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La Grande Caccia II - Gruppo in solitaria (Parte 4) [Alonewolf87 - D&D 3.5]


Loupissi

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L'uomo ti guarda interrogativo poi sembra capire e annuisce.

Indica le due guardie e fa segno che vi terranno d'occhio fino al giorno dopo. Indica la caverna e fa un gesto per indicare il dormire rivolgendovi a voi due. Vi fa anche capire che se volete bere o mangiare qualcosa siete liberi di farlo.

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Guardo Rhaissa e le spiego domani mattina chiederò a Thonderol di concedermi la possibilità di comprendere questa lingua...confido che le mie parole gli arrivino in ogni caso e la guardo speranzoso direi di mangiare qualcosa e dormire le dico prima di bere un minimo d'acqua e mettere sotto i denti un po' di cibo.

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Dopo aver dormito più o meno bene Rahissa e Graxar vengono svegliati la mattina successiva da un canto insistente e ripetitivo che viene dagli uomini che hanno incontrato. Essi ripetono, rivolti verso il deserto e con insistenza, una stessa parola, forse un nome: Nom. Dopo qualche tempo si innalza nella distanza un pennacchio di sabbia che si rivela poi essere sollevato da una strana creatura che entra nella depressione con rapidità sovrannaturale. La creatura è bipede e vagamente umanoide, con la pelle bianca come ossa rimaste per decenni a cuocere al sole. Le sue ginocchia sono invertite come quelle degli uccelli e i piedi sono un'unica grande palma. Le braccia sembrano lunghe estremità senza dita o mani, che possono essere ripiegate per diventare come mazze o allungate per agire quasi come fruste. La testa è incassata e simile ad un martello e la “faccia” è aliena e senza caratteristiche. La creatura non ha naso, occhi o orecchie, solo una superficie piatta. Ai lati del collo ha quelle che sembrano quasi branchie. La creatura si è fermata di fronte agli uomini e quattro di loro si fanno avanti mentre gli altri continuano a cantilenare. Uno dei quattro estrae un paio di scimitarre e assale la creatura la quale però riesce a difendersi facilmente e dopo poco sconfigge l'uomo. Altri due uomini si fanno avanti, uno alla volta, il primo con una lunga lancia e il secondo con un pesante martello ma entrambi, nonostante l'agilità del primo e la grande forza del secondo, vengono sconfitti dall'essere che dimostra di essere in grado di spezzare un enorme macigno con uno dei suoi colpi “a mazza”. Infine è il turno di quello che sembra il capo degli uomini affrontare la creatura. L'uomo combatte a mani nude e si dimostra all'altezza della sfida, evitando tutti gli attacchi della creatura, riuscendo spesso anche a gettarla a terra. Tuttavia l'uomo non riesce mai a scalfire la dura corazza della creatura e dopo un po' ammette la sua sconfitta. La creatura, come anche nei casi precedenti, smette di attaccare non appena percepisce di avere vinto. Visto che sembra avere terminato gli sfidanti la creatura se ne va.

Più tardi il capo degli uomini prova ad andare a parlare con Graxar che ora, grazie agli incantesimi consessi da Thonderol è in grado di capire cosa dice. L'uomo si offre di portarli fino ad una città e Graxar si offre di aiutarla con Nom, la creatura, il cui sangue pare essere l'obiettivo di questi uomini in quanto dotato di grandi poteri di guarigione.

Graxar si prepara quindi ad affrontare Nom, che viene nuovamente richiamata dagli uomini. Quando la creatura giunge sembra quasi offesa dalla sfida che gli si propone ma grazie a Marthiir, il capo degli uomini, accetta. La battaglia inizia subito feroce e Nom si dimostra un avversario estremamente potente e capace, è solo tramite un colpo fortunato che Graxar riesce a scalfirle la faccia facendola sanguinare. Nom riconosce la sconfitta e dona il suo sangue a Marthiir che lo raccoglie. La creatura torna nel deserto mentre gli uomini festeggiano ed esultano.

