Dargon Inviata 21 Settembre 2006 Segnala Inviata 21 Settembre 2006 Per chi vuole dedicare una poesia o uno scritto a qualcuno di speciale. Inizio io con un omaggio a mia figlia, ancora solo nel mio inconscio A Prayer For My Daughter (William Butler Yeats) Once more the storm is howling, and half hid Under this cradle-hood and coverlid My child sleeps on. There is no obstacle But Gregory's wood and one bare hill Whereby the haystack- and roof-levelling wind, Bred on the Atlantic, can be stayed; And for an hour I have walked and prayed Because of the great gloom that is in my mind. I have walked and prayed for this young child an hour And heard the sea-wind scream upon the tower, And under the arches of the bridge, and scream In the elms above the flooded stream; Imagining in excited reverie That the future years had come, Dancing to a frenzied drum, Out of the murderous innocence of the sea. May she be granted beauty and yet not Beauty to make a stranger's eye distraught, Or hers before a looking-glass, for such, Being made beautiful overmuch, Consider beauty a sufficient end, Lose natural kindness and maybe The heart-revealing intimacy That chooses right, and never find a friend. Helen being chosen found life flat and dull And later had much trouble from a fool, While that great Queen, that rose out of the spray, Being fatherless could have her way Yet chose a bandy-leggèd smith for man. It's certain that fine women eat A crazy salad with their meat Whereby the Horn of Plenty is undone. In courtesy I'd have her chiefly learned; Hearts are not had as a gift but hearts are earned By those that are not entirely beautiful; Yet many, that have played the fool For beauty's very self, has charm made wise, And many a poor man that has roved, Loved and thought himself beloved, From a glad kindness cannot take his eyes. May she become a flourishing hidden tree That all her thoughts may like the linnet be, And have no business but dispensing round Their magnanimities of sound, Nor but in merriment begin a chase, Nor but in merriment a quarrel. O may she live like some green laurel Rooted in one dear perpetual place. My mind, because the minds that I have loved, The sort of beauty that I have approved, Prosper but little, has dried up of late, Yet knows that to be choked with hate May well be of all evil chances chief. If there's no hatred in a mind Assault and battery of the wind Can never tear the linnet from the leaf. An intellectual hatred is the worst, So let her think opinions are accursed. Have I not seen the loveliest woman born Out of the mouth of Plenty's horn, Because of her opinionated mind Barter that horn and every good By quiet natures understood For an old bellows full of angry wind? Considering that, all hatred driven hence, The soul recovers radical innocence And learns at last that it is self-delighting, Self-appeasing, self-affrighting, And that its own sweet will is Heaven's will; She can, though every face should scowl And every windy quarter howl Or every bellows burst, be happy still. And may her bridegroom bring her to a house Where all's accustomed, ceremonious; For arrogance and hatred are the wares Peddled in the thoroughfares. How but in custom and in ceremony Are innocence and beauty born? Ceremony's a name for the rich horn, And custom for the spreading laurel tree.
viridiana Inviato 21 Settembre 2006 Segnala Inviato 21 Settembre 2006 Per chi vuole dedicare una poesia o uno scritto a qualcuno di speciale. Inizio io con un omaggio a mia figlia, ancora solo nel mio inconscio A Prayer For My Daughter (William Butler Yeats) bellissima!! Allora non sono l'unica a cui piace WBY!!!!!!!!
viridiana Inviato 25 Novembre 2006 Segnala Inviato 25 Novembre 2006 dedicato a chi ha ancora il coraggio d'innamorarsi Come posso dunque trovar pace se mi è negato il ristoro del riposo, se l'oppressione del giorno non è alleviato dalla notte, ma il giorno dalla notte e la notte dal giorno sono oppressi, ed entrambi, sebbene nemici di regno, d'accordo si stringono la mano a torturarmi, l'uno con fatica, l'altro per dolersi di quanto lontano io mi affatichi, sempre piu' lontano da te? Io dico al giorno, per compiacerlo, che sei luce e gli dai grazia quando le nubi oscurano il cielo; così lusingo la notte cupa, che quando le stelle splendenti non fanno capolino, sei tu ad illuminare la sera. Ma il giorno ogni giorno prolunga la mia pena, e la notte ogni notte aumenta il mio dolore. W. Shakespeare 1
Dargon Inviato 25 Novembre 2006 Autore Segnala Inviato 25 Novembre 2006 Sonetto n. 28... Brava viridiana, ottimo gusto artistico!
viridiana Inviato 25 Novembre 2006 Segnala Inviato 25 Novembre 2006 Sonetto n. 28... Brava viridiana, ottimo gusto artistico! GRAZIE!!!!!
