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I leoni di Albione


Darth Ronin

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Giovanni della Rovere

La traversata risulta passare tranquilla e, senza intoppi, raggiungiamo la nostra prima tappa:il paese di pescatori Villanova i la Geltrù.

Dai entriamo nella taverna, meglio non richiamare troppa attenzione e non rivelare mai troppi dettagli dico ai miei compagni dirigendomi verso la taverna meno appariscente

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Durante il tranquillo viaggio, mi domando quale artefatto debba essere recuperato con tutta questa urgenza, anche se i miei dubbi verranno dipanati solo parlando col nostro contatto a Villanova i la Geltrù. Concordo con voi per quanto riguarda la locanda signori, usiamo molta cautela.

Detto questo mi avvio verso la locanda con i miei compagni.

Spoiler:  
Ora ho le sembianze di Leon Ramirez de Las Casas e durante il viaggio vi ho indicato di chiamarmi così quando interagite con me.
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Dopo tanti giorni passati per mare, mettere piede dentro l'accogliente locanda è una benedizione che vi rinfranca all'istante. Sebbene sia una ambiente spartano, per non dire povero, il tepore della sala e il buon profumo di cibo e di vino speziato che ormai impregna le pareti e il legno delle tavolate impreziosiscono questo posto come se fosse la sala dei banchetti di una reggia.

Il grande salone è praticamente deserto, se si esclude un gatto che si lecca una zampa accovacciato su una panca, un ragazzo esile come un giunco che ramazza il pavimento, e una donna dietro al bancone al lato opposto rispetto all'ingresso che sta pulendo con uno straccio dei grossi boccali di ceramica. Dal retrobottega giunge il rumore sommesso di masserizie e lo scoppiettare del fuoco, lasciando intendere che si tratti delle cucine e che vi sia almeno un'altra persona al lavoro là dietro.

Ai lati del bancone si trovano due scale di legno che conducono al piano superiore, ma qui, a differenza della locanda che vi aveva ospitato a Livorno, manca una balconata, lasciando intendere che in effetti questo posto non accolga molti clienti.

Al vostro ingresso il ragazzino con la ramazza alza rapidamente gli occhi, per riabbassarli timidamente subito dopo; al contrario, la donna al bancone vi squadra approfonditamente, e senza smettere di maneggiare i boccali non vi leva gli occhi di dosso... anzi, l'occhio, perchè ora che vi siete abituati alla penombra del salone riuscite a vederla meglio, notate che una benda di stoffa contusa le copre l'occhio sinistro. In effetti, osservandola meglio, non sapreste dire quanti anni possa avere: nonostante profonde rughe ai lati degli occhi, e qualche ciocca grigia, sembra essere ancora una donna giovane, forse addirittura sotto i trent'anni. Non potete esserne sicuri poichè si trova dietro il bancone, ma potreste giurare che, a differenza della maggior parte delle locandiere che avete visto, abbia ancora un corpo tonico e asciutto.

@Fedrigo

Spoiler:  
Appena vedi la donna dietro il bancone, il cuore ti si ferma per un secondo, e istintivamente porti le mani al ciondolo che hai al petto: nonostante le rughe, i capelli grigi, l'aspetto stanco e affaticato di chi lavora duramente ogni giorno, e soprattutto la benda sull'occhio, sei sicuro al cento per cento, quella donna è Caterina Vespucci
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Lorenzo Castaldi

Entriamo nella locanda, che nonostante l'apparenza sembra essere davvero accogliente.. Mi ricorda l'ambiente semplice del monastero in cui ho vissuto la mia adolescenza.. Il locale sembra essere vuoto, mi chiedo se i proprietari riescano a guadagnarci qualcosa vista la concorrenza della taverna..

Ehi ragazzo, possiamo accomodarci ad un tavolo? chiedo con gentilezza allo sguattero che sta ramazzando la stanza..

Mi guardo intorno ma a parte un gatto e la donna dietro il bancone non mi sembra esserci nulla o nessuno di particolare, anche se facendo un po di attenzione mi accorgo che la donna ci sta guardando da quando siamo entrati..

Rivolgendomi ai miei compagni con voce bassa:

Allora Signori, a parte la locandiera che sembra aver messo gli occhi addosso su di noi non c'è nessuno .. Ordiniamo qualcosa e attendiamo qui fino a stasera l'eventuale arrivo del nostro uomo?

