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Inviato

Scusa se non ho più risposto, mi ero perso il post.

A questo punto, se è il tuo pg che fa da governante, beh, essere un regnante giusto o ingiusto dipende da lui.

Io sarei per pene pecuniarie, lavori forzati e in casi estremi la detenzione, commisurata sulle decisioni di chi giudica (spesso nel medioevo giudicava il monarca o chi ne faceva le veci).

Inoltre hai citato tutte divinità buone o tendenti a valori positivi.

Non dimentichiamo l'esilio.

E non dimentichiamoci che ci sono tanti incantesimi punitivi, tipo trasformare il condannato in animale (non mi ricordo il nome dell'incantesimo) e tante altre cose più simpatiche.

Esempio ti trasformo in mucca e ti spremo il latte per un anno.

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Inviato
9 ore fa, SilentWolf ha scritto:

Ti dico come gestirei la cosa io

E' proprio quello che volevo sapere. u.u

9 ore fa, SilentWolf ha scritto:

inserirei entrambe le circostanze, facendo in modo che le norme e le consuetudini giudiziarie siano divere da luogo a luogo.

Non devi organizzarlo a livello così vasto. Sei un singolo villaggio/città/Paese, la legge è una sola e vale per tutti.
Non pensare neanche alle necessità di campagna o a cose simili: non sto creando un'avventura per i miei giocatori, né mi serve per la campagna che sto già facendo, è solo una discussione teorica.

Non c'è nessuna campagna o gioco: tu sei il governante di una città e devi decidere. Cosa faresti? Seguendo solo i parametri di cui sopra, quale pensi che sia la scelta migliore?

Dal tuo ultimo commento sembra tu decideresti di non variare il periodo di una pena in base alla longevità, è così?

1 ora fa, Checco ha scritto:

gli elfi del pianeta X vivono 1000 anni | anche gli elfi del pianeta Y vivono mille anni | bene, okay, ma culturalmente, socialmente, perfino da un punto di vista climatico, i mille anni degli elfi su X sono uguali ai mille anni degli elfi su Y?

Questo, dal mio punto di vista, significa che secondo te una diversa longevità non dovrebbe comportare una diversa durata delle pene. Dobbiamo introdurre anche altri parametri? Se alla quantità di vita aggiungiamo anche la qualità di vita, dovrebbe essere un parametro per tutte le razze, quelle meno longeve comprese, e diventerebbe un insieme di burocrazia ed appesantimento del sistema giudiziario che, secondo me, non è ammissibile. 

Già immagino avvocati di assassini che chiedono di abbreviare la condanna in virtù del fatto che il condannato da bambino era stato molto malato, che anche ora ha una malattia che lo affliggerà a vita, che è rupofobico, claustrofobico, ma anche demofobico.

Ma d'altra parte, se la quantità di vita dev'essere un parametro, perché la qualità no?

Inviato

No, no, no. Non intendevo aggiungere la qualità della vita come parametro. Sostengo soltanto che decontestualizzare la faccenda dall'ambientazione non credo possa dare risposte soddisfacenti. Potrebbe esistere una diversità delle pene in base a una diversa longevità, ma reputo che in larga misura dipenda (anche) dall'ambientazione.

Inviato
10 ore fa, ithilden ha scritto:

Secondo me, più che la longevità, al limite, bisognerebbe modificare le pene in base alla capacità di una creatura di comprendere e apprendere. Se un nano vive 1000 anni, ma gli bastano 10 giorni per capire che ha sbagliato a rubare, che senso ha tenerlo anche un solo giorno di più? Diversamente, se un cicciopaffo che vive fino a 60 anni non imparerà mai e tornerà sempre a ripetere il crimine, non importa con quanta severità applichi la pena, che senso ha farlo tornare nella società?

Questo vale se si considera il carcere come pena rieducativa. Su d&d 3.x è molto chiaro su questo punto: elfi e nani modificano le loro inclinazioni molto più lentamente delgi umani, quindi sarebbero da tenere di più. Un modo più generico per controllore se qualcuno è stato rieducato sarebbe la presenza di educatori esperti che possano valutare i prigionieri e stabilire quando rilasciarli (così eviteremo il problema delle ingiustizie e della differenza raziale di apprendimento). Tuttavia ricordo che un sistema giudiziario del genere è un'utopia anche per i nostri tempi, è difficile che possa essere anche solo pensato in un mondo tipico di d&d.

