esahettr Inviato 22 Ottobre 2009 Autore Segnala Inviato 22 Ottobre 2009 per la noia della morte ogni parola ogni brandello nei suoi occhi neve e tormento è un cero la miseria della folla e le sillabe finestre assassinate a mani legate, come ma scabro è il lamento la carne si fende non è benedetta; alla fine nemmeno le cose
esahettr Inviato 28 Ottobre 2009 Autore Segnala Inviato 28 Ottobre 2009 il diavolo e l'amore vedo poveri teschi sbrecciati e poveri tossici sbruffoni come piccioni appesi a corde di baratro; vedo croste impregnate di fuliggine meraviglia e schegge d'indicibile nel grido giallo della terra; vedo valvole di nulla vongole che sognano la distruzione un capriccio di filigrana il loro cuore è mille la loro morte è essere insieme parole dell'inferno pericoloso è il sonno non corrisposto e radunato agli astri finisce nelle viscere dobbiamo rapprendere signori il catrame delle vostre gambe marce che cadono per l'attimo luciferino della gioia tratta la mente come il corpo sbaglia il trascrivere riso sacro delle foglie mangia il cielo il diavolo è l'amore
esahettr Inviato 4 Novembre 2009 Autore Segnala Inviato 4 Novembre 2009 teneri figli di qualsiasi cosa, fu così che sbagliammo a tornar nella luna persi nel magma della vita orlo sempre brulicante di vermi e tempo e noi, noi tumidi noi irrimediati primordiali esseri nel vuoto della montagna del tuo cuore annullata dal pianto di generazioni perdute miriadi fiorite in un rintocco castigato lei sì che è la sua maschera prima di un delirio di morti erano loro semi-addormentati semi-intatti mentre il canto nella brace la ragione della casa nitida pioveva sere e notti d'oro in un unico fiume indimenticabile battere umido della nostra stella messa ai tuoi morti futuri!
esahettr Inviato 9 Novembre 2009 Autore Segnala Inviato 9 Novembre 2009 fai finta di crederci al dioniso che rompe i tavoli urli bestemmie entri rotolando lanci le candele becchi una tipa senza accorgertene – vuole un deca per la tintoria – tu non capisci – la barista! le sputi addosso provi a fartela è la petra ma piange ti tirano via non te ne accorgi le stai per prendere ti trascinano fuori provi a farti la jasmine la milly il cane di qualcuno, boh, poi sei all’uni ondeggi pressi il loncho ai fischbaenk ti stanno insultando ora te le prendi sul serio vai giù di faccia nemmeno te ne accorgi ridono ti danno un fazzoletto dici sono caduto in bici
esahettr Inviato 27 Novembre 2009 Autore Segnala Inviato 27 Novembre 2009 stamattina stavo così male mi son detto, no?, scriviamo una poesia, anche se non ti viene niente, ne hai scritte tante, tu, che non vengon da niente; scrivi una poesia anche se non vale niente, ne hai scritte tante, tu, che non valgono niente... stavo così male stamattina: scrivi, ho pensato, che tanto è inutile e anche il resto, poi, non serve a niente, dai, scriviamo 'sta poesia, su, che sia anche piccola, anche insignificante, ma, ti prego, non farla incomprensibile, stavolta non farla incomprensibile
esahettr Inviato 28 Novembre 2009 Autore Segnala Inviato 28 Novembre 2009 Sragionamenti (più o meno riusciti ) di 2 anni fa. vaddavata vaddavata la morte è risorgere il ferito scorrere inganno per facce di vetro forma carta d'algebra bronco considerabile visto stretto la linea degli scacchi * se il flusso poi i ciechi degli occhi dirami o ascenda è un altro ciclo d'occhi che non cantiamo finchè l'estate cinta di niente dell'erba oscura l'imperfetto disincanto proiettando ieri cancri di delfini e te * architetture sul filo terreni quando spargeranno volontà smagliante la torre oltre colore dei numeri inutili che socchiude l'urlo acri mi creano disumanamente cose mutilate dei punti per la trascendenza ma la mano la tazza credente spigolano taglio di sostanze * chissà chissà slegati percorressimo muta evacuazione tombe giungle evaporate di nervi al solstizio non per dimenticare ma forse * teneramente teneramente separato estrasse dall'andare i raggi dello specchio morire nella carne e disse
esahettr Inviato 9 Dicembre 2009 Autore Segnala Inviato 9 Dicembre 2009 sangue vuoto è delle mele. sorridendo ci ammonì per degli anni per disgusto per amore che mentre leggeva suo malgrado sfolgorando le nasceva dagli occhi un tumore, quasi morì ma visse (sempre con lo stesso uomo) e tornò a splenderle la mente bellissima di fiori consequenziali e perfetti sbocciati come per miracolo nello svanire del tempo come un'ultima primavera onnisciente che non dimenticassimo, per questo era tornata, marcisse pure ogni letteratura ma che non dimenticassimo e non l'apodosi nemmeno leopardi ma la libertà incolmabile del ridere la pietà d'oro delle rose che si fa beffe del livore del mondo