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Entro svogliato nella locanda, stando in coda al gruppo. Lo sguardo è a terra, come in una persona che sta facendo qualcosa che non vorrebbe fare. Alle parole del Castaldi sto già controbattendo Ma perché noi non si va direttamente all'altra...

La frase mi si blocca in gola quando, alzando lo sguardo, poso i miei occhi sulla locandiera dietro il bancone.

Porto istintivamente la mano al ciondolo che porto al collo.

Non.. Non può essere.. sussurro quasi senza parole Caterina.. Non puoi essere tu! dico, avvicinandomi alla locandiera.

In questo momento la missione, ogni intento di segretezza e persino i miei compagni passano in secondo piano. E' come se non esistessero più. Avanzo a passi lenti, non credendo ai miei occhi.

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Un sorriso malizioso compare sul volto della donna dietro al bancone, che lentamente e con calma studiata, come se avesse aspettato e pianificato a lungo questo momento, esce da dietro al bancone e si dirige verso di voi... o meglio, direttamente verso Paccinelli: - Benvenuto, Fedrigo. - Dice sommessamente, ma a voce sufficientemente alta da essere udita da tutti. Dopodichè, sollevandosi appena in punta di piedi, stampa un sonoro bacio sulla guancia del vostro compagno di ventura.

- Certo che ce ne avete messo ad arrivare, temevo quasi che vi foste persi, o naufragati. - la ragazza, che Fedrigo ha appena chiamato Caterina, si siede su una panca e vi fa segno di accomodarvi - Immagino abbiate fame, vi faccio portare subito la colazione. Fedrigo! - grida verso il ragazzo, rimasto in disparte a fare il suo lavoro - Corri a prendere qualcosa da mangiare, forza! -

Mentre il garzone sgambetta più velocemente che può verso la cucina, lo osserva con un sorriso divertito e amorevole in volto, poi si rivolge di nuovo a Fedrigo, il vostro Fedrigo, questa volta: - Devo dire che ti assomiglia parecchio, non trovi? -

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Rimango immobile, attonito e senza parole. Caterina mi dà un bacio sulla guancia e passa oltre, andando a sedersi su una panca. Dalle sue parole deduco che è lei il contatto di cui ci parlava Biagio. Mi domando come possa essere possibile e da quanto tempo lavora per il Tarlati.. Un'infinità di altre domande mi si sussegue nella testa affollandola e facendomi venire un improvviso mal di testa. La spiacevole sensazione si aggrava quando la donna chiama il giovane garzone col mio nome e mi domanda se non trovo una somiglianza tra lui e me.

Deglutisco e mi volto verso la donna. Nella taverna è come se ci fossimo solo io e lei.. Faccio un rapido conto degli anni. No.. Non può essere.. E' troppo grande per essere..

Interrompo i miei pensieri e finalmente mi decido a chiedere spiegazioni.

Caterina.. Com'è possibile? Ti avevo lasciata a Sansepolcro.. Cosa ci fai qui in Castiglia? Da quando lavori per il Tarlati? E... Cosa hai fatto all'occhio? le mie domande si susseguono sconnesse e ancora una volta scordo la segretezza della missione, completamente spiazzato dagli avvenimenti. Il tono della voce è dolce, quasi malinconico.

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Giorgio Forgianti

resto a guardare senza parole mentre la locandiera e Fedrigo si riconoscono, non riuscendo a capire cosa succeda non mi viene in mente nulla da fare

poi capisco che la loro storia è collegata con la nostra missione e mi intrometto di cosa parlate? lei è il contatto? e chi è questa donna? qualcuno deve dare delle spiegazioni!

rimango in piedi facendo trasparire disagio, e non mi siedo finché non avrò avuto risposte

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Come suggerito dall'accorto Giorgio, stavo per iniziare una delle mie solite "scenette", quando Federigo improvvisamente inizia a comportarsi in modo molto strano, compromettendo la nostra copertura; però sembra conoscere quella donna, ed il fatto che non ci siano altri avventori mi trattiene dal fermarlo in modo deciso. Chiaramente lo stato di Federigo è dovuto a qualcosa di molto importante per lui, magari la donna è stata importante nella sua vita, o non la vedeva da anni, magari la credeva morta, in ogni caso ci deve spiegaizoni. Mi rivolgo ai miei compagni più "forzuti" Giorgio, Giovanni, controllate che non entri nessun altro mentre io e Lorenzo cerchiamo di capire cosa sta succedendo e Federigo si calma.

Cerco intanto intanto di calmare Federigo Credo che la tua amica sarà così gentile da chiarire tutto, non è il caso di essere avventati in questo genere di situazioni, calmati per favore!

