ciucc3llone Inviata 1 Marzo 2014 Segnala Inviata 1 Marzo 2014 Alarco entro nella locanda. Erano settimane che mangiava solo razioni da viaggio o al limite carne arrostita sul fuoco, e aveva bisogno di cibo vero, rimpiangendo di non aver mai imparato a cucinare neanche lo stufato. Si sedette a uno dei tavoli all'angolo dello stanzone, posando lo spadone sulla sedia accanto e levandosi il mantello impolverato. Appena finito la servetta del locale si avvicinò per prendere l'ordinazione, consigliando zuppa di cavoli e arrosto d'agnello. "No guarda, l'arrosto proprio no", disse sorridendo, e nel farlo incrociò gli occhi della giovane, e trasalì un attimo vedendo quel brillante rosso sangue che li caratterizzava. "Però accetto volentieri la zuppa di cavoli, con del pane, e magari un quarto di vino rosso". La ragazza si allontanò. Se si era resa conto della sua sorpresa, non l'aveva dato a vedere, forse perché abituata a reazioni del genere. Un elfa con quegli occhi non l'aveva mai vista, tanto più in una zona rurale come quella, dove già gli elfi erano merce rara. Doveva sicuramente avere una qualche ascendenza planare, forse demoniaca. La cameriera tornò dopo qualche minuto con l'ordinazione. Se fosse stata umana non le avrebbe dato più di sedici anni, ma non aveva mai capito un accidenti di come funzionava l'età per gli elfi. Magari poteva essere sua nonna, o magari faceva la cameriera già ai tempi di Netheril. Chi diavolo li capiva gli elfi. Guardandosi intorno notava che non era l'unico a essere incuriosito, anche se gli altri sembravano provare più che altro ansia. E qualcuno sembrava anche aver fretta di andarsene. Finita la cena chiese una stanza: "fosse anche una strega di Baator, stanotte voglio un letto vero", pensò. Il locandiere, un cinquantenne calvo in evidente sovrappeso, come quasi tutti gli oste, unto e bisunto, lo accompagnò di sopra nella stanza, sporca quanto lui, cercando invano di apparire simpatico e affabile. Fu verso mezzanotte, quando più o meno tutti i clienti se ne dovevano essere andati, che salì l'urlo seguitò dai rumori di qualche lotta in corso. "Non è possibile, la prima notte che passo su un letto e deve succedere qualche problema", pensò mentre prendeva spada e pugnale e, seminudo, usciva nel corridoio per capire cosa fosse successo. In quel momento gli passò vicino l'elfa dagli occhi rossi, seminuda anche lei, che correva via sembra piangendo. I rumori erano cessati, a parte un lamento soffocato proveniente da quella che doveva essere la soffitta. Salendo le scale lentamente, si affacciò alla camera e vide una stanza a soqquadro, con l'oste, seminudo anche lui, col viso e parte del corpo coperti di evidenti ustioni, che gemeva al lato del letto. "Se è quello che penso, forse dovrei dargli altre due bastonate a questo bastardo", pensò Alarco, "ma gli concedo il beneficio del dubbio".
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