esahettr Inviato 10 Dicembre 2009 Autore Segnala Inviato 10 Dicembre 2009 Cavalcavano gli istanti - dicesi giovinezza, degli altri - e non c'era niente, niente che potessi fare per cavarli alla nullità della gioia, al cuore sordo e sconosciuto dell'esistere che bacia la neve che muore e barcolla dentro le montagne, ubriaco in primavera esplodendole di fiori e le carezza e le tormenta nella beatitudine della notte. Morire pieno di gioia all'inizio di ogni cosa in ogni crepa, ogni brandello... e non può smettere, non può morire... Mezza favilla ingrata questa vita indistruttibile e sbagliata, intravista per errore questa vita mai vissuta, e neanche, in qualche modo, brutta da non valere un sguardo spudorato, un suicidio, un all-in "Ma non fare male" sento gli occhi delle foglie, nel vento che è qualsiasi cosa, nella disperata apnea d'argento che la luna tossisce sulla solitudine gelata della strada, e il fervore delle edere, nero, annuisce, e grida l'ossigeno del cielo. la follia delle particelle, lo spirito insensato che ovunque ad ogni istante muore per la vita, risorge per la morte (sempre e dappertutto) sorride.
esahettr Inviato 18 Dicembre 2009 Autore Segnala Inviato 18 Dicembre 2009 La notte che è morta la neve non dormivo, mi rigiravavo nel letto e non tremavo e ascoltavo il mio cuore, batteva troppo forte, come se avessi paura, ma non ne avevo e pensavo alla neve: a come finisce ogni cosa e nulla rimane, il piacere e il dolore, l'orrore e la gioia e i cavalli e le case e il Natale, e anche gli occhi, sì, anche i baci sugli occhi nel buio. Il mattino la neve era scomparsa, fuori dalla finestra vidi solo la strada grigia, come uno spazio vuoto quando manca una parola o l'hai dimenticata. E così dimenticai: solo allora piansi.
esahettr Inviato 19 Dicembre 2009 Autore Segnala Inviato 19 Dicembre 2009 Cosa sembravo, Kirsten, sorridendoti per la prima volta dal buio del mio cuore ancora gonfio della faccia di mio padre il giorno che partii, (la seconda volta che l'ho visto piangere, e anch'io piangevo, in strada, impalato come un fantasma a guardare gli Erker e il portone di casa, a guardarli con furia, per imprimerli per sempre nel ricordo), ancora sanguinante dell'alba di Malpensa - spietate speranze! - quando capii che non c'è nulla sotto il sole di più ingrato di dover partire, che non c'è nulla in questa vita di più disperato della carne del figlio separata dalla carne della madre? In ogni bacio, ogni parola a denti stretti ti urlavo la mia terra, non sentivi?, e avrei voluto che vedessi il giardino con l'albero di caco e lo squallore tenero dei Portici un novembre a mezzanotte, ma i tuoi occhi, did I tell ya?, ne ho sempre avuto paura: per te era tutto un gioco, no?, l'eterno giugno senza morte della barzelletta incomprensibile su quel mio sosia felice che tutte le notti ride e canta e vomita e si addormenta sotto alla pensilina e ogni mattina si risveglia in America, nel tuo letto.
Nogglebandito94 Inviato 1 Gennaio 2010 Segnala Inviato 1 Gennaio 2010 belle poesie bravo! sei molto ispirato eh???
esahettr Inviato 13 Gennaio 2010 Autore Segnala Inviato 13 Gennaio 2010 notte della polvere, luce delle loro membra, non ricordo che la mente tutte le donne senza amore erano con noi come le cellule e ogni cosa fischiava bruciava ogni nome nella bocca della morte i fiori non sanno più piovere le nuvole non sanno più niente loro non sono più niente, io non sono niente, e che vagabondassero, che non morissero come la polvere, che commettesero adulterio! non sono Tuoi servi *** kakas come te era la ragazza degli ultimi giorni se amavi il nodo dei suoi occhi la rete che ha pescato le ragioni della vita dal nulla; oppure il modo, ecco cos'era, il modo che hanno gli innocenti come ti pregano, disperatamente, e da qualche parte qualcuno lacerante nello sguardo che non si può più dire "il falegname in silenzio è un giardino per sempre", kakas, e qualunque cosa sia, notte o luce (nessuna delle due, magari) a cui vai incontro, tempie vuote dell’oblio o infinito dell'attimo, (tutto è eterno) non chiedere perdono per noi
Hanzo Inviato 3 Febbraio 2010 Segnala Inviato 3 Febbraio 2010 La decisione di non avvalersi della metrica è voluta?