Dargon Inviato 26 Novembre 2006 Autore Segnala Inviato 26 Novembre 2006 Già e chi ce l'ha ancora ... Io ce l'ho, Kitiara, e non lo nego nè lo nascondo. Non tutti sono fatti così, in alcuni casi fanno anche meglio loro, ma tant'è! Ciao ciao F.
viridiana Inviato 29 Novembre 2006 Segnala Inviato 29 Novembre 2006 "Amano davvero quelli che tremano a dire che amano". (P.Sidney)
Kitiara Inviato 29 Novembre 2006 Segnala Inviato 29 Novembre 2006 Dargon non dico che non ce l'ho più ma ..
Dargon Inviato 29 Novembre 2006 Autore Segnala Inviato 29 Novembre 2006 "Amano davvero quelli che tremano a dire che amano". (P.Sidney) Io credo che l'amore, anche se sofferto e non "costruito", anche se illicito e impudìco, non sia mai "coraggioso" né "codardo". Non credo che amare una persona voglia dire dichiararlo a gran voce, né che l'amore debba essere necessariamente passione carnale, sebbene il sesso sia, nella coppia, parte fondamentale e legante del rapporto. In merito a questo, ritengo che il Sommo Dante, nel Canto V della sua celeberrima Commedìa, avesse colto nel segno (come sempre), narrando in modo diretto e meraviglioso l'amore infausto di Paolo e Francesca. Il celebre passo: «Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense» (Inf V, 100-107) è quasi un monumento alla letteratura antica, moderna e contemporanea. In onore al Sommo Poeta e dedicato a tutti i Paolo e a tutte le Francesca del III Millennio, a voi Signori e Signore, Dante, Canto V, Inferno, Divina Commedia: Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio. Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia. Dico che quando l’anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata vede qual loco d’inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: vanno a vicenda ciascuna al giudizio, dicono e odono e poi son giù volte. "O tu che vieni al doloroso ospizio", disse Minòs a me quando mi vide, lasciando l’atto di cotanto offizio, "guarda com’ entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!". E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride? Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare". Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote. Io venni in loco d’ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto. La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divina. Intesi ch’a così fatto tormento enno dannati i peccator carnali, che la ragion sommettono al talento. E come li stornei ne portan l’ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali di qua, di là, di giù, di sù li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid’ io venir, traendo guai, ombre portate da la detta briga; per ch’i’ dissi: "Maestro, chi son quelle genti che l’aura nera sì gastiga?". "La prima di color di cui novelle tu vuo’ saper", mi disse quelli allotta, "fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu sì rotta, che libito fé licito in sua legge, per tòrre il biasmo in che era condotta. Ell’ è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa: tenne la terra che ’l Soldan corregge. L’altra è colei che s’ancise amorosa, e ruppe fede al cener di Sicheo; poi è Cleopatràs lussurïosa. Elena vedi, per cui tanto reo tempo si volse, e vedi ’l grande Achille, che con amore al fine combatteo. Vedi Parìs, Tristano"; e più di mille ombre mostrommi e nominommi a dito, ch’amor di nostra vita dipartille. Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito nomar le donne antiche e ’ cavalieri, pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. I’ cominciai: "Poeta, volontieri parlerei a quei due che ’nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri". Ed elli a me: "Vedrai quando saranno più presso a noi; e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno". Sì tosto come il vento a noi li piega, mossi la voce: "O anime affannate, venite a noi parlar, s’altri nol niega!". Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere, dal voler portate; cotali uscir de la schiera ov’ è Dido, a noi venendo per l’aere maligno, sì forte fu l’affettüoso grido. "O animal grazïoso e benigno che visitando vai per l’aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno, se fosse amico il re de l’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c’hai pietà del nostro mal perverso. Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che ’l vento, come fa, ci tace. Siede la terra dove nata fui su la marina dove ’l Po discende per aver pace co’ seguaci sui. Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense". Queste parole da lor ci fuor porte. Quand’ io intesi quell’ anime offense, china’ il viso, e tanto il tenni basso, fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?". Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!". Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?". E quella a me: "Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore. Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante". Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro piangëa; sì che di pietade io venni men così com’ io morisse. E caddi come corpo morto cade.
artemis b. marthem Inviato 30 Novembre 2006 Segnala Inviato 30 Novembre 2006 Giovanni Pascoli, Il Lampo E cielo e terra si mostrò qual'era: la terra ansante, livida, in sussulto il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d'un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s'aprì si chiuse, nella notte nera. La sto studiando in questi giorni a scuola, e devo dire che è veramente fantastica.
