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Inviata

Per chi vuole dedicare una poesia o uno scritto a qualcuno di speciale.

Inizio io con un omaggio a mia figlia, ancora solo nel mio inconscio :-)

A Prayer For My Daughter (William Butler Yeats)

Once more the storm is howling, and half hid

Under this cradle-hood and coverlid

My child sleeps on. There is no obstacle

But Gregory's wood and one bare hill

Whereby the haystack- and roof-levelling wind,

Bred on the Atlantic, can be stayed;

And for an hour I have walked and prayed

Because of the great gloom that is in my mind.

I have walked and prayed for this young child an hour

And heard the sea-wind scream upon the tower,

And under the arches of the bridge, and scream

In the elms above the flooded stream;

Imagining in excited reverie

That the future years had come,

Dancing to a frenzied drum,

Out of the murderous innocence of the sea.

May she be granted beauty and yet not

Beauty to make a stranger's eye distraught,

Or hers before a looking-glass, for such,

Being made beautiful overmuch,

Consider beauty a sufficient end,

Lose natural kindness and maybe

The heart-revealing intimacy

That chooses right, and never find a friend.

Helen being chosen found life flat and dull

And later had much trouble from a fool,

While that great Queen, that rose out of the spray,

Being fatherless could have her way

Yet chose a bandy-leggèd smith for man.

It's certain that fine women eat

A crazy salad with their meat

Whereby the Horn of Plenty is undone.

In courtesy I'd have her chiefly learned;

Hearts are not had as a gift but hearts are earned

By those that are not entirely beautiful;

Yet many, that have played the fool

For beauty's very self, has charm made wise,

And many a poor man that has roved,

Loved and thought himself beloved,

From a glad kindness cannot take his eyes.

May she become a flourishing hidden tree

That all her thoughts may like the linnet be,

And have no business but dispensing round

Their magnanimities of sound,

Nor but in merriment begin a chase,

Nor but in merriment a quarrel.

O may she live like some green laurel

Rooted in one dear perpetual place.

My mind, because the minds that I have loved,

The sort of beauty that I have approved,

Prosper but little, has dried up of late,

Yet knows that to be choked with hate

May well be of all evil chances chief.

If there's no hatred in a mind

Assault and battery of the wind

Can never tear the linnet from the leaf.

An intellectual hatred is the worst,

So let her think opinions are accursed.

Have I not seen the loveliest woman born

Out of the mouth of Plenty's horn,

Because of her opinionated mind

Barter that horn and every good

By quiet natures understood

For an old bellows full of angry wind?

Considering that, all hatred driven hence,

The soul recovers radical innocence

And learns at last that it is self-delighting,

Self-appeasing, self-affrighting,

And that its own sweet will is Heaven's will;

She can, though every face should scowl

And every windy quarter howl

Or every bellows burst, be happy still.

And may her bridegroom bring her to a house

Where all's accustomed, ceremonious;

For arrogance and hatred are the wares

Peddled in the thoroughfares.

How but in custom and in ceremony

Are innocence and beauty born?

Ceremony's a name for the rich horn,

And custom for the spreading laurel tree.


Inviato

Per chi vuole dedicare una poesia o uno scritto a qualcuno di speciale.

Inizio io con un omaggio a mia figlia, ancora solo nel mio inconscio :-)

A Prayer For My Daughter (William Butler Yeats)

bellissima!! Allora non sono l'unica a cui piace WBY!!!!!!!!

  • 2 mesi dopo...
Inviato

dedicato a chi ha ancora il coraggio d'innamorarsi

Come posso dunque trovar pace

se mi è negato il ristoro del riposo,

se l'oppressione del giorno non è alleviato dalla notte,

ma il giorno dalla notte e la notte dal giorno sono oppressi,

ed entrambi, sebbene nemici di regno,

d'accordo si stringono la mano a torturarmi,

l'uno con fatica, l'altro per dolersi

di quanto lontano io mi affatichi, sempre piu' lontano da te?

