Stone~ColD Inviata 6 Dicembre 2006 Segnala Inviata 6 Dicembre 2006 Ciao a tutti! mi sono appena iscritto. Prima di ogni cosa vorrei farvi i miei complimenti, ho letto degli ottimi racconti su questo forum! Poi vorrei postare un breve capitolo che ho scritto oggi, parte di un romanzo fantasy ancora in fase di studio. sarà il quinto o il sesto capitolo di questo libro, quindi ovviamente non sarà ben localizzato e non avrete una buona introduzione sui personaggi e sulla storia, ma mi interessa solamente avere qualche commento o suggerimento sul mio "stile" e sulle tecniche di narrazione. L'azione si svolge in una terra di confine, una sanguinosa guerra sta per sconvolgere gran parte del continente. Tristan è uno dei protagonisti, il più duro e controverso, e sta per partire con i suoi compagni per un lungo viaggio. Questo capitolo racconta l'ultima notte che l'eroe trascorre nella sua terra, dando l'addio all'amata Elianor. ____________________________________________________________ « Non ti dimenticare di me. Non dimenticare mai. La Valle, il paese, questa radura dove la luce del sole filtra appena tra le foglie degli alberi. Qui dove abbiamo passato i giorni più felici delle nostre vite, a rincorrerci, a prenderci, ad amarci. Qui dove abbiamo legato i nostri destini mescolando il nostro sangue da ferite aperte, ricordi? Fu prima ancora che mescolassimo i nostri corpi e la nostra carne; il mio sangue scorre in te, e il tuo scorre nelle mie vene. Lo sento, sono legata a te proprio come un albero è ancorato alla terra e nella terra affonda le sue radici, se ne nutre e vi immerge la fonte della propria vita sicuro che rami e tronco sono in balia di forze che possono tagliare e uccidere, ma mai niente potrà sradicare le proprie radici da quella terra, pure fosse solo scheletro ormai, l’ultima parte di lui a testimonianza della sua vita e della sua morte, esse rimarranno lì, fino a scomparire ricongiungendosi infine con quella terra cui tutta la vita si è affidato.» Elianor soffocò un gemito mentre una lacrima le rigava il viso, che appariva bianco come latte appena munto al debole pallore della luna. Allungò le sue mani sul petto di Tristan e ne fece scorrere i palmi sul petto nudo di lui, in silenzio, e poi ancora li passò disegnando un cerchio sulle spalle, stringendo le dita intorno alle sue braccia, affondando le unghie nella pelle, per poi riprendere delicatamente ad accarezzare il suo corpo. Tristan la guardava mentre il dolore gli batteva nel petto, e il leggero vento notturno sfiorava i loro corpi nudi con il suo tocco pungente. Fece per stringerla a sé ma lei scosse la testa, alzò il volto strizzando gli occhi luccicanti gonfi di lacrime, e tra singhiozzi continuò: « così io, amore mio, mi sono affidata a te, alla morte del corpo nient’altro rimarrà di me se non l’amore che ho provato per te, legato in eterno a quello che tu hai donato a me. Null’altro resterà, perciò solo questo, e nient’altro è ciò che conta nella mia vita. Temo per te, mio dolce Tristan, il viaggio che dovrai affrontare ti porterà in terre lontane, incontrerai nemici e guerra, e molti cercheranno di darti la morte. Oh io temo per te e per il nostro amore… Ma so che il nostro popolo non è più al sicuro, e solo chi trova il coraggio di combattere può conquistare il dono della libertà. Ma questo non mi impedisce di versare lacrime.» Tristan scostò i biondi capelli di lei dalla fronte e le strinse delicatamente il capo tra le mani. Lei alzò lo sguardo incontrando il suo. « Elianor, questo è il tempo in cui i figli di Shanar reclameranno la libertà. Noi partiamo consci dei pericoli, ma siamo decisi a seguire la via tracciata dalle stelle. Il tuo ricordo mi accompagnerà e sarà guida per me nei momenti più oscuri.» «Non dimenticarmi», proseguì lei, « io ti chiedo di ricordare questo momento, io e te, nudi come la terra ci ha sputato nella Rayar primordiale, abbracciati e uniti, pelle contro pelle, e tutti gli altri momenti fino ad arrivare al principio, alla prima volta che il tuo sguardo si è posato su di me. Porta con te tutti questi ricordi, e non te ne separare mai. E ritorna da me. E saremo ancora stelle gemelle; fino ad allora noi saremo sole e luna, fatti della stessa materia ma destinati a non incontrarsi mai, uniti dal destino ma incapaci di riconoscersi, ignorando la posizione l’uno dell’altra.» Elianor alzò con leggerezza la mani e si sfilò la catena che le cingeva il collo, portandola in mezzo a loro così