Spoiler:  
Ci hai mai raccontato qualcosa riguardo a questa tua amica?
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Lorenzo Castaldi

Con calma signori..a quanto pare, messer Ramirez, le presentazioni questa volta spettano a Fedrigo esclamo non sembrando per nulla turbato dalla situazione, quella donna ci stava fissando troppo attentamente per essere semplicemente una locandiera..

E direi anche di tralasciare le questioni personali di Fedrigo, quando e se ne avrà voglia sarà lui a raccontarci tutto; per il momento cerchiamo di attenerci alla nostra missione e attingere da madama Catarina(?!) quante piu' informazioni possibili..

Fedrigo è molto turbato, meglio lasciargli un po di tempo per riprendersi, a quanto vedo potrebbe aver appena scoperto di esser padre..

Vado a sedermi con gli altri sulla panca offertaci da Catarina e prendo posto accanto a Fedrigo..

Allora Madama, cosa può dirci? il Tarlati è stato molto poco chiaro con noi, speriamo che vossignoria ne sappia qualcosa di piu'..evito i convenevoli di rito perchè penso possano allungare troppo la conversazione e soprattutto distrarre ulteriormente il nostro giovane compagno che suppongo avrà molto su cui riflettere e di cui parlare una volta che li avremo lasciati da soli..

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Giovanni della Rovere

Rimango in silenzio a ridere della faccia di Fedrigo e in risposta alle parole della donna commento dando delle gomitate sulla spalla di Giorgio Ahahah si vede che il nostro caro Fedrigo non sia riuscito a "tirarsi indietro" sul più bello!Ahahah poi senza badare alle parole di Arno/Leon seguo il ragazzo per aiutarlo con le vettovaglie Aspetta ragazzo vengo ad aiutarti

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Castaldi cerca di riportare l'attenzione di tutti su argomenti più seri e pratici, ma proprio quando Giovanni della Rovere fa per alzarsi per andare ad aiutare il garzone, Caterina non riesce più a trattenesi e scoppia in una fragorosa risata: - Nihahah! O cielo, che faccia buffissima che hai fatto! Tu, e anche gli altri! - esclama dando una sonora pacca sulla spalla di Fedrigo - Ma ti pare che quello possa avere l'età per essere nostro figlio? -

Lentamente, Caterina cerca di calmarsi, ma è ancora scossa dalle risate mentre Fedrigo (il più giovane), porta in tavola una cesta con pane caldo e uova sode, e un grosso tagliere colmo di prosciutto tagliato in grosse e spesse fette e diversi tipi di formaggi, osservando di soppiatto Caterina, per vedere se vada tutto bene. Dietro di lui arriva una nana dai capelli grigi raccolti a crocchia sopra la testa, il volto incartapecorito è la stazza decisamente sovrabbondante anche per i canoni delle donne nane, che silenziosamente e senza degnare nessuno di uno sguardo lascia sul tavolo un grosso vassoio con due caraffe di acqua fresca e due di latte caldo.

Caterina nel frattempo pare aver ripreso il controllo di sè; si asciuga distrattamente una lacrima (non sapreste dire se sia dovuta al gran ridere, o altro), e poi torna a parlare a Fedrigo: - Non ti preoccupare, non è figlio tuo, e neanche mio se è per questo. Era già qui quando sono arrivata, un orfano a cui nessuno si è mai preso la briga di dargli un nome, e così ho deciso di chiamarlo come te. - Si alza a va velocemente dietro al bancone a prendere sei bicchieri di terracotta, che riempie di latte caldo e li passa uno per ciascuno - Be', che dire... per farla breve, dopo che ci hanno arrestati tuo padre è venuto da me e mi ha detto che dovevo dimenticarmi della tua esistenza. Mi ha dato due scelte, o passare il resto dei miei giorni in quella cella, oppure mettermi al servizio di Biagio Calcaterra. Il che credo ci renda tutti colleghi. - Caterina butta giù in un unico sorso il bicchiere di latte; notate che le mani le tremano leggermente, ma sembra calmarsi subito: - Questo - aggiunge con tono più tetro, indicandosi la benda - è un regalo degli uomini di tuo padre. Ma a dire il vero non gliene faccio una colpa, ho cercato di scappare e loro hanno fatto il lavoro per cui sono pagati.

