diego mangani Inviata 28 Febbraio 2016 Segnala Inviata 28 Febbraio 2016 Ciao non so se è la sezione giusta per scrivere, ma volevo pubblicizzare un mio racconto che sto scrivendo. Non sarà il massimo, ma voglio condividere almeno la prima parte con voi Spoiler Prima parte – Il terremoto nel venticinquesimo secolo Tante innovazioni tecnologiche sono state introdotte nel venticinquesimo secolo: motore iperluce, motori a variazione di massa, armi laser, droni di ogni genere, grandi sistemi di comunicazione interplanetari e strumenti ancor più strani, mirabolanti e grandiosi. Tutte tecnologie che aiutano nell’esplorazione dello spazio e dell’ignoto. Tuttavia nessuno parla mai delle grandi innovazioni nel campo della geologia. Il Professor Conte John W. Morrison Builders, era uno dei più illustri geologi, e studiava come prevenire le calamità sismiche. Terra – Vancouver, Capitale della Coalizione Americana – Anno 2498 Il Professore si incamminò verso il Brevettarium. Molto simile all’antico Partenone di Atene, ma al contrario di esso, circolare, alto e di un tetro colore grigio. Si erge nel posto centrale della Piattaforma 16, la più grande piazza d’ acciaio di Vancouver, da cui si può vedere la cupola dell’ufficio imperiale spiccare tra tutte le altre strutture. Salì le gradinate tenendosi la bombetta premuta sul capo. C’era un vento terribile e non voleva rischiare di perdere il suo unico cappello decente. Quella sera avrebbe dovuto partecipare ad un importante pranzo nella residenza invernale della Marchesina De la Cour, nella Nuova Provenza. “Ah. Se arriverò con un pochino di ritardo mia moglie mi perdonerà. Dopotutto sto salvando il mondo.” Pensò di fare più in fretta possibile. A Vancouver era mattina, ma in Provenza era già tardo pomeriggio e l’Ostrich, una veloce navetta a propulsione atomica, seppur rapida, ci metteva comunque un po’ a compiere il giro del mondo. “Servirebbe un teletrasporto” Il professore ridacchiò tra sé e sé, mentre pensava a quell’assurdità. Superò le grandi colonne doriche e arrivò alle porte di vetro del Brevettarium. Si aprirono slittando lateralmente, e l’uomo vestito elegante entrò reggendo la sua valigietta al titanio. – Benvenuto cittadino terrestre, il Brevettarium le da il benevenuto. Prego si accomodi nella sala di attesa 11. Ida la chiamerà quando sarà il momento.- La voce metallica dell’Intelligenza Artificiale guidò il professore. Un’aula piena di sedie attendeva il Professor Conte. Si mise paziente ad aspettare il suo turno. Era andata male: aveva due persone davanti. “Uff… Possibile che siano sempre così affollati gli uffici pubblici?” Riguardò le carte nelle sue mani, e ristudiò il discorso da tenere davanti alla Commissione. Gli altri due suoi colleghi lo guardavano con occhi malevoli ed una certa superiorità. Loro avevano tutto sul palmo della loro mano. Grazie al nuovo dispositivo di memorizzazione e lettura dati, il Datapad, tutti potevano portarsi a giro un computer con una capacità di mille terabite. Il Professor Conte era un tipo all’antica e amava tracciare i suoi progetti sulla carta millimetrata, nonostante ormai fosse più costosa dell’oro. Gli alberi mancavano da un bel po’ sulla Terra. Ogni tanto li sognava. Un lontano ricordo di una vita precedente. Davanti a sé vedeva foreste di pini, abeti, alberi strani e arzigogolati, di ogni forma e dimensione, piccoli e grandi, secchi e folti. Poi si svegliava e vedeva solo acciaio. Ormai la Terra era composta solo da acciaio. Tutto era artificiale, cibo e acqua. Persino l’aria era creata artificialmente e, seppur assuefatto, il Professor Conte sentiva che non era buona. Aveva un ché di malsano. Per la prima volta aveva un po’ di tempo per stare da solo con i suoi pensieri. Molti teorizzano che se le comunicazioni diventassero più veloci, tutti starebbero meglio e non esisterebbe più né ansia