che entrambi potessero vedere il ciondolo che luccicava. Tristan lo guardò: la sottile catena d’argento intrecciato correva nell’apertura di un ciondolo raffigurante due linee sinuose che incorniciavano un cerchio lavorato. « Questo, Tristan, è il simbolo della tempesta, come sai» disse indicando il tondo di argento, « quello che non sai né ti ho mai detto, è il significato di queste due onde ai lati: mio padre mi disse che ero nata in una notte di tempesta, i venti spazzavano la valle e la pioggia cadeva pesante sul villaggio, ma lui non era con mia madre, era in viaggio e si trovava imprigionato nella tormenta. Temeva per la sua vita e pensava a noi, a sua moglie e a sua figlia ancora in grembo, quando trovò una caverna dove sfuggire alla tempesta. Così riuscì a salvarsi e dopo due giorni ci raggiunse. Scolpì e mi diede questo ciondolo quando ero ancora bambina, dicendomi che queste due figure rappresentano l’amore separato dalla tempesta. Disse che guardarlo mi avrebbe sempre confortato e rammentato che seppure la tempesta infuria intorno a me, la speranza di riabbracciare chi amo non sarà mai riposta invano.» Elianor fissò stranita l’oggetto per qualche istante, lo girò, poi rialzò lo sguardo e continuò: « Ora guarda qui dietro amore mio. Vedi che qua le due figure, che viste davanti erano separate dalla tempesta, qui sono unite e intrecciate una nell’altra? Così saremo io e te, divisi dal destino ma uniti nelle stelle.» Tristan vide Elianor alzare l’oggetto e porgerglielo, dicendo: « Io lo dono a te, perché tu possa tenerlo sempre addosso; riporterà il tuo pensiero qui da me, e ti ricorderà quanto io ti amo. Non potrei farti dono più prezioso.» Tristan lo prese e lo fissò come si fissa un fiocco di neve caduto sul proprio palmo nel pieno dell’estate, poi Elianor lo riprese e alzò le braccia per legarglielo al collo. Lui abbassò il capo, mentre i capelli gli ricadevano selvaggi davanti al volto. Quando ebbe finito la ragazza gli passò le sue dita sulle gote e appoggiò la testa sul suo petto scoppiando in lacrime. Tristan la cinse con una stretta animale, facendo scorrere i polpastrelli sulla schiena liscia e leggera come la seta delle terre del sud, poi con mano aperta la strinse a sé, avvolgendola in un abbraccio; lei tremava, lui sospirava. Amore e morte, passione e desiderio, dovere e ribellione, eterna felicità e dolore assassino, tutto turbinava in quella radura nascosta dalle fronde, tutto ballava e si mescolava seguendo le luci vorticose che riflettevano sulle foglie percosse dal vento il pallore lunare di quella notte. Tristan osservò quello spettacolo: “Se mai fosse possibile fermare il tempo”, pensò, “questo momento potrebbe vivere per sempre, un abbraccio eterno nella notte che precede la tempesta, la passione che precede un addio annunciato potrebbe sopravvivere in eterno, senza il sorgere del sole, mille anni e mille ancora persi in una notte eterna, una notte che lascia in bocca il dolce sapore della sicurezza, l’odore di casa, senza che la partenza ne guasti la poesia, senza che il distacco si porti via la dolcezza e l’incanto.” La staccò da sé, vedendo che lei teneva ancora gli occhi bagnati dalle lacrime chiusi, e la baciò. E si baciarono con il desiderio di belve assetate davanti a una pura sorgente, la lingua di lui incontrò quella di lei, mentre le mani scorrevano sul corpo dell’altro; Tristan sentì le spalle di lei tese, scese verso i seni gonfi come frutti di primavera, i capezzoli turgidi per il freddo e l’eccitazione, sentendola fremere mentre li stringeva, poi le cinse la vita, staccandosi dalle sue labbra. La sua bocca appoggiata ancora al volto di lei incontrò una lacrima che si faceva strada sulla pelle di Elianor, acqua e sale erano nella sua bocca, il sapore dell’addio. « Non ti dimenticare di me» ripetè lei, « io sarò qui ad aspettarti, verrò in questa radura e penserò a te, e pregherò perché le stelle ti proteggano nel tuo viaggio.» «Ritornerò, Elianor» disse Tristan sentendo le lacrime gonfiare i suoi occhi, « e quando sarà, il sole e la luna si incontreranno, e non vi sarà più giorno e più notte, la tempestà lascerà il posto a una luce sola.» Cominciò a mettersi le brache imbottite guardando la sua donna infilarsi nella sua tunica bianca, che ricadde con dolcezza sul corpo e coprì la pelle chiara e soffice su cui aveva passato le sue mani quella notte. La tenue luce lunare filtrata dalle cime degli alberi illuminava solo metà del volto di lei, che