esahettr Inviato 5 Febbraio 2010 Autore Segnala Inviato 5 Febbraio 2010 Voluta sì: diciamo che col tempo poi è diventata anche (un pochino ) meditata.
esahettr Inviato 22 Febbraio 2010 Autore Segnala Inviato 22 Febbraio 2010 Ma dove sono le loro notti dove sono le strade marce di vino e i corpi delle ragazze impilati nella luna verde - in fondo mai ho parlato d'altro - come in un sacrificio al guscio della madre... Oh se avessero saputo la forza senza padre che urla gli alberi, ma erano stranieri senza l'oro del grano che hanno rotto, senza l'errore che li baciasse come un marchio.
esahettr Inviato 22 Febbraio 2010 Autore Segnala Inviato 22 Febbraio 2010 anche fra di noi il linguaggio il mare di cervelli di lampioni di nulla che irridemmo che piangemmo al canto della notte che moriva azzurra mentre il sole ci uccideva e le foglie nascevano sul lembo del non-senso mentre marzo atroce vomitava i suoi occhi sepolti ma le larve non chiedon più nulla le ombre si annidano inutili felicità ti spunta dai polsini, gemma insperata del tuo chiedermi saremo mica vermi? sagome di viaggiatori? (su una strada che non esiste neanche nel nulla) - e poi contare i semi e le stelle, senza raccogliere, poi divorarsi il cuore e dove vanno le schegge? sono secchi i polsi di Dio
esahettr Inviato 22 Febbraio 2010 Autore Segnala Inviato 22 Febbraio 2010 strozza il cielo la follia quando neve di stelle i miei brividi e come gli alieni macchine arancioni mai baciato una finestra? qualcosa da dirmi sulla morte? dev'essere un buco nel mio sguardo che dice sono rotto intatto soffocato è freddo se non dormi e lo sai perchè sono artefatto perchè devo subire in grande stile perchè alla fine conveniva ho programmato di rimanere in bilico incastrato in questa scatola che non riconosco in quest'accendisigari di tomba dove potrei ucciderti o accusarti sarebbe come lanciare una lattina vuota una voce che viene da fuori mi hai mangiato alla partenza alla partenza mi hai dipinto di nero ero la tua sfinge cadevamo per terra notte orizzontale contando i pollici alla bara saltando i giorni addormentato in me stesso come una crisalide come veleno nella terra sfregia la musica e significa e non ascoltare se respiriamo l'elastico chiuso di notte ma alla maniera delle cose mai ricucite migliaia di fango a cui per ridere darei il cambio se ti dico guardami allora guardami da quanti anni non respiro
esahettr Inviato 2 Marzo 2010 Autore Segnala Inviato 2 Marzo 2010 ormai una scheggia della morte sognava di quand'era giovane, quando l'oro del tempo era d'oro, e la notte leccava i sussurri del legno, inerme di gioia incespicando e si innamorava dell'ebbrezza più che del riso e poi l'attesa, l'istante delle viscere, prima del pianto e delle viscere, e andava fuori a vomitare che le stelle cadessero, in soggiorno russava suo padre, fantasmi urlano primavere dappertutto
esahettr Inviato 14 Marzo 2010 Autore Segnala Inviato 14 Marzo 2010 Varrà mica la pena di impazzire, per dire non so che ai gabbiani sul filo del mare?
esahettr Inviato 6 Aprile 2010 Autore Segnala Inviato 6 Aprile 2010 la morte, la morte venne molto dopo. cadde fino a riderne i sassi rinvenne al fango contrario della neve tutto viscere a stracciare croce assurda e così la notte gentile la stritolò di ragni apposta la sbagliò da cima a fondo urlava il marcio del sole alle ragazze-uccello disperandole svaniva di brandelli un senso alle galline dell'imbrunire "e sono nulla nella guerra tra la neve e i fiori". la morte venne molto dopo. cadde colla luce impiedi dollaro di morte s'innamorò delle lisette disperate per loro vengono le arance bianche (una in particolare) "come con gli occhi mangi gli occhi cu|o strabico mia tigre di silenzio ti immolerei le risa dei gatti ti morirei di baci raspando buio sotto i letti" - come sfiora la carne conta le lune del vuoto e alla fine è sdraiato, "quel finocchio del mio cuore".
Messaggio consigliato
Crea un account o accedi per commentare
Devi essere un utente registrato per poter lasciare un commento
Crea un account
Crea un nuovo account e registrati nella nostra comunità. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Hai già un account? Accedi qui.
Accedi ora