né angoscia. Non è assolutamente vero. Anche noi continueremo ad avere fretta e la nostra vita sarebbe sempre una corsa. Trovare quella fila al Brevettarium fu una benedizione per il Professor Conte. Il progresso tecnologico compiuto dall’umanità in quei cinque secoli era stato notevole, ma era veramente migliorato qualcosa? Avevano esplorato altri pianeti e scoperto forme di vita extraterrestri intelligenti, ma cosa era rimasto della loro casa? L’ Eden dal quale erano partiti era stato sfruttato e usato fino al suo completo svuotamento. L’unica espressione della natura rimasta sulla terra era il terremoto. I movimenti delle placche tettoniche spaventavano ancora tutti. Erano come l’ultimo lamento straziante della natura, che mena un fendente di spada contro il suo assassino, il genere umano. Il Professor Conte aveva un progetto in mano. Un progetto che avrebbe mozzato l’ultima mano armata della natura. E poi cosa sarebbe rimasto della Terra? Niente. Non sarebbe stata più Terra. Forse gli umani del futuro, magari gli stessi nipoti del Professore, l’avrebbero chiamata Acciaio. Oppure avrebbero affibbiato una sigla al loro stesso pianeta natale, una di quelle stramaledette sigle che tanto piacevano all’Impero Umano. ‘Grande e Munifico’ si definiva l’Impero. Ma la realtà era un’altra e il professore l’aveva capita in poco meno di dieci minuti di attesa: gli Umani stavano distruggendo tutto. Forse per questo vivevano in un mondo in cui non si aveva più tempo per pensare e ragionare. Tutto avveniva in fretta, una fretta che uccideva il libero pensiero a favore del raggiungimento di comuni obbiettivi. Obbiettivi che alle persone sembravano importanti poiché era stato loro inculcato, e avevano perso la loro personalità e le loro aspirazioni. Erano diventati tutti automi e la loro umanità era svanita. Signor Professor Conte John W. Morrison Builders. Annunciò Ida, il simulacro umano che gestiva l’amministrazione di quell’ufficio. Può entrare dinanzi alla Commissione. – Illustre Professor Conte Morrison. – Disse il Capo Esaminatore dall’alto del suo scranno metallico. – Ci illustri il progetto. Siamo molto interessati. Una macchina che è in grado di controllare i terremoti potrebbe cambiare molte cose non solo sulla Terra, ma anche nel resto del nostro Impero. – Il Professor Conte rimase bloccato davanti a loro. Adesso non vedeva più un guadagno e una possibilità in quel progetto, vedeva solo la definitiva distruzione della Terra e corruzione del genere umano. La Commissione osservava il professore dall’alto, come i gufi guardano le proprie prede la notte. – No vede… Il progetto è ancora in fase di sviluppo. – Tentò di giustificarsi. – Il progetto va più che bene. – – Ma vede… il catalizzatore energetico non è affidabile e… – – Lei ci crede stupidi per caso? – – No signor Capo Esaminatore. – – Abbiamo fatto esaminare il suo progetto ad un team di esperti e hanno decretato che questa macchina funziona più che bene. Questa cosa della presentazione è solo una formalità. – – Ma quella che vi avevo inviato è solo una bozza… – Il Professor Conte era rimasto basito. Il Capo Esaminatore ridacchiò gongolando insieme ai suoi colleghi. – Lei crede che l’Impero lasci liberi i suoi cittadini? – Silenzio. – Noi dobbiamo tutelarci, e tutelare l’integrità dell’Impero. Voi siete controllati. Non c’è un movimento, un sussurro, un battito di ciglia che sfugga ai controlli, così come i suoi progetti. – – Ma questa è violazione dei diritti dell’uomo… – Il Capo Esaminatore fece segno al Professore di rimanere zitto, e quest’ultimo tacque. Era intimidito da quel vecchio uomo senza scrupoli. – Vede. Da secoli ormai l’uomo gode nel sentirsi libero… noi gli diamo l’illusione che lo sia. Nonostante i rigorosi controlli, per impedire danni all’Impero e all’Imperatore. – – Lode all’Impero! Lode all’Imperatore! – Cantarono