipo della luce ma anche qualcosa di più l'insieme che è archetipo di insieme e non riesco a dirlo come merita meglio senza parole scusate sono un uomo scusate non riesco a dirlo come merita polvere elettrica di stelle polvere elettrica di stelle polvere elettrica di stelle non riesco a dirlo come merita.
esahettr Inviato 11 Aprile 2007 Autore Segnala Inviato 11 Aprile 2007 Sfogliare l'inverno sul divano e un toast e giocare tennis e va bene così finchè va bene così finchè c'è una prateria da sognare sfogliare l'inverno sul divano tappato in casa con la scusa del freddo sfogliare l'inverno sul divano e immergersi e piangere e dimenticare sfogliare l'inverno sul divano al caldo di una coperta gialla affogato nella carta trascinato dall'inchiostro sfogliare l'inverno sul divano e cullarsi sorridendo a volte cullarsi nella speranza di cambiare un giorno nella speranza che quel giorno sia lontano sfogliare l'inverno sul divano sperando che non cambi mai niente di non cambiare mai sfogliare l'inverno sul divano e sai già che ti mancherà ti mancherà il tramonto sul deserto e la fontana zampillante e hai già un po' di nostalgia sfogliare l'inverno sul divano e pensi al mutamento e alla rendenzione alla felicità e all'amore per un tempo lontano sfogliare l'inverno sul divano e far finta di volere la primavera sperando che non venga mai e un giorno però la primavera arriva con il suo vetro verde di alberi in fiore e con il miele azzurro e i prati intessuti di sole con il bel tempo e con le maniche corte e l'inverno è finito è finito prima che tu sia potuto arrivare all'ultima pagina arriva la primavera e hai nostalgia dell'inverno ti manca già il torpore e il buio e il divano arriva la primavera ed è una gran seccatura la luce era molto più bella al buio e il caldo era molto più caldo al freddo arriva la primavera e la gente non è migliore ora che è passato un anno arriva la primavera e già la odi si è portata via un paio di amici e una ragazza arriva la primavera e sei solo un po' più disperato
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