Invece se la pena la si considera punitiva (e punitiva non vuol dire malvagia come a volte si tende a pensare, è solo un modo diverso di gestire i criminali, molto diffuso nella maggior parte del nostro passato) allora il principio di equiità deve essere vincente e non sarebbe sensato attribuire pene diverse a razze diverse se non per discriminazione.

Questa è la mia opinione, cercando di restare il più astratto possibile, tuttavia credo che una valutazione così tenga conto di troppi pochi fattori per essere applicata in qualsiasi contesto, invece sono convinto che una cosa delicata come la legge non possa prescindere dal contesto culturale e politico in cui è applicata.

Inviato

Sicuramente rimane uno spunto di gioco la durata, con quelle divinità il carcere dovrebbe essere riabilitativo, a questo punto direi durata maggiore per elfi e nani.

Dopotutto nei manuali gli umani hanno proprio più punti abilità proprio perchè avendo vita breve apprendono più velocemente.

La vita di un umano dura come la tenera età di un elfo...

Quindi voterei così, ma tieni un po' conto dei suggerimenti che ti ho dato per pene alternative!

Inviato
Il 7/6/2016 alle 11:02, Checco ha scritto:

No, no, no. Non intendevo aggiungere la qualità della vita come parametro. Sostengo soltanto che decontestualizzare la faccenda dall'ambientazione non credo possa dare risposte soddisfacenti. Potrebbe esistere una diversità delle pene in base a una diversa longevità, ma reputo che in larga misura dipenda (anche) dall'ambientazione.

Ma sì, ovviamente l'ambientazione è un elemento importante che incide nella risposta, ma dare comunque una risposta a prescindere dall'ambientazione credo sia tranquillissimamente possibile. Questo perché l'ambientazione va ad aggiungersi e a modificare una valutazione di base che deve già esistere. 

Lascia che faccia un "per esempio" (cit.)
Sempronio crede che la decisione più giusta e saggia sia quella di modificare il periodo di pena in base alla longevità della razza, tuttavia giocando nell'ambientazione X, dove la razza più longeva si è da poco liberata da secoli di schiavitù, considerando che ora le leggi del posto in generale sono tutte volte a non creare differenze e disparità tra la razza dalla vita più breve e quella dalla vita più lunga, è ovvio che è necessario rivedere la propria posizione.
Ma questo è un caso particolare, e vorrei che mi diceste la vostra opinione a prescindere dalle situazioni particolari.

Il 7/6/2016 alle 11:08, Athanatos ha scritto:

elfi e nani modificano le loro inclinazioni molto più lentamente delgi umani, quindi sarebbero da tenere di più.

Ma per un elfo la lontananza dai boschi e per un nano il disonore arrecato al proprio clan rendono la prigionia molto più aspra rispetto ad un umano, quindi la loro qualità di vita è inferiore: allora non sarebbe più da tenere più a lungo.

Il 7/6/2016 alle 11:27, Zaorn ha scritto:

con quelle divinità il carcere dovrebbe essere riabilitativo, a questo punto direi durata maggiore per elfi e nani.

Non ragionare tenendo conto dell'ambientazione, non so più come dirlo ahahahahahah

Inviato
In questo momento, ithilden ha scritto:

Ma per un elfo la lontananza dai boschi e per un nano il disonore arrecato al proprio clan rendono la prigionia molto più aspra rispetto ad un umano, quindi la loro qualità di vita è inferiore: allora non sarebbe più da tenere più a lungo.

L'asprezza della prigionia non dovrebbe essere un fattore irrilevante per un carcere rieducativo, in cui conta solo la riabilitazione dell'indidiuo nella società, mentre potrebbe essere considerato in una pena punitiva, in cui, invece, la longevità potrebbe essere ignorata.

Certo che poi la faccenda varia da caso a caso (es: un umano di un villaggio montagna processato in una grande città marittima sarebbe diverso dal nano o dall'elfo che hai citato? E se magari l'elfo odia i boschi e ama le comunità umane?) ma queste questioni particolari si possono risolvere, secondo me, molto meglio dando discrezionalità al giudice più che stabilendo una serie di leggi che pretendano di gestire tutto; altrimenti credo che ci si ritroverebbe incastrati in una marea di eccezioni, casi marticolari, ecc... che renderebbero l'applicazione della legge ingestibile.