gli altri esaminatori in coro. L’intimidazione si trasformò in paura. – Lei avrà molto denaro Signor Professore. – Sentenziò il Capo Esaminatore, cercando di tentare, come il serpente con Eva, il Conte. – Ma-Ma io volevo ritirare il mio progetto… – – Ritirare? Nessuno ha mai voluto ritirare niente. – – Beh… Io… – – Signor Capo Esaminatore. Se l’uomo vuole ritirare il suo progetto, vuol dire che tutte le macchine in produzione sono illegali. – Disse l’esaminatore di estrema destra. – In produzione? – Chiese il Professore. – Già… Quindi il Professore potrebbe andare a raccontare dell’illusione del libero arbitrio. E magari qualcuno potrebbe ascoltarlo e ribellarsi all’Impero e al Codice. – – Questo potrebbe essere un pericolo… – Il Capo Esaminatore lo guardò. – …il Professor Conte è un pericolo. – Il Professore capì troppo tardi di essersi messo nei guai. Ma cosa gli saltava in mente? Ritirare un progetto dal Brevettarium? Era un’ assurdità. Il Capo esaminatore lo indicò. – Prendilo Ida! – Il simulacro umano, con precisione matematica, estrasse lo storditore e colpì il Professore. Il sessantenne cadde prono in preda alle convulsioni, sbavante e ansimante. – Chiama i Securbot e porta il Professore alla Bastiglia di Ferro. E che nessuno sappia di questa storia. Procedura standard di rimpiazzo. – Ida prese per una spalla il Professore e scomparirono dietro una porta scura, come il futuro della razza umana. Il Capo Esaminatore premette un tasto e un altro scienziato entrò. Quella sera nella magione della marchesina De la Cour, diversi invitati erano radunati in un’elegante salottino sospeso sopra una terrazza da cui si poteva ammirare tutta la perfetta ricostruzione del Mar Mediterraneo. Il mare vero era ormai prosciugato e solo una pozza sporca era rimasta distesa sul letto terrestre, un lurido epitaffio dell’antica culla delle civiltà. Vennero servite bevande fresche, Nitrocola e altri succhi di frutta esotici. Da mangiare c’era dell’ottimo maiale, molto costoso, alcuni polli arrosto, l’ultimo fagiano della terra e molti stuzzichini, pane d’orzo con salse finte. A fine serata servirono anche dell’acqua minerale, era risaputo che la marchesina non badava a spese. – Suvvia caro ci divertiremo. So anche che c’è una lotteria, e chi vince potrà andare alla Corte dell’Imperatore per un giorno. – La contessa Builders lisciò la pelliccia di Moffina Harvestiana. Il Professor Conte John W. Morrison Builders teneva sua moglie a braccetto. Sorrideva in modo impeccabile e camminava in modo altrettanto impeccabile. Sembrava un robot, un automa, un simulacro. – Certo cara moglie. Sarebbe un onore andare alla Corte del nostro sommo e munifico Imperatore. Lode all’Impero. – Alzò il calice per il brindisi. – Lode all’Impero! Lode all’Imperatore! – Gridarono in coro tutti gli invitati. E' un racconto fantascientifico ambientato in una galassia distopica dove governa un Impero freddo e totalitario. Non so quanto sarà lungo in quanto è ancora in fase di sviluppo. Potrete trovarlo su http://www.tiraccontounastoria.com/le-vostre-storie/ oppure sull'App Wattpad per chi di voi ha smartphone/tablet Naturalmente commenti e opinioni sono ben graditi, anzi necessari per il miglioramento della mia scrittura. Ricordo agli admin che se la sezione fosse sbagliata di spostarlo in quella più idonea grazie per la comprensione
Mezzanotte Inviato 25 Novembre 2017 Segnala Inviato 25 Novembre 2017 Mi capita sott'occhio solo ora, e il sito che segnali non è più agibile. Non mi sento di espirmere un giudizio solo da questo breve brano, ma ti darei un consiglio, fossi ancora in ascolto: formatta il testo in maniera accorta onde evitare l'effetto comunemente chiamato "muro di testo". Fa passare la voglia di leggere trovarsi una sbrodolata ininterrotta di righe sullo schermo.
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