Lo sguardo di Caterina si perde per un attimo nel vuoto, fa un lungo sospiro, e poi ritorna a parlarvi, come se nulla fosse: - E così, eccomi qua. Il buon Calcaterra mi ha spedito qui, mi ha dato questa locanda da gestire, e mi ha fatto diventare uno dei suoi agenti in Castilla. Qui non avete nulla di cui preoccuparvi... e intendo qui, a Vilanova, non solo nella mia locanda. A proposito, io so i nomi di tutti voi, ma non so a quale volto associarli. - si interrompe osservandovi uno a uno, in attesa delle vostre presentazioni.

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Giorgio Forgianti

alla fine mi siedo, e ascolto pazientemente i discorsi di Caterina capisco che Calcaterra sapeva più di quello che diceva, non ho mai avuto problemi con lui, diversamente dagli altri cortigiani, tuttavia non capisco perché non ci ha parlato di questa donna

io sono Giorgio Forgianti, e non sono qui per giocare dico alludendo allo scherzo a Fedrigosuppongo tu sappia la nostra missione: quindi ora è il momento di conoscerne i dettagli

poi comincio a mangiare, poco interessato alle presentazioni, solo i discorsi sul nostro compito riescono a catturare la mia attenzione

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Quando Caterina scoppia a ridere e mi rivela di essersi solo presa gioco di me mi verrebbe da insultarla e andarmene da quella locanda. Questo istinto però dura solo pochi attimi e viene subito sostituito dalla voglia di riabbracciarla e dalla felicità di vederla dopo tanto tempo. Ascolto il suo racconto su come sono andate le cose dopo il nostro addio e una rabbia sempre crescente mi pervade. Stringo i pugni pensando a quanto odio mio padre per quello che le ha fatto. Il vecchio la pagherà! Sarà l'ultima cosa che faccio! dico, battendo il pugno sulla tavola. E il Calcaterra come ti ha trattata? domando poi, cercando di domare i sentimenti.

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Ed infine ecco anche me, Leon Ramirez de Las Casas, commerciante importatore di vini italiani! Dico, esibendomi in uno dei miei migliori e scenici inchini. Poi girando la sedia mi metto con le braccia incrociate sulla spalliera dicendo meno platealmente Oppure Arno de La Croix, se preferite.

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Alle parole di Forgianti, Caterina sembra un po' indispettita ed offesa: - Um, pensavo che dopo tutto questo tempo passato per mare avreste gradito qualcosa di caldo da mettere nello stomaco e magari farvi una dormita, o un bagno caldo. - sospira e scuote la testa - Ma immagino che come al solito Calcaterra vi abbia messo addosso fretta e ansia. -

Caterina fa un altro lungo respiro, raccoglie le idee e il volto sembra distendersi e rilassarsi di nuovo, quindi con un leggero sorriso in volto riprende la sua spiegazione: - Statemi a sentire: quando Calcaterra mi ha messo a gestire questa locanda, e di conseguenza tutta la rete di contatti e contrabbandieri tra Barcellona e Tarragona, mi ha detto di tenere le orecchie e gli occhi ben aperti riguardo un oggetto che fu rubato al signore di Arezzo. Non mi ha mai detto di che oggetto si tratti, ma mi ha detto che aveva motivo di ritenere che il furto fosse stato commissionato da qualcuno qui in Castilla, o al limite nel sud di Francia. Ora, qualche tempo fa un mio contatto mi ha informato di uno strano movimento di denaro, oltre che di "favori", tra un paio di signorotti locali: per farla breve, una scatola misteriosa è stata comprata e spostata a Santa Creus in gran segreto... si fa per dire, ovviamente, visto che siamo riusciti a scoprirlo. Ho riferito a Calcaterra tutte queste notizie, e gli ho spiegato chiaramente che non siamo sicuri al cento per cento che questa famosa "scatola" contenga l'oggetto che cerca, ma lui ha insistito per procedere ugualmente al "recupero".

Per cui, eccoci qua: siete pronti a rapinare la Banca di Santa Creus?

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Giorgio Forgianti

è vero che il viaggio è stato stancante, ma non vedo perché dovrei dirlo a questa donna, la mia filosofia è che le debolezze si tengono dentro

allora non sappiamo neanche se è ciò che cerchiamo? deve essere un oggetto estremamente importante se si organizza una missione per così poche notizie

faccio una smorfia sentendo che dobbiamo rapinare una banca immagino non sia facile ... io sono pronto sicuramente, datemi un piano e posso farlo anche subito poi mi rivolgo direttamente a Caterina quanto sai su questa banca?

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