Io dico al giorno, per compiacerlo, che sei luce

e gli dai grazia quando le nubi oscurano il cielo;

così lusingo la notte cupa,

che quando le stelle splendenti non fanno capolino,

sei tu ad illuminare la sera.

Ma il giorno ogni giorno prolunga la mia pena,

e la notte ogni notte aumenta il mio dolore.

W. Shakespeare

  • Mi piace 1
Inviato

Già e chi ce l'ha ancora ...

Io ce l'ho, Kitiara, e non lo nego nè lo nascondo.

Non tutti sono fatti così, in alcuni casi fanno anche meglio loro, ma tant'è! :-D

Ciao ciao

F.

Inviato

"Amano davvero quelli che tremano a dire che amano".

(P.Sidney)

Io credo che l'amore, anche se sofferto e non "costruito", anche se illicito e impudìco, non sia mai "coraggioso" né "codardo".

Non credo che amare una persona voglia dire dichiararlo a gran voce, né che l'amore debba essere necessariamente passione carnale, sebbene il sesso sia, nella coppia, parte fondamentale e legante del rapporto.

In merito a questo, ritengo che il Sommo Dante, nel Canto V della sua celeberrima Commedìa, avesse colto nel segno (come sempre), narrando in modo diretto e meraviglioso l'amore infausto di Paolo e Francesca.

Il celebre passo:

«Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense»

(Inf V, 100-107)

è quasi un monumento alla letteratura antica, moderna e contemporanea.

In onore al Sommo Poeta e dedicato a tutti i Paolo e a tutte le Francesca del III Millennio, a voi Signori e Signore, Dante, Canto V, Inferno, Divina Commedia:

Così discesi del cerchio primaio

giù nel secondo, che men loco cinghia

e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:

essamina le colpe ne l’intrata;

giudica e manda secondo ch’avvinghia.

Dico che quando l’anima mal nata

li vien dinanzi, tutta si confessa;

e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d’inferno è da essa;

cignesi con la coda tante volte

quantunque gradi vuol che giù sia messa.

Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:

vanno a vicenda ciascuna al giudizio,

dicono e odono e poi son giù volte.

"O tu che vieni al doloroso ospizio",

disse Minòs a me quando mi vide,

lasciando l’atto di cotanto offizio,

"guarda com’ entri e di cui tu ti fide;

non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!".

E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride?

Non impedir lo suo fatale andare:

vuolsi così colà dove si puote

ciò che si vuole, e più non dimandare".

Or incomincian le dolenti note

a farmisi sentire; or son venuto

là dove molto pianto mi percuote.

Io venni in loco d’ogne luce muto,

che mugghia come fa mar per tempesta,

se da contrari venti è combattuto.

La bufera infernal, che mai non resta,

mena li spirti con la sua rapina;

voltando e percotendo li molesta.

Quando giungon davanti a la ruina,

quivi le strida, il compianto, il lamento;

bestemmian quivi la virtù divina.

Intesi ch’a così fatto tormento

enno dannati i peccator carnali,

che la ragion sommettono al talento.

E come li stornei ne portan l’ali

nel freddo tempo, a schiera larga e piena,

così quel fiato li spiriti mali

di qua, di là, di giù, di sù li mena;

nulla speranza li conforta mai,

non che di posa, ma di minor pena.

E come i gru van cantando lor lai,

faccendo in aere di sé lunga riga,

così vid’ io venir, traendo guai,

ombre portate da la detta briga;

per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle

genti che l’aura nera sì gastiga?".

"La prima di color di cui novelle

tu vuo’ saper", mi disse quelli allotta,

"fu imperadrice di molte favelle.

A vizio di lussuria fu sì rotta,

che libito fé licito in sua legge,

per tòrre il biasmo in che era condotta.

Ell’ è Semiramìs, di cui si legge

che succedette a Nino e fu sua sposa:

tenne la terra che ’l Soldan corregge.

L’altra è colei che s’ancise amorosa,

e ruppe fede al cener di Sicheo;

poi è Cleopatràs lussurïosa.

Elena vedi, per cui tanto reo

tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,

che con amore al fine combatteo.

Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille

ombre mostrommi e nominommi a dito,

ch’amor di nostra vita dipartille.

Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito

nomar le donne antiche e ’ cavalieri,

pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.

I’ cominciai: "Poeta, volontieri

parlerei a quei due che ’nsieme vanno,

e paion sì al vento esser leggeri".

Ed elli a me: "Vedrai quando saranno

più presso a noi; e tu allor li priega

per quello amor che i mena, ed ei verranno".

Sì tosto come il vento a noi li piega,

mossi la voce: "O anime affannate,

venite a noi parlar, s’altri nol niega!".

Quali colombe dal disio chiamate

con l’ali alzate e ferme al dolce nido

vegnon per l’aere, dal voler portate;

cotali uscir de la schiera ov’ è Dido,

a noi venendo per l’aere maligno,

sì forte fu l’affettüoso grido.

"O animal grazïoso e benigno

che visitando vai per l’aere perso

noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re de l’universo,

noi pregheremmo lui de la tua pace,

poi c’hai pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar vi piace,

noi udiremo e parleremo a voi,

mentre che ’l vento, come fa, ci tace.

Siede la terra dove nata fui

su la marina dove ’l Po discende

per aver pace co’ seguaci sui.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense".

Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand’ io intesi quell’ anime offense,

china’ il viso, e tanto il tenni basso,

fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?".

Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,

quanti dolci pensier, quanto disio

menò costoro al doloroso passo!".

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,

e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri

a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,

a che e come concedette amore

che conosceste i dubbiosi disiri?".

E quella a me: "Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.

Ma s’a conoscer la prima radice

del nostro amor tu hai cotanto affetto,

dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso

esser basciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante".

Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangëa; sì che di pietade

io venni men così com’ io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

Inviato

Giovanni Pascoli, Il Lampo

E cielo e terra si mostrò qual'era:

la terra ansante, livida, in sussulto

il cielo ingombro, tragico, disfatto:

bianca bianca nel tacito tumulto

una casa apparì sparì d'un tratto;

come un occhio, che, largo, esterrefatto,

s'aprì si chiuse, nella notte nera.

La sto studiando in questi giorni a scuola, e devo dire che è veramente fantastica.

Inviato

Eh allora tocca a me mettere un po' di leggerezza in questo topic...spazio quindi a qualche aforisma del mio mito: Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde.

"Quando si dice la verità si è sicuri, prima o poi, di essere scoperti. "

"L'ambizione è l'ultimo rifugio dei falliti"

"Agli esami gli sciocchi fanno domande cui i saggi non sanno rispondere"

  • 2 mesi dopo...
Inviato

Dedicato a chi ha fatto il mio stesso errore!!!

EPILOGHI

Le cose non esplodono:

vengon meno, sbiadiscono.

come il sole sbiadisce dalla carne,

come la schiuma esala dalla sabbia.

anche il fulmioneo lampo dell'amore

non ha un epilogo tonante,

muore invece con un suono di fiori

che sbiadiscono come fà la carne

sotto la pietra pomice sudante,

tutto concorre a dare questa forma

finchè restiamo soli col silenzio

che circonda la testa di Beethoven.

STELLA

Se, alla luce delle cose, tu scolori

vera, eppure debolmente sottratta

alla nostra determinata e giusta

distanza, come la luna laciata accesa

tutta la notte tra le foglie, possa

tu invisibilmente allietare questa casa;

o stella, doppiamente compassionevole, venuta

troppo presto per il crepuscolo, troppo tardi

per l'alba, possa la tua pallida fiamma

dirigere il peggio in noi

attraverso il caos

con la passione del

semplice giorno.