luccicava per le lacrime che ancora bagnavano le sue guance. Tristan indossò la sua casacca e si avviò; giunto al limitare della radura si girò: Elianor non si era mossa e lo fissava. La guardò con sguardo interrogativo. « Io mi fermo qui», gli disse. « Il mio cuore non riuscirebbe a vederti partire. Mi fermerò qui fino a che sarà giorno pieno.» Lui annuì. La vide in piedi, con le mani unite protese in avanti, poi spostò lo sguardo fino ai suoi occhi. Li fissò, erano grandi, blu come l’oceano, e tristi. Si girò e cominciò a percorrere il sentiero, sentendo la voce strozzata di lei dire «Aspetterò che il sole torni da me». Non guardò più indietro, e proseguì lungo la strada. ______________________________________________________________ Spero di non avervi annoiato! Mi è venuto di getto questa sera e mi piace parecchio Aspetto ansioso commenti
Strikeiron Inviato 6 Dicembre 2006 Segnala Inviato 6 Dicembre 2006 Benvenuto! Non so che dirti e non vorrei fare l'errore che alri hanno fatto nei miei confronti (regolarmente stroncandomi). Un'unica impressione... escluso dal suo contesto (il resto del libro, come premetti) lo stile che utilizzi a volte sembra indugiare un po' troppo. Ovvero nei dialoghi vi sono dei discorsi molto complessi, con metafore e quant'altro. La mia impressione però è che resti anche un po' imprigionato nelle metafore, rallentando la narrazione e rendendo un po' difficile arrivare fino in fondo (dove tra l'altro nell'ultima frase passi ad una narrazione più spedita) nella lettura. Questo è imho ovviamente. So per esperienza che nei racconti qualcuno è portato a dirti "Uff non sono arrivato fino in fondo perchè era una palla"... in genere è meglio quindi essere un po' più scarni nello stile ma ovviamente dipende dai gusti.
Stone~ColD Inviato 7 Dicembre 2006 Autore Segnala Inviato 7 Dicembre 2006 Ciao, grazie per il benvenuto e grazie mille per il commento! Si, è un pezzo fatto di periodi lunghi. Questo sarà un punto molto importante del romanzo, e volevo che trasparisse la passione del momento, volevo che l'immagine si fissasse prepotentemente nella mente del lettore per la sua forza sentimentale. ..e mi sono lasciato trasportare dall'emozione A rileggerla adesso ho notato anch'io che dei periodo sono contorti, ma si sà, amare un certo stile e saperlo padroneggiare non sono proprio la stessa cosa aspetto altri commenti!
Zaer Inviato 3 Marzo 2007 Segnala Inviato 3 Marzo 2007 Ciao, grazie per il benvenuto e grazie mille per il commento! Si, è un pezzo fatto di periodi lunghi. Questo sarà un punto molto importante del romanzo, e volevo che trasparisse la passione del momento, volevo che l'immagine si fissasse prepotentemente nella mente del lettore per la sua forza sentimentale. ..e mi sono lasciato trasportare dall'emozione A rileggerla adesso ho notato anch'io che dei periodo sono contorti, ma si sà, amare un certo stile e saperlo padroneggiare non sono proprio la stessa cosa aspetto altri commenti! sono d'accordo con l'analisi; Però è vero che il trasporto e la passionalità traspare in maniera netta. Traspare soprattutto però la TUA passionalità, dettata forse da un legame affettivo con il personaggio; Diventa quasi un commento, se non stai attento a ricordarti che le emozioni devono trasparire come quelle del tuo personaggio non come le tue. Per altro, non saprei che dire, visto che io non sono amante del genere fantasy stretto ma più dell'avventuroso-azione, dove i temi sono affrontati con l'irriverente immediatezza caratteristica. Posso solo consigliare di non forzare tutto a quest'ultimo avvenimento ma di programmare in base a un'analisi critica, un'escalation di emozioni e di "sospance" che terminano nell'inevitabile morte. Emozioni per fare un'esempio di "bilico" tra vita e morte o di "resistenza"... o di "speranza" che per il lettore rappresenta "lo stare sul filo del rasoio". In termini di testo non saprei come aiutarti ovviamente Comunque complimenti per l'intensità. ;-)
Stone~ColD Inviato 5 Marzo 2007 Autore Segnala Inviato 5 Marzo 2007 Grazie mille dei complimenti, e grazie anche dei suggerimenti Era un pò di tempo che non lo rileggevo, ora a mente fredda, seppure continui a piacermi molto soprattutto x l'episodio e l'intensità, vedo che ci sono alcuni periodo parecchio contorti e si può rimaneggiare la struttura del testo x rendere più armonico, come dicevi tu, creare "un'escalation di emozioni":bye:
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