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Inviata

Ciao a tutti!

Qualcuno per caso ha letto "Viaggio al termine della notte" di Celine?

Se sì, come l'avete trovato?

Io lo sto finendo e mi sta conquistando, pagina dopo pagina... penso che sia uno dei capolavori del '900, ingiustamente sottovalutato per moltissimi motivi (libro scandalo, vicende biografiche dell'autore, successive prese di posizione.... ecc.)

Non ho mai trovato pagine così forti sull' orrore e l'inutilità della guerra...

Ciao!


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Inviato

Ciao! Dura sintetizzare, comunque...

parla dei vagabondaggi di Bardamu, un parigino, che si arruola volontario per la prima guerra mondiale, poi tra mille vicissitudini si trova nell'Africa coloniale francese, in seguito in America, operaio nelle catene di montaggio della Ford e di nuovo in Francia, come medico condotto nei quartieri poveri di Parigi....

E' largamente autobiografico, ricalcando praticamente la vita di Celine.

E' un libro scomodo, duro, illuminante... e scritto in una maniera fantastica, mai pesante,.. come se un amico ti raccontasse la propria vita... uno stile che prende tutto dal parlato... Un libro, alla fine, tragico e divertente, pieno di vita....

Leggilo, se ti ha incuriosito il titolo !!!

Io me ne sono innamorato, dopo un periodo di molti libri non finiti....

Ciao

  • 11 mesi dopo...
Inviato

Era stato dimenticato, Céline!

Con prudenza poi, dopo anni di oblio, si è stati quasi costretti a parlarne, di Céline, che continua ad imporsi con la sua personalità forte ai fini di un riconoscimento unanime delle sue qualità di grande scrittore... ed anche... così penso io... per una, anche se solo parziale, riabilitazione dell’uomo.

Grande scrittore e grande innovatore della letteratura narrativa, pur se ancora da molte parti giudicato scomodo...

Céline!

Dopo di lui nulla poteva rimanere come prima nella narrativa, bisogna riconoscerlo! E Céline è da tempo punto di riferimento importante di molti scrittori contemporanei.

Forse io sbaglio! Ma a me sembra di reperirne le tracce addirittura un po’ in tutta la narrativa più recente.

Ma... imbarazza ancora Céline?

Forse non più!... Ma?...

Io ricordo che ancora solo pochi anni fa ne consigliai la lettura ad un amico. Uno che conosce alla perfezione la lingua francese e pensavo che potesse apprezzarlo meglio di me che lo leggevo tradotto E questo amico, colto ed intelligente, ma lettore di formazione classica, non lo resse che per poche pagine.

E ancora.

Il pur tollerante Pasolini, recensendo una delle ultime opere di Céline, ebbe a dire (e siamo già agli anni settanta) che:

“la comoda dissociazione [per cui risulterebbe] immorale giudicare uno scrittore dalla sua ideologia e dai fatti della sua vita [...] andrebbe ridiscussa”.

Non è facile descrivere l’inferno ed esserne attratto dalla lettura, ma il mondo, del resto, è spesso stato descritto come inferno e da molti scrittori. Anche l’insospettabile Italo Calvino, ad esempio, così si esprime in conclusione del suo “Le città invisibili”:

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abbiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.

Due modi ci sono per non soffrirne.

Il primo riesce facile a molti:

accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:

cercare e saper riconoscere chi e cosa , in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Per Calvino, dunque, in mezzo all’inferno c’è qualcosa che inferno non è, e che è da scoprire, da far durare, lasciar crescere con “attenzione ed apprendimento continui”, in un impegno estremamente difficoltoso.

Per Céline, invece, in mezzo all’inferno non c’è nulla altro se non ancora inferno. Inferno e inferno e nient’altro! ed egli se ne fa coscientemente parte integrante Non per non vederlo più, ma per accettarlo come una condanna senza appello... e soffrirne.

Céline non gioca con l’inferno: butta all’aria le carte, impreca. Sardonicamente ne ride. Bestemmia!

“Viaggio al termine della notte” è il primo lavoro del medico Déstouche.

Romanzo ispirato dalle esperienze dell’autore nel periodo a cavallo fra la Grande Guerra ed il successivo periodo coloniale. Romanzo storico-autobiografico, dunque, nel quale Céline usa la penna come un grimaldello e va a scardinare la realtà delle convinzioni ottuse, dei rapporti falsi... la vanagloria e i grandi ideali che a suo dire, non sono che "i nostri peggiori istinti vestiti di paroloni". E’ evidente che non lo fa per spregio, anzi, ciò che muove Céline (tanto il medico quanto il letterato) è un disperato amore per la vita, e l'angoscia di vederla stuprata dalla guerra, dai falsi idoli, dalla modernità. Cosicché, pur se solo in non rari momenti, si lascia andare a volte ad un pensoso apprezzamento delle qualità dell’essere umano. Poche considerazioni! ma in grado di illuminare la scena e di far chiudere per un attimo gli occhi, di Céline e nostri, di fronte allo sfacelo in corso. Ma presto il magma umano riassorbirà i lettori e lo scrittore, che, a sua volta, ne resterà sopraffatto e per difendersi reagirà facendosi simile alle brutture del mondo Straziato, incrudelito... assetato di lacrime.

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