Inviato

Un po a chiunque voglia dedicare un attimo di tempo ad una piccola, grande,poesia..di uno dei miei autori preferiti:

Charles Baudelaire

UN FANTASMA:

I • Le tenebre

Nei sotterranei d'insondabile tristezza dove il Destino m'ha relegato e in cui mai può penetrare raggio rosa e gaio; in cui, tutto solo con la Notte, scontrosa ospite,

sto come un pittore che un Dio ironico condanna a dipingere, ahimè, nelle tenebre; e dove, cuoco dai funebri appetiti, faccio bollire e mangio il mio cuore,

a momenti brilla allungandosi, e distendendosi, un fantasma di grazia e di splendore. Alla sua sognante andatura, quando raggiunge la sua totale estensione, riconosco la mia bella visitatrice: è Lei, nera e tuttavia luminosa.

Inviato

Con qualche settimana di ritardo, la dedico alle vittime dell'Olocausto, e non solo. Ogni volta che la leggo mi viene da piangere.

So che il tedesco qui lo sanno in pochi, ma posto anche la versione originale, perchè tradurre è tradire, e a mio avviso, quando si tratta di arte di tale livello, è importante preservare i suoni e la musicalità voluti dall'autore.

Paul Celan - Todesfuge

Schwarze Milch der Frühe wir trinken sie abends

wir trinken sie mittags und morgens wir trinken sie nachts

wir trinken und trinken

wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng

Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt

der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland dein goldenes Haar Margarete

er schreibt es und tritt vor das Haus und es blitzen die Sterne er pfeift seine Rüden herbei

er pfeift seine Juden hervor läßt schaufeln ein Grab in der Erde

er befiehlt uns spielt auf nun zum Tanz

Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts

wir trinken dich morgens und mittags wir trinken dich abends

wir trinken und trinken

Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt

der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland dein goldenes Haar Margarete

Dein aschenes Haar Sulamith wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng

Er ruft stecht tiefer ins Erdreich ihr einen ihr andern singet und spielt

er greift nach dem Eisen im Gurt er schwingts seine Augen sind blau

stecht tiefer die Spaten ihr einen ihr andern spielt weiter zum Tanz auf

Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts

wir trinken dich mittags und morgens wir trinken dich abends

wir trinken und trinken

ein Mann wohnt im Haus dein goldenes Haar Margarete

dein aschenes Haar Sulamith er spielt mit den Schlangen

Er ruft spielt süßer den Tod der Tod ist ein Meister aus Deutschland

er ruft streicht dunkler die Geigen dann steigt ihr als Rauch in die Luft

dann habt ihr ein Grab in den Wolken da liegt man nicht eng

Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts

wir trinken dich mittags der Tod ist ein Meister aus Deutschland

wir trinken dich abends und morgens wir trinken und trinken

der Tod ist ein Meister aus Deutschland sein Auge ist blau

er trifft dich mit bleierner Kugel er trifft dich genau

ein Mann wohnt im Haus dein goldenes Haar Margarete

er hetzt seine Rüden auf uns er schenkt uns ein Grab in der Luft

er spielt mit den Schlangen und träumet der Tod ist ein Meister aus Deutschland

dein goldenes Haar Margarete

dein aschenes Haar Sulamith

Spoiler:  
Paul Celan - Fuga di morte

Nero latte dell’alba lo beviamo la sera

lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte beviamo e beviamo

scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti

Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive

che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete

lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini

fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra

ci comanda ora suonate alla danza.

Nero latte dell’alba ti beviamo la notte

ti beviamo al mattino e a mezzogiorno ti beviamo la sera

beviamo e beviamo

Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive

che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete

I tuoi capelli di cenere Sulamith scaviamo una tomba nei cieli là non si giace stretti

Lui grida vangate più a fondo il terreno voi e voi cantate e suonate

impugna il ferro alla cintura lo brandisce i suoi occhi sono azzurri

spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza

Nero latte dell’alba ti beviamo la notte

ti beviamo a mezzogiorno e al mattino ti beviamo la sera

beviamo e beviamo

nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete

i tuoi capelli di cenere Sulamith lui gioca con i serpenti

Lui grida suonate più dolce la morte la morte è un maestro tedesco

lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell’aria

e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti

Nero latte dell’alba ti beviamo la notte

ti beviamo a mezzogiorno la morte è un maestro tedesco

ti beviamo la sera e la mattina beviamo e beviamo

la morte è un maestro tedesco il suo occhio è azzurro

ti colpisce con palla di piombo ti colpisce preciso

nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete

aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nei cieli

gioca con i serpenti e sogna la morte è un maestro tedesco

i tuoi capelli d’oro Margarete

i tuoi capelli di cenere Sulamith

Inviato

A chi ama.. ^^

Sonetto 116

Non sia mai ch'io ponga impedimenti

All'unione di anime fedeli. Amore non è amore

Se muta quando scopre un mutamento

O tende a svanire quando l'altro s'allontana.