Il giorno dopo, con Rahissa e Graxar, gli uomini si mettono in viaggio verso Brathair, la città da dove provengono. Dopo un paio di giorni di viaggio nel deserto, resi assai più semplici grazie alle strane bevande ristoratrici, ai vestiti del deserto e al legno che non brucia che gli uomini portano con sé la compagnia giunge in vista di un grande fiume le cui rive sono sapientemente irrigate e coltivate.

Una volta tornati alla civiltà gli uomini si cambiano di abiti e indossano quelle che paiono vesti cerimoniali, rendendo nota la loro avanzata tramite cimbali e tamburelli. La sera la comitiva si ferma in un villaggio dove viene indetta una festa per celebrare il loro passaggio. I paesani sono estremamente cordiali e la festa è vivace e allegra, soprattutto quando, finito di mangiare, le giovani ed estremamente avvenenti fanciulle del villaggio allietano tutti con le loro danze erotiche e sensuali. La bellezza delle fanciulle è abbagliante e addirittura ad un certo punto un ragazzo, reso ebbro dal vino e dalle danze, si avvicina ad una di esse danzando con lei e finendo per baciarla, per poi crollare a terra preda delle convulsioni. La gelosia di Rahissa si inizia ad accendere durante queste danze, per somma gioia di Graxar.

L'indomani la comitiva giunge in vista di Brathair che si mostra essere come una grande città costruita su cinque enormi terrapieni, appoggiata sulle colline vicine al grande fiume. La comitiva, superata ad un certo punto da un drappello di cavalieri dall'aspetto feroce, arriva alle porte della città e inizia a salirne i gradoni tramite un sistema di montacarichi scavanti dentro i terrapieni. Il primo livello della città sembra essere dove vivono i poveri e gli schiavi mentre il secondo è quello dei lavoratori e piccoli artigiani. Il terzo livello, dove poi si ferma la compagnia, pare quello dove abitano le persone benestanti e dove ci sono la maggior parte dei negozi e dei piccoli templi. É infatti ad uno di questi templi, dedicato alla divinità dei deserti e della furia della natura di cui Nom era un'incarnazione, che si dirige il gruppo dove vengono accolti dal resto degli accoliti che erano rimasti indietro, guidati da un ragazzo di nome Liand. Liand e Marthiir accompagnano Rahissa e Graxar dentro al tempio e li conducono in una casetta in mezzo ai giardini sul retro dove giace su di un letto un uomo di mezz'età e dalla grande forza d'animo, che risalta anche in mezzo alla malattia. Si tratta di Prothall, gran sacerdote del tempio a cui Marthiir somministra il sangue di Nom da cui pare trarre grande giovamento.

L'indomani Rahissa e Graxar iniziano delle lezioni per imparare la lingua locale e cominciano a partecipare alla vita quotidiana del tempio. Durante la giornata al tempio arrivano, sorrette da degli eunuchi dalla pelle scurissima e il fisico scolpito, un paio di portantine, una delle quali trasporta la quinta concubina del dio re che invita Graxar nell'harem l'indomani. Mentre Liand cerca un sistema per creare un incantesimo inverso a quello di Graxar per potervi quindi capire a vicenda e Rahissa è sempre più gelosa Graxar si prepara al rischioso incontro dell'indomani.

Il giorno seguente, passato il quarto livello nobiliare, Graxar, Rahissa e Marthiir arrivano al quinto livello della città, sede dell'imponente palazzo reale. I tre sono accompagnati da degli eunuchi nell'harem ad incontrare Diassomer, la quinta concubina del Dio-Re. Una volta nelle sue stanze sono raggiunti da Moksha, visir del Dio-Re che grazie alle sue arti arcane permette ai presenti di capirsi. Dopo un breve scambio di domande e spiegazioni sulla provenienza e situazione Diassomer chiede a Graxar di accompagnarla per una passeggiata nei giardini, lasciando Rahissa e Marthiir con Moksha. Nei giardini Diassomer, in grado a sua volta di usare la magia necessaria per parlare con Graxar gli racconta di come essa sia stata costretta a servire il Dio-Re e di come vorrebbe essere liberata e fatta fuggire da palazzo. Graxar tenta di rifiutarsi ma la belezza ultraterrena di Diassomer piega la sua volontà facendogli promettere di aiutarla, ma lasciando a lei i dettagli della fuga. Diassomer pare soddisfatta e ritorna alle sue stanze, con Graxar che lascia il palazzo con Marthiir ed una sempre più furiosa Rahissa che scaglia pesanti parole a Graxar e lascia il tempio per poi tornarci con un paio di orfani di cui ha deciso di prendersi cura.