Mjolnir Stormhammer Inviato 30 Novembre 2006 Segnala Inviato 30 Novembre 2006 Eh allora tocca a me mettere un po' di leggerezza in questo topic...spazio quindi a qualche aforisma del mio mito: Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde. "Quando si dice la verità si è sicuri, prima o poi, di essere scoperti. " "L'ambizione è l'ultimo rifugio dei falliti" "Agli esami gli sciocchi fanno domande cui i saggi non sanno rispondere"
viridiana Inviato 6 Febbraio 2007 Segnala Inviato 6 Febbraio 2007 Dedicato a chi ha fatto il mio stesso errore!!! EPILOGHI Le cose non esplodono: vengon meno, sbiadiscono. come il sole sbiadisce dalla carne, come la schiuma esala dalla sabbia. anche il fulmioneo lampo dell'amore non ha un epilogo tonante, muore invece con un suono di fiori che sbiadiscono come fà la carne sotto la pietra pomice sudante, tutto concorre a dare questa forma finchè restiamo soli col silenzio che circonda la testa di Beethoven. STELLA Se, alla luce delle cose, tu scolori vera, eppure debolmente sottratta alla nostra determinata e giusta distanza, come la luna laciata accesa tutta la notte tra le foglie, possa tu invisibilmente allietare questa casa; o stella, doppiamente compassionevole, venuta troppo presto per il crepuscolo, troppo tardi per l'alba, possa la tua pallida fiamma dirigere il peggio in noi attraverso il caos con la passione del semplice giorno.
Black God Inviato 7 Febbraio 2007 Segnala Inviato 7 Febbraio 2007 Un po a chiunque voglia dedicare un attimo di tempo ad una piccola, grande,poesia..di uno dei miei autori preferiti: Charles Baudelaire UN FANTASMA: I • Le tenebre Nei sotterranei d'insondabile tristezza dove il Destino m'ha relegato e in cui mai può penetrare raggio rosa e gaio; in cui, tutto solo con la Notte, scontrosa ospite, sto come un pittore che un Dio ironico condanna a dipingere, ahimè, nelle tenebre; e dove, cuoco dai funebri appetiti, faccio bollire e mangio il mio cuore, a momenti brilla allungandosi, e distendendosi, un fantasma di grazia e di splendore. Alla sua sognante andatura, quando raggiunge la sua totale estensione, riconosco la mia bella visitatrice: è Lei, nera e tuttavia luminosa.
esahettr Inviato 8 Febbraio 2007 Segnala Inviato 8 Febbraio 2007 Con qualche settimana di ritardo, la dedico alle vittime dell'Olocausto, e non solo. Ogni volta che la leggo mi viene da piangere. So che il tedesco qui lo sanno in pochi, ma posto anche la versione originale, perchè tradurre è tradire, e a mio avviso, quando si tratta di arte di tale livello, è importante preservare i suoni e la musicalità voluti dall'autore. Paul Celan - Todesfuge Schwarze Milch der Frühe wir trinken sie abends wir trinken sie mittags und morgens wir trinken sie nachts wir trinken und trinken wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland dein goldenes Haar Margarete er schreibt es und tritt vor das Haus und es blitzen die Sterne er pfeift seine Rüden herbei er pfeift seine Juden hervor läßt schaufeln ein Grab in der Erde er befiehlt uns spielt auf nun zum Tanz Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts wir trinken dich morgens und mittags wir trinken dich abends wir trinken und trinken Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland dein goldenes Haar Margarete Dein aschenes Haar Sulamith wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng Er ruft stecht tiefer ins Erdreich ihr einen ihr andern singet und spielt er greift nach dem Eisen im Gurt er schwingts seine Augen sind blau stecht tiefer die Spaten ihr einen ihr andern spielt weiter zum Tanz auf Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts wir trinken dich mittags und morgens wir trinken dich abends wir trinken und trinken ein Mann wohnt im Haus dein goldenes Haar Margarete dein aschenes Haar Sulamith er spielt mit den Schlangen Er ruft spielt süßer den Tod der Tod ist ein Meister aus Deutschland er ruft streicht dunkler die Geigen dann steigt ihr als Rauch in die Luft dann habt ihr ein Grab in den Wolken da liegt man nicht eng Schwarze Milch der Frühe wir trinken dich nachts wir trinken dich mittags der Tod ist ein Meister aus Deutschland wir trinken dich abends und morgens wir trinken und trinken der Tod ist ein Meister aus Deutschland sein Auge ist blau er trifft dich mit bleierner Kugel er trifft dich genau ein Mann wohnt im Haus dein goldenes Haar Margarete er hetzt seine Rüden auf uns er schenkt uns ein Grab in der Luft er spielt mit den Schlangen und träumet der Tod ist ein Meister aus Deutschland dein goldenes Haar Margarete dein aschenes Haar Sulamith Spoiler: Paul Celan - Fuga di morte Nero latte dell’alba lo beviamo la sera lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte beviamo e beviamo scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra ci comanda ora suonate alla danza. Nero latte dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo al mattino e a mezzogiorno ti beviamo la sera beviamo e beviamo Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete I tuoi capelli di cenere Sulamith scaviamo una tomba nei cieli là non si giace stretti Lui grida vangate più a fondo il terreno voi e voi cantate e suonate impugna il ferro alla cintura lo brandisce i suoi occhi sono azzurri spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza Nero latte dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo a mezzogiorno e al mattino ti beviamo la sera beviamo e beviamo nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete i tuoi capelli di cenere Sulamith lui gioca con i serpenti Lui grida suonate più dolce la morte la morte è un maestro tedesco lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell’aria e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti Nero latte dell’alba ti beviamo la notte ti beviamo a mezzogiorno la morte è un maestro tedesco ti beviamo la sera e la mattina beviamo e beviamo la morte è un maestro tedesco il suo occhio è azzurro ti colpisce con palla di piombo ti colpisce preciso nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nei cieli gioca con i serpenti e sogna la morte è un maestro tedesco i tuoi capelli d’oro Margarete i tuoi capelli di cenere Sulamith
Morwen Inviato 8 Febbraio 2007 Segnala Inviato 8 Febbraio 2007 A chi ama.. ^^ Sonetto 116 Non sia mai ch'io ponga impedimenti All'unione di anime fedeli. Amore non è amore Se muta quando scopre un mutamento O tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso Che sovrasta la tempesta e non vacilla mai. E' la stella guida di ogni sperduta barca Il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote Dovran cadere sotto la sua curva lama. Amore non muta in poche ore o settimane. Ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio. Se questo è errore e mi sarà provato Io non ho mai scritto E nessuno ha mai amato. William Shakespeare
Otto Inviato 9 Febbraio 2007 Segnala Inviato 9 Febbraio 2007 vorrei dedicare questo mio componimento ad un caro amico... non credo sia una poesia... però l'altro ieri non avevo niente da fare..e mi sono messo a scrivere qualcosa.. Effimera. Questo è il perfetto aggettivo per descrivere la vita. Una condizione di passaggio. Uno stato transitorio. Il pensiero è l'unica via di salvezza, Le parole l'unico modo per esprimersi in libertà. Libertà ormai quasi del tutto perduta. Oppressi come siamo da uno stato di perpetua tirannia, Dove poter dire la propria opinione è diventato impossibile. Siamo circondati da "modelli" che cingono le nostre menti costringendoci ad imitarli La società viene astutamente plasmata. La libertà lentamente annullata. Solo con la ragione si puà uscire da questa condizione, Solo con la propria testa si può risultare alla fine vincitori.
Morwen Inviato 12 Febbraio 2007 Segnala Inviato 12 Febbraio 2007 Dedicato a... La nonna Tra tutti quei riccioli al vento, tra tutti quei biondi corimbi, sembrava, quel capo d'argento, dicesse col tremito, bimbi, sì... piccoli, sì... E i bimbi cercavano in festa, talora, con grido giulivo, le tremule mani e la testa che avevano solo di vivo quel povero sì. Sì, solo; sì, sempre, dal canto del fuoco, dall'umile trono; sì, per ogni scoppio di pianto, per ogni preghiera: perdono, sì... voglio, sì... sì! Sì, pure al lettino del bimbo malato... La Morte guardava, la Morte presente in un nimbo... La tremula testa dell'ava diceva sì! sì! Sì, sempre; sì, solo; le notti lunghissime, altissime! Nera moveva, ai lamenti interrotti, la Morte da un angolo... C'era quel tremulo sì, quel sì, presso il letto... E sì, prese la nonna, la prese lasciandole vivere il bimbo. Si tese quel capo in un brivido blando, nell'ultimo sì. Pascoli
esahettr Inviato 4 Marzo 2007 Segnala Inviato 4 Marzo 2007 A chi ha perso la serenità. Sensazione - Rimbaud Nelle azzurre sere d'estate, andrò per i sentieri, punzecchiato dal grano, a pestar l'erba tenera: trasognato sentirò la frescura sotto i piedi e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo. Io non parlerò, non penserò più a nulla: ma l'amore infinito mi salirà nell'anima, e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro, nella Natura, lieto come con una donna.
esahettr Inviato 7 Marzo 2007 Segnala Inviato 7 Marzo 2007 Devastante Bukowski. Nazi suicidio in un albergo-stamberga giralo sulla schiena trova la parte di sopra petto braccia barche a vela serpenti ragazze e anche certe parole come amore Annie, parole come Madre e il tatuaggio segreto sul collo che conoscono solo gli avanzi di galera ha raccolto cotone preso treni merci lavorato con la gang alle corse forse ucciso qualcuno suicidio in un albergo-stamberga: ora sì che ha ucciso qualcuno giralo sulla schiena trova la parte di sopra lacrime di montagna orme di volpe solitaria il marchio di Dio come una svastica
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