Inviato
2 minuti fa, Athanatos ha scritto:

L'asprezza della prigionia non dovrebbe essere un fattore irrilevante per un carcere rieducativo, in cui conta solo la riabilitazione dell'indidiuo nella società

Perché? L'asprezza della prigionia in qualche modo incide sulla riabilitazione dell'individuo (vuoi in positivo, vuoi in negativo), quindi dovrebbe essere tenuta in considerazione.

4 minuti fa, Athanatos ha scritto:

Certo che poi la faccenda varia da caso a caso (es: un umano di un villaggio montagna processato in una grande città marittima sarebbe diverso dal nano o dall'elfo che hai citato? E se magari l'elfo odia i boschi e ama le comunità umane?)

Ma qui stiamo parlando di singoli individui particolari che si allontanano dallo standard razziale. Seguendo il ragionamento del montanaro, allora dovremmo considerare, nel caso in cui si voglia  anche malattie, stato di salute generale dell'individuo e della famiglia per capire la longevità dell'individuo stesso. Ma come hai detto tu stesso, i casi individuali e particolari vanno trattati per quello che sono e quindi dando discrezionalità al giudice.

Quindi il mio discorso sulla qualità di vita rimane, direi.

Inviato
7 ore fa, ithilden ha scritto:

Perché? L'asprezza della prigionia in qualche modo incide sulla riabilitazione dell'individuo (vuoi in positivo, vuoi in negativo), quindi dovrebbe essere tenuta in considerazione.

Perché non può essere calcolata in modo da capire quanto incide, perché è molto facile immaginarla come una scusa per discriminare razialmente alcune persone, perché diventerebbe una forma di razismo basata sul pregiudizio (vero o falso non importa) che razze diverse abbiano qualità di vita diverse in galere, e perché non vedo come uno stato che si preoccupi della riabilitazione di un individuo debbe considerare se se la passa bene o no quando gli importa solo se è cambiato o no.

Se una legge deve basarsi su dati oggettivi, la lunghezza della vita può essere un dato da considerare, al limite, se si è certi che gli individui la razza in questione cambi atteggiamento più lentamente, altrimenti anche questo può diventare un pregiudizio ingiustificato. Ma anche così è un sistema molto difettoso, quello che penso io è che, invece, una legislazione che vuole riformare i criminali, dovrebbe cercare degli strumenti per capire se i prigionieri sono pronti, e in caso positivo rilasciarli.

7 ore fa, ithilden ha scritto:

Ma come hai detto tu stesso, i casi individuali e particolari vanno trattati per quello che sono e quindi dando discrezionalità al giudice.

Perché il discorso che hai fatto tu sulla qualità della vita deve essere allargato come regola universale per tutti gli esseri di quella razza ed il resto no? Le persone sono sempre tutte diverse, così applichi delle regole basate su uno stereotipo.

Siccome chiedevi una società giusta (penso nel senso moderno di giustizia) la mia opinione è che questo discorso generale sulla qualità si discosti troppo da quello che dovrebbe essere l'obbiettivo della condanna.

Inviato

Secondo il principio retributivo della pena è senz'altro giusto che la pena sia proporzionata alla lunghezza della vita. Si noti che questo non è applicato nel nostro mondo, poiché la persona che infrange un limite di velocità paga sempre la stessa multa, sebbene ciò sia un colpo significativo per il povero e sia insignificante per il ricco.

Ciò porta a un secondo limite della pena fissa, ovvero la sua efficacia variabile come principio di dissuasione. La persona che non riceve un danno significativo dalla pena sarà meno dissuasa a commettere il crimine. È per questo che, tornando all'esempio di prima, sono stati inseriti dei correttivi come la patente a punti.

Infine c'è il principio della pena come rieducazione e riabilitazione (dove il criminale è visto come vittima della società). In questo caso la durata della pena dovrebbe essere calibrata su molti parametri, non sulla sola durata della vita. Ma si ricordi che questo è un principio molto moderno, che non è stato usato per la maggior parte della storia, e che viene prontamente interrotto in caso di emergenza (per esempio in guerra).

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