Dopo un paio di giorni di lezioni e vita nel tempio Liand porta Graxar e Rahissa alla scuola dei sacerdoti per parlare con il suo maestro Prothall, che potrebbe aiutarli a trovare un sistema per comunicare. Il vecchio saggio si dimostra all'altezza invocando una magia che permette loro di capirsi ma i tentativi di Graxar di spiegare la sua origine accendono l'ira di Prothall visto che fanno riferimenti ad altri mondi e potenze non contemplate dalla loro mitologia. Prothall fa catturare e rinchiudere Graxar ma l'intervento di Moksha, che fa credere a Prothall che tutto questo sia stata semplicemente un malfunzionamento dell'incantesimo di comprensione dei linguaggi risolve la cosa.

Rahissa è sempre più inviperita e i due decidono di fuggire dalla città prendendo una nave per scendere il fiume e giungere al mare. Accompagnati da Marthiir i due si recano al porto dove contrattano un passaggio su una nave mercantile. Purtroppo appena prima di salire sono raggiunti da Diassomer che costringe Graxar a prenderla con sé e a tentare una fuga rocambolesca che purtroppo viene ben presto interrotta ferocemente da un paio di navi da guerra che affondano la nave mercantile e catturano i fuggitivi.

I prigionieri sono portati a forza al cospetto del Dio-Re, che si dimostra essere effettivamente l'avatar in terra di una divinità e che riesce a leggere perfettamente nel loro animo, scoprendo che la storia della fuga era tutto un piano di Diassomer per attirare l'attenzione del Dio-Re su di sé e aumentare il proprio prestigio. Il Dio-Re capisce anche la vera origine di Rahissa e Graxar e propone loro di rimandarli sul loro mondo, in cambio di un favore, da nominare in futuro, da parte di Thonderol, il quale accetta.

Il Dio-Re rimanda quindi Graxar e Rahissa sul mondo degli Offuscati, con l'imprevista e poco simpatica compagnia di Diassomor. Rahissa la insegue per vendicarsi su di lei ma la mezza succube è rapida a dileguarsi nella folla.

Graxar torna di corsa da Padre Sulman per raccontargli questa storia e decidere il da farsi, lasciando il chierico alquanto sconcertato e pieno di dubbi e timori.

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Guardo Rhaissa e Sulman mi pare chiaro ora che la prossima caccia potrebbe essere per me mortale, visto che la gestiscono loro...quindi potrebbe essere mortale la prossima. Anche se mi sa che c'è qualcosa dietro a tutto questo, visto che potevano eliminarmi in modo ppiù brutale col teletrasporto, invece di mandarmi in un mondo dove c'era la possibilità di tornare indietro, Sulman idee? Comunque e guardo Rhaissa per la nostra battaglia ci servono soldi, tanti soldi, mi hai detto che mi avresti aiutato ad essere famoso no? Puoi aiutarmi dunque?

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Annuisco alle parole du Sulmann comprendo, se te ne verranno fuori....o se me ne verranno fuori vedremo il dafarsi poi mi rivolgo a Rhaissa beh nonvedo molte altre soluzioni. Questa è una guerra e ogni guerra ha bisogno di soldi...ma sopratutto qualcuno da seguire. Se più avanti ci sarà qualcuno più convincente di me gli cederò volentieri il posto. Quindi, Rhaissa, sono disposto a farmi dare in pasto alla folla.

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beh...non ci vedo molte alternative. Non sappiamo chi sono i nostri alleati e quindi non possiamo avvisarli che i teletrasporti sono compromessi. Andare alla ricerca della quinta concubina mi sa che è uno spreco di energie e tempo e guardo sorridente Rhaissa ma se vuoi possiamo dedicarci ad una caccia alla perfida.

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