Oh no! Amore è un faro sempre fisso

Che sovrasta la tempesta e non vacilla mai.

E' la stella guida di ogni sperduta barca

Il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote

Dovran cadere sotto la sua curva lama.

Amore non muta in poche ore o settimane.

Ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.

Se questo è errore e mi sarà provato

Io non ho mai scritto

E nessuno ha mai amato.

William Shakespeare

Inviato

vorrei dedicare questo mio componimento ad un caro amico...

non credo sia una poesia... però l'altro ieri non avevo niente da fare..e mi sono messo a scrivere qualcosa..

Effimera.

Questo è il perfetto aggettivo per descrivere la vita.

Una condizione di passaggio.

Uno stato transitorio.

Il pensiero è l'unica via di salvezza,

Le parole l'unico modo per esprimersi in libertà.

Libertà ormai quasi del tutto perduta.

Oppressi come siamo da uno stato di perpetua tirannia,

Dove poter dire la propria opinione è diventato impossibile.

Siamo circondati da "modelli" che cingono le nostre menti costringendoci ad imitarli

La società viene astutamente plasmata.

La libertà lentamente annullata.

Solo con la ragione si puà uscire da questa condizione,

Solo con la propria testa si può risultare alla fine vincitori.

Inviato

Dedicato a...

La nonna

Tra tutti quei riccioli al vento,

tra tutti quei biondi corimbi,

sembrava, quel capo d'argento,

dicesse col tremito, bimbi,

sì... piccoli, sì...

E i bimbi cercavano in festa,

talora, con grido giulivo,

le tremule mani e la testa

che avevano solo di vivo

quel povero sì.

Sì, solo; sì, sempre, dal canto

del fuoco, dall'umile trono;

sì, per ogni scoppio di pianto,

per ogni preghiera: perdono,

sì... voglio, sì... sì!

Sì, pure al lettino del bimbo

malato... La Morte guardava,

la Morte presente in un nimbo...

La tremula testa dell'ava

diceva sì! sì!

Sì, sempre; sì, solo; le notti

lunghissime, altissime! Nera

moveva, ai lamenti interrotti,

la Morte da un angolo... C'era

quel tremulo sì,

quel sì, presso il letto... E sì, prese

la nonna, la prese lasciandole

vivere il bimbo. Si tese

quel capo in un brivido blando,

nell'ultimo sì.

Pascoli

  • 3 settimane dopo...
Inviato

A chi ha perso la serenità.

Sensazione - Rimbaud

Nelle azzurre sere d'estate, andrò per i sentieri,

punzecchiato dal grano, a pestar l'erba tenera:

trasognato sentirò la frescura sotto i piedi

e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.

Io non parlerò, non penserò più a nulla:

ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,

e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,

nella Natura, lieto come con una donna.

Inviato

Devastante Bukowski.

Nazi

suicidio

in un

albergo-stamberga

giralo sulla

schiena

trova la parte

di sopra

petto

braccia

barche a vela

serpenti

ragazze

e anche certe

parole come

amore

Annie,

parole come

Madre

e il tatuaggio segreto

sul collo

che conoscono solo

gli avanzi di galera

ha raccolto cotone

preso treni merci

lavorato con la gang alle corse

forse ucciso qualcuno

suicidio in un

albergo-stamberga:

ora sì che ha ucciso

qualcuno

giralo sulla

schiena

trova la parte

di sopra

lacrime di montagna

orme di volpe solitaria

il marchio